Ay : il faraone successore di Tutankhamon


Ay (…-…) (pure Kheperkheperura) fu un monarca egizio della XVIII dinastia. Funzionario di considerevole rilievo[1] durante il governo del faraone eretico, nel corso del quale svolse le mansioni di Portatore del flabello[2] alla destra di sua maestà, Capo di tutti i cavalli del re, Primo degli scribi di sua maestà e Padre del dio[3].
 
Kheperkheprura, Itnute-Ay
Non si sa se fosse di stirpe regale. Sono state proposte diverse ipotesi sulla sua genealogia. La prima ritiene che Ay e la sua sposa, Tiy, fossero il padre[4] e la madre di due Grandi Spose Reali, Nefertiti, consorte di Akhenaton e Mutnodjemet, che si unì in matrimonio con Horemheb. Una seconda sostiene che Ay fosse il fratello o il fratellastro di Tiy, Grande Sposa Reale di Amenofi III, evento che farebbe di Ay lo zio del faraone eretico. Le due versioni non sono incompatibili, anzi tutte e due renderebbero evidente l’elevata posizione sociale di Ay durante la conduzione politica e amministrativa dell’Egitto da parte di Akhenaton. Con la dipartita di quest’ultimo ed i governi di breve durata dei suoi successori (Nefertiti?, Smenkhkara e Tutankhamon) Ay fu un membro[5] del Consiglio di Reggenza, che diresse ed amministrò l’Egitto quando Tutankhamon era in età minorile. Al decesso di questi, Ay divenne faraone[6], sebbene l’opinione che abbia preso Ankhesenamon[7] (vedova di Tutankhamon[8] e terza figlia del faraone eretico)[9] come moglie[10] per rafforzare la sua posizione non possa essere riconosciuta attendibile al 100%.
Cerimonia di apertura della bocca
ad opera di Ay. Tomba di Tutankhamon
In ogni modo nelle composizioni scultoree presenti nel sepolcro di Tutankhamon, Ay viene rappresentato[11] mentre pone in essere la Cerimonia di apertura della bocca[12], rito celebrato solamente dal successore al trono. Si crede che, per approntare solamente in due mesi il monumento funebre di Tutankhamon e pertanto giustificare il suo diritto a diventare sovrano, abbia depredato i sepolcri di Akhenaton e Nefertiti. Questa ipotesi è suffragata dal rinvenimento, nella costruzione in cui venne deposta la salma di Tutankhamon, di una serie di elementi facenti parte del corredo funebre di una sovrana e dal fatto che gli oggetti ammassati in quel sepolcro non potessero essere stati sistemati dal medesimo faraone bambino in un breve periodo di tempo.
 
Horemheb
Ay, divenuto monarca alla veneranda età di 69 anni, fu a capo dell’Egitto solamente per quattro anni[13]. Continuò l’opera di ripristino delle condizioni politiche antecedenti al regno del faraone eretico avviata da Tutankhamon[14]. Il suo monumento funebre situato a Tell el-Amarna, che non fu mai utilizzato, racchiude una delle varianti più complete dell’Inno all’Aton[15]. Ay fu inumato nel sepolcro KV23[16], posto nella Valle delle Scimmie (denominata pure Valle dell’Ovest), costruzione funebre che si pensa fosse stata predisposta inizialmente per il faraone bambino.
Horemheb attuò la damnatio memoriae[17] verso Ay[18] e i suoi predecessori (Akhenaton, Smenkhkara e Tutankhamon)[19], dal momento che gli stessi furono reputati colpevoli di aver favorito l’eresia amarniana.
 
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Egitto: Storia e Mistero, De Agostini, Novara 1999;
A. BRAMINI, Akhenaton, Falzea, Reggio Calabria 2006;
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B. BRIER, L’omicidio di Tutankhamon, Mondolibri, Milano: 1999;
N. GRIMAL, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari 2007;
E. HORNUNG, Akhenaton: la religione della luce nell’antico Egitto, Salerno, Roma 1998;
C. JACQ, L’Egitto dei grandi faraoni, Mondadori, Milano 1999;
C. JACQ, Vita quotidiana dell’antico Egitto, Arnoldo Mondadori, Milano 1999;
E. MOSCHETTI, Akhenaton: storia di un’eresia, Ananke, Torino 2009;
H. SCHLOGL, L’Antico Egitto, Il Mulino, Bologna 2005;
I. VELIKOVSKY, Edipo e Akhenaton, Profondo Rosso, Roma 2014;
T. WILKINSON, L’Antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, Torino 2012;
H. WILSON, I segreti dei geroglifici, Newton & Compton, Roma 1998.
[1] Hornung, E. Akhenaton: la religione della luce nell’antico Egitto. Roma: Salerno, 1998, p. 59.
[2] I flabelli cerimoniali altro non erano che oggetti usati per farsi aria, oltre che emblemi del potere e della autorevolezza del faraone.
[3] Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. Milano: Arnoldo Mondadori, 1999, p. 178.
[4] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 64.
[5] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 86.
[6] È stato ritenuto probabile, per lungo tempo, che Ay con il sostegno di Horemheb abbia fatto ammazzare il faraone bambino. Ma poco tempo fa il cadavere imbalsamato di Tutankhamon fu sottoposto a tomografia assiale computerizzata, dalla quale risultò evidente una lesione non superficiale al ginocchio sinistro, che, per un processo suppurativo, causò probabilmente la dipartita del faraone bambino. La lesione potrebbe essere stata prodotta da un qualsiasi strumento predisposto per ferire o uccidere oppure da un capitombolo, verosimilmente da un carro a due ruote in movimento, considerando l’interesse di Tutankhamon per i cavalli di razza ed i carri da corsa.
[7] Con tutta probabilità la terza figlia del faraone eretico inviò una missiva a Suppiluliuma, monarca degli Hittiti, riferendogli la sua condizione di donna a cui era morto il coniuge e richiedendogli di mandarle un figlio, che sarebbe divenuto suo marito e sovrano d’Egitto. Infatti la stessa esprimeva il proprio disappunto per non aver avuto figli e di non voler contrarre matrimonio con un suo sottoposto. Suppiluliuma, diffidente, mandò persone che rappresentavano ufficialmente il regno hittita in Egitto per sincerarsi che quanto detto da Ankhesenamon corrispondesse al vero. Persuasosi, finalmente, lasciò partire il proprio figlio Zannanza, che però venne ammazzato, prima di entrare in Egitto, con una certa probabilità dalle forze armate egizie su ordine del nuovo monarca.
[8] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 122.
[9] Bramini, A. Akhenaton: il faraone maledetto. Reggio Calabria: Falzea, 2006, p. 125.
[10] Vi era un indizio dato dall’elemento cavo, in argilla modellata e cotta nella fornace, dell’anello in cui si incassa la gemma che mostrava i nomi di Ay ed Ankhesenamon contigui. L’oggetto venne preso in esame in una bottega di antiquariato, ma successivamente non fu più ritrovato.
[11] Wilson, H. I segreti dei geroglifici. Roma: Newton & Compton, 1998, p. 19.
[12] Velikovsky, I. Edipo e Akhenaton. Roma: Profondo Rosso, 2014, p. 119.
[13] Moschetti, E. Akhenaton: storia di un’eresia. Torino: Ananke, 2009, p. 91.
[14] Brier, B. L’omicidio di Tutankhamon. Milano: Mondolibri, 1999, pp. 127-132.
[15] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 233.
[16] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 315.
[17] Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. op. cit., pp. 188-189.
[18] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. op. cit., p. 234.
[19] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 312.

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