Le eclissi di sole sono sempre state accolte con paura e male augurio dal momento che la maggior parte dei popoli antichi vedevano nel re degli astri la rappresentazione del potere degli dei, se non addirittura la rappresentazione celeste di uno di essi. Il sole era considerato fonte di calore e di vita (e su questo punto in particolare gli antichi non erano distanti dal vero) cosicché la sua improvvisa scomparsa induceva il terrore più assoluto tra la gente, interpretando il fatto come un segno di sventura, l’avvento del caos o il trionfo di qualche essere o divinità malvagia, a seconda della cultura. I cinesi vedevano nell’eclissi l’azione di un drago malvagio che mangiava il sole e per recuperarlo era necessario produrre più rumore possibile, oltre alle preghiere e i sacrifici, per spaventare il mostro e salvare così la stella. È notevole che, nonostante la cultura astronomica posseduta da queste persone, l’idea del cielo fosse ancora legata a concezioni religiose o mistiche. Si trattava in realtà più di astrologia, in quanto le stelle erano osservate per trarne segni e indicazioni riguardo al futuro, così come presagi divini.
E in alcune occasioni quello che stava accadendo in cielo cambiò effettivamente il corso della storia, come accadde il 28 maggio dell’anno 585 AC , in un luogo dell’attuale Turchia, nel riferimento storico più spettacolare che precede l’era cristiana che ci abbia raggiunto: il giorno divenne notte nel bel mezzo di una battaglia scatenatasi tra Lidi e Medi, due delle maggiori potenze del momento, e portò alla stipulazione di un trattato di pace permanente guidato dalla paura di quanto accaduto, visto come un segno divino che annunciava catastrofi e sventure se la guerra non si fosse fermata. Ora sappiamo che si trattò di una eclissi solare totale, il cui cono d’ombra totale si produsse appunto sulla penisola anatolica.
Facciamo un po’ di storia. I Medi erano originari della pianura iraniana, con capitale a Ecbatana. Dopo aver trascorso secoli sotto la dominazione dell’Assiria (insieme con l’Egitto, la potenza assoluta dell’epoca) la situazione cambiò. Alleatisi con i Babilonesi, che desideravano anch’essi liberarsi dal giogo assiro, nonché altri popoli disposti a pareggiare i conti con i loro oppressori, finirono per annientare quella che fino ad un paio di anni prima era stata la potenza egemonica, in un sorprendente e improvviso cambiamento geostrategico culminato nel 612 AC, quando gli eserciti Medi e Babilonesi risalirono il Tigri fino alla famosa capitale assira Ninive e la distrussero.
Le compiante mura di Ninive |
Sebbene il trattato tra le due potenze diede la maggior parte del territorio assiro a Babilonia, Media si assicurò il possesso di Harran, che serviva come punta di diamante per le ambizioni dei Medi: occupare l’Anatolia (attuale Turchia) e spostarsi verso ovest, cioè in direzione della Grecia. Nel 590 AC iniziava l’invasione guidata dal re Ciassare, incontrando presto un rivale inaspettato che diventava l’ultimo ostacolo tra loro e l’Occidente: la Lidia.
Anche se relativamente piccolo, questo un regno ricco e potente con capitale Sardi, si trovava in conflitto continuo con le città greche dell’Asia Minore, e aveva stretto la maggior parte di esse sotto il suo controllo, con l’eccezione di Mileto. Essendo in conflitto anche con i Cimmeri, durante la campagna del re Alayattes la citta cimmera di Gordio veniva conquistata e i confini dei Lidi spostati fino al fiume Halys, dove nel frattempo erano giunti anche i Medi nella loro progressione verso occidente. La guerra tra le due potenze era ormai un dato di fatto.
Fiume Halys |
Seguirono cinque anni di scontri feroci che favorirono ora l’uno ora l’altro dei contendenti a seconda del momento, fino a quando nel 585 AC la storia cambiò nel modo più inaspettato, come confermato da Erodoto di Alicarnasso (485-420 AC) in varie citazioni: “Ebbe luogo una guerra fra i Lidi e i Medi durata cinque anni, in cui molte volte i Medi sconfissero i Lidi e molte volte i Lidi sconfissero i Medi. Ci fu anche una battaglia condotta di notte: essi, che proseguivano la guerra in condizioni di parità, iniziando il sesto anno di combattimenti, si vennero a trovare che il giorno mutò improvvisamente in notte e arrestarono la battaglia. Talete di Mileto aveva predetto agli Ioni che ciò sarebbe accaduto, prevedendo come termine l’anno in cui la variazione è avvenuta davvero. I Lidi e i Medi, quando videro farsi notte anziché giorno, conclusero la battaglia e soprattutto si affrettarono a fare la pace tra di loro”.
Altri parlano del re medo Ciassare come “Colui che lottò contro i Lidi quando il giorno divenne notte mentre combattevano, cui si era unita tutta la parte asiatica al di là del fiume Halys.”
Entra a questo punto un terzo elemento: astronomo, matematico, ingegnere e statista, Talete di Mileto fu uno dei grandi pensatori greci. Platone racconta l’aneddoto in cui Talete era talmente assorto nell’osservare le stelle che finì per cadere in un pozzo. Probabilmente questa non è più di una leggenda per descrivere quanto lo studioso fosse focalizzato nell’approfondire i campi del sapere, tanto da dimenticare la vita mondana. Al servizio del regno di Lidia, ha dato molto da pensare se in verità sia arrivato a prevedere in forma scientifica l’eclissi.
Plinio, lo storico romano del I secolo DC, cita nei suoi scritti questo evento: “La scoperta originale (della causa delle eclissi) fu realizzata in Grecia da Talete di Mileto, che nel quarto anno della 48a Olimpiade (anno 585-4 AC ) predisse l’eclissi solare verificatasi durante il regno di Aliatte, nell’anno 170 dopo la fondazione di Roma (anno 584-3 AC)”.
Sapeva Talete che stava per verificarsi una eclissi?
Talete da Mileto |
Gli astronomi babilonesi tenevano registrazioni astronomiche che andavano indietro di centinaia di anni, per cui studiarle a fondo avrebbe permesso di indovinare una certa “regolarità” in questi fenomeni cosmici e, pertanto, predirli. Forse ricevette la predizione dai Babilonesi stessi o potrebbe aver tratto la medesima conclusione sulla base delle registrazioni di questi cicli regolari e che permettono di sapere quando accadono. Sicuramente indovinò correttamente l’anno in cui il fenomeno si sarebbe ripetuto, anche se non poteva conoscere l’ora esatta o il luogo (la sua conoscenza non arrivava a tanto), e questo, ancora una volta, è riprova dello splendore della fiamma della saggezza che illuminò la Grecia classica.
Ma niente di questo fu una scintilla di luce in un mare di oscurità: per i Medi e i Lidi, a partire dai soldati fino ai loro comandanti e governanti, il “giorno che è diventato notte” fu un segno divino. La superstizione ereditata dai secoli addietro, l’idea catastrofica di questi fenomeni come pure l’interpretazione mistica e religiosa data, ebbero il loro effetto su entrambi i popoli. Rapidamente si terminò la guerra e venne firmato un trattato di pace tra le due potenze. Paradossalmente, se si fosse imposta la visione di Talete che l’eclissi non era altro che un fenomeno astronomico prevedibile e non un segno degli dei, la guerra sarebbe continuata, lasciando una scia di morte e distruzione che forse avrebbe inghiottito la stessa Grecia, culla della conoscenza.
Quel giorno, in un luogo della attuale Turchia, l’oscurità del cielo e della mente fermarono una guerra.
Articolo tratto da diariodecuyo.com.ar
Traduzione di Isabel Giustiniani