THE SECRET – urban game medioevale

THE SECRET è un urban game di ambientazione medioevale, in modalità caccia al tesoro che si terrà su tutto il territorio di Castro dei Volsci giovedì 31 Ottobre 2013. Nella notte dei morti, si vivranno gli angoli più suggestivi e più paurosi del territorio, tra enigmi, indovinelli e suspance.

 

In questo urban game faccio un cameo come “guest star”, ma come ogni fanciulla che fa da incipit ad un thriller che si rispetti, scompaio in fretta. 😉

 PREQUEL STORY “THE SECRET” di Isabel Giustiniani

 
C’erano voluti giorni di rassicurazioni e una raccomandazione speciale da parte dell’Università di Lisbona per riuscire a visionare quei tomi rinvenuti durante alcune operazioni di restauro al Monastero di San Martino de Tibães. Nonostante l’antica Casa Madre dei monaci Benedettini in Portogallo fosse stata interamente restaurata una ventina di anni prima, solo i recenti interventi per l’ampliamento dell’hotel avevano fatto crollare quella che si era rivelata una finta parete riportando alla luce l’ampia nicchia. Qui erano stati rinvenuti parecchi volumi che i monaci vi avevano nascosto probabilmente con l’intento di salvarli dallo scempio del 1834, anno dell’estinzione di tutti gli ordini religiosi in Portogallo e vendita all’asta dei loro beni.
Era quindi con grande emozione che quel giorno avevo fatto il mio ingresso nell’ala della Biblioteca Nazionale di Lisbona riservata ai libri antichi. Qui vi potevano accedere, previa speciale autorizzazione, solo studenti universitari durante le loro tesi e ricercatori internazionali. Mi ero immersa per settimane nello studio di quei tomi, talmente affascinanti da non farmi sentire la stanchezza. Anche se i libri trovati si erano alla fine rivelati tutti copie amanuensi di testi già noti – per cui il clamore suscitato intorno alla loro scoperta si era quietato assai in fretta – era comunque emozionante per me poter studiare su quelle antiche pagine. Mi fermavo fino a tarda sera, quando gli studenti se ne erano andati già da un pezzo. Solo uno strano personaggio con gli occhiali tondi si fermava a lungo tra i libri quanto me. Sceglieva testi apparentemente senza connessione tra loro e sembrava annoiato dalla sua occupazione, ma se alzavo lo sguardo su di lui tornava ad immergersi nella lettura.
 
Da qualche giorno mi dedicavo in particolare allo studio di un trattato benedettino del XIV secolo ma la mia attenzione, anziché rimanere sulle parole della Regula monachorum o Sancta Regula, continuava a volare all’ultima pagina del libro, all’angolo a ridosso della copertina dove una mano aveva vergato dei versetti della Bibbia. Ero certa si trattasse sempre della calligrafia di un monaco, del tutto in linea con il testo che avevo sottomano, ma sembrava scritta di fretta e riportava una sbavatura dell’inchiostro del tutto inusuale. Anche questo particolare mi aveva spinta a copiare quelle parole in un notes, tornado sempre con la mente su di esse. Dopo alcune ricerche avevo individuato che appartenevano al libro sapienziale di Giobbe e, rileggendole e scarabocchiandoci sopra, mi chiedevo quale significato potessero avere così avulse dal contesto o se ne nascondessero un altro.
 
Giobbe 38:16

 

Sei tu penetrato fino alle sorgenti del mare?

Hai tu passeggiato in fondo all’abisso?

 

 

Mi sfregai gli occhi, esausta per quell’ennesima giornata passata china sui manoscritti, e guardai l’orologio: si era fatto veramente tardi. Il custode della sala tratteneva a stento sbadigli e disappunto per i tre ritardatari che ancora si ostinavano a fargli fare gli straordinari. Decisi di imitare lo studente universitario che si apprestava a riporre le sue cose per andarsene, mentre l’uomo con gli occhialini tondi continuava a fissare il libro che teneva poggiato sul tavolo.
Richiusi con delicatezza il Trattato di S. Benedetto e mi soffermai a guardare ancora una volta la splendida copertina di cuoio lavorato. Il tomo doveva essere stato restaurato in tempi successivi e quindi rilegato con una nuova quanto più elaborata copertura. L’immagine sembrava scolpita e rappresentava una delle grandi navi le cui vele recavano la tipica croce dell’Ordem de Cristo, emblema dell’ordine militare-religioso che i velieri portoghesi sfoggiavano con orgoglio mentre solcavano i mari alla volta dell’Estremo Oriente e del Nuovo Mondo. Nulla di strano, riflettevo mentre accarezzavo le forme cesellate, seguendole con le dita, dal momento che il Monastero di Tibães era stato designato dalla bolla di Papa Pio V come “Casa Madre” della Congregazione Benedettina di Portogallo e Brasile. L’imbarcazione, con le vele gonfie di vento, attraversava un mare impetuoso…
 
Sei tu penetrato fino alle sorgenti del mare?
 
le cui onde e gorghi erano rappresentati da strisce di pelle contorte e sovrapposte, più spesse verso la base del libro…
 
Hai tu passeggiato in fondo all’abisso?
 
Senza sapere bene perché, cominciai a frugare tra le pieghe dei piccoli risvolti di cuoio per accorgermi quasi subito che quelli in basso non erano cuciti al bordo del libro. Attribuii in un primo momento il taglio dovuto a semplice usura del materiale ma ebbi un tuffo al cuore quando sentii le dita incontrare qualcosa. Tirai con delicatezza fino ad estrarre un piccolo lembo di quella che appariva essere una lettera.
In quel momento un rumore irruppe assordante nella quiete quasi sacrale della biblioteca avvolta dalla semioscurità, facendomi sobbalzare sulla sedia.

 

«Peço desculpas, sinto muito…» stava balbettando lo studente mentre liberava la bretella del suo zaino impigliata nello schienale della sedia caduta al suolo. Il custode gli si stava facendo incontro per aiutarlo mentre l’uomo con gli occhiali lo osservava a sua volta sbattendo le palpebre, come fosse appena stato svegliato bruscamente da un sogno.
Approfittai del momento di distrazione per finire di sfilare la lettera e nasconderla sotto il maglione. Afferrando poi la borsa mi diressi alla toilette facendo un cenno al custode che mi restituì uno sguardo con tanto di sbuffo di impazienza.
Le mani mi tremavano mentre, alla fioca luce di quel cubicolo, leggevo la sensazionale scoperta appena fatta. La lettera era indirizzata a sua Santità il Papa e riportava i sigilli del Principato di Antiochia. Questi, anche se spezzati in quanto la lettera era stata aperta, erano ancora riconoscibili. Con immensa emozione ne estrassi una mappa e un documento recante la firma della figlia di Boemondo II, il reggente di allora. Costanza affermava di aver spedito segretamente in Italia la Sacra Lancia di Antiochia, una reliquia cui si attribuiva un immenso potere. 
Mi chiesi in preda ad un turbinio di pensieri che fine avesse fatto la Sacra Lancia, se fosse mai arrivata a destinazione e quanti potessero essere al corrente della cosa. Mi tornò improvviso alla mente un libro che avevo letto tempo addietro: “Il Segreto di Ambrise”. L’autore, Ercole De Angelis, sembrava possedere molte informazioni sull’argomento e le sue azzardate teorie, alla luce di questa nuova scoperta, acquistavano una prospettiva alquanto diversa. Era necessario che partissi per l’Italia per incontrarlo a Castro dei Volsci. E qualcosa mi diceva che dovevo farlo al più presto. 
 

 

 

3 commenti

  1. Intrigante! Peccato non poter partecipare fisicamente alla ricerca della lancia!

  2. Davvero molto molto accattivante…:-) Anche a me piacerebbe partecipare di persona. Poi noi esseri umani siamo curiosi di natura, i segreti sono irresistibili!

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