Marisa Ranieri Panetta (archeologa, giornalista ed autrice di saggi) si occupa con serietà ed impegno, da poco meno di trent’anni, di esporre in forma semplice e comprensibile nozioni scientifiche per renderle accessibili al grande pubblico. Di grande interesse è stato il suo servizio giornalistico sull’antica città di Pompei, divulgato nel 1997 dal settimanale di politica, cultura ed economia «L’Espresso». Si è affermata grazie ad alcuni libri storici («Nerone», «Il Principe Rosso e Pompei», «Vita, storia e arte della città sepolta»), che sono stati anche tradotti in numerosi idiomi. Poco tempo fa ha prestato la propria opera per organizzare la mostra «Nerone», approntata al Colosseo, al Foro Romano e sul colle Palatino. È molto favorevole ad iniziative che agevolino la difesa di monumenti e reperti delle civiltà antiche in pericolo di grave danneggiamento.
Di particolare importanza per una piena comprensione del romanzo storico «Vesuvius» (pubblicato nel mese di maggio del 2013) è sia la «nota dell’autrice», sia la «conversazione con Marisa Ranieri Panetta». Nella prima la scrittrice spiega brevemente al lettore come in ogni componimento narrativo storico in prosa si mescoli l’insieme di ciò che è esistito realmente e concretamente con la fantasia. È evidente che conosca molto bene cosa dice l’Enciclopedia Britannica affinché un romanzo possa definirsi storico, cioè quando: «è ambientato in un’epoca storica e intende trasmetterne lo spirito, i comportamenti e le condizioni sociali attraverso dettagli realistici e con un’aderenza (in molti casi solo apparente) ai fatti documentati. Può contenere personaggi realmente esistiti, oppure una mescolanza di personaggi storici e di invenzione». Inoltre le cose materiali di grande valore e quelle ordinarie menzionate nel testo fanno riferimento agli oggetti presenti nello splendido museo archeologico nazionale di Napoli. La scrittrice, prendendo quasi per mano il lettore, lo informa su ciascuno dei momenti successivi alla fuoriuscita di materiali solidi, liquidi o gassosi dal Vesuvio con i suoi disastrosi effetti in base ai rinvenimenti e alle nuove spiegazioni dell’ evento (verificatosi il 24 agosto del 79 d.C.) fornite dagli archeologi e dagli storici. Evidenzia come preferisca denominare le città italiane e spagnole citate nell’opera con i nomi romani e sottolinea come oggi non si conosca come gli abitanti dell’antica Pompei chiamassero le vie, gli spazi urbani di forma variabile circondati da caseggiati, siti di solito all’incrocio di più strade e le aperture che mettevano in comunicazione i centri abitati con la campagna circostante. Infine illustra come avvenisse la fissazione romana dei dati cronologici.
Nella «conversazione con Marisa Ranieri Panetta» l’autrice afferma: «ho percorso tante volte le strade di Pompei, entrando nelle case e negli edifici pubblici. Ho finito col “sentire” le persone che andavano alle terme, pregavano Iside o discutevano nelle basiliche: uomini e donne che in una mattina di piena estate sono stati travolti da una tragedia immane che ora è possibile ricostruire con precisione. Spesso ho immaginato le storie di questi pompeiani, a cui davo un nome e un volto, e che alla fine sono diventati per me delle presenze familiari. Ho voluto condividere questa varietà di vicende e di emozioni, e così è nato Vesuvius». Ricorda come gli antichi pompeiani amassero conoscere nuove località, come esercitassero il commercio di determinati prodotti con le città vicine e con diversi porti del mediterraneo. La scrittrice è veramente brava nel descrivere la vita di tutti i giorni nelle piccole città e nella capitale (Roma), nel mostrare come imperatori, senatori, schiavi e uomini politici dovessero fronteggiare difficoltà di varia natura con decisione e coraggio, ma allo stesso tempo dovessero scontrarsi con situazioni spinose riguardanti la loro sfera familiare. Sottolinea come non ci sia stata la volontà, da parte sua, di identificarsi con il personaggio principale femminile (Flavia) del romanzo. Flavia, come tante donne in epoca antica e contemporanea, si troverà a fronteggiare eventi non certo piacevoli (nozze non desiderate, capacità di adeguarsi a vivere in una città sconosciuta, speranza di trovare l’uomo giusto da amare), ma saprà venir fuori da ogni circostanza spiacevole con audacia e compostezza. Facendo riferimento alle personalità maschili, il cerusico Veio le ricorda per alcune sue qualità l’amatissimo genitore maschile. Infine non può non soffermarsi sulla montagna vulcanica per eccellenza, il Vesuvio. Ritiene che: «….allora i pompeiani che costruivano ville alle sue pendici ignoravano che fosse un vulcano; ora sappiamo di cosa è capace, eppure si sfida il suo potenziale distruttivo con un’edilizia senza regole. Ricordare quanto è realmente accaduto dovrebbe far riflettere».
Marisa Ranieri Panetta, fa conoscere al lettore le splendide case signorili (le descrizioni sono davvero accuratissime), le dimore estive di abbienti uomini che di mestiere esercitavano il commercio, di politici nonché la loro vita di tutti i giorni caratterizzata dalle occupazioni lavorative, dalle passioni amorose, dagli inganni, dalle chiacchiere inopportune e indiscrete e da fatti o informazioni conosciuti da pochi e che non dovevano essere divulgati.
Si conosceranno quindi gli avvenimenti che riguardano la vita e la storia di Flavia, di Lucio Ceio, ma anche degli imperatori Nerone, Vespasiano e Tito, «delizia del genere umano». Il romanzo sa avvincere i lettori sin dalle prime righe e l’unico elemento negativo risulta essere nell’epilogo dell’opera: questa infatti pare interrompersi in maniera eccessivamente brusca. Forse la scrittrice ha intenzione di proseguire a raccontare in un ulteriore romanzo il seguito degli accadimenti dei personaggi. Da leggere più di una volta e non solo per una migliore comprensione della vita e dei bisogni di tutti i giorni ai tempi degli antichi Romani, ma perché fa comprendere come la malvagità umana, l’ingordigia, l’avidità, la superbia e la lussuria non hanno età né epoca e come il Male, sotto diverse forme, possa stravolgere la vita degli uomini. Ci si sente realmente catapultati nel passato. Il giudizio non può che essere più che positivo anche grazie al linguaggio semplice, scorrevole e comprensibile con cui è stata narrata la storia. Il rigore storico dell’autrice non viene mai meno e non può essere messo in discussione. Un romanzo meritevole di una notevole attenzione che consiglio di regalare a coloro che sono interessati alle civiltà antiche, in particolare a quella romana.
In conclusione mi piace riproporre alcune righe del testo, che rappresentano una sorta di avvertimento severo, perentorio di Marisa Ranieri Panetta ai lettori a rispettare il creato e allo stesso tempo a non dimenticare le leggi della natura: «Il Vesuvio si era riappropriato della sua vera natura. Dopo altri cupi boati, il tappo di lava che per secoli aveva trattenuto la forza del fuoco esplose. Dal cratere ormai libero, come da una bocca spalancata cominciò a fuoruscire il magma, con piccole esplosioni che riversavano sulle pendici materiali incandescenti e massi di ogni dimensione che precipitavano a valle. A Pompei il terreno oscillava e sussultava senza sosta, cadevano cornicioni, tegole, colonne, sollevando nubi di polvere che impedivano di orizzontarsi: chi era per strada fuggiva riparandosi la testa come poteva».
Titolo: Vesuvius
Autore: Marisa Ranieri Panetta
Editore: Salani
Pag. 386
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Ho capito, un altro libro da prendere… Mi sembra di vivere nell'Eden, ma al posto dell'abero con le mele – banale! – c'è una biblioteca piena di libri…
Cara Federica, non ci scappi! 😀 Qui troverai sempre illustrati libri interessanti che passano il nostro "firewall" e ci appassionano 😉