Leggi qui la prima parte dell’articolo.
Funzione e significato del termine Akh
Geronticus eremita |
“in ancient Egypt, the nothern bald ibis [il geronticus eremita] most probably nested on rocks and cliff to the east of the Nile, as suggested both by Egyptian religious texts that connect the akhu with the eastern horizon (akhet) and modern observation made in Bireçik and Marocco. It may, thus, be conjectured that every morning, part of the colony flew to the Nile in search for food, descending on fields, settlements, or even cemeteries. In the evening, the birds probably would have flocked together and returned to the horizon. […] In acient times, Egypt was probably a breeding area for these ibises that migrated there once a year, possibly at the same time as in Syria. Nothern bald ibises, thus, would have arrived in Egypt in March together with the rising temperatures, and stayed there until july before migrating southwards, along the Nile towards Ethiopia. This hypothesis is based both on modern comparisons and on the fact that the weather of egyptyan spring (the shemu season) corresponding to the low level of the Nile and the time of harvest would best suit to the needs of the birds. If this were indeed the case, then the northern bald ibis would have left just before the Nile inundation arrived and the beginning of a new year.”
Lo stesso aspetto del geronticus eremita per certi versi sinistro, e tuttavia affascinante per via del piumaggio iridescente, si presta particolarmente a rappresentare la manifestazione sovrumana, e allo stesso tempo inquietante, dello spirito di un morto. Si tratterebbe inoltre di un elemento che troverebbe notevoli punti di contatto con le diverse tradizioni vicino orientali, dove non è raro che gli spiriti dei morti vengano descritti con sembianze di uccelli spesso spaventose.
Partendo da simili dati, sul finire degli anni Settanta, si è dunque definita una tendenza unitaria tra gli studiosi nel considerare l’Ax non come una parte spirituale dell’essere umano o del dio – quale può essere ad esempio il concetto occidentale di anima – quanto, piuttosto, come un attributo, o uno status caratteristico di alcuni dei e di alcuni morti; in quest’ultimo caso specifico Otto adopera una definizione particolarmente pregnante, quella di Mächtigen Toten, un “morto potente” dotato di grandi e speciali poteri.
Mummia di Ibis |
Non a tutti i defunti era concesso di divenire uno spirito Ax. Per ottenere un simile status era necessario superare delle prove, o possedere speciali qualità; in modo particolare un ruolo fondamentale era svolto da quelle formule e dai quei riti che, non a caso, gli antichi egizi denominarono sAx.w, un causativo del termine Ax, che potrebbe dunque essere tradotto con “ciò che trasforma in Ax”.
Czerwik, partendo da tali dati, sostiene che, sebbene lo status di Ax dovette essere accessibile ai defunti privati già in fasi storiche molto antiche, comincerà a denotare un defunto dotato di speciali poteri solo con la fine della V dinastia. L’egittologa, infatti, mette in luce un certo clima di fermenti culturali, economici e politici che sembrano aver caratterizzato le ultime dinastie dell’Antico Regno; cambiamenti che devono aver innescato una peculiare riorganizzazione della tradizione religiosa, comportando da un lato la comparsa dei Testi delle Piramidi (attestati per la prima volta nella piramide di Unis, ultimo sovrano della V dinastia), dell’altro l’estensione alle cerchie nobiliari di alcune concezioni oltremondane che originariamente dovevano essere esclusive del sovrano. Czerwik. sostiene, quindi, che già in questa fase storica si sarebbero innescati i primi precocissimi passi verso la “democratizzazione dell’aldilà”.
Psicostasia |
Sebbene le osservazioni della Czerwik mettano eloquentemente in risalto un punto di svolta effettivo nell’evoluzione storica della religione egiziana, una simile trasformazione potrebbe essere differentemente interpretata.
- Nella sua accezione più generica il termine indica qualunque defunto in quanto membro della comunità dei morti, in opposizione a quella dei vivi;
- Con un’accezione più ristretta può indicare un morto di rango inferiore allo spirito Ax;
- In un’accezione ancora più specifica, indica, infine, un vero e proprio spirito maligno.
Statua del dio Anubis |
Interessante, a tal proposito, potrebbe essere un raffronto con una credenza diffusa in area mesopotamica inerente ai cosiddetti etemmu ahu, letteralmente “gli spiriti stranieri”. Si tratta di defunti che per varie ragioni non avevano ricevuto una sepoltura dignitosa, o perché morti in luoghi isolati lontano dai propri cari (come spesso doveva succedere ai soldati), o perché annegati, o periti in un incendio; altri casi particolari potevano essere quelli di coloro che erano stati condannati a morte, o dei defunti adeguatamente seppelliti ma presto dimenticati dai propri discendenti e che dunque non potevano più godere delle offerte da cui traevano sostentamento. Questi spiriti minacciavano spesso l’esistenza dei vivi, causando fenomeni di possessione e malattie, oppure manifestandosi in terrificanti apparizioni notturne (incubi?).