Molti Egittologi affermano di aver risolto tutti i misteri sull’antica civiltà egizia.
In realtà questa è una grande bugia, detta per nascondere l’incapacità di affrontare e di risolvere alcune scomode problematiche.
Fra i tanti misteri possiamo ricordare:
– quale fu l’origine della civiltà egizia?
– quando e grazie a chi la civiltà neolitica del 6° e 5° millennio a.C. fece il salto che le consentì di passare in breve tempo a una civiltà progredita e tecnologica?
– come riuscirono a lavorare pietre estremamente dure, quale la diorite, il granito, il basalto, ecc. con il solo ausilio del rame?
– come riuscirono a edificare piramidi maestose alte fino a circa 150 metri?
– conoscevano gli egizi l’elettricità?
– avevano inventato la lente e il cannocchiale?
A queste domande gli Egittologi forniscono risposte non soddisfacenti. Essi asseriscono, per esempio, che la civiltà nacque in Egitto e che al più fu influenzata da qualche scambio culturale con alcune popolazione del: Sahara, Sudan e Vicino Oriente.
Non ammettono quindi alcun salto evolutivo e preferiscono pensare a tempi lunghi di passaggio dall’età della pietra alla civiltà tecnologica.
La lavorazione di alcune pietre dure viene considerata possibile grazie all’uso di pietre ancora più dure, azione facilitata, per la perforazione, da trapani manuali e, per la levigatura, dall’uso di polvere di quarzo.
Per l’edificazione delle piramidi e in genere per lo spostamento di massi megalitici, a volte pesanti oltre 100 tonnellate, gli Egittologi si limitano a ipotizzare rampe di pendenza moderata e il lavoro di molti operai più o meno specializzati.
Ovviamente viene negata ogni possibilità di conoscenza dell’elettricità e del cannocchiale.
Queste risposte della maggior parte degli Egittologi hanno innescato la reazione di studiosi di altre discipline (ingegneri, fisici, geologi, ecc.), arrivando a risposte più o meno accettabili e ipotizzando:
– una conoscenza tecnologica ereditata da una antica civiltà globale;
– l’edificazione di alcuni monumenti, quali le piramidi di Giza, da parte di una civiltà prediluviana;
– l’intervento di civiltà aliene.
Risposte alternative
Il primo passo è stato quello di considerare uno sviluppo dell’Umanità differente da quello finora ipotizzato. Tanti sono ormai gli indizi e le prove che ci dicono come molto probabilmente sia esistita durante il Paleolitico Superiore una civiltà globale altamente evoluta.
La fine dell’Era Glaciale non avrebbe visto un graduale scioglimento dei ghiacci, ma si può parlare di fasi catastrofiche che determinarono un rapido scioglimento di grandissime masse di ghiaccio (principalmente nelle regioni settentrionali dell’America del Nord e in quelle dell’Europa) e un rapido innalzamento del livello medio dei mari.
Queste fasi catastrofiche, determinate forse da impatti cosmici e assestamenti dei ghiacci sulla Terra, furono accompagnate da violenti tsunami che si propagarono in tutti gli oceani, ma che, per quanto riguarda l’Egitto, percorsero tutto l’Oceano Atlantico e penetrarono nel Mediterraneo.
Queste catastrofi naturali, impropriamente chiamate “diluvi”, dovrebbero essersi verificate intorno al 12000, 9600, 6000 e 5500 a.C.
L’innalzamento rapido del mare determinò la sommersione degli insediamenti costieri e quello del 5500 a.C. (quasi sicuramente il Diluvio Universale) provocò in Egitto la sommersione completa del Delta del Nilo, in cui molto probabilmente era concentrata una buona parte della popolazione. Bisogna infatti sottolineare come in quella occasione il livello medio dei mari superò di una decina di metri quello attuale, livello che però in determinate situazioni di mari chiusi (Golfo Persico e parte orientale del Mediterraneo) potrebbe aver raggiunto livelli molto maggiori. Le civiltà evolute del Paleolitico Superiore e quelle del Mesolitico subirono quindi varie regressioni, che in qualche modo costrinsero i superstiti a riprendere il cammino evolutivo quasi da zero.
L’esistenza di popolazioni evolute anteriori al Diluvio Universale del 5500 a.C. è testimoniata dal ritrovamento della prima città di Gerico, databile al Mesolitico (9600-5500 a.C.) e dalla recente scoperta dell’insediamento nella Turchia sud-orientale di Gobekli-tepe, databile addirittura alla fine del Paleolitico Superiore. Le testimonianze però più significative riguardano i ritrovamenti di agglomerati urbani sotto i mari (Mar Nero, Golfo Persico, mari antistanti l’India, ecc.), a dimostrazione della loro distruzione a causa del sollevamento dei mari.
Le recenti scoperte scientifiche stanno dunque dando ragione al grande filosofo greco Platone, il quale, come è noto, descrisse, nei suoi dialoghi Timeo e Crizia, la grande civiltà di Atlantide, distrutta proprio in occasione del 2° diluvio. Questa visione dello sviluppo dell’Umanità porta a immaginare che qualche popolazione abbia mantenuto delle conoscenze che altre avevano perso, per cui alcune civiltà fortunate poterono riprendere il cammino evolutivo con maggior velocità di altre. Dovrebbe essere questo il caso dell’Egitto, nel quale, come dice Platone, i sacerdoti sarebbero riusciti a conservare nei loro templi le nozioni dell’antica civiltà paleolitica. Gli Egizi si trovarono così a riprendere ben due volte il cammino evolutivo rispettivamente intorno al 9000 e al 5000 a.C., raggiungendo in questo secondo caso uno sviluppo tale da consentire l’organizzazione della popolazione in città e stati e arrivare agli inizi del 4° millennio a una unificazione delle Due Terre e la formazione di un unico stato monarchico.
Viaggio nell’Egitto misterioso
Molti sono gli appassionati dell’antico Egitto che desiderano toccare con mano alcuni dei suoi aspetti misteriosi. Purtroppo i giri turistici organizzati dalla varie agenzie di viaggio, non consentono di vedere quanto da loro desiderato. Le guide sono infatti addestrate a fornire nozioni abbastanza superficiali e a non mettere in cattiva luce gli Egittologi, parlando di problematiche ancora irrisolte. Occorre pertanto organizzare viaggi personalizzati, appoggiandosi a guide egiziane solamente per la parte logistica. Nel far ciò sarebbe auspicabile una scoperta delle antichità egizie in modo cronologico. Sembra infatti necessario incominciare dai tanti reperti delle culture predinastiche, conservati nei vari Musei egizi e in particolare in quello del Cairo.
La visione dei meravigliosi vasi di pietra dura o d’argilla, nella produzione dei quali si specializzarono gli artigiani del Basso e Alto Egitto, ci porta così a toccare con mano il primo grande mistero. Perché le popolazione del Basso Egitto, pur avendo a disposizione grandi quantità di argilla, vollero realizzare i loro magnifici vasi con pietre dure? Come fece una popolazione appena uscita dall’età della pietra ad avere la tecnologia per lavorare le pietre dure e quella per realizzare magnifici vasi in argilla?
Vaso della cultura gerzeana |
Foro su granito (Abu Sir) |
Carotaggi su pietra dura (Museo Petrie di Londra) |
I vasi di color camoscio apparsi nell’ultima fase del predinastico ci portano subito a un altro mistero, ancora più intrigante. Essi sembrano legati a un nucleo di persone che sembra non appartenere alla razza africana, la popolazione brachicefala della città di El Gerzah (in prossimità del vertice del Delta), il cui cranio più tondeggiante sembra rimandare a migrazioni dall’Asia sud orientale, così come può essere ipotizzato per l’altro nucleo brachicefalo comparso più o meno contemporaneamente nell’area mesopotamica, i Sumeri.
Questa possibile migrazione di una popolazione forse più evoluta sembra essere ricordata sia nei numerosi grafiti realizzati in alcuni wadi del deserto orientale, sia sui caratteristici vasi del periodo gerzeano, in cui vengono presentate in primo piano delle grandi navi e in secondo piano dei personaggi che sembrano partecipare a cerimonie rituali.
Ovviamente è consigliabile limitarsi ad ammirate i bei vasi color camoscio, in quanto la visione dei petroglifi degli wadi orientali necessita di permessi speciali e di un’organizzazione molto particolare.
Una volta resoci conto del livello tecnologico delle culture predinastiche, sarebbe consigliabile una visita alle molte sepolture predinastiche e delle prime due dinastie. Queste furono realizzate principalmente nei siti di Naqada, Abydos e Nekhen nell’Alto Egitto e a Saqqara nel Basso Egitto. Si tratta di sepolture molto interessanti, in quanto si riesce a cogliere le prime forme di scrittura geroglifica e a vedere le prime costruzioni realizzate con grandi massi tagliati e con un primo esempio di costruzione piramidale. Purtroppo i siti non sono aperti al pubblico e per una loro visita occorrono permessi decisamente speciali.
Saltando quindi la visita delle antiche necropoli, è consigliabile la visita al complesso funerario e giubilare di Djoser, primo faraone della III dinastia.
Il complesso presenta le più grandi innovazioni che l’antico Egitto abbia mai avuto. Djoser fece realizzare una struttura che in qualche modo riprendeva il palazzo reale, ma volle trasformare in pietra ciò che nel palazzo era stato realizzato in legno. Abbiamo così delle colonne che simulano dei fasci di tronchi d’albero e tutta una struttura realizzata con grandi massi di calcare.
Complesso funerario e giubilare di Djoser (Saqqara) |
La novità più grande e misteriosa è però la grande piramide a gradoni.
Sembra accertato che questa prima piramide fu realizzata sovrapponendo idealmente dei parallelepipedi in pietra, che richiamavano la forma della sepoltura classica, la mastaba, una “casa” della mummia e dell’anima (Ka) del defunto e come tale una serie di stanze e corridoi per la vita eterna del defunto.
Nella piramide la struttura “abitativa” e celebrativa fu spostata in profondi ipogei, mentre la struttura superiore avrebbe dovuto semplicemente ricordare la forma piramidale, senza aver alcuna funzione pratica.
Io ritengo che questa eccezionale innovazione fu dettata dal desiderio di rendere omaggio al dio Creatore, nel tentativo di far terminare una gravissima emergenza sanitaria (carestia di circa sette anni). Si riprese così un concetto religioso, quasi sicuramente ereditato dalla civiltà globale del Paleolitico Superiore. La piramide rappresentava con le sue quattro facce triangolari la trinità del Creatore estesa in tutte le quattro direzioni cardinali. L’umanità era espressa invece del quadrato di base, per cui possiamo ritenere che la piramide rappresentasse il potere del Creatore sull’Umanità. Da un punto di vista sepolcrale si sarebbe potuto considerare un cubo sottostante la piramide e immergere in esso le camere funerarie. La piramide avrebbe così conservato nella terra il corpo mummificato del sovrano, ma sarebbe stata il luogo ideale per l’ascesa al cielo della sua anima (Ba e Akh), dove essa sarebbe rinata come stella della regione polare.
Meidum (Huny – Snefru) |
Giza (Khufu / Cheope) |
Dahshur (doppia pendenza – Snefru) |
Le tappe successive del nostro viaggio devono ovviamente riguardare i siti dove furono realizzate le altre piramidi, considerate giustamente come evoluzione della prima piramide a gradoni. È certo che le prime piramidi a facce lisce comparvero durante la IV dinastia, per cui sarebbe importante visitare in sequenza i siti di Meidum (piramide a gradoni rivestita in una seconda fase o monumento solare ad alti gradoni), Dahshur (due piramidi di Snefru), Giza (piramidi di Cheope, Chefren e Micerino) e Abu Rawash (piramide di Djedefra).
Per quanto riguarda i misteri della tecnologia, non è necessario essere ingegnere edile o architetto per capire che gli Egizi realizzarono opere estremamente impegnative, che sembrano ai nostri occhi irrealizzabili con le modeste possibilità della loro tecnologia (scalpelli solamente di rame, assenza di gru e non conoscenza della carrucola e del paranco). Sembra un’impresa sovraumana riuscire a edificare montagne di massi col semplice aiuto di rampe, leve e forza umana. Chi riuscirà a visitare l’interno della piramide rossa di Dahshur e di quella di Cheope a Giza, sarà stupito nel constatare la capacita di realizzare grandissime camere squadrate e/o a pareti aggettanti nel terreno sottostante la piramide (Dahshur) o nel corpo stesso della piramide (Cheope). Nella Grande Piramide si volle poi sfidare le capacità umane portando a quote elevate massi di granito molto pesanti (circa 100 tonnellate) per la realizzazione della Camera del Re (perfetto parallelepipedo di granito dalla base 20×10 cubiti) e delle Camere superiori, erroneamente credute camere di scarico.
La Grande Piramide non è completamente visitabile, per cui occorrerà anticipare la visita leggendo qualcosa, così da comprendere l’estrema complessità della costruzione.
La camera ipogea, la Camera della Regina, la Grande Galleria, la Camera del Re e le cinque camere sovrastanti costituiscono uno dei misteri più grandi dell’antica civiltà egizia, del quale gli Egittologi hanno finora dato delle spiegazioni a dir poco superficiali e poco convincenti. Parlare di cambio di progetto in corso d’opera a causa del cambio di idea di Cheope, così da spostare per ben due volte la camera funeraria è uno schiaffo all’intelligenza umana. Gli Egittologi farebbe miglior figura affermando che non sanno comprendere l’estrema complessità dell’opera. Io ho presentato nel mio libro una probabile spiegazione del grandioso progetto di Cheope. Ispirato dalla presenza di due coppie di condotti settentrionali e meridionali, che partono obliquamente dalle Camere della Regina e del Re e che sembrano puntare verso stelle importanti del cielo egizio, ho associato le varie strutture interne della piramide a varie fasi della vita da faraone e alla cerimonia funebre di Cheope.
In poche parole:
– la camera ipogea dovrebbe essere stato il luogo dell’indottrinamento del giovane sovrano, in cui egli avrebbe realizzato le difficoltà della sua vita da re e quelle di realizzazione della sua piramide, grazia alla quale la sua anima avrebbe raggiunto la vita eterna in compagnia degli dèi.
– la Camera della Regina sarebbe stata il luogo del banchetto funebre in presenza della sua mummia e dalla quale la sua anima (Ba) sarebbe volata verso le stelle di Anubis (Orsa Minore) per essere accompagnata al giudizio divino, la sua pesatura sulla bilancia di Maat:
– la magnifica Grande Galleria avrebbe simulato il cielo delle stelle imperiture (circumpolari) e qui il nuovo faraone, il figlio di Cheope, Djedefra, avrebbe accompagnato la mummia del padre simulando la cerimonia celeste. Avrebbe cioè identificato i rappresentanti dei 42 nomi (provincie) in veste di 42 giudici celesti e avrebbe dichiarato, a nome del padre, la sua innocenza e non colpevolezza in merito a 42+42 peccati.
– una volta deposta la mummia nel sarcofago di granito della Camera del Re, Djedefra e i sacerdoti avrebbero recitato i versetti del Libro dei Morti / Libro del venire al giorno, in attesa del ritorno dell’anima di Cheope, dopo la giustificazione degli dèi e della dea della giustizia e verità, Maat.
– al momento del passaggio a sud della costellazione di Orione, sarebbe stata aperta la “porta” del condotto stellare meridionale, che sarebbe così diventato uno stargate per l’anima di Cheope (Ba e Akh) la quale sarebbe volata in cielo e si sarebbe trasfigurata in una stella della splendida costellazione di Orione, nella quale gli Egizi vedevano le divinità sincretiche Sah e Osiride.
– la lunga cerimonia notturna si sarebbe chiusa con la benedizione delle due Madri Celesti al nuovo faraone Djedefra. Egli si sarebbe recato nuovamente nella Camera della Regina e qui avrebbe aspettato il passaggio a sud della stella Sirio, in cui gli Egizi vedevano la trasfigurazione delle dee Hathor e Iside. La lunga cerimonia, che a mio parere si svolse nella notte dell’Equinozio d’Autunno, si sarebbe conclusa con la sepoltura della mummia di Cheope in un ipogeo a sud della piramide. Egli aveva infatti progettato la sua sepoltura su un’isola nelle acque del Nilo, a similitudine della sepoltura del grande dio Osiride. Aveva così restaurato un sacro pozzo predinastico (Pozzo dell’acqua), nel quale quasi sicuramente furono sepolte o risepolte le mummie di grandi personaggi prediluviani (forse Sokar, Thot, ecc.), facendo scavare un nuovo profondo pozzo fino a raggiungere la falda acquifera.Prima di introdurre il sarcofago ligneo con la mummia di Cheope, Djedefra e i sacerdoti avrebbero aspettato di fronte all’ingresso del pozzo il sorgere equinoziale del Sole Ra. La mummia di Cheope avrebbe così ricevuto l’estremo saluto di Ra (epifania del Creatore) e sarebbe stata baciata dai suoi raggi, i quali avrebbero sorvolato la grande Sfinge (per me realizzata durante la I dinastia), immagine vivente del dio Atum. Solamente un alto simbolismo religioso può in conclusione giustificare opere così maestose, per le quali gli Egizi spesero molte ricchezze e sicuramente sacrificarono molte vite umane.Per quanto riguarda il metodo di trasporto e trascinamento dei pesanti massi di calcare e granito, ritengo che quelli di calcare, dal peso di circa una tonnellata, siano stati cavati dalle vicine colline a ovest dei siti, così da poterli trascinare fino alla base delle piramidi in pianura o leggera discesa. Quindi essi sarebbero stati sollevati sfruttando piccole rampe trasversali realizzate sui vari gradoni. Un discorso differente va fatto per il trasporto e il sollevamento dei pesantissimi blocchi di granito. Essi venivano scaricati sulle banchine del porto realizzato a valle. In corrispondenza delle strade processionali essi venivano trascinati sfruttando, a mio parere, un sistema di contrappesi, che avrebbe consentito di far lavorare la forza di gravità al posto della forza umana.
Stesso discorso può essere fatto in merito al sollevamento sui gradoni. Un sistema di pali avrebbe realizzato tante macchine nelle quali il sollevamento sarebbe stato realizzato ancora una volta con contrappesi.
Il geniale sistema avrebbe impiegato gli uomini per la gestione delle varie corde e per il carico dei contrappesi.
Proseguo della visita
Una volta compreso e toccato con mano il livello culturale e tecnologico degli Egizi del 4° millennio a.C., si può affrontare con la dovuta umiltà la visita degli altri monumenti realizzati dagli Egizi nei successivi circa 3500 anni. Risulterà per altro evidente come le piramidi e i monumenti realizzati dopo la IV dinastia sembrano realizzati da una società in declino. In realtà è possibile che le altre piramidi siano state realizzate volutamente di differenti dimensioni. Io ritengo infatti che tutte le piramidi dei sovrani abbiano rappresentato dei punti chiave di un unico progetto, col quale gli Egizi hanno voluto rappresentare in Terra alcune stelle di importanti costellazioni, nelle quali i sacerdoti egizi avevano rappresentato alcune divinità del mito di Osiride. Ritengo così che ogni faraone abbia deciso di realizzare una o più piramidi a seconda della sua aspettativa di vita e delle sue ricchezze. I vari faraoni avrebbero così completato un disegno di rappresentazione delle stelle corrispondenti alle divinità:
– Osiride (Zawiet el Aryan, Dahshur, Giza e Abu Rawash);
– Horus figlio di Iside e Osiride (Saqqara, Abu Sir e Abu Gurab);
– Thot (El List, Meidum e Hawara).
Lasciato il Basso Egitto, la nostra visita alla ricerca dell’Egitto misterioso deve proseguire per Luxor, l’antica Waset (la Tebe greca), la città dei sovrani che governarono l’Egitto dalla XI-XII dinastia. I sovrani di queste dinastie veneravano altre divinità, altre manifestazioni del Creatore e/o altri personaggi santificati. Abbiamo così che l’antica divinità di Waset era il dio guerriero Montu. Questa divinità fu in parte sostituita intorno al 2100 a.C., in occasione del passaggio dall’Era del Toro a quella dell’Ariete. Gli Egizi sentirono nell’occasione la necessità di sostituire il culto del toro con quello dell’ariete, così da ipotizzare che il dio Creatore avesse mandato loro, dalla regione delle sorgenti del Nilo, il nuovo dio Amon “il nascosto”, il dio dalla testa di ariete.
Il nuovo dio Amon, arrivato a Waset sul sacro fiume, avrebbe così sostituito il dio Montu quale patrono della città e sarebbe stato accompagnato, nella terna protettrice della città, dalla dea Mut “madre” e dal figlio Khonsu. Amon sarebbe stato dunque la nuova versione dell’epifania solare e come tale fu unito sincreticamente al dio Ra. Mut avrebbe rappresentato la Madre celeste, unita forse sincreticamente alle dee madri Hathor e Iside e Khonsu avrebbe rappresentato il figlio della coppia celeste e, nel simbolismo astrale, avrebbe rappresentato la Luna.
Il gioco dei sincretismi fra divinità rende particolarmente misteriosa la religione egizia, portando gli studiosi a considerarla come politeistica. In realtà possiamo assimilare la religione egizia a quella cattolica in cui il Dio Creatore è affiancato da una Madre terrena e celeste e da tanti personaggi santificati, protettori di arti, mestieri e città.
Una volta visitate le magnifiche tombe ipogee della Valle dei Re, realizzate dai sovrani della XVIII, XIX e XX dinastia, dobbiamo alzare lo sguardo al monte che sovrasta questa valle desertica. Esso ha una forma piramidale e ciò ci porta a considerare come i sovrani delle tre dinastie tebane abbiano in qualche modo continuato il simbolismo religioso delle piramidi, ma abbiano “risparmiato” sulla realizzazione della piramide.
Waset ovest – Valle dei Re (piramide naturale) |
Sfruttando la piramide naturale essi si sono limitati a realizzare dei profondi ipogei e dedicare il tempo e il denaro risparmiato alla decorazione artistica – religiosa delle loro sepolture. Il nuovo credo religioso aveva fra l’altro ridato importanza alla dea Hathor, che da Madre celeste fu trasformata, in sincretismo con le dee Iside e Mut, nella Madre terrena di tutti i faraoni. A Hathor fu dedicata la sacra terra dell’Egitto, per cui i faraoni sarebbero idealmente nati dalla madre terra Hathor e sarebbero stati sepolti nella terra a lei dedicata, la sacra terra del deserto occidentale sovrastata del simbolo del Creatore, la piramide naturale della Valle dei Re.
Dendera (Tempio di Hathor) |
Non si può terminare il viaggio fra le bellezze misteriose dell’antico Egitto senza dedicare una giornata al tempio di Hathor / Iside a Dendera, l’antica Ta-neteret “La sacra terra della Dea”.
Il tempio è stato realizzato in epoca tolemaica nella seconda metà del 1° secolo a.C. ed è stato completato da molti degli imperatori romani.
I documenti trovati nel tempio ci dicono però che il suo progetto risale al periodo predinastico e che forse il primo grande tempio dedicato a Hathor fu realizzato proprio da Cheope.
Durante la visita, gli occhi si perdono osservando le splendide rappresentazioni della grande sala ipostila, il cui soffitto è impreziosito da due semi-zodiaco rettangolare, le belle cappelle dedicate a varie divinità, la bellissima Cappella del Nuovo Anno e infine le intriganti e misteriose Cappelle dedicate alla celebrazione dei Misteri di Osiride. Il tempio era si dedicato a Hathor / Iside, ma la presenza del dio Osiride pervade tutto il simbolismo religioso del tempio. Possiamo affermare che il grande tempio sia un’esaltazione della rinascita di Osiride, rappresentata dal ciclo crescente della Luna e raffigurata, sul soffitto della sala ipostila e sulla parete esterna meridionale della stessa, come una scala di 15 gradini sulla quale salgono 14 divinità a rendere omaggio al dio Osiride, sotto forma di Occhio – Luna piena, alla presenza del dio della scienza e della Luna, Thot.
Quale ultima informazione che in qualche modo dovrebbe invitarci ad approfondire lo studio del tempio, possiamo ricordare che la nuova religione cristiana trasformò il culto della resurrezione di Osiride nel culto della resurrezione di Gesù, dedicando così il tempio alla celebrazione della Pasqua cristiana e trasformando i vari riti dedicati a Osiride (simulacri vegetanti, navigazione in mare alla ricerca dei pezzi della mummia del dio ucciso, sacrificio di animali sacri al dio, ecc.) in riti che ancora oggi rimangono nella nostra tradizione cattolica (omaggio dei vasi di grano vegetante, processioni fluviali, riti in maschera / carnevale e “sacrificio” culinario di alcuni animali, quale porchetta e colomba pasquale.
Dendera – cripta sud (“lampade”) |
La visita al tempio di Dendera non può concludersi senza una visita alla cripta con ingresso nella cappella sud-occidentale. Le rappresentazioni di “lampade” e di un probabile accumulatore lasciano intendere che gli Egizi possedessero una vera tecnologia elettrica. La rappresentazione dei pianeti nei due zodiaci del tempio (circolare e rettangolare) e altri importanti indizi ci portano poi a ipotizzare che gli Egizi avessero anche una notevole conoscenza del cielo, appresa grazie a una strumentazione ottica a noi sconosciuta.