Intervista alla pubblicitaria Manuela Fisichella


 

Per la rubrica interviste abbiamo oggi con noi Manuela Fisichella, maestra d’arte con diploma in decorazione pittorica all’Istituto d’Arte di Catania. La sua formazione nasce sul campo: nel 1996 inizia un percorso formativo come producer e successivamente come art director junior all’interno di una della agenzie pubblicitarie più affermate del catanese. Dal 2006 è co-fondatrice e direttrice creativa di comunicare.it, uno studio associato di comunicazione pubblicitaria per le imprese.

D1. Quando e perché è nato il suo interesse per l’Antico Egitto?

La mia passione per l’antico Egitto nasce tra i banchi di scuola, più precisamente alle scuole medie, durante una lezione di storia. Da qual momento l’antico Egitto è divenuto una mia grande passione. Avrei voluto farne la mia professione, ma la vita non sempre va come vogliamo. La passione è ancora viva come il primo giorno, così come la voglia di conoscenza.


 

D2. Perché ancora oggi l’Antico Egitto suscita un notevole interesse anche fra i non addetti a i lavori?

Immagino sia per quell’alone di mistero che suscita nell’immaginario collettivo, dalla scoperta di Carter in poi l’Egitto è divenuto popolare e i tesori delle scoperte ne hanno alimentato la notorietà. I grandi e maestosi monumenti come le piramidi, i templi di Abu Simbel e il complesso templare di Karnak esprimono la potenza di un popolo che è stato in grado di superare i millenni. La sua magnificenza non può di certo passare inosservata, anche per i non addetti ai lavori.

D3. Ritiene meritata la fama del faraone Amenophi IV (Akhenaton), morto quasi 3500 anni fa?

Solo da un certo punto di vista, a mio parere. Lo scontro con il clero tebano, la rivoluzione religiosa verso il monoteismo, forse unico esempio nella storia dell’antico Egitto, fanno di Akhenaton un faraone degno di studio e di approfondimento. Ma dal punto di vista della politica interna è stato un faraone assente e poco incisivo. Il suo disinteresse per le questioni di Stato e anche per la politica estera, con la conseguente perdita di controllo su alcuni territori dell’Asia Minore, e l’aver ignorato le richieste di aiuto da parte di alleati, fanno emergere un lato oscuro e poco edificante di Akhenaton, a mio avviso. Si è molto scritto su questo periodo, ci sono teorie fantasiose e poco realistiche. Auspico, da parte degli addetti ai lavori, uno studio più pragmatico del periodo amarniano.

D4. L’egittologo Arthur Weigall definì Akhenaton un romantico, dotato di tutte le virtù ed isolato in un mondo troppo duro. Cosa ne pensa?

Non definirei Akhenaton un romantico, idealista e ambizioso forse, ma non romantico. Il tentativo, durante il suo regno, di sottrarre potere ai sacerdoti di Amon ha poco di romantico, ci vedo più desiderio di potere. La profonda rottura con il vecchio credo, la cancellazione di tutte le rappresentazioni delle divinità, la chiusura del complesso templare di Karnak appaiono come la volontà di dar vita ad una nuova era, in modo incisivo e determinato e molto poco romantico.

D5. É radicata convinzione tra gli egittofili che la compilazione del Salmo biblico 104 sia stata fortemente influenzata dal testo, appartenente ad Akhenaton, dell’Inno ad Aton. È andata veramente in questo modo?

Ritengo la Bibbia una raccolta di scritti sacri e non, attinti da diverse culture, religioni ed epoche storiche. Diviene quindi plausibile, a mio parere, l’influenza dell’Inno di Aton al Salmo biblico 104.

D6. Nefertiti, la sposa di Akhenaton, è diventata il simbolo della bellezza della donna egizia. Ma è opportuno ricordarla solo per il suo aspetto gradevole?

Ovviamente no. Nefertiti, al di la delle leggende e delle interpretazioni, ritengo abbia avuto un ruolo attivo sia in campo politico che religioso. Pertanto ricordarla solo per la sua bellezza è farle una grande ingiustizia.

D7. Gli antichi Egizi furono politeisti, con la eccezione del periodo amarniano. Vuole presentare brevemente le principali divinità dell’Antico Egitto?

Il pantheon egizio è molto complesso e si sviluppò principalmente in quattro grandi centri di culto: Eliopoli, Ermopoli, Menfi e Tebe. Ogni centro teologico aveva le sue principali divinità.

A Eliopoli abbiamo Atum il creatore, venerato anche sotto il nome di Ra, generato da Num (l’oceano primordiale). Atum diede vita a Shu (dio dell’aria) e Tefnut (l’umidità), che a loro volta generarono Geb (la terra) e Nut (il cielo). Shu e Tefnut generarono quattro figli: Osiride, Iside, Set e Nefti, dai quali ebbe origine l’umanità.

A Menfi la creazione del mondo è attribuita a Ptha, il quale avrebbe generato otto propagazioni di se. Ptha non generò solamente gli dei ma anche i luoghi, le città e i distretti dell’antico Egitto, insegnando egli stesso agli uomini l’agricoltura e l’artigianato.

La teologia ermopolitana e quella tebana si somigliano. A Ermopoli, secondo le credenze locali, una collina primordiale emerse dalle acque dando origine a otto dei, quattro maschili con la testa di rana e quattro femminili con la testa di serpente. A Tebe la leggenda subisce delle modifiche, gli dei primordiali generarono un uovo, dal quale ebbe origine Amon, il dio-sole.

Nella concezione antropomorfa delle divinità gli Egizi tendevano a creare associazioni in triadi familiari. Le principali possono essere considerate Amon, Mut e Khonsu a Tebe, Ptha, Sekhmet e Nefertum a Menfi.

A questi dei principali si affiancarono numerosissimi dei minori con altrettanti culti locali. Un panorama complesso ma molto affascinante.

D8. Gli antichi Egizi quanta importanza davano allo studio e alla cultura?

Direi moltissima. Gli scribi erano una classe intellettuale onnipresente che attraversava trasversalmente la società egizia e si possono considerare il tramite tra il mondo culturale, lo Stato e il popolo analfabeta. Essi si occupavano dell’amministrazione della vita civile e delle trascrizioni dei testi sacri. Erano essenziali per la funzionalità dello Stato stesso. Tutto veniva annotato, scritto, contato… La formazione degli scribi era di conseguenza considerata fondamentale e con numerose scuole di formazione, dette case della vita. In un primo momento la professione era ad esclusivo appannaggio dei figli dei nobili, ma nel Nuovo Regno il mestiere dello scriba divenne accessibile a tutti. La cultura, intesa invece come conoscenza, viveva e si nutriva tra le mura dei templi. I templi e i sacerdoti erano i custodi della scienza, delle arti, dell’astronomia, della matematica, della medicina… Una cultura però tenuta segreta, inaccessibile al popolo, era d’élite per intenderci. Il sapere nell’antico Egitto era sostanzialmente di natura religiosa, una conoscenza che dava molto potere alla classe sacerdotale, tanto da costituire un antagonista al potere del Faraone. La cultura era anche il mezzo attraverso il quale era possibile un’ascesa sociale.


D9. Fa parte della redazione dell’interessantissima rivista digitale «MediterraneoAntico», molto apprezzata dagli egittofili e dagli addetti ai lavori. Quali sono le sue finalità?

MediterraneoAntico Magazine nasce da un idea di Paolo Bondielli, maturata nelle sua lunga esperienza sul sito web egittologia.net, portale di egittologia molto noto ed apprezzato, di cui è uno dei soci fondatori. Quando Paolo mi propose di far parte del progetto non ebbi un attimo di esitazione, accettai con grande entusiasmo. La linea editoriale del web-magazine MediterraneoAntico ha una sguardo molto ampio sul bacino del Mediterraneo. Infatti non parla solo di egittologia ma anche di archeologia nella sua accezione più ampia. Tra gli autori, oltre ai già noti e affermati professionisti, vi sono anche molti giovani archeologi. MediterraneoAntico ha una missione molto chiara e semplice: la divulgazione.

D10. In questo momento a cosa sta lavorando e quali sono i suoi programmi per il futuro?

Ci sono diversi progetti in fase di sviluppo oltre a MediterraneoAntico, uno in particolare riguarda il viaggiare in modo inusuale. É un progetto che porterà me ed altre persone in giro per l’Europa e gli Stati Uniti, ben spiegato nel sito web iteru.it. Iteru.it propone un modo diverso di viaggiare, con l’idea di visitare tutti quei luoghi in cui vi sia traccia del mondo egizio. I nostri viaggi toccheranno, come dicevo, sia l’Europa che gli Stati Uniti, insomma ovunque siano conservati reperti e collezioni. Andremo ovunque vi sia traccia di Kemet e naturalmente torneremo in Egitto non appena le condizioni lo permetteranno, forse già da quest’anno. 

 

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