Shardana – Popoli del Mare |
Piccole lastre egee in lineare B[3] di Pýlos[4], della fase finale dell’età del bronzo, palesano la diffusione, in quell’epoca storica, di formazioni irregolari di mercenari e spostamenti di genti da un luogo a un altro (diversi studiosi si sono domandati quali fossero le motivazioni). Nonostante ciò l’identità certa di questi popoli del mare rimane per gli archeologi fino ad oggi un mistero. Diversi elementi fanno supporre, al contrario, che per gli Egiziani l’identità e gli scopi di questi popoli non fossero ignoti. Difatti un buon numero di loro appartenenti aveva tentato di essere reclutato dagli Egizi, o aveva comunque mantenuto rapporti ufficiali con il regno di Kemet, almeno fino dalla media età del bronzo. Ad esempio diversi popoli del mare, come gli Shardana[5], vennero usati come fanti dal monarca egiziano Ramses II (1303 a.C.–1212 a.C., XIX dinastia)[6], che li pagava lautamente.
TESTIMONIANZE DI UN PASSATO LONTANO
Obelisco di Biblo |
Grande iscrizione di Karnak |
Stele di Merenptah |
Iscrizioni a Medinet Habu |
Diffusione dei Popoli del Mare |
IPOTESI SULLA PROVENIENZA DEI POPOLI DEL MARE
Gli Shardana vengono nominati per la prima volta nei documenti egiziani e più precisamente nelle lettere di Amarna (1350 a.C. pressappoco) mentre fu a capo del Paese delle Due Terre Akhenaton. Appaiono in seguito quando diressero ed amministrarono lo Stato egizio Ramses II, Merenptah e Ramses III con i quali si scontrarono in parecchi combattimenti sul mare. 520 Shardana appartennero alla guardia reale di Ramses II nel corso dello scontro armato di Qadesh (Kadesh) e, ancora come soldati al servizio di chi li pagava, si insediarono nel Medio ed Alto Egitto sino al termine dell’epoca ramesside, come attestato da molteplici testi amministrativi risalenti al periodo in cui governarono Ramses V (pressappoco 1175 a.C.–Tebe, più o meno 1145/1144 a.C., XX dinastia) e Ramses XI (…-1078/1077 a.C., XX dinastia).
Guerrieri Shardana |
I combattenti Shardana sono raffigurati nell’edificio di Medinet Habu, dedicato al culto di divinità, con armi di una certa estensione, armi corte adatte agli scontri ravvicinati, lunghe aste munite ad un’estremità di una punta e scudi di forma circolare. Indossano gonnellini poco estesi in lunghezza, hanno armature per proteggere il busto e la testa (quelle che coprono il capo sono fornite di corna). La somiglianza tra l’equipaggiamento bellico dei militi Shardana e quello dei Nuragici della Sardegna, ed inoltre l’affinità del vocabolo Shardana con quello di Sardi-Sardegna[25], hanno fatto supporre a diversi studiosi (come all’archeologo dell’Università di Cagliari Giovanni Ugas) che gli Shardana fossero un popolo originario della Sardegna o che si fosse stanziato nell’isola a causa della tentata penetrazione e diffusione nel Paese delle Due Terre.
Popoli del Mare |
Invece i Šekeleš o Shakalasha sono stati accomunati ai Siculi, popolo indoeuropeo che si stabilì al termine dell’età del bronzo nella Sicilia orientale, cacciando verso occidente i Sicani. Una provenienza egeo–anatolica è in ogni caso altamente possibile. I Peleset sono stati associati ai Filistei, dei quali parla pure la Sacra Bibbia. Infatti stando alla stessa arrivavano da Kaftor, probabilmente coincidente con Creta. I Filistei si impossessarono, nella fase finale dell’età del bronzo, della Palestina dove fondarono numerosi centri urbani[26]. I rinvenimenti archeologici farebbero considerare l’ipotesi di una provenienza egea di questa etnia, verosimilmente micenea. Scoperte fatte da poco tempo hanno consentito di fissare la loro venuta in Sardegna contemporaneamente o precedentemente a quella dei Fenici. Gli Zeker o Tjeker vengono citati pure da testi ittiti e paiono avere con i Peleset la stessa origine, si differenziano solamente a motivo del loro interesse per le attività marittime. Sono stati pure posti in rapporto con i Teucri. All’opposto i Libu o Libici si stanziarono al di sotto della Cirenaica. Nelle raffigurazioni egiziane i Libu hanno peculiarità somatiche europee: incarnato di colore rosa, occhi azzurri e barba bionda slavata. I Lukka era probabile che abitassero presso il litorale marino meridionale dell’Anatolia e l’isola di Cipro. Erano ritenuti nei testi ittiti una nazione a tutti gli effetti con signoria sul mare. In seguito si insediarono verosimilmente nell’area anatolica della Licia. Si pensa che siano identificabili con i Licii e si potrebbe parlare in questo caso di un popolo greco-indoeuropeo. La denominazione di tale gente ha avuto origine dalla radice indoeuropea leuk–luk (luce). Gli Eqweš o Akawaša coincidono probabilmente con gli Ahhiyawa dei documenti ittiti di Hattuša[27] e Ugarit, ovvero verosimilmente gli Achei, Micenei di origine greca, che si erano oramai installati sul litorale marino occidentale dell’Anatolia. Un intralcio all’identificazione fra Eqweš e Ahhiyawa (o Achei) è dato dal fatto che i primi pare che eseguissero il taglio totale o parziale del prepuzio e che questa usanza fosse alquanto inusuale fra i popoli indoeuropei, ai quali gli Achei appartengono. La Millawanda dei documenti ittiti è possibile che corrisponda a Mileto[28], mentre Wiluša farebbe probabilmente riferimento a Ilio (Troia).
Stele di Lemno |
Invece i Tereš o Turša (popolazione di origine verosimilmente non indoeuropea ma probabilmente egeo–ellenica, stabilitasi nei territori settentrionali dell’Anatolia) sono messi in stretta relazione con i Tirsenoi o Tirreni, vale a dire gli Etruschi. Questa identificazione pare confermare la narrazione di Erodoto[29] sulla provenienza anatolica di questa gente, ma specialmente la leggendaria parentela degli Etruschi con i Troiani, celebrata da Virgilio nell’Eneide. Relazioni dei Tirreni o Etruschi con l’isola di Lemno (che dista pochi chilometri da Troia) parrebbero esserci state a motivo del rinvenimento della Stele di Lemno, un breve testo scritto recuperato nel 1885, in cui è utilizzata la Lingua lemnia (un idioma che presenta affinità con l’etrusco). La stele sopramenzionata è sottoposta, ad ogni modo, alla valutazione attenta degli archeologi dal momento che parrebbe attribuibile al VI secolo a.C. Eppure ai Tirreno–Etruschi, nei documenti d’età miceneo–ittita o nelle composizioni classiche in versi di carattere narrativo (Odissea e Iliade), non vi è alcun accenno o allusione. Alternativamente diversi storici evidenziano il rapporto che intercorre tra la loro denominazione e l’ebraico Taršiš, oltre all’iberico Tartessos. Infine dei Danuna o Denyen, di origine anatolica, è stata suggerita una loro identificazione con i Dauni e i Danai, ulteriore appellativo dei Micenei di discendenza greca.
[30] Nibbi, A. The Sea Peoples: A Re-examination of the Egyptian Sources. Oxford: The Church Army Press & Supplies, 1972.
Thank you very much!!