La battaglia di Megiddo (1457 a.C.)

Nello scontro armato di Megiddo (probabilmente avvenuto il 16 aprile del 1457 a.C., mentre secondo pochi egittologi il combattimento ebbe luogo nel 1482 o nel 1479 a.C.), si fronteggiarono i reparti militari egizi, capeggiati dal faraone Thutmose III (XVIII dinastia)[1] e quelli di 330 principi cananei uniti da un patto di alleanza, guidati dal monarca di Kadesh[2]. Gli Egiziani riportarono la vittoria e le truppe cananee trovarono rifugio nel centro abitato di Megiddo (in greco antico Μεγιδδώ/Μαγεδδών, in latino Mageddo), il quale fu pertanto circondato militarmente. Ripristinando la signoria egiziana in Palestina, Thutmose III dette inizio all’epoca di massimo ampliamento territoriale[3] del Paese delle Due Terre.

PRESUPPOSTI


statua di Hatshepsut

Thutmose III fu obbligato a spartire per circa vent’anni[4] il potere con la sovrana Hatshepsut[5] (sposa di Thutmose II)[6]. La stessa, in età avanzata, permise a Thutmose III di dirigere i soldati stanziati nella zona del confine orientale del Delta. Il faraone, insieme alle sue forze armate, ebbe la capacità di spingersi nei territori controllati dalla città di Kadesh, per venire a battaglia con il re di Kadesh[7], i monarchi dell’etnia dei Mitanni (in questo modo vennero soprannominati gli Urriti[8], che si impadronirono dell’Anatolia e della Siria settentrionale) e diversi della Palestina e della Siria, uniti da un patto di alleanza per sconfiggere il nemico comune. La sua prima spedizione militare, consistente nel giungere a Megiddo, a breve distanza da Nazareth, fu sicuramente la più famosa.

Thutmose III a Karnak

I testi o documenti più rilevanti, dai quali ricavare un buon numero di informazioni sulle celebri spedizioni siriane di Thutmose III, sono presenti soprattutto a Karnak[9]. Il più particolareggiato è conosciuto come gli Annali[10] di Thutmose III[11], altri, invece, sono visibili sui muri[12] del corridoio intorno al posto in cui si custodivano gli arredi sacri dell’edificio dedicato al culto di Amon ed ulteriori, infine, si trovano su due tavole di pietra infisse in posizione verticale e recanti iscrizioni e decorazioni, la prima scoperta a Gabel Barkal[13] (anticamente Napata) in una costruzione dedicata al culto di una divinità, la seconda a Ermontis, non lontano da Tebe.

Intorno al 1484 a.C. il centro urbano fortificato di Kadesh, collocato fra il Libano e la Siria quasi a 160 km da Damasco, fu l’epicentro di una coalizione antiegiziana di 330 principati siriani che, durante la conduzione politica e amministrativa del Paese delle Due Terre da parte di Thutmose I (XVIII dinastia), erano passati sotto il dominio egizio e che nelle circostanze attuali non tolleravano più il loro assoggettamento. Gli stessi avevano, da qualche tempo, costituito un esercito di notevoli dimensioni. Sebbene l’ubicazione geografica di Kadesh fosse certamente vantaggiosa, il suo re ritenne opportuno radunare i reparti militari confederati nel centro abitato di Megiddo. Thutmose III, grazie allo scontro armato preso in esame in questo articolo, si distinse in confronto alla correggente. Si prefiggeva di ripristinare l’egemonia egiziana in Libano, Palestina e Siria.

Megiddo

Le truppe egizie percorsero il deserto (200 km) da una parte all’altra, impiegando dieci giorni per raggiungere Gaza e successivamente si misero in cammino per giungere al rilievo montuoso al di là del quale sorgeva Megiddo. Arrivato ad Aruna, Thutmose III fu obbligato a scegliere il tragitto da compiere con i suoi militi e radunò pertanto il consiglio di guerra. Tre scelte erano possibili: le due strade laterali erano estese nel senso della larghezza e facilmente percorribili. La prima portava a Taanach e la seconda a Djefti, ma tutte e due avrebbero reso notevolmente più lungo lo spostamento a piedi. Infine vi era l’opportunità di una via mediana, così stretta che il cocchio aureo a due ruote di Thutmose III sarebbe transitato con una certa difficoltà ed inoltre nell’ipotesi di un agguato improvviso le forze armate sarebbero andate incontro ad una disfatta. La sola cosa favorevole era che, prendendo la strada in cui la carreggiata si restringe, si sarebbe ridotto considerevolmente la lunghezza del percorso. Il faraone preferì quest’ultima soluzione, sebbene i suoi comandanti non fossero d’accordo, persuaso che una offensiva da quella strettoia avrebbe sorpreso l’avversario. Gli ufficiali del contingente egiziano tentarono ulteriormente di convincere Thutmose III a non fare quello che stava progettando. Quindi il sovrano egizio stabilì che non avrebbe imposto ai suoi soldati di accompagnarlo, dal momento che chi lo avesse desiderato avrebbe potuto optare per gli altri due tragitti. I militi, sicuri e all’unanimità, scelsero di andare dietro al loro monarca, e trascorsi tre giorni, evitando ogni fatica e recuperando le energie fisiche e psichiche, si misero nuovamente in cammino. Gli stessi, incolonnati per uno[14], attraversarono la valle strettissima, a pareti ripide, in dodici ore. La scelta del faraone si dimostrò vincente: gli avversari, in realtà, si attendevano una azione offensiva dalle due vie laterali. Thutmose III, intravedendoli da notevole distanza, comprese che ogni cosa si era svolta secondo i suoi propositi ed arrestò la sua marcia in prossimità del corso d’acqua denominato Kina fino a quando non arrivarono tutti i suoi soldati, obbligati a camminare incolonnati per uno e pertanto con estrema lentezza. Una volta che le sue forze armate si radunarono in modo completo nella estesa zona pianeggiante, Thutmose III dette cibi e bevande e concesse un meritato riposo ai suoi uomini. L’offensiva avrebbe subito un rinvio di alcuni giorni.

SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO

Battaglia di Megiddo

Nella giornata della festa della Luna nuova[15], i reparti militari furono pronti a dar battaglia. Sebbene dovessero combattere un esercito confederato enorme e ben equipaggiato, gli Egizi ebbero la meglio sui nemici, che trovarono rifugio a Megiddo lasciando definitivamente i propri alloggiamenti in tende, i quali vennero depredati[16]. Ebbe inizio il blocco militare[17] al centro urbano. Gli Egizi scavarono un fosso lungo il perimetro della struttura muraria difensiva, cingendolo con uno steccato. L’accerchiamento si protrasse per tutta l’estate e l’inverno fino a dicembre, mese in cui Megiddo capitolò. Quasi cento principi persero la libertà, venendo incarcerati, e così pure diverse loro concubine. Solamente il re di Kadesh, che aveva capeggiato la sollevazione, fu in grado di rifugiarsi in un luogo più sicuro, ma oramai le truppe confederate non erano più coese. I minuscoli stati, uniti da un patto di alleanza, separatamente non rappresentavano più una minaccia per le milizie egiziane e per il Paese delle Due Terre.

RIPERCUSSIONI

Statua Thutmose III

Il sovrano egizio si impadronì di un ingente bottino, ma non si accanì contro gli avversari imprigionati e le loro forze armate, dimostrandosi clemente. Soltanto li rimproverò e dopo che essi giurarono che non lo avrebbero tradito in futuro, permise che ritornassero nei loro centri abitati. Il monarca egiziano, in verità, non era intenzionato a distruggere ed annientare i centri urbani degli avversari, ma ad avere sotto il proprio controllo i territori sottomessi e ad ampliare le frontiere dell’Egitto. A tale scopo i principi sconfitti furono portati a Tebe affinché studiassero nell’istituzione educativa[18] presso la dimora del faraone e quest’ultimo potesse sorvegliare gli ostaggi, i quali, non appena concluse le attività didattiche ed avendo pure apprese e tenute in gran conto le usanze e le tradizioni tebane, fossero di conseguenza pronti per essere scortati nei loro paesi natali. Thutmose III dispose che nelle regioni occupate militarmente avessero dimora fissa diplomatici e reparti militari egizi, ai quali era affidato il compito di tenere sotto stretta vigilanza i principi del posto, riscuotere le tasse ed impedire guerre fratricide tra i signorotti locali.

Rovine di Megiddo

Questo fu il primo scontro armato ad essere tramandato con particolari reputati veritieri. È menzionato il bottino di guerra dal momento che era una dimostrazione di rango e di rinomanza, specialmente nella circostanza dei cavalli (2041) di cui gli Egiziani si erano impossessati, molto graditi poiché erano fino ad allora poco diffusi nel Paese delle Due Terre. Il completo svolgimento del combattimento viene raccontato in un papiro recuperato pressoché integro sotto l’arena egiziana, redatto con una certa probabilità dallo scrivano personale di Thutmose III. Dal vocabolo Meghiddo[19] ha avuto origine il termine Armageddon[20] (in latino Armagedōn, in greco antico Ἁρμαγεδών).

 
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Gli Egizi e le prime civiltà, De Agostini, Novara 1998;
AA.VV., Egitto: Storia e Mistero, De Agostini, Novara 1999;
AA.VV., Atlante Storico, Rizzoli Larousse, Milano 2004;
E. BRESCIANI, L’Antico Egitto, De Agostini, Novara 2000;
B. BRIER, L’omicidio di Tutankhamon, Mondolibri, Milano 1999;
G. CANTÚ, I misteri delle piramidi: magia e segreti dell’Antico Egitto, Giovanni De Vecchi, Milano 1998;
F. CIMMINO, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bompiani, Milano 2003;
C. DESROCHES NOBLECOURT, La regina misteriosa, Mondolibri, Milano 2003;
N. GRIMAL, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari 2007;
C. JACQ, L’Egitto dei grandi faraoni, Arnoldo Mondadori, Milano 1999;
C. JACQ, Vita quotidiana dell’antico Egitto, Arnoldo Mondadori, Milano 1999;
G. LOVELLI, Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta, Libellula, Tricase 2016;
H. SCHLOGL, L’Antico Egitto, Il Mulino, Bologna 2005;
T. WILKINSON, L’Antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, Torino 2012.
H. WILSON, I segreti dei geroglifici, Newton & Compton, Roma 1998;
[1] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 335.
[2] Centro urbano di epoca remota dell’Asia sudoccidentale, situato sulle sponde del fiume Oronte, con una certa probabilità identificabile con i ruderi presenti a Tell Nebi Mend, più o meno a 24 km a sud-ovest di Homs, nell’attuale Siria occidentale.
[3] CantÙ, G. I misteri delle piramidi: magia e segreti dell’Antico Egitto. Milano: Giovanni De Vecchi, 1998, p. 216.
[4] Brier, B. L’omicidio di Tutankhamon. Milano: Mondolibri, 1999, p. 54.
[5] Lovelli, G. Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta. Tricase: Libellula, 2016, p. 41.
[6] Desroches Noblecourt, C. La regina misteriosa. Milano: Mondolibri, 2003, p. 35.
[7] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 271.
[8] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 35.
[9] Minuscola località posta sulle rive del Nilo, pressappoco a 2,5 km a settentrione di Luxor. Il luogo è quello della Tebe dell’antico Egitto.
[10] Wilson, H. I segreti dei geroglifici. Roma: Newton & Compton, 1998, p. 187.
[11] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 165.
[12] Aa.Vv. Gli Egizi e le prime civiltà. Novara: De Agostini, 1998, p. 189.
[13] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 248.
[14] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 69.
[15] Jacq, C. Vita quotidiana dell’antico Egitto. Milano: Arnoldo Mondadori, 1999, p. 138.
[16] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 238.
[17] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. op. cit., p. 272.
[18] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 207.
[19] Wilkinson, T. L’antico Egitto. op. cit., p. 237.
[20] Con questa parola si denota la località in cui, stando al Nuovo Testamento (Apocalisse 16,16), avverrà lo scontro armato conclusivo fra i re della Terra (spronati da Satana) e Dio, quindi fra il Bene ed il Male.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *