La leggenda dell’isola templare Coelleira

La piccola isola Coelleira (solo due Km di diametro ma con una fonte di acqua potabile) si trova nella Spagna nord-occidentale, di fronte alla Punta do Embarcadoiro, a circa 500 metri dalla costa.
Oggi l’isola , oltre ad essere popolata dai conigli ai quali deve il nome, è il paradiso dei gabbiani (se ne contano 25 specie diverse) e costituisce un punto di transito verso l’Africa per molti uccelli migratori che arrivano fin dalla Groenlandia. Un tempo però la sua fama era dovuta alla presenza dell’antico monastero di San Miguel de la Coelleira. Da lì i monaci, su piccole imbarcazioni di pelle, raggiungevano il villaggio di Vivero (Lugo) per celebrare messa nella cappella che sarebbe diventata successivamente la prima chiesa dei frati francescani.
 
Sono solo pochi anni che l’isola risulta totalmente disabitata, da quando l’ultimo guardiano del faro l’ha abbandonata. Dicono che il luogo possedesse ottime condizioni per l’agricoltura e ci sono persone che ricordano ancora l’eccellente grano che li vi era coltivato e l’eccezionale candore della sua farina. Nelle sue distese erbose spazzate dal vento si dice inoltre vi cresca una pianta chiamata “l’erba della fertilità”.
 
Secondo alcuni storici il monastero di San Miguel fu fondato agli inizi del V secolo dal vescovo Consentius; per altri invece la costruzione risalirebbe al regno di Leovigildo (573-586), quando la feroce persecuzione contro i cristiani spinse diversi monaci di San Claudio de Leon a trovare rifugio e costruire case religiose in varie isole della Galizia.
 
Documenti dell’XI secolo mostrano che Vimara Menéndez, con l’intermediazione del vescovo Gonzalo, fece una donazione nel 1095 al monastero di San Miguel de Quonicularia (ora Coelleira), conferendogli la terza parte della chiesa di San Julián de Loiva. Il monastero era una costruzione semplice di carattere tutt’altro che monumentale e mancava di tutte le comodità.
 
Dopo molti avvenimenti questo monastero passò ad essere dimora dei Cavalieri del Tempio, o Templari, ordine militare e religioso fondato all’inizio del XII secolo da Ugo de Payns, il cui scopo originario era quello di prendersi cura della sicurezza delle vie di pellegrinaggio e difendere dai predoni saraceni coloro che si recavano ai Luoghi Santi.
Si ritiene che il motivo che ha portato i Templari a stabilirsi nel monastero di San Miguel de la Coelleira possa essere dovuto alla crudele persecuzione subita ad opera del re di Francia, Filippo il Bello. Si ignora anche la ragione della loro successiva scomparsa dal luogo anni dopo, anche se Garcia Dóriga afferma che “una notte si sentì il rintocco della campana del monastero e diversi carnefici senza cuore cominciarono a sgozzare i monaci che subirono il martirio con coraggio e rassegnazione.”

C’è una leggenda che racconta come da questo massacro si fosse salvato uno dei 36 monaci-guerrieri che si trovavano nell’isola il quale, a nuoto, riuscì a raggiungere l’antistante spiaggia di Xilloi e si rifugiò a Vicedo in una casa nel quartiere di Baltar, assumendo poi abiti civili. La costruzione venne da allora denominata “Casa do Paisano”.

Il legame con i Templari lo si ritrova anche nella storia della nascita della stessa Vicedo: si racconta che furono questi monaci guerrieri a portare alla chiesa di San Romano di Valle l’effige di San Esteban, avvenimento in seguito al quale venne creata la parrocchia di San Esteban del Valle (attualmente Vicedo) e il santo nominato suo patrono. Un’altra versione dice invece che in una notte di grande tempesta l’immagine del santo apparve nella spiaggia di Xilloi, venne collocata su un carro di buoi che si mossero fino al luogo dove venne poi costruita la chiesa di San Esteban.

Sempre Garcia Dóriga scrive anni dopo, “… sulle rive del poetico Landro, un nobile appartenente alla famiglia illustre di Bernaldo de Quirós, signore di tutte quelle zone, e sotto il cui governo si era compiuto il massacro dei monaci della suddetta isola.”
E la tradizione vuole che, forse per scaricare la coscienza dal peso del crimine, il signore abbia ordinato di scrivere questa clausola nel suo testamento:
“Lascio trentasei masse per il bene delle anime dei trentasei frati che, per ordine del re (Filippo il Bello) ho comandato di uccidere nell’Isola Coelleira. “
 
Nel 1489 il vescovo Fabrique de Guzmán unì questo monastero a quello di San Martín de Mondoñedo e, nel secolo XVI in un atto del Consiglio di Mondoñedo, compare il nome Coelleira, legato all’abbondanza di conigli presenti sull’isola.
 

Nei secoli successivi il destino dell’isola fu di essere data in locazione a diversi signori, commercianti e pescatori perdendo progressivamente di importanza finché nel secolo scorso fu adibita al posizionamento di un faro nella sua parte più alta per segnalare l’estuario di Vicedo.

 

3 commenti

  1. Grazie a lei.
    Le leggende sono al contempo madri e figlie del nostro immaginario. Quasi ogni luogo pregno di storia ne possiede qualcuna. Resti "sintonizzato" che non mancherò di riportarne altre.
    🙂

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