Le regioni del Peloponneso |
Statuetta guerriero oplita |
Bassorilievo di Cleomene I |
Le Termopili in un dipinto di Jacques-Louis David |
Sparta non prese parte alla prima guerra persiana, essendo occupata a controllare una sommossa di schiavi. Fondamentale fu l’apporto spartano nella seconda guerra persiana, dove rese più forte la sua posizione a divenire punto di riferimento per le numerose «polis greche». La rinuncia alla vita dei trecento spartani capeggiati da Leonida alle Termopili nel 480 a.C., pur non essendo decisiva militarmente, venne da subito considerata da tutti i Greci come un comportamento coraggioso, di grande nobiltà morale e forza d’animo. La flotta spartana diretta da Euribiade ebbe grandi meriti per il successo di Salamina e il comandante spartano Pausania guidò le truppe greche nello scontro armato di Platea del 479 a.C., che pose fine al conflitto a beneficio dei Greci. Terminate le guerre persiane, crebbe notevolmente la potenza di Sparta in Grecia, che venne presto a contrasto con la politica di acquisizione di nuovi territori, condotta con campagne militari da parte degli Ateniesi. In seguito a diverse contrapposizioni armate dei due eserciti di piccole entità, si pervenne alla sospensione delle ostilità per un periodo di tempo limitato, decisa dalle parti in conflitto nel 445 a.C. Successivamente le «polis greche» parteggiarono per Sparta o Atene, dando inizio alla guerra del Peloponneso (431 a.C. – 404 a.C.), che ebbe come teatro d’azione la Grecia, l’Italia, la Sicilia, l’Africa e l’Asia minore. Fra gli Spartani emersero per le loro doti il comandante Brasida e chi era a capo delle navi militari, Lisandro. La battaglia decisiva fu la contrapposizione armata di imbarcazioni di grandi dimensioni ad Egospotami, che si concluse con il totale annientamento del complesso delle navi militari ateniesi. Atene fu costretta a sopportare dolorose condizioni per giungere ad una situazione di non belligeranza e Sparta poté estendere la propria signoria su tutta la Grecia. La sua popolarità ed il suo prestigio, però, decrebbero ben presto. Sparta, per controllare i suoi nuovi possedimenti, mandò in numerose «polis greche» alti funzionari (chiamati «armosti») con il compito di amministrarle. Ma per esercitare un effettivo dominio sull’intera Grecia, Sparta avrebbe dovuto avere un ampio consenso, non essendo sufficienti pochi soldati spartani oltretutto detestati dalla maggioranza dei Greci, che non erano più preoccupati dell’imperialismo ateniese. Intanto nel 386 a.C. i Persiani vinsero in battaglia navale gli Spartani, obbligandoli a stipulare la pace di Antalcida (comandante delle navi spartane), grazie alla quale l’impero achemenide ebbe nuovamente il dominio sulla Ionia e parte dell’Egeo. Sparta, invece, fu costretta a circoscrivere il suo settore d’azione all’Egeo.
Statua di Leonida |
Spartiati |
Le peculiarità della società spartana, che evidenzierò in questo articolo, hanno reso famosa questa città in tutta la Grecia antica, ma anche presso gli storici vissuti in periodi temporali seguenti. In un momento iniziale a Sparta il potere era completamente nelle mani di due sovrani (diarchia). Per la tradizione fu Licurgo a mantenere la monarchia e ad organizzare la vita politica e sociale della «polis». Aristotele riteneva che Sparta avesse fatto propri i principi della democrazia, dal momento che era amministrata da tutti i membri della collettività, cioè gli «Spartiati» (eredi dei Dori che conquistarono la Laconia e vinsero i Messeni). L’«Apella» era costituita da ogni membro della collettività di Sparta («Spartiati»), che avesse un’età superiore ai trent’anni. Tutti i componenti si incontravano una volta al mese, sceglievano gli efori ed i rappresentanti della «Gherusia», ratificando o bocciando ciò che essa proponeva. La «Gherusia» era formata dai due re e da ventotto «Spartiati», di età non inferiore a sessanta anni e che avrebbero ricoperto questo incarico fino alla loro morte. Di cosa si occupava la «Gherusia»? Di intrattenere relazioni con le diverse nazioni, di definire i termini di un patto che riguardava importanti questioni inerenti gli stati interessati e redigerlo nella debita forma, di comporre l’insieme di norme che regolavano il comportamento etico e sociale degli uomini. Gli efori, invece, erano cinque e verificavano che le norme fossero messe in pratica, la condotta dei membri della collettività e l’opera svolta dai re. Con il passare del tempo le competenze dell’«Apella» (alla quale in origine era attribuito il potere legislativo) andarono scemando a beneficio della «Gherusia» e gli efori tolsero ai re buona parte delle loro capacità di imporre il proprio volere ad altri.
Monte Taigeto |
Per poter un uomo o una donna dichiararsi spartano, era necessario che ci fossero alcuni presupposti. Prima di tutto sia il padre che la madre dovevano essere nati in famiglie «spartiati». Coloro che avessero avuto un genitore spartiate e l’altro schiavo venivano definiti «motaci». Costoro possedevano diversi diritti come l’opportunità di poter partecipare al medesimo processo di acquisizione di nozioni e di abilità in particolari campi degli «Spartiati», ma erano sprovvisti dei diritti politici. Per lo storico Plutarco le persone di età avanzata controllavano la condizione fisica dei figli venuti alla luce da padre e madre «Spartiati» e qualora la ritenessero non appropriata, li lasciavano sul monte Taigeto affinché cessassero di vivere. Però l’antropologo greco Tehodoro Pitsios ha evidenziato come le asportazioni di terreno per riportare alla luce monumenti od oggetti compiute sul monte Taigeto hanno permesso di scoprire ossa umane certamente da riferire ad uomini che dovevano avere una età fra i diciotto e i trentacinque anni. A partire dai sei anni gli «Spartiati» si occupavano esclusivamente dell’addestramento militare, vivendo tutti insieme. Compiuti i diciannove anni entravano nell’esercito come opliti, mentre a trenta avevano il permesso di formarsi una famiglia, proseguendo la loro preparazione militare fino alla veneranda età di sessanta anni. Pertanto risultò possibile creare un insieme di uomini istruiti ed equipaggiati per la guerra, i più risoluti ed ordinati di ogni «polis greca». Nella categoria sociale degli «Spartiati» le donne avevano una funzione determinante, occupandosi di controllare e sovrintendere l’opera degli schiavi.
Ilioti al lavoro nelle fucine |
Donna spartana che corre (veste corta apposita) |
Rovine di Sparta |
Nel centro abitato di Sparta, a differenza delle restanti «polis greche», l’applicazione della mente volta all’apprendimento o alla conoscenza di una qualunque disciplina e la tecnica e pratica dello scrivere, non erano tenute in grande considerazione. Molto probabilmente ai Lacedemoni interessavano poco materie come la filosofia, la storiografia o il genere letterario teatrale. Nondimeno nel VII secolo a.C. vi fu un discreto sviluppo della musica (fondamentale l’ apporto fornito da Terpandro e Taleta) e della lirica (i maggiori rappresentanti furono Tirteo ed Alcmane). Invece nel VI secolo a.C. Sparta conseguì risultati significativi nella scultura grazie a Bathykles ed in architettura per merito di Teodoro di Samo. Nel medesimo secolo oggetti spartani fabbricati con la ceramica, l’ avorio ed il bronzo furono venduti in diverse zone del Mediterraneo. A partire dal V secolo a.C. la città non si distinse più in nessuna delle molteplici discipline e forme di conoscenza.
BIBLIOGRAFIA
E. BALTRUSCH, Sparta, Il Mulino, Bologna 2002;
D. CAMPANELLA, Nascita, apogeo e caduta di Sparta, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2008;
E. LEVY, Sparta. Storia politica e sociale fino alla conquista romana, Argo Editrice, Lecce 2006;
D. POLITO, Sparta, Leonida Editore, Gallico di Reggio Calabria 2007.