La battaglia di Kadesh (1275 a.C.)

 
Nello scontro armato di Kadesh[1] (Kinza per gli Ittiti[2], avvenuto a maggio inoltrato del 1275 a.C., sulle sponde del fiume Oronte, nell’odierna Siria) si fronteggiarono i reparti militari egizi, capeggiati dal faraone Ramses II (XIX dinastia)[3] e quelli ittiti di Muwatalli II[4]. Questo combattimento può essere considerato l’atto conclusivo di molteplici conflitti militari fra le due nazioni e fu verosimilmente quello nel quale vennero adoperati dai 5.000 ai 6.000 cocchi a due ruote. Rappresentò anche la prima battaglia della storia antica di cui si possiede una copiosa documentazione, che permise in seguito di descriverla minuziosamente, comprendendo il modo di condurre le manovre belliche e gli strumenti predisposti per ferire o uccidere. Oltre a ciò, ad una vicenda del genere fece seguito il primo patto internazionale[5] del quale si conosce a sufficienza quanto stabilito e accettato dalle parti.
Statua di Ramses II
Non si sa con sicurezza chi riportò davvero la vittoria sia perché sono stati scoperti testi ittiti che celebravano il loro successo sia papiri egizi che al contrario raccontavano come gli Ittiti fossero stati sconfitti. Ad ogni modo gli egittologi ritengono che i vincitori furono gli Egizi, tenendo sempre in considerazione che il centro abitato di Kadesh e le aree limitrofe restarono sotto la signoria ittita. Il documento egiziano in cui si esalta particolarmente la vittoria pirrica di Ramses II (1303 a.C. – 1212 a.C.)[6], denominato Poema di Qadeš[7], più che fornire una narrazione minuziosa e veritiera del combattimento, si presenta come uno scritto nel quale si mettono fortemente in risalto le imprese militari valorose del faraone. L’opera sopramenzionata ebbe un notevole clamore ed interesse nel Paese delle Due Terre, tant’è vero che fu incisa con gli scalpelli su molteplici e celebri edifici di quel periodo storico, dedicati al culto delle divinità.

PRESUPPOSTI

Muwatalli II
Durante il regno del sovrano egizio Akhenaton diversi centri urbani siriani, controllati dall’Egitto, vennero conquistati dagli Ittiti. Con la XIX dinastia il Paese delle Due Terre si oppose a tutto ciò ed il faraone Seti I (pressappoco 1324 a.C. – 1279 a.C.) fu in grado di ottenere alcune affermazioni militari[8] e Ramses II, suo figlio, volle continuare quanto cominciato dal padre. Nel corso del quarto anno della sua conduzione politica e amministrativa dello Stato egiziano (intorno al 1275 a.C.)[9], iniziò l’occupazione di quelle regioni[10], mai assoggettate totalmente dal suo prestigioso avo Thutmose III. Le numerose battaglie portarono, dopo poco tempo, allo scoppio di un autentico conflitto che nei desideri di tutti e due i rivali sarebbe stato risolutivo. Il fortilizio di Kadesh rappresentava l’emblema del dominio ittita nel Vicino Oriente e nonostante fosse ritenuto imprendibile fu la meta conclusiva dell’operazione militare egizia[11]. Fra le motivazioni del conflitto vi furono anche ragioni economiche. La Siria era, ma lo è ancora oggi, un posto ubertoso, fornito di sostanze grezze fondamentali, come il rame, necessario per ricavare il bronzo con il quale ottenere gli strumenti predisposti per ferire o uccidere. In più quest’area poteva considerarsi un luogo di transito di notevole importanza, permettendo il collegamento della Mesopotamia e della valle dell’Indo con il mar Mediterraneo (zone geografiche, a quell’epoca, grandemente sviluppate).
Papiro raffigurante la battaglia di Kadesh
Ramses II poteva disporre di quattro brigate (ognuna composta da 5.000 militi ripartiti fra 4.000 soldati e 1.000 cocchieri, che conducevano i 500 cocchi dislocati presso ogni brigata) e 3.100 uomini che combattevano per mestiere e dietro pagamento (1.600 nomadi del deserto occidentale, 880 fanti nubiani armati d’arco, 100 Libici e 520 Shardana)[12]. Vi era pure una quinta, della quale si possiedono poche informazioni, probabilmente formata dai principi di Palestina, Libano e territori situati a breve distanza, uniti da un patto di alleanza o sottoposti al Paese delle Due Terre. Purtroppo non si conosce la composizione numerica di questa brigata. Stando ai componimenti egiziani Muwatalli II fu in grado di dare origine ad una alleanza politico-diplomatica di particolare rilievo[13], mai osservata fino a quel momento. Si immagina che potesse contare su 3.700 cocchi e all’incirca 40.000 soldati, che arrivavano da 17 regioni e Stati monarchici in qualità di alleati.

SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO

Battaglia di Kadesh
Il Poema dello scriba Pentaur e i Bollettini[14] (antologia delle memorie del combattimento) narrano che l’avanguardia delle truppe egizie oltrepassò la selva di Labouy incontrando due nomadi del deserto i quali dichiararono che il monarca ittita, impaurito da Ramses II, si trovava a notevole distanza[15], nei pressi di Aleppo, vicino al confine settentrionale della nazione ittita. Alla testa di un’unica brigata, il sovrano egiziano, dando credito ai due beduini, ordinò di accamparsi sulla sponda occidentale del fiume Oronte, nelle immediate vicinanze del centro abitato di Kadesh, senza aspettare il supporto delle altre tre brigate che erano in posizione arretrata. Prolungandosi nel tempo l’interrogatorio ai due nomadi del deserto, questi furono costretti a rivelare che le forze armate ittite si trovavano ben più vicine di quanto affermato in precedenza: subito dopo la località fortificata di Kadesh, sulla sponda orientale dell’Oronte. Ramses II inviò quindi immediatamente dei messi con l’ordine alle brigate attardate di raggiungerlo al più presto. In modo inaspettato gli Ittiti, guadando il corso d’acqua sopramenzionato, aggredirono una delle brigate che provava a congiungersi con il monarca egizio. Avendola annientata, si avviarono poi verso l’accampamento egiziano mentre le restanti due brigate del faraone erano ancora distanti. L’unica brigata che accompagnava Ramses II fu quindi obbligata a scontrarsi con i 2.500 cocchi e la grande quantità di armati dei reparti militari ittiti. Malgrado la straordinaria opposizione egizia, l’esercito ittita fu in grado di introdursi nell’accampamento avversario. Il faraone, a quel punto, dispose che fosse approntato il suo cocchio da guerra e si precipitò dove la battaglia risultava più cruenta, uccidendo parecchi Ittiti. Successivamente giunsero le due brigate che non avevano preso parte allo scontro armato le quali, insieme ai militi egizi scampati alla morte nel corso del combattimento, lottarono contro gli avversari, dando prova ripetutamente di valore e forza d’animo straordinari riuscendo a conseguire uno strepitoso successo militare.
Ramses II che combatte contro gli Ittiti
Il giorno seguente Muwatalli II, non in perfette condizioni di salute, chiese una sospensione delle ostilità concordata tra le due parti belligeranti[16], invocando la clemenza del faraone egiziano, che gliela concesse. Il monarca egizio fece ritorno nel Paese delle Due Terre, non cercando di impadronirsi di Kadesh, e in seguito fece incidere con gli scalpelli sulle strutture murarie di alcuni edifici dedicati al culto delle divinità (come per esempio quello di Abu Simbel)[17] i rilievi scultorei che aggettano sul piano di fondo, i quali ancora nell’epoca presente magnificano la sua incredibile affermazione militare.

RIPERCUSSIONI

Trattato di pace di Kadesh
Muwatalli II cessò di vivere non molto tempo dopo questo scontro armato, e ascese al trono ittita suo fratello Hattusili III[18] (1314 a.C. pressappoco – 1237 a.C. Regnò dal 1265 al 1237 a.C.)[19], che non desiderò continuare la guerra con il Paese delle Due Terre. Gli Ittiti dovevano far fronte ad un pericolo sempre più incombente: quello degli Assiri[20]. Nel corso della guerra egizio – ittita le truppe assire avanzarono in territorio ittita sino a Karkemish, apparendo un pericolo sicuramente più grave di quello egiziano. Hattusili III volle una situazione di non belligeranza perpetua e pervenire ad una intesa politico-militare con il Paese delle Due Terre. I due sovrani si inviarono missive[21] e doni e allo stesso modo si comportarono le loro spose Puduhepa e Nefertari[22]. Fu stipulato un trattato, che venne consolidato in un primo momento dalle nozze di Ramses II con una delle figlie di Hattusili III ed in seguito con un’altra figlia del monarca ittita. Stando a buona parte degli egittologi è pure probabile che Hattusili III sia andato nel Paese delle Due Terre per conoscere personalmente il faraone egizio, unito oramai a lui da un patto di alleanza.
 
BIBLIOGRAFIA
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[1] Centro urbano di epoca remota dell’Asia sudoccidentale, situato sulle sponde del fiume Oronte, con una certa probabilità identificabile con i ruderi presenti a Tell Nebi Mend, più o meno 24 km a sud-ovest di Homs, nell’attuale Siria occidentale.
[2] Popolazione indoeuropea che visse nell’area centrale dell’Asia Minore nel II millennio a.C.
[3] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 281.
[4] Monarca che fu a capo dello stato ittita dal 1295 al 1272 a.C., subentrando al genitore Mursili II. Denotò una particolare abilità negli affari di governo. Risoluto, si attenne alquanto a principi di integrità morale, di giustizia e di rettitudine. Fu l’unico re ittita capace di costituire un esercito formato da un numero incredibile di soldati, che si contrappose agli Egiziani a Kadesh.
[5] Il Patto o Trattato di Kadesh ufficializzò la sospensione delle ostilità fra il Paese delle Due Terre ed il regno ittita. Si può ritenere il primo documento storico, di cui si è a conoscenza, concernente un accordo che sancì una situazione di non belligeranza perpetua. Venne riprodotto fedelmente in diverse copie redatte in accadico, idioma ufficiale della diplomazia di quel periodo, su lamine metalliche sottilissime in argento di grande valore. Alcune copie furono scoperte ad Hattusa, città ittita sede degli organismi legislativi e amministrativi centrali della nazione, mentre altri esemplari vennero ritrovati in Egitto. Ulteriori copie, redatte su materiali di scarsa qualità, contenenti il medesimo scritto, si possono ammirare, come per esempio il complesso delle lastre lignee di argilla, presso il Museo archeologico di Istambul, conforme alla variante ittita del patto.
[6] Clauss, M. Ramesse il Grande. Roma: Salerno, 2011, p. 26.
[7] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 280.
[8] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 35.
[9] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 96.
[10] Aa.Vv. Egittomania. vol. I. Novara: De Agostini, 1999, p. 2.
[11] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 324.
[12] Secondo buona parte degli archeologi e degli egittologi, fra cui si ricorda Giacomo Cavillier, non è possibile stabilire, allo stato attuale delle ricerche, da dove provenissero gli Shardana.
[13] Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. Milano: Arnoldo Mondadori, 1999, p. 204.
[14] Aa.Vv. Gli Egizi e le prime civiltà. Novara: De Agostini, 1998, p. 78.
[15] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 251.
[16] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 332.
[17] CantÙ, G. I misteri delle piramidi: magia e segreti dell’Antico Egitto. Milano: Giovanni De Vecchi, 1998, p. 220.
[18] Fu di cagionevole salute sin dalla nascita. Per tale motivo il genitore, Mursili II, lo consacrò alla divinità femminile Ishtar di Samuha, della quale divenne successivamente ministro ufficiale del culto e alla quale restò fedele sino al suo decesso.
[19] Bryce, T. R. The Kingdom of the Hittites. Oxford: Oxford University Press, 1998, p. 59.
[20] Al termine del III millennio a.C. l’Assiria (territorio corrispondente all’estrema area settentrionale dell’attuale Iraq) venne occupata da un popolo semitico di Amorrei, ovvero gli Assiri che, come il medesimo territorio, derivarono il nome dalla località di un passato lontano chiamata Assur.
[21] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 283.
[22] Lovelli, G. Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta. Tricase: Libellula, 2016, p. 41.

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