La Spagna bizantina


 

Nascita della Spagna bizantina

La zona meridionale della penisola iberica e le isole Baleari divennero una provincia dello Stato bizantino – denominata comunemente «Spagna bizantina» – a partire dal 552 d.C. fino al 624 d.C. Giustiniano I voleva da sempre impadronirsi dei territori una volta facenti parte dell’Impero Romano d’Occidente (fra i quali si poteva annoverare la penisola iberica) per far rinascere l’antico Impero Romano.

Il generale bizantino Belisario, nel 534 d.C., aveva occupato militarmente e sottomesso il regno vandalo dell’Africa settentrionale, ripristinando la provincia romana della Mauretania (comprendente oggi il Marocco, la parte occidentale dell’Algeria e quella settentrionale della Mauritania). Pertanto i militari bizantini si trovarono a distanza ravvicinata con i Visigoti stanziatisi in Spagna i quali, capeggiati dal sovrano Teudi e approfittando della scomparsa del regno vandalo, si erano impadroniti del centro urbano di Ceuta (Septem) nel 533 d.C., verosimilmente per far sì che questa non cadesse in mano ai Bizantini e non venisse utilizzata dagli stessi per assalire la Spagna. Belisario se ne impossessò nel 534 d.C. e la fece diventare un importante caposaldo per la penetrazione ed occupazione della penisola iberica da parte delle forze armate bizantine.

 

Agila I, dipinto da Diòscoro Puebla
Nel 550 d.C., sotto il governo di Agila I, la Spagna venne sconvolta da due sommosse di particolare rilievo. Nella prima gli abitanti di Córdova si rivoltarono contro i Goti ariani, Agila venne battuto completamente, suo figlio ucciso e l’ingente quantità di denaro, oro, pietre e altri oggetti preziosi appartenenti al monarca visigoto furono requisiti. Agila fu costretto a rifugiarsi a Mérida. Nella seconda sommossa un aristocratico, Atanagildo, conquistò Siviglia (città sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali della «Baetica»), traendo vantaggio dalla condizione di debolezza in cui si trovava il re Agila I, e affermò di essere il nuovo sovrano visigoto. Gli storici non sono concordi nello stabilire chi fra i due rivali chiedesse aiuto a Giustiniano I, ma è certo che questi prontamente inviò in loco delle truppe capeggiate dal patrizio Liberio. Per Isidoro di Siviglia, episcopo del centro urbano, fu certamente Atanagildo che reclamò il soccorso dell’imperatore bizantino nell’autunno del 551 d.C. o nell’inverno del 552 d.C. dal momento che l’esercito bizantino raggiunse la Spagna nell’estate del 552 d.C. (sbarcando presso la foce del fiume Guadalete o a Malaga) e si unì ad Atanagildo per sconfiggere Agila. 
 

Il conflitto si protrasse per più di due anni ed è probabile che, a sostegno dei «Greci», truppe e mezzi militari arrivassero dall’Italia, nella quale da poco era stata riportata la pace in seguito alla lunga e cruenta «guerra gotica». Le truppe sbarcarono nel porto di Cartagena nonostante la strenua opposizione dei suoi cittadini, favorevoli ai Visigoti, agli inizi di marzo del 555 d.C. e proseguirono verso Baza (Basti) con il preciso compito di congiungersi con le forze armate bizantine presenti a poca distanza da Siviglia. Sul finire sempre di marzo del 555 d.C. i sostenitori di Agila, preso atto delle continue vittorie militari dei «Greci», decisero di ucciderlo annunciando poi in modo solenne e ufficiale che il nuovo monarca dei Goti era Atanagildo. Speravano, così facendo, che i Bizantini lasciassero la penisola iberica al più presto, ritenendoli un pericolo incombente per lo Stato visigoto. Atanagildo non riuscì a liberarsi dei «Greci», che anzi si impossessarono di numerosi centri abitati della costa nella «Baetica». Questo territorio venne governato dai Bizantini per circa settantacinque anni, per poi ritornare in mano ai Visigoti.

Ampiezza della Spagna bizantina

La «Spania» bizantina ebbe una estensione molto limitata nelle zone interne e non le fu riconosciuta una grande importanza dalle personalità influenti che ricoprivano cariche importanti nell’Impero Romano d’Oriente, soprattutto perché venne ritenuta un mezzo di sicura difesa contro una possibile irruzione dei Visigoti in Africa, considerati un incomodo proprio quando in oriente i Persiani rappresentavano un pericolo incombente molto più serio. Nella Spagna bizantina avevano una determinante rilevanza Malaga e Cartagena, porti in cui sbarcavano le truppe «greche». Purtroppo non si conosce quale fra i due centri urbani fosse la sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali della provincia, ma senza alcun dubbio lo fu uno dei due. I Visigoti danneggiavano periodicamente e gravemente le zone rurali della Spagna bizantina, ma non avevano le dovute competenze militari per stringere d’assedio i centri abitati, divenendo gli stessi pertanto luoghi sicuri dove svolgere l’attività amministrativa e rappresentare un ruolo difensivo contro possibili azioni belliche visigote.

 

La Spagna bizantina
 
 

Ma quali centri urbani vennero governati dai Bizantini? Medina-Sidonia (Asidona) venne mantenuta sino al 572 d.C., quando fu ripresa da Leovigildo (sovrano visigoto dal 569 d.C. al 586 d.C.), Gigonza (nell’antichità Sagontia) rimase bizantina sino a quando fu re Viterico (603 d.C.-610 d.C.) e dimostra come la parte meridionale della «Baetica» fosse in mano «greca» da Malaga fino al punto in cui il Guadalete si immette ancora oggi in mare. Nella provincia «Carthaginiensis», dove si incontra Cartagena – sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali – Baza quasi certamente si oppose alle forze visigote di Leovigildo nel 570 d.C., ma divenne visigotica entro e non oltre il 589 d.C.

Per alcuni autori di trattati storici fu l’importante capoluogo bizantino di Córdoba ad essere la prima sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali della Spagna bizantina. Di conseguenza si pensa che i «Greci» controllassero Écija (Astigi), Cabra (Egabra), Guadix (Acci) e Granada (Illiberris), sebbene non si possa trarre nessuna conferma da testi, documenti, monumenti e reperti di quel periodo storico. Per altri Córdoba probabilmente si amministrò autonomamente fino a che Leovigildo non la sottomise nel 572 d.C.

Oltre alle zone meridionali delle province un tempo romane della «Baetica» e della «Carthaginiensis», i Bizantini avevano a disposizione la città di Ceuta e le isole Baleari, detenute dopo il crollo del regno vandalo. Ceuta, quantunque fosse stata visigotica, entrò a far parte della provincia della «Mauretania Secunda», invece le Baleari con la «Baetica» e la «Carthaginiensis» costituirono la provincia di «Spania». Già nel 600 d.C. la stessa si era ridotta alla fascia costiera tra Malaga e Cartagena, mentre l’entroterra non superava la Sierra Nevada.

Governo e civiltà della Spagna bizantina

Il «magister militum Spaniae» era la carica più importante dei territori sopramenzionati. Si occupava dei casi civili e militari da esaminare e risolvere, dipendendo direttamente dall’imperatore. Ovviamentesi trattava di un nobile di alto rango, insignito del titolo di «patrizio». In un documento del 589 d.C. si nomina per la prima volta questo prestigioso ufficio, voluto verosimilmente da Giustiniano insieme allo stabilimento imperiale dove si coniavano le monete di metallo sino al crollo definitivo della provincia, avvenuto intorno al 625 d.C. Ma quanti furono i «magistri militum Spaniae»? Purtroppo non se ne conosce il numero esatto! Due ne ricorda Isidoro di Siviglia, però non indica i loro nomi. Il primo di cui si sa il nominativo è un certo «Comenciolus», che fece aggiustare le porte della cinta muraria di Cartagena ed incidere una scritta su materiale non deperibile con data 1 settembre 589 d.C., redatta in latino che ci mostra quale fosse la lingua adoperata dal governo provinciale. Intorno al 600 d.C. vi era l’alto funzionario «Comitiolus», che occupava la posizione più elevata nella società (gloriosus), ad eccezione di quella dell’imperatore. Il «magister» e «patrizio» «Caesarius» si accordò con il visigoto Sisebut per la cessazione del conflitto nel 614 d.C. ed ebbe un colloquio con l’imperatore Eraclio, impegnato a guerreggiare nella terra fra i fiumi Tigri ed Eufrate.

 

Riproduzione di triente visigoto in oro
 
 

Le linee di delimitazione fra la Spagna bizantina e lo Stato visigoto erano molto instabili. Era possibile spostarsi da una «nazione» all’altra, senza alcuna difficoltà, per motivi commerciali e/o personali. Giustiniano ed Atanagildo si accordarono con un patto scritto per stabilire con precisione la frontiera, ma non si conoscono le coordinate cronologiche (giorno, mese, anno) della stesura e definizione del trattato. Per alcuni storici la stesura avvenne il 551 d.C. o il 552 d.C. (rientrando fra i presupposti necessari per l’attività di sostegno bizantina ad Atanagildo), per altri il 555 d.C. o più in là, risultando la conclusione del conflitto tra Visigoti e «Greci». La convalida del documento avvenne certamente prima che cessasse di vivere Giustiniano (dipartita verificatasi nel 565 d.C.).

La «Spania» bizantina fu perlopiù cattolica e latina, come i suoi governatori «greci», sebbene la maggior parte provenisse dall’oriente. Nella provincia erano presenti sia la chiesa cattolica (sottoposta all’autorità del Papato) che la chiesa ariana dei Visigoti. Le due chiese erano distinte e indipendenti. Le dispute teologiche, inoltre, rendevano estranee ed ostili le due comunità cristiane. Il Papa Gregorio I si occupò di mettere ordine nelle diverse diocesi facenti parte dello Stato visigoto e della Spagna bizantina. Preservò i beni di due episcopi destituiti e trattò in modo autoritario il «magister militum» «Comitiolus», incolpandolo di intromettersi nelle questioni ecclesiastiche. Inoltre imputò a Liciniano di Cartagena di far diventare sacerdoti delle persone incolte ed illetterate, e obiettò a quanto affermato dal pontefice, ossia che non ordinandole la circoscrizione provinciale su cui esercitava la propria autorità il vescovo non avrebbe avuto più preti. Queste parole evidenziano l’infelice situazione dell’educazione nella «Spania» bizantina.

 

Chiesa di S.Juan de Barrios. Inizio sec. VIII

Le caratteristiche formali proprie delle opere artistiche ed architettoniche predominanti nella provincia non furono quelle peculiari di Bisanzio, ma quelle bizantine dell’Africa settentrionale. Nei pressi di Cartagena infatti sono stati ritrovati piatti, tazze, recipienti, contenitori vari che si usavano in cucina e per servire le vivande in tavola di stile africano, palesando i notevoli rapporti esistenti tra la Spagna bizantina e la «Mauretania Secunda». Solamente nelle isole Baleari si diffusero le caratteristiche formali proprie delle opere artistiche ed architettoniche predominanti in Grecia e Tracia. Invece nello Stato gotico gli stili erano totalmente differenti.

Nella città di Cartagena, negli ultimi anni, sono stati effettuati molteplici scavi archeologici che hanno portato alla luce un insieme di edifici aventi la funzione di accogliere i militari «greci». Il centro urbano però, come altri in quel periodo storico, aveva avuto un forte calo di abitanti nel corso della conduzione politica e amministrativa bizantina.

 

Decadenza della Spagna bizantina e successo visigoto

I sovrani visigoti Atanagildo e Leovigildo cercarono di recuperare i territori occupati dai Bizantini, ottenendo alcune vittorie. Intorno al 570 d.C. Leovigildo devastò le terre della città di Baza e conquistò Medina-Sidonia con l’aiuto e l’inganno di un tale Framidaneus, probabilmente un Goto. Successivamente fece delle scorrerie nei pressi di Malaga, sconfiggendo le numerose forze armate terrestri «greche». Nei territori in cui scorre il Guadalquivir, Leovigildo si impadronì di molteplici centri abitati e fortificazioni e, stando a Giovanni di Biclarum, il re visigoto ebbe la meglio in battaglia su un esercito di malviventi, denominati «Bagaudae», che abitavano un’area situata fra Bizantini e Visigoti. Nel 577 d.C. nei territori di Orospeda – amministrati dai «Greci» – vinse nuovamente i «Bagaudae». Dopo diverse operazioni militari contro i «Romani d’Oriente», Leovigildo ritenne opportuno rivolgere la sua attenzione ad altri nemici.

 

Raffigurazione di Atanagildo

Quando era a capo dello Stato visigoto il monarca Recaredo I, i Bizantini riconquistarono parte delle terre perdute. Recaredo ritenne ancora valido il trattato stipulato da Giustiniano ed Atanagildo, che stabiliva con precisione la frontiera tra i due Stati. Pertanto il sovrano visigoto inviò una missiva al pontefice Gregorio I, domandando una trascrizione puntuale del patto scritto. Il Papa obiettò che il patto sopra menzionato non era stato più trovato in seguito ad un incendio avvenuto mentre era ancora imperatore Giustiniano. Inoltre sottolineò che sarebbe stato meglio che non l’avesse recuperato dal momento che avrebbe assicurato verosimilmente più regioni ai «Greci» di quante ne possedessero in quella circostanza (agosto del 599 d.C.). Effettivamente Gregorio I diceva il vero, infatti i territori sottratti ai «Romani d’Oriente» da parte di Leovigildo erano maggiori in confronto a quelli rioccupati dai Bizantini mentre era a capo dello Stato visigoto Recaredo I. Oramai la «Spania» bizantina era in piena decadenza.

In seguito Witterico riprese le operazioni militari contro i «Greci», sottomettendo solamente Gisgonza, centro urbano di proporzioni ridotte. Nel 611 d.C. Gundemar attaccò la provincia bizantina, ma senza alcun risultato. Invece Sisebut, soprannominato «il flagello della Spania», nel 614 d.C. e nel 615 d.C. diresse due campagne militari tese ad occupare militarmente una volte per tutte le terre bizantine e mantenerle sotto il proprio controllo. prima del 619 d.C. si impadronì di Malaga e di buona parte della regione mediterranea, saccheggiando un buon numero di centri abitati. Interessante risulta quanto racconta lo scrittore franco di cronache storiche Fredegario: «….et plures civitates ab imperio Romano Sisebodus litore maris abstulit et usque fundamentum destruxit» (…..re Sisbodus conquistò molteplici città costiere dell’impero romano, facendole scomparire e riducendole in macerie).

 

Teatro romano di Cartagena

Sisebut depredò e ridusse in rovina pure Cartagena, che tornava così ad essere visigotica. Siccome i Visigoti non sapevano riedificare le opere in muratura delle località fortificate di cui si erano impossessati, furono costretti a limitare le strutture murarie difensive delle fortezze con lo scopo di evitare che le forze armate bizantine le potessero usare contro loro stessi. Dal momento che Cartagena venne annientata e Malaga salvata dalla distruzione, si è ritenuto che precedentemente i «Greci» venissero considerati un grande pericolo, invece successivamente rimanendo in mano dei «Romani d’Oriente» solamente Malaga, non venissero più considerati una minaccia al predominio visigoto sulla penisola iberica.

Nel 621 d.C. i Bizantini erano in possesso solamente di alcuni centri urbani, ma Suinthila li conquistò e prima della fine del 624 d.C. la «Spania» bizantina non esisteva più ad eccezione delle Isole Baleari che nel VII secolo si trovavano in una fase di arresto nello sviluppo economico e culturale, appartenendo all’Impero bizantino solo di nome (così come la Sardegna e la Corsica), fino alla loro definitiva perdita nell’ottavo secolo ad opera dei Saraceni.

Nel periodo in cui erano a capo dello Stato visigoto i sovrani Egica e Wittiza, una imbarcazione da guerra di grandi dimensioni dei «Romani d’Oriente» saccheggiò le regioni meridionali della Spagna che si affacciavano sul mare e venne allontanata da un comandante militare visigoto del posto di nome Theudimer. Gli storici non concordano sulle coordinate cronologiche (giorno, mese, anno) dell’avvenimento. Per alcuni la nave faceva parte della flotta inviata dall’imperatore bizantino Leonzio per soccorrere Cartagine, attaccata dagli Arabi nel 697 d.C., per altri il fatto si colloca nel 702 d.C. o più in là, essendo a capo dello Stato visigoto Wittiza. Comunque tutti i bizantinisti sono convinti che l’imbarcazione da guerra «greca» fosse impegnata in operazioni militari contro gli Arabi o i Berberi e non contro i Visigoti per ripristinare la «Spania» bizantina. Il docente universitario Thompson ha affermato: «Non si sa nulla del contesto di questo strano evento».

 
 

BIBLIOGRAFIA
R. COLLINS, Visigothic Spain, Blackwell Publishing, Oxford 2004;
G. OSTROGORSKY, Storia dell’ impero bizantino, Einaudi, Torino 2005;
E. A. THOMPSON, The Goths in Spain, Clarendon Press, Oxford 1969;
W. TREADGOLD, Storia di Bisanzio, Il Mulino, Bologna 2005.

 


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