La battaglia di Megiddo (609 a.C.)

Nello scontro armato di Megiddo (609 a.C.)[1] si fronteggiarono i reparti militari egizi, capeggiati dal faraone Necao II (XXVI dinastia), denominato pure Wahemibra Nekau (…-…), e quelli del Regno di Giuda, guidati dal monarca Giosia (648 a.C. – Gerusalemme, 609 a.C.), diciassettesimo sovrano di Giuda e restauratore del culto di Yahweh.

Presupposti

Il re Ashur-uballit II
In seguito alla caduta di Harran (Mesopotamia settentrionale), città sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali di uno stato assiro autonomo, il re Ashur-uballit II invocò il sostegno dell’Egitto per impadronirsi nuovamente dell’importante centro abitato. Il medesimo faraone Necao II volle condurre le truppe di soccorso, ma il monarca di Giuda, Giosia, unito da un patto d’alleanza con i Medi ed i Babilonesi, cercò di impedire la loro avanzata lungo la Via Maris (strada commerciale che, utilizzata a partire dall’Età del bronzo, metteva in contatto l’Egitto con l’Anatolia e la Mesopotamia), a poca distanza dal centro urbano di Megiddo. Necao II sconfisse pienamente[2] l’esercito di Giuda ed il medesimo Giosia venne ferito in modo serio e preoccupante da un dardo, cessando di vivere a Gerusalemme qualche tempo dopo. I reparti militari egizi proseguirono il loro cammino per venire in aiuto di Ashur-uballit II e stringere d’assedio Harran, ma furono ricacciati indietro agevolmente[3].

Ripercussioni

Il faraone Necao II
Per compensare, in un certo qual modo, il sempre maggior potere babilonese in Medio Oriente, Necao II desiderò sottomettere il Regno di Giuda. Facendo ritorno in Egitto, in seguito al blocco militare privo di fortuna organizzato intorno alla città di Harran, il sovrano egizio fu in grado di imprigionare Ioacaz[4] (632 a.C. – Egitto, …), diciottesimo re di Giuda e figlio di Giosia, salito al trono in luogo del genitore. Venne portato in esilio nel Paese delle Due Terre e diventò il primo monarca di Giuda a terminare i suoi giorni in un luogo distante da dove era sempre vissuto. Necao II aumentò a cento monete d’argento ed una di oro la contribuzione in denaro che il Regno di Giuda fu obbligato a consegnare all’Egitto e insediò inoltre Eliakim, il primogenito di Giosia[5], come nuovo sovrano[6]. Lo stesso assunse il nome di Ioiakim (634 a.C. – Gerusalemme, 598 a.C.) e fu il diciannovesimo re di Giuda. Diresse ed amministrò lo Stato, oramai assoggettato a quello egizio, dovendo versare la sopramenzionata somma di denaro di considerevole entità. Per poter raccogliere i quattrini necessari al pagamento del tributo, istituì una serie di imposte su terreni e beni immobili[7].
Rovine di Megiddo
Per gli Ebrei lo scontro armato di Megiddo è diventato sinonimo di disastro e di completo annientamento, facendo nascere il vocabolo Armageddon[8] (in latino Armagedōn, in greco antico Ἁρμαγεδών).
 
BIBLIOGRAFIA
E. BRESCIANI, L’Antico Egitto, De Agostini, Novara 2000;
N. GRIMAL, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari 2007;
C. JACQ, Vita quotidiana dell’antico Egitto, Arnoldo Mondadori, Milano 1999;
LA BIBBIA. VIA VERITÁ E VITA, nuova versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009.
[1] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 213.
[2] Bresciani, E. L’Antico Egitto. op. cit., p. 235.
[3] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 459.
[4] Alcuni avvenimenti della sua vita vengono raccontati nella Sacra Bibbia ed in particolare nel II libro dei Re (23, 31-34), nel II libro delle Cronache (36, 1-4) e nel libro di Geremia (22, 11-12).
[5] II Re (23, 36).
[6] Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. Milano: Arnoldo Mondadori, 1999, p. 247.
[7] II Re (23, 35).
[8] Con questo termine si denota il posto in cui, stando al Nuovo Testamento (Apocalisse 16,16), avverrà lo scontro armato conclusivo fra i sovrani della Terra (spronati da Satana) e Dio, quindi fra il Bene ed il Male.

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