Le battaglie di Carchemish e Hamat (605 a.C.)


Nello scontro armato di Carchemish[1] (605 a.C., in latino Europus, in greco antico Εὔρωπος, antico centro urbano al confine tra la Turchia e la Siria) si fronteggiarono i reparti militari egizi ed assiri, uniti da un patto di alleanza, e quelli babilonesi, persiani, dei Medi e degli Sciti.
Sfinge a due teste – Carchemish
I documenti storici non dicono con precisione quanti soldati furono impiegati dalle due fazioni contrapposte nella battaglia sopramenzionata, né quali tattiche militari vennero utilizzate. Si sa con certezza che una parte delle truppe egiziane andarono perdute nello scontro armato di Megiddo (609 a.C.)[2] contro Giosia, mentre quelle assire patirono a causa delle sconfitte subite a Ninive e ad Harran.
Nabucodonosor in un disegno del 1836
I Babilonesi a Carchemish non impiegarono tutti i loro corpi militari, infatti il monarca Nabopolassar mandò solamente suo figlio, Nabucodonosor[3], seppur con un contingente abbastanza numeroso. Pertanto il principe poté fare affidamento, più che su una superiorità numerica babilonese, su altre componenti determinanti come l’umore alto del suo esercito (dovuto alle molteplici vittorie conseguite sugli avversari in diversi campi di battaglia), l’elevata padronanza delle tecniche militari assire e il fatto che nelle forze armate egizie fosse presente un nutrito gruppo mercenario, molto preparato ma non in grado di resistere a lungo.
Faraone Necao II
Le Cronache Babilonesi, fino a questo momento custodite al British Museum, raccontano che Nabucodonosor a Carchemish sorprese l’avversario aggredendolo da occidente con rapidità, dopo aver guadato l’Eufrate. La battaglia[4] si caratterizzò per un notevole spargimento di sangue da entrambi gli schieramenti. Furono i combattenti del faraone Necao II[5] a non sopportare la pressione dei soldati nemici e ad abbandonare in fretta il luogo della battaglia[6], ma la maggior parte di essi non riuscì a sottrarsi alla strage perpetrata dai Babilonesi. Questi, grazie alla schiacciante vittoria, occuparono così la Siria sottraendola al dominio egiziano.
Bassorielievo battaglia Carchemish
Successivamente, sempre nel 605 a.C., le milizie egizie scampate alla morte a Carchemish furono scofitte da Nabucodonosor a breve distanza dalla città di Hamat (Siria centrale) e sulle sponde del fiume Oronte. In questa occasione però la guarnigione egizia non riuscì a sfuggire l’eccidio[7] e nessun militare poté tornare nel Paese delle Due Terre.
L’Egitto terminava di essere una potenza nel Vicino Oriente antico.
BIBLIOGRAFIA
E. BRESCIANI, L’Antico Egitto, De Agostini, Novara 2000;
N. GRIMAL, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari 2007;
C. JACQ, Vita quotidiana dell’antico Egitto, Arnoldo Mondadori, Milano 1999;
LA BIBBIA. VIA VERITÁ E VITA, nuova versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009.
H. SCHLOGL, L’Antico Egitto, Il Mulino, Bologna 2005;
T. WILKINSON, L’Antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, Torino 2012;
[1] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 124.
[2] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 213.
[3] Bresciani, E. L’Antico Egitto. op. cit., p. 235.
[4] Lo scontro armato di Carchemish è narrato pure nella Sacra Bibbia, in particolare nel libro di Geremia (46, 3-12) e nel II libro delle Cronache (35, 20-24).
[5] Per sua volontà uomini fenici, che lavoravano abitualmente sulle navi, portarono a termine la circumnavigazione dell’Africa e a lui è pure ascritto il proposito di collegare il fiume Nilo al Mar Rosso. Cf. a tal proposito Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. Milano: Arnoldo Mondadori, 1999, pp. 246-247.
[6] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 440.
[7] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 460.

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