San Leo è un piccolo comune medioevale che si trova a una trentina di chilometri da Rimini, nella Val Marecchia. Vi si accede attraverso un ponte di pietra e una stradina scavata nella roccia, dal momento che si trova ubicato su uno sperone roccioso.
Il primo nome del luogo fu Mons Feretrius, dall’importante insediamento romano consacrato a Giove Feretrio che vi era presente nell’antichità. Da esso derivò Montefeltro, nome che portò come capoluogo dell’omonima contea di Montefeltro. Dal 962 al 964, sotto Berengario II, questa cittadina assunse anche il titolo di Capitale d’Italia.
La Rocca di San Leo |
Agli inizi del IV secolo d.C. i santi Leone e Marino ripararono in questi luoghi dalla Dalmazia in seguito alle persecuzioni dei cristiani prima ad opera dell’imperatore Diocleziano e successivamente Massimiano. Approdarono a Rimini dove lavorarono come tagliapietre nei cantieri per la costruzione del porto. Questa esperienza si rivelò molto utile a Leone in quanto edificò poi personalmente, nell’allora piccolo borgo di Montefeltro, il sacrario dedicato al culto orientale della Dormitio Virginis. Per questo motivo Leone è considerato, per tradizione, il primo Vescovo di Montefeltro anche se la Diocesi vera e propria fu istituita tra il VI e il VII secolo d.C., facendo così assurgere il castello di Montefeltro al titolo di civitas, e il primo vescovo documentato si ha solo nell’826 d.C.
La città ospitò Dante (“Vassi in San Leo…”) e S. Francesco d’Assisi, che qui ricevette in dono il Monte della Verna dal Conte Orlando di Chiusi nel Casentino (1213). Si conserva ancora la stanza ove avvenne il colloquio fra i due uomini.
La torre campanaria |
Il motivo per cui Montefeltro, oggi San Leo, è più conosciuta risiede certamente nella famosa Rocca di San Leo che si trova sulla punta più alta dello sperone roccioso. L’antica fortificazione, dove dal 961 al 963 fu assediato Berengario Re d’Italia da Ottone I di Germania, venne ampliata tra XIII e XIV secolo e successivamente ridisegnata da Francesco di Giorgio Martini nel 1479, per ordine di Federico III da Montefeltro. Con il passaggio sotto dominio diretto dello Stato Pontificio (1631) venne trasformata in una prigione. Dal 1791 fino al 1795, anno della sua morte, vi fu rinchiuso Giuseppe Balsamo, noto come conte di Cagliostro, e nel 1844 un altro personaggio illutre: Felice Orsini.
Oggi però voglio parlarvi dei pregevoli edifici romanici che costituiscono il nucleo originario della città medievale di San Leo: la Pieve e il Duomo.
Recenti studi hanno dimostrato come queste costruzioni, assieme alla torre campanaria, fossero elementi di uno stesso complesso vescovile e costituissero una sorta di cittadella fortificata, un esempio di cattedrale doppia. Nella navata di sinistra del Duomo infatti è visibile una porta murata che conduceva al Palazzo Vescovile.
LA PIEVE
San Leo – Pieve |
La Pieve è il più antico monumento del territorio del Montefeltro. Risale all’XI secolo ed è espressione dell’architettura protoromanica. È stata eretta, come il Duomo, su un massiccio roccioso con le absidi orientate, cioè volte verso oriente. Questo perché i fedeli in preghiera dovevano essere sempre “orientem solem”, ossia guardare verso il sole che nasce, simbolo del Cristo. Le particolari conformazioni del luogo non hanno consentito l’agibilità all’edificio dalla facciata anteriore che infatti risulta sprovvista del consueto grande portale d’ingresso alla chiesa. I due accessi alla Pieve sono solo quello a nord, che si apre davanti al Duomo, e quello a sud, che si affaccia sulla piazza principale del paese.
Facciata Pieve |
La Pieve è dedicata a Santa Maria Assunta e sorge sopra l’antico sacello di San Leone che la tradizione vuole sia stato costruito dal santo stesso che, come dicevamo sopra, era un abile tagliatore di pietre. Le modifiche delle norme liturgiche e pastorali apportate dal Concilio di Trento (1545-63) ebbero conseguenze anche architettoniche sugli edifici di culto per adeguare gli spazi a questi cambiamenti. La cripta di San Leo, che si trovava sotto un presbiterio piuttosto elevato, venne riempita di materiale di scarto per consentire la costruzione di un nuovo presbiterio che fosse al livello della navata. Vennero inoltre aperte cinque ampie finestre rettangolari e murate le monofore delle absidi; aggiunti nuovi altari e intonacato l’interno a calce bianca.
La chiesa come ci appare oggi però è frutto di un restauro degli anni ’30 che ha mirato ad un totale recupero e rimessa in luce delle strutture originali romaniche. Grazie a questo restauro possiamo nuovamente accedere alla cripta a crociera da due antiche rampe di scale che ci portano a quella che è la cappella della Madonna. L’ambiente è illuminato da tre piccole monofore e custodisce il fronte di un sarcofago, forse antecedente all’VIII secolo, raffigurante due pavoni che si abbeverano al cantaro.
Interno Pieve |
Il presbirerio è tornato ad essere nella sua originale posizione sopraelevata e vi si accede tramite una scala centrale. Notevole è l’elegante ciborio donato alla chiesa dal duca Orso e che riporta la datazione A.D. 882. Posto su un basamento di due gradini è sostenuto da quattro colonne cilindriche di marmo sormontate da capitelli bizantini fregiati di foglie, grappoli e altri motivi su cui si legge anche l’iscrizione latina del donatore.
La chiesa, di cui si possono nuovamente apprezzare i mattoni di pietra arenaria e calcarea con cui è stata edificata, è a pianta basilicale con tre navate coperta a capriate. La suddivisione in navate avviene con un’alternanza a coppie di pilastri e colonne dai capitelli corinzi, indice di come sia stato impiegato anche materiale proveniente da edifici più antichi preesistenti.
La Pieve vista dalla piazza |
L’ambiente è molto raccolto e mistico in quanto privo di decorazioni e illuminato esclusivamente dalle sue aperture iniziali: tre piccole monofore a doppio strombo poste nelle absidi e la bifora in fondo alla navata centrale.
In fondo alla navata di sinistra si trova un grande quadro dell’Assunta, alla quale è dedicata la chiesa, dipinto intorno al 1870 da un certo Tavilla, ergastolano nel carcere della fortezza.
DUOMO
Il Duomo di San Leo e la Torre Campanaria |
Il Duomo è una grande costruzione in pietra arenaria dorata con inserzioni decorative di mattoni in pietra calcarea, il tutto in stile romanico-lombardo. Essa è il risultato di molti interventi che vanno dal IX al XIII secolo anche se la tradizione vuole che la sua costruzione risalga al 1173, data incisa nel pilastro sud-ovest del transetto. Questa data infatti è da considerarsi quella della ristrutturazione del precedente edificio del VII secolo del quale erano stati reimpiegati i materiali lapidei. Nell’antico cimitero, che si trovava nel sagrato, si possono ancora scorgere alcuni resti di colonne in granito grigio e un rocchio di marmo bianco scannellato che facevano parte di un tempio pagano.
Il Duomo, nella sua attuale versione, nasce nel periodo storico più florido per San Leo sotto l’allora vescovo Valfrerus. Ai lati del portale di ingresso vi si trovano due semibusti, sebbene molto usurati, nei queli si possono distinguere i nomi di San Leo e Valfrerus (quest’ultimo purtroppo senza testa, ma nel quale si ravvisa ancora la veste liturgica).
La costruzione della Cattedrale si deve quindi al vescovo citato ma soprattutto a Montefeltrano I, che aveva ricevuto in dono dall’imperatore la Contea di San Leo e che si adoperò per accrescerla in importanza e magnificenza.
Interno Duomo San Leo |
Come per la Pieve, anche al Duomo vi si accede da un portale ricavato nei fianchi, dovuto alla sua disposizione verso Oriente. La pianta dell’edificio è a croce latina con triplice abside di derivazione bizantina. La suddivisione in navate è realizzata mediante pilastri cruciformi alternati a colonne classiche. Molto belli e interessanti sono i capitelli di queste colonne in quanto sono rivestiti da decorazioni scultoree a bassorilievo che rappresentano il “bestiario” simbolico medievale e paleocristiano.
Base colonna con animali simbolici |
Anche il Duomo ha sofferto delle modificazioni per adattarlo alle disposizioni della riforma liturgica del concilio di Trento, ma per fortuna i recenti restauri lo hanno riportato alla forma originaria, portando alla luce anche le basi dei pilastri scolpite pregevolmente e dalla caratteristica di essere a quote indipendenti per adattarsi alla conformazione della roccia. La ristrutturazione ha collocato più piani pavimentali in pietra a livelli inferiori di quello precedente per mettere in evidenza tali elementi nonché i blocchi di roccia affiorante. Plexiglass attorno alle basi di alcune colonne permettono di vedere alcuni animali del bestiario, sebbene molto usurati. Oltre a quelle del pavimento si possono notare numerose altre irregolarità geometriche e asimmetrie: finestrelle, bifore, monofore su una fiancata senza riscontro nella parete opposta. Questo contrasto di luci tuttavia crea dei giochi d’ombra che amplificano le masse conferendo alla chiesa un’atmosfera unica.
Particolare interno del Duomo |
Il presbiterio si trova in una posizione notevolmente sopraelevata rispetto al piano della nave e vi si accede tramite un grande scalone cinquecentesco addossato alla parete nord. A metà della salita si può individuare l’antica porta murata che portava al palazzo vescovile. Questa impostazione strutturale simboleggia il monte che consente di avvicinarsi al cielo e quindi a Dio. Tutte le teofanie bibliche infatti hanno luogo sul monte ed è quindi in posizione sopraelevata che l’altare, simbolo di incontro con la divinità, viene ad essere posto. Come nella vicina Pieve anche questo altare, di epoca longobarda, era sormontato da un ciborio che purtroppo però è andato perduto. I suoi resti sono conservati nel Museo d’arte sacra della cittadina.
Coperchio sarcofago di San Leo |
Gianni Dorata
…da notare che appena passò sotto lo Stato Pontificio, divenne prigione…apparecchiata x quel furbacchione di Cagliostro…
Oddio, gliela hanno preparata con più di 150 anni di anticipo. Si vede che volevano farsi trovare pronti 😉
Gianni Dorata
Cagliostro era di una scaltrezza unica…Il Gran Cofto lo chiamava Goethe…È un appellativo di carriera esoterica. Pensa se tu lo avessi conosciuto….
Non avresti pagato le tasse e diventavi la nuova Isabel…dopo quella di Castiglia. ..
Cagliostro mi affascina tantissimo infatti. Ti confesso che mi piacerebbe prenderlo in mano come personaggio per un libro, anche se davvero complesso. Forse nella prossima vita (visto tutto quello che già avrei in mente per questa) 😀
Gianni Dorata
E parliamone…Io l'ho inquadrato, Cagliostro…
Attenta a non cadere nelle lusinghe, Isabel….
Se già ti ho nominato Goethe, dovresti avere le antenne ben dritte…
Quando dici tu, facciamo uno scambio di vedute…se te la senti…non vorrei rovinarti l'apprezzamento per l'alone di mago seducente che lo riveste…
:-)
Non mi ci metto nemmeno, Gianni 😉 , la mia conoscenza su Cagliostro è decisamente superficiale e so comunque che è un personaggio con più ombre che luci. Niente fascinazione per l'alone di mago quindi, ma semplice curiosità storica per un personaggio che, nel bene e nel male, è riuscito a distinguersi. Come ti dicevo, forse un giorno avrò tempo anche per lui 🙂
Aglaia Maurer
San Leo é veramente bella; l' avevo visitata da ragazza con i miei genitori e me la ricordo tuttora.
Anche io l'avevo visitata da bambina ed era stato stupendo. È grazie all'amore dei miei genitori per la storia che mi sono appassionata anche io 🙂
Grazie:leggendo l'articolo ho avuto l'impressione di essere in visita guidata a San Leo.
Grazie, è una gita che mi è piaciuta moltissimo. Alcune delle foto dell'articolo (le peggiori, ovviamente 😀 😀 ) le ho scattate io.
Il luogo è stupendo e la storia ben raccontata.
Peccato che gli abitanti – a seguito referendum comunale- oltre dieci anni fa, per un pugno di €, scelsero di passare dalla provincia di PESARO URBINO -Regione Marche, alla provincia della Romagna, disperdono così oltre 700 anni di storia del Montefeltro.
Già, peccato. Pecunia non olet, dicono. Resta comunque un bellissino posto la cui reale storia passata nessuno potrà modificare.