Total War Rome. Destroy Carthage – David Gibbins

David Gibbins, archeologo e romanziere canadese, si è laureato all’Università di Bristol, proseguendo gli studi con un dottorato di ricerca all’Università di Cambridge. Per diversi anni ha svolto la professione di insegnante di archeologia, storia antica e storia dell’arte in alcune università inglesi. Nel 2006 ha esordito con il testo «Atlantis», che lo ha fatto conoscere a livello internazionale, ma il grande successo è giunto con il romanzo «Il vangelo proibito», tradotto in trenta lingue e la cui tiratura ha raggiunto la stratosferica cifra di tre milioni di copie. Oramai da diverso tempo l’archeologo canadese dedica le proprie cure soltanto alla tecnica e alla pratica dello scrivere, avendo abbandonato la docenza.

Di particolare importanza per una piena comprensione del romanzo storico «Total War Rome. Destroy Carthage» (pubblicato in Italia nel mese di agosto del 2013) sono la «nota introduttiva» e la «nota dell’autore». 

Nella prima l’autore spiega brevemente al lettore, per interpretare correttamente gli avvenimenti nella città eterna, quale fosse la situazione politica a Roma nel secondo secolo a.C., il ruolo ed i compiti del Senato e quanta importanza abbia avuto la valutazione delle discordie e degli accordi fra patrizi e plebei. Inoltre si sofferma sulla composizione delle forze armate romane, in particolar modo sulla legione (unità militare dell’antico esercito romano comprendente da 4000 a 6000 uomini) ed in che cosa consistesse il «cursus honorum», una serie di incarichi civili e militari che un patrizio si augurava di ottenere nel corso della propria vita. Il Gibbins sottolinea come le «guerre puniche» siano da considerarsi a tutti gli effetti le guerre mondiali del mondo antico, i cui effetti si riverberarono su tutto il mondo allora conosciuto, così come è successo con le guerre mondiali nel XX secolo. Il romanziere, prendendo quasi per mano il lettore, lo informa sulle unità di misura romane per valutare la lunghezza, sulla fissazione romana di dati cronologici e sulla differenza esistente tra «praenomen», «nomen» e «agnomen». Chiarisce con grande precisione quali personalità, presenti nell’opera, siano effettivamente vissute nonché cosa ci viene tramandato su di loro e quali invece siano state partorite dalla sua fantasia. È evidente la conoscenza dell’autore della definizione dell’Enciclopedia Britannica affinché un romanzo possa definirsi storico, ossia quando: «è ambientato in un’epoca storica e intende trasmetterne lo spirito, i comportamenti e le condizioni sociali attraverso dettagli realistici e con un’aderenza (in molti casi solo apparente) ai fatti documentati. Può contenere personaggi realmente esistiti, oppure una mescolanza di personaggi storici e di invenzione».

Lo scrittore canadese David Gibbins

Nella «nota dell’autore» il Gibbins sottolinea invece come sia stato attratto, sin dai tempi degli studi universitari, dalla figura di Scipione Emiliano (uno dei due protagonisti dell’opera) e dal blocco militare organizzato intorno a Cartagine da parte dei Romani. Ricorda inoltre la sua partecipazione al piano dell’UNESCO «Save Carthage», grazie al quale sono state effettuate asportazioni di terreno al fine di riportare alla luce e registrare monumenti, oggetti e utensili dell’antica Cartagine. Evidenzia come gli archeologi abbiano potuto tracciare una mappa abbastanza particolareggiata del porto cartaginese e si sofferma sugli storici romani che hanno parlato di Scipione Emiliano, in particolar modo su Appiano (il quale tuttavia visse trecento anni dopo gli avvenimenti di cui si occupa). Gobbins nota quanto poco si sappia, ancora oggi, sul carattere, sul temperamento, sul comportamento e sulla vita in generale di Scipione Emiliano. Pertanto interessante è la sua affermazione che :«Questi limiti non fanno che mettere in evidenza le grandi potenzialità del romanzo storico, dimostrandoci che la credibilità di una qualsiasi ricostruzione – che sia storica o romanzesca – non ha tanto a che fare con la replicazione di fatti certi ma più con la comprensione dell’incertezza che quelle informazioni racchiudono e, di conseguenza, con la necessità di utilizzarle con un approccio critico. Il confine tra speculazione storica e romanzo storico è labile, soprattutto ora, quando l’archeologia permette sempre di più di effettuare nuove valutazioni sulle fonti scritte, fornendo anche un punto di partenza indipendente per l’ elaborazione di nuovi affreschi del passato». 

Lo storico greco Polibio fu amico e consigliere di fiducia di Scipione Emiliano ed è una figura di spicco nel romanzo. Purtroppo solo una parte della sua opera, le «Storie», è pervenuta ed è consultabile dagli storici. Quindi Appiano e Polibio forniscono qualche informazione su Scipione Emiliano, ma non dobbiamo dimenticare anche Plutarco e Cicerone. Il primo infatti narra il desiderio del padre dell’aristocratico romano, Emilio Paolo, di far crescere e maturare il figlio Scipione dal punto di vista morale e intellettuale, «basandosi non soltanto sugli insegnamenti tradizionali e sull’antica disciplina, ma anche su quelli dei greci». Cicerone racconta di come Scipione Emiliano tenesse sempre con sé una trascrizione della «Cyropaedia» di Senofonte, biografia del re persiano Ciro il Grande e che volesse conoscere e parlare con i filosofi greci di passaggio per Roma. 

Dalle notizie in possesso degli storici il romanziere si raffigura Scipione Emiliano come un uomo che ben conosce il «mos maiorum», ma desideroso di apprendere anche la cultura greca. Persona severa, moralmente rigorosa, che amava la caccia, passatempo che lo accomunava all’amico Polibio. Dato che il secondo protagonista del romanzo è Fabio Petronio Secondo (personaggio di fantasia), perfetto soldato, il Gibbins nota brevemente con dispiacere quanto poco gli storici moderni conoscano in merito alla vita dei legionari, e che le scarse informazioni rinvenute si abbiano solo grazie a qualche scritta su materiali non deperibili come la pietra e il metallo o saltuarie descrizioni fornite dagli scrittori antichi che desideravano ricordare azioni eroiche di qualche militare romano.

Il testo è composto dal prologo e frazionato in sei parti. Momenti fondamentali sono: la battaglia di Pidna del 168 a.C. con il relativo trionfo – massimo onore che, nell’antica Roma, veniva tributato a un generale vincitore – di Emilio Paolo (padre di Scipione Emiliano) celebrato a Roma; il blocco militare organizzato intorno ad Intercatia (Spagna) nel 151 a.C.; l’assedio e annientamento di Cartagine avvenuto nel 146 a.C., certamente un avvenimento di grande importanza in epoca antica, paragonabile nei tempi moderni allo scontro armato di Waterloo e alla disfatta di Napoleone. 

L’autore sa ben descrivere, attraverso immagini vivide, i duelli fra i soldati di opposte fazioni, anche se in alcune occasioni si lascia andare a rappresentazioni eccessivamente truculente. Come ho già ricordato in precedenza due sono i protagonisti del romanzo (Scipione Emiliano e Fabio Petronio Secondo), ai quali si aggiungono una serie di personaggi effettivamente vissuti o frutto della fantasia del Gibbins. Tra quelli vissuti non si può non menzionare: Marco Porcio Catone (senatore romano, che lottò con tutte le sue forze per l’annientamento di Cartagine. Famosa è la sua frase :«Carthago delenda est»), Demetrio I (passò la sua gioventù a Roma, venendo incoronato monarca di Siria nel 161 a.C.), Emilio Paolo Macedonico (genitore di Scipione e prode comandante che vinse i macedoni nello scontro armato di Pidna nel 168 a.C.), Gulussa (figlio di Massinissa, guidò le truppe numide durante il blocco militare organizzato intorno a Cartagine), Massinissa (monarca della Numidia in Nord Africa, appoggiò Roma nella seconda guerra punica ed anche nella terza), Asdrubale (comandante che cercò di proteggere Cartagine nel 146 a.C.), Metello Macedonico (ottenne la pretura in Macedonia nel 148 a.C. e nell’opera presa in esame è il maggiore antagonista ed avversario di Scipione), Polibio (storico famoso per aver pubblicato le «Storie». Fu uomo di fiducia di Scipione e partecipò al blocco militare organizzato intorno a Cartagine), Sesto Calvino (senatore romano avversario di Scipione Emiliano), Publio Terenzio Afro (scrittore di commedie, proveniente dal Nord Africa. Giunse a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano. Fu membro di un club che si occupava di letteratura, praticato dallo stesso Scipione Emiliano) e Tolomeo VI (coetaneo di Scipione e continuatore della stirpe tolemaica. Divenne il monarca dell’ Egitto nel 180 a.C., unendosi in matrimonio con la sorella Cleopatra II). Fra quelli frutto della immaginazione del Gibbins è doveroso ricordare: Claudia Pulcra (consorte di Scipione Emiliano), Ennio Aquilio Tusco (fraterno amico di Scipione Emiliano e capo dei «fabri», corpo militare specializzato nella progettazione e nella costruzione di opere ingegneristiche di interesse militare), Eudoxia (schiava bretone, amica e poi coniuge del legionario Fabio Petronio Secondo), Hippolyta (figlia del re scita, che frequenta l’accademia militare a Roma. Guiderà insieme a Gulussa i combattenti a cavallo numidi in Nord Africa), Giulia (amica che, ad un certo punto del romanzo, avrà una relazione amorosa non ufficiale con Scipione Emiliano), Gneo Petro Atino (legionario di età avanzata, che rendeva i fanciulli abili al combattimento nell’accademia di Roma), Petronio (padrone della bettola situata vicino alla scuola dei Gladiatori a Roma), Porcio (schiavo ed aiutante di Metello), Rufio (animale domestico dall’olfatto finissimo, utilizzato da Fabio Petronio Secondo per catturare o uccidere animali selvatici nel bosco di proprietà del re macedone), Quinto Appio Probo (soldato romano presente ad Intercatia, in Spagna), Brasis (prigioniero trace che combatteva nell’arena armato di gladio e un tempo soldato mercenario. Venne imprigionato in Macedonia).

Di grande utilità è la mappa dell’antica Cartagine, collocata al termine del testo, che permette di comprendere al meglio le operazioni di assedio dell’esercito e della flotta romana nel 146 a.C., terminate con la distruzione della città. Il romanzo sa avvincere i lettori sin dalle prime righe (forse in alcuni momenti la trama risulta allo stesso tempo abbastanza esile ed appesantita da una eccessiva erudizione). Da leggere più di una volta e non solo per una migliore comprensione della vita politica, della composizione delle forze armate, delle tecniche di assedio e combattimento ai tempi degli antichi Romani, ma perché fa comprendere come la malvagità umana, l’ingordigia, l’avidità, la superbia e la lussuria non abbiano età né epoca e come il Male, sotto diverse forme, possa stravolgere la vita degli uomini. Ci si sente realmente catapultati nel passato. Il linguaggio è semplice, scorrevole e comprensibile. Il giudizio quindi sul romanzo non può che essere sostanzialmente positivo. Il rigore storico dell’autore non viene mai meno e non può essere messo in discussione. Un romanzo meritevole di una discreta attenzione che consiglio di regalare a coloro che sono interessati alle civiltà antiche, in particolare a quella romana. 

Titolo: Total War Rome. Destroy Carthage

Autore: David Gibbins

Editore: Macmillan

Pag.: 352

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3 commenti

  1. Bella recensione, mi ha incuriosito. Me lo segno.
    Riccardo Savoldo

  2. Lo leggerò certamente. Grazie per questa interessante recensione
    Alessandro Chimenti

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