Per la rubrica Mondo scrittura presentiamo oggi un articolo della nostra collaboratrice e autrice Cristina M. Cavaliere che ci parla del titolo del romanzo.
Scegliere il titolo di un romanzo è un compito all’apparenza semplice, specie dopo aver terminato una fatica spesso durata anni e risultante in innumerevoli stesure e revisioni; in realtà può rivelarsi assai più arduo del previsto! Pochi, infatti, sono quegli scrittori che sin dall’inizio hanno le idee chiare a proposito del titolo da assegnare alla loro “creatura”, per non dire coloro che partono addirittura dal titolo per scrivere il romanzo; per lo più si rimanda la questione a lavoro chiuso.
Lo scrittore Evgeny Chirikov di Ivan Kulikov, 1904: anche lui forse alle prese con il titolo del suo libro… |
Una cosa è certa, i titoli scialbi non invogliano a leggere la quarta di copertina. A mio parere quello che è imprescindibile è l’alta significatività di un titolo, per non dire la sua potenza. Il titolo originale scelto da Paolo Giordano per il suo primo romanzo era Dentro e fuori dall’acqua, poi cambiato dall’editor di Mondadori in La solitudine dei numeri primi; e converrete con me che non ci sono paragoni tra il primo e il secondo.
- Il rosso e il nero di Stendhal: definisco titoli di questo genere del tipo “tandem”, cioè due nomi o due aggettivi che viaggino bene in coppia, e siano uniti da una congiunzione o preposizione. Li trovo semplici ed efficaci e personalmente ne faccio molto uso (Il Pittore degli Angeli, La Terra del Tramonto). La critica ha speso fiumi di parole su questo titolo particolare, perché non è ben chiara la ragione per cui l’autore lo avesse scelto. Il titolo, infatti, apre più di uno scenario: il rosso e il nero rimanda al tavolo da gioco: il protagonista Julien Sorel nella sua ambiziosa scalata sociale agisce infatti come il giocatore audace che aumenta sempre il valore della posta… Il rosso e il nero, però, evoca anche le due carriere chiamate in causa nel romanzo, quella militare (il rosso, simboleggiato dall’uniforme) e quella ecclesiastica (il nero, colore della tonaca). Io propongo anche una terza ipotesi sul colore: il rosso dell’amore e il nero della morte, a conferma del fatto che è un titolo chiuso e aperto al tempo stesso, semplice e geniale come lo era lo scrittore francese.
- Dieci piccoli indiani di Agatha Christie: titolo criptico, in quanto all’apparenza non rispecchia il contenuto di questa storia gialla, ma come tale incuriosisce fortemente. Per la verità il romanzo nell’edizione originale inglese del 1939 aveva come titolo Ten Little Niggers (Dieci Piccoli Negretti). Le edizioni italiane del libro del 1946, del 1954, del 1963, del 1972, adottano il titolo usato dall’edizione americana, uscita a New York nel 1940, che, per non incorrere in accuse di razzismo, titolò poi And Then There Were None (…e poi non rimase nessuno), la frase con cui si conclude l’inquietante filastrocca che è il tema conduttore della storia.
- Se questo è un uomo di Primo Levi: il titolo è tratto da un componimento con cui si apre il memoriale, composto dall’autore medesimo: “Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un sì o per un no.” Abbiamo quindi un titolo di alto valore poetico (in questo caso anche civile), che può essere contenuto nel testo stesso, oppure ripreso da una citazione, o da una poesia famosa e che si sposi bene con il contenuto del nostro romanzo.
- Anna Karenina di Lev Tolstoj: questo è il classico titolo che riprende il nome e il cognome del personaggio principale, conferendogli ancora maggiore importanza, come una sottolineatura aggiuntiva. C’è una leggenda letteraria in cui si asserisce che titoli con nomi propri non portino fortuna all’autore. Penso che sia un’assurdità, anche se Alessandro Manzoni cambiò Fermo e Lucia in I promessi sposi perché più significativo. Altri titoli di questo genere, che confermano il successo della scelta, sono I fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, in cui si indicano alcuni componenti del gruppo familiare come i protagonisti di spicco del romanzo, oppure Moby Dick di Herman Melville, addirittura il nome della balena bianca e non dell’essere umano che le dà la caccia.
- Espiazione di Ian McEwan: titolo di una sola parola, ma che parola! Se si fa centro, come in questo caso, è come giocare bene un asso in una partita a carte, o gettare un sasso nelle acque placide di uno stagno. Un altro esempio è Cuore di Edmondo de Amicis, il lacrimevole romanzo dello scrittore piemontese che comunque ha il pregio di offrirci uno spaccato sociale dell’epoca umbertina post-unità d’Italia, e della sua mentalità.
- Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson: qui, al contrario, il titolo è volutamente lungo. Subito ispira grande simpatia anche se non si osservasse la copertina (che potete vedere qui a fianco), con un anziano signore vestito da un buffo costume rosa a metà tra il pigiama e la felpa, sul pavimento la testa di maiale parte del costume. Sopra il capo del signore si nota inoltre una segnalazione di uscita di emergenza. Un altro esempio di titolo lungo è Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg, meglio conosciuto come Pomodori verdi fritti anche grazie al film.
Vi vengono in mente altri generi che non ho citato? E, soprattutto, che cosa vi attira di più nel titolo di un romanzo come lettori? Come fate a scegliere un titolo per il vostro romanzo, se siete scrittori?
Dal blog Il Manoscritto del Cavaliere