Durante il governo di Giustiniano Costantinopoli era un centro abitato frequentato da persone di culture e nazionalità diverse e nelle cui strade era possibile imbattersi in commercianti, artigiani, meretrici, militari, agricoltori, religiosi, nenché in chi eseguiva giochi di destrezza e di equilibrio in circhi e teatri, in chi recitava storie in versi di argomento drammatico o passionale sulle piazze, in chi senza alcun titolo medico presumeva di guarire i malati con pratiche paranormali o usando terapie atipiche. Il popolo parteggiava per due raggruppamenti sportivi: i «Verdi» e gli «Azzurri» ( che in quel periodo storico si imponevano per la loro maggior forza). I raggruppamenti sopra menzionati non solo si opponevano all’ippodromo nel parteggiare per qualcuno, ma con il tempo litigarono pure per ragioni politiche e religiose, giungendo ad organizzarsi parzialmente secondo regole militari. Pertanto ebbero un ruolo determinante nella vita politica della capitale dell’impero bizantino, ricevendo somme di denaro e mansioni (pure nel campo delle manifestazioni sportive).
Auriga degli «Azzurri» con cavallo |
I facinorosi del raggruppamento degli «Azzurri» danneggiavano costantemente Costantinopoli, ed erano riconoscibili per il modo di vestire e di presentarsi. Avevano la capigliatura come i barbari (capelli lunghi «alla unna», espressione allora in uso) e barba e baffi come i Persiani. Andavano in giro muniti di armi, con pugnali legati al polpaccio e ulteriori strumenti predisposti per ferire o uccidere nascosti negli indumenti costituiti da un drappo senza maniche che si poggiava sulle spalle avvolgendolo poi attorno al corpo. Nello spazio di tempo compreso fra il tramonto del sole alla sera e il suo sorgere alla mattina, racconta Procopio nella sua «Historia Arcana», questi uomini rissosi si muovevano insieme spostandosi nel centro urbano, derubando chi avesse avuto la sfortuna di imbattersi in loro e qualche volta assassinando coloro che pensavano volessero accusarli di un reato presso l’autorità competente. Nel frattempo fra i due raggruppamenti («Verdi» e «Azzurri») le uccisioni diventavano sempre più numerose, specialmente a svantaggio dei «Verdi».
Giustiniano |
I rivoltosi desideravano la destituzione di tre importanti ministri del sovrano: Giovanni di Cappadocia (prefetto del pretorio per l’Oriente), Triboniano (questore del Palazzo imperiale) ed Eudemone (prefetto di Costantinopoli). Erano accusati di mutare totalmente o in parte le norme dietro lauti compensi e di appropriarsi del denaro dello Stato. In particolar modo fu preso di mira Giovanni di Cappadocia, che svolgeva l’ingrato incarico di stabilire i tributi indispensabili (ritenuti esorbitanti) per il sostentamento della reggia. È opportuno ricordare come grazie pure a queste personalità fosse stata possibile la compilazione del Codice Giustinianeo. L’imperatore si risolse di privarli delle loro cariche, decisione che denotò una sua totale mancanza di saldezza e di risolutezza. I due raggruppamenti, invece di tranquillizzarsi, ritennero giunta l’ora di sbarazzarsi definitivamente di Giustiniano e della consorte. Solamente Teodora seppe affrontare le circostanze avverse con determinazione e nel modo più adeguato, facendo in modo che si riprendesse il controllo di Costantinopoli.
Teodora |
In una seduta straordinaria del consiglio imperiale Teodora dichiarò che non sarebbe fuggita, disposta persino a sfidare la morte. Questo fu il suo discorso: «Anche se con la fuga mi dovessi salvare, non vorrò vivere senza essere salutata da imperatrice, tanto vale morire qui; se vuoi, hai il denaro e la nave è pronta, vai pure; quanto a me, sapevo già che la mia porpora sarebbe stato il mio sudario, quindi non fuggirò con te, io resto!». Anche l’imperatore rinunciò all’eventualità di scappare.
Rappresentazione giochi all’ippodromo |
Per volontà della sovrana la chiesa di Santa Sofia, fortemente danneggiata dal fuoco nel corso della ribellione violenta, fu riedificata più grande, utilizzando pure parte del terreno del «circo». L’attività ricostruttiva, intrapresa nel medesimo anno della insurrezione, ebbe fine nel 537 d.C.
BIBLIOGRAFIA
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