Lo scontro armato di Ponte Milvio[1] si svolse il 28 ottobre del 312 d.C. fra Costantino I e Massenzio[2]. L’affermazione di Costantino portò alla nascita di una nuova epoca per il vasto impero romano.
PRESUPPOSTI
Costantino I |
Lo scontro armato sopramenzionato pose termine al governo di Massenzio (278 d.C. – Roma, 28 ottobre 312 d.C.), non riconosciuto da Costantino poiché risultava da ostacolo alla conduzione politica e amministrativa tetrarchica dello Stato romano. Massenzio si autoproclamò imperatore romano il 28 ottobre del 306 d.C., amministrando l’Italia e l’Africa tra il 306 ed il 312 d.C. ed ottenendo pure il riconoscimento del Senato romano. Raggiunta l’Italia nel la primavera del 312 d.C., Costantino batté l’esercito di Massenzio dapprima nello scontro armato di Torino e poi in quello di Verona, utilizzando la via Flaminia[3] per muovere verso Roma e piantando le tende nel piccolo centro abitato di Malborghetto a breve distanza da Prima Porta, sulla sponda destra del Tevere nei pressi di Ponte Milvio, che era alle spalle delle forze armate di Massenzio. Sulla possibile località di sistemazione delle tende e degli alloggiamenti provvisori venne costruito, in seguito, un arco quadrifronte[4] dalle dimensioni grandiose, l’Arco di Malborghetto, a testimonianza di quanto avvenuto. Per lo storico bizantino Zosimo, Costantino, diffidando di Massenzio ed avendo messo insieme un grosso contingente composto da barbari sconfitti in battaglia ed imprigionati, Germani, popoli celtici e Britanni, oltrepassò le Alpi e giunse in Italia, potendo contare su 90.000 soldati e 8.000 uomini a cavallo[5], mentre Massenzio aveva a disposizione 170.000 soldati e 18.000 uomini a cavallo (80.000 fra Romani, Italici e Tirreni, 40.000 Africani ed in aggiunta i Siculi[6]). Invece stando ai Panegyrici latini[7] Costantino era forte di 40.000 soldati[8], cifra ritenuta più verosimile da Le Bohec[9], per contro Massenzio disponeva di 100.000 soldati[10].
SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO
Massenzio |
Massenzio aveva sistemato, per errore, le sue truppe avendo alle spalle il Tevere e Costantino, in primis, attaccò e distrusse le ali dei reparti militari di Massenzio. Successivamente aggredì i fanti avversari, rendendosi conto che non erano protetti sui fianchi. Gli stessi preferirono abbandonare il luogo dello scontro armato, invece la guardia del corpo di Maxentius volle opporsi fino alla fine. Vi fu un violento e prolungato combattimento, avvenuto nelle vicinanze del minuscolo centro urbano di Saxa Rubra[11], conclusosi con il pesante insuccesso militare dell’esercito di Massenzio. Il medesimo, con parte delle sue forze armate, cercò di traversare il Tevere per mettersi in salvo, ma affogò nelle sue acque tumultuose[12] a causa del cedimento di una struttura che consentiva l’attraversamento del corso d’acqua, che i suoi ingegneri militari avevano edificato a poca distanza da Ponte Milvio. La salma di Massenzio venne recuperata e il suo capo venne portato in sfilata solenne dai contingenti militari di Costantino per celebrarne la vittoria.
RIPERCUSSIONI
La battaglia di Ponte Milvio |
Costantino venne accolto in modo trionfale a Roma e dichiarato formalmente l’unico imperatore d’Occidente esistente. Dedicò la sua affermazione al Dio dei cristiani, di cui vietò le oppressioni sistematiche e proseguendo così quanto avviato, a partire dal 306 d.C., in Gallia e Britannia. Grazie alla sua opera protettrice il Cristianesimo poté espandersi senza che i suoi fedeli fossero sottoposti ripetutamente ad azioni dannose ed aggressive mentre i suoi ministri ufficiali del culto ottenevano diversi vantaggi. Con l’editto del 313 d.C.[13] Costantino[14] stabilì la cessazione definitiva delle sopraffazioni violente condotte ai danni dei cristiani, che ebbero inizio con Nerone.
APPARIZIONE A COSTANTINO
Apparizione a Costantino |
Costantino affermò di aver avuto, in uno spazio di tempo compreso fra il tardo pomeriggio e la mezzanotte del 27 ottobre, una apparizione miracolosa, i cui particolari si differenziano, tuttavia, a seconda dei testi dai quali si attingono le informazioni. Lattanzio[15] (Africa, 250 d.C. approssimativamente – Gallia, successivamente al 317 d.C.) sostiene che nell’apparizione si comandava a Costantino di mettere un simbolo grafico, che faceva riferimento a Cristo, sugli scudi dei propri fanti[16]. Il retore cristiano parla di questo simbolo grafico come di uno staurogramma.
In hoc signo vinces |
Invece Eusebio[17] (Cesarea in Palestina, 265 d.C. – Cesarea in Palestina, verosimilmente 340 d.C.) riferisce due versioni dell’evento. La prima, riportata nella Storia ecclesiastica, dichiara in modo esplicito che il Dio dei cristiani favorì Costantino, ma non cita alcuna apparizione. Nella Vita di Costantino Eusebio offre, al contrario, una narrazione particolareggiata dell’apparizione, asserendo di averla ottenuta dal medesimo sovrano. Stando a questa versione Costantino era in cammino con le sue truppe quando, guardando verso il sole, osservò una croce luminosa e sotto di essa era scritto in greco antico «Εν Τουτω Νικα» (con questo vinci), tradotto in latino con la frase «In hoc signo vinces» (con questo segno vincerai). In un primo tempo rimase dubbioso su quale fosse il significato dell’apparizione, ma, durante la notte, Costantino sognò[18] il Cristo che lo invitava ad utilizzare il segno della croce contro i suoi avversari[19]. Eusebio prosegue affermando che il vessillo, adoperato da Costantino nel conflitto che lo vide opporsi a Licinio (Moesia, 265 d.C. approssimativamente – Tessalonica 325 d.C.), aveva la raffigurazione del monogramma di Cristo (ΧΡ).
BIBLIOGRAFIA
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[1] Pani, M.; Todisco, E. Storia romana. Roma: Carocci, 2008, p. 341.
[2] Zosimo, Storia nuova. II, 16, 1-4.
[3] Frediani, A. I grandi generali di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2003, p. 530.
[4] Frediani, A. Le grandi battaglie di Roma antica. Roma: Newton & Compton, 2002, p. 295.
[5] Zosimo, Storia nuova. II, 15, 1.
[6] Zosimo, Storia nuova. II, 15, 2.
[7] Raccolta ordinata di 12 panegirici, redatti da scrittori anonimi a partire dal 289 fino al 389 d.C.
[8] Panegyrici latini. IX, 3, 3.
[9] Le Bohec, Y. Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell’impero. Roma: Carocci, 2008, p. 46.
[10] Panegyrici latini. IX, 5, 1-2.
[11] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 484.
[12] Sampoli, F. Costantino il grande e la sua dinastia. Roma: Newton & Compton, 1955, p. 99.
[13] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 105.
[14] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 294.
[15] Scrittore e retore cristiano.
[16] Lattanzio, De mortibus persecutorum. 44.5.
[17] Vescovo, padre della Chiesa e biografo di Costantino I.
[18] Montanelli, I. Storia di Roma. Milano: RCS Libri, 1997, p. 382.
[19] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, p. 688.
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