Santa Rita da Cascia : l’avvocata dei casi disperati


Santa Rita (nome da laica Margherita Lotti) nacque nella frazione di Roccaporena (PG) nel 1381 e cessò di vivere a Cascia (PG) il 22 maggio 1457. Si consacrò a Dio, abbracciando la vita ascetica in monastero, e venne dichiarata Santa da Papa Leone XIII ben 114 anni fa (nel 1900).

La prima biografia su Margherita venne composta nel 1610 da un certo Agostino Cavallucci. Avendo a disposizione testimonianze scritte in numero esiguo, è necessario in alcuni casi fare riferimento a racconti ricchi di particolari favolosi e fantastici. Ben poco si conosce del primo periodo di vita di Margherita. Fu la sola figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri, persone molto devote che cercarono di mettere pace fra i guelfi ed i ghibellini da sempre in guerra. Venne alla luce quando la coppia era già avanti negli anni. La stessa si occupò di insegnarle a riconoscere i segni della scrittura e intenderne i significati, a tracciare segni grafici e a farle conoscere gli ideali religiosi. Si racconta che, essendo il padre e la madre impegnati nella mietitura, la neonata Margherita un giorno fosse stata  posta in una cesta all’ombra dei rami di un albero. Un agricoltore che transitava vicino alla bimba si accorse che un buon numero di api ronzava attorno al canestro e cercò di scacciarle con la mano ferita. Immediatamente la lacerazione della sua cute si cicatrizzò. Le api non solo non avevano trafitto con i pungiglioni alcuna parte del corpo di Margherita, ma le avevano deposto del miele attorno alla bocca.

Santa Rita da Cascia

Margherita fu una fanciulla dolce, rispettosa e mite. Desiderò sin da piccola diventare una religiosa, ma suo padre e sua madre la pensavano diversamente. Nel Medioevo si usava far sposare le donne prima possibile, specialmente se i genitori avevano una età veneranda. Intorno ai quindici anni quindi la ragazza fu data in sposa a Paolo Mancini, della famiglia aristocratica dei Mancini e capo delle milizie di Collegiacone, persona dal carattere fiero e che imponeva con la forza la propria autorità. Ebbe due figli (Giangiacomo Antonio e Paolo Maria). Margherita si occupò con sollecitudine della prole e dello sposo, facendo in modo che il suo consorte conoscesse la religione cristiana. La vita matrimoniale si protrasse per circa diciotto anni fino alla morte del marito, ucciso una notte vicino a Collegiacone mentre rincasava, verosimilmente ad opera di conoscenti a causa di torti od offese subiti. La Santa, profondamente religiosa, rinunciò alla vendetta, ma si preoccupò fortemente quando comprese che i suoi figli desideravano vendicarsi ricambiando l’offesa subita. Si rivolse a Dio con la mente e con parole implorandone l’aiuto, ritenendo preferibile la morte dei figli piuttosto che si rendessero colpevoli di azioni violente che avrebbero danneggiato le loro entità immortali, create direttamente da Dio. In breve tempo Giangiacomo e Paolo caddero malati e cessarono di vivere.

Margherita, non avendo ormai più famiglia, per ben tre volte domandò invano di essere ammessa nella abbazia di Santa Maria Maddalena a Cascia, volontà in lei già presente sin dalla gioventù. Narra una leggenda che Margherita allora, durante una notte, venne portata dai suoi tre Santi difensori (S. Agostino, S. Giovanni Battista, S. Nicola da Tolentino) dalla porzione di roccia che emerge dalla superficie presente a Roccaporena, dove frequentemente si rivolgeva a Dio con la mente e con parole al fine di implorarne l’aiuto, fin dentro l’abbazia, muovendosi nell’aria. La monaca posta a capo del monastero non poté quindi esimersi dall’esaudire la richiesta della Santa, che finì per abitare in quel luogo sino al suo decesso, pregando per molte ore ogni giorno. Compito giornaliero di Margherita, per accertarsi della sua disposizione alla vita religiosa, sentita come una chiamata da parte di Dio, era quello di bagnare un pezzo di legno secco nel cortile interno dell’abbazia, facendo in modo che l’acqua cadesse come pioggia. Grazie alle sue premure il pezzo di legno secco produsse diversi frutti. Perfino nel tempo presente, nel cortile interno, si può contemplare la vite magnifica che genera frutti in grande quantità e l’angolo di giardino stupendo piantato a rose.

Santuario di Santa Rita da Cascia (PG)

Si raccontano alcuni eventi fuori dal comune in cui fu protagonista Santa Rita: il Venerdì Santo, quando il sole era già tramontato e cominciava a venire buio, Margherita dopo aver ascoltato l’omelia di Fra’ Giacomo della Marca incentrata nel raccontare l’insieme delle sofferenze subite da Cristo nel periodo che va dalla notte passata nell’orto di Getsemani fino alla crocifissione, ebbe in dono una spina della corona di Cristo posta sulla sua fronte. La monaca a capo del monastero, negò a Margherita, a causa di quanto accaduto, il consenso di andare a Roma con le altre religiose per devozione, penitenza e preghiera. Ma la leggenda narra che il giorno precedente la partenza la spina posta sulla fronte della Santa scomparve e pertanto ella poté iniziare il viaggio. La spina fu presente negli ultimi 15 anni dell’esistenza di Margherita. 
Altri eventi miracolosi furono, durante il rito di iniziazione consistente nell’aspersione con acqua, la comparsa di api di colore chiaro sul suo lettino per neonati, e api invece di colore scuro dove la Santa era stata distesa moribonda. Infine una rosa del colore del sangue vivo sbocciò in inverno come due fichi maturarono sulla pianta nel suo piccolo appezzamento di terreno. Essendo sul punto di passare a miglior vita, la Santa pregò la cugina di coglierli dal suo terreno di Roccaporena. La cugina riteneva che farneticasse, ma vide, pur essendoci molta neve e una bassa temperatura, una stupenda rosa dal colore del sangue vivo e due fichi che avevano raggiunto il loro pieno sviluppo. Tutto questo venne inteso come la redenzione e la purezza dell’entità immortale del coniuge e dei suoi due figli.

Urna con le spoglie di Santa Rita da Cascia

Rita da Cascia fu oggetto di devozione religiosa quasi subito dopo il suo decesso (22 maggio 1457) e venne soprannominata la «santa degli impossibili» a motivo dei numerosi miracoli compiuti da Dio a favore degli indigenti o di individui che si trovavano in situazioni disperate per intercessione della Santa. Nel 1627, solamente 180 anni dalla sua dipartita, fu annunciato da Papa Urbano VIII, precedentemente episcopo di Spoleto, che Margherita Lotti era entrata a far parte del numero dei beati. Nel 1900 il Papa Leone XIII la dichiarò Santa. Il sentimento di venerazione per Santa Rita è ancora oggi molto esteso su tutta la Terra (si possono contare devoti pure in Oceania, Africa ed Asia).

Le spoglie della Santa sono custodite nella chiesa di Santa Rita a Cascia (PG). Alla salma venne fatto indossare l’«Abito Agostiniano», confezionato dalle religiose dell’abbazia. La salma riposa in un’urna di vetro e argento. Intorno all’urna vi sono bellissimi dipinti raffiguranti i momenti culminanti dell’esistenza di S. Rita. Accertamenti medici compiuti da poco tempo evidenziano come Margherita Lotti fosse alta 1 metro e 57 centimetri, soffrisse di osteomielite nella parte sinistra della fronte ed il suo piede destro fosse affetto da una malattia, sopportata nell’ultimo periodo della sua esistenza, unita ad una sciatalgia. Viso, piedi e mani hanno subito il processo di mummificazione, invece le rimanenti parti della salma, avvolte dall’«Abito Agostiniano», sono ridotte ad uno scheletro.

Vittoria Belvedere nel film dedicato alla Santa.

È degna di ottenere un plauso la pellicola cinematografica «Rita da Cascia» (2004), diretta da Giorgio Capitani ed avendo come attrice principale Vittoria Belvedere. Il 27 giugno 2010 nei pressi del centro urbano di Santa Cruz (Brasile) venne celebrata la costruzione dell’opera di scultura cattolica di maggiore grandezza sulla Terra e fu intitolata a Santa Rita da Cascia. Si innalza per 56 metri (primato nella dimensione), avendone 18 in più del Cristo del Corcovado presente a Rio de Janeiro. Santa Cruz prepara ogni 22 maggio iniziative e manifestazioni varie in onore della Santa alle quali prendono parte pressappoco 60.000 individui, che giungono da ogni regione del Brasile. Inoltre la città sta predisponendo una struttura attrezzata a fornire informazioni sulla suora di Cascia. 

 

BIBLIOGRAFIA
P. GIOVETTI, Santa Rita da Cascia. Sposa e madre, umile monaca, grande taumaturga, San Paolo Edizioni, Milano 2013;
M. POLIA – M. CHIAPPINI, Santa Rita da Cascia. La vita e i luoghi, San Paolo Edizioni, Milano 2010;
A.M. SICARI, Il quarto libro dei ritratti dei santi, Jaca Book, Milano 1994;
C. SICCARDI, Santa Rita da Cascia e il suo tempo, San Paolo Edizioni, Milano 2010;
C. TESSARO, Santa Rita da Cascia, Paoline Editoriale Libri, Milano 2009.


2 commenti

  1. Gianni Dorata

    I racconti su di lei sono a dir poco fantasiosi…agiografie inverosimili, piene di magniloquenze con gli "effetti speciali". I santi non hanno bisogno di queste "sceneggiature", il popolo si. Ciò non toglie che si tratti di una vera santa, ma i tempi biblici con cui la Chiesa Romana l'ha riconosciuta tale fanno pensare che troppi racconti non siano autentici.
    Ciao Isabel, grazie x l'articolo

  2. È inutile negare che l'essere umano tenda a mitizzare certi avvenimenti, Resta il fatto, come dicevi tu, che fu una vera santa. Grazie a Te, Gianni, e a Giampiero per l'articolo. 🙂

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