Gli Atleti del Duce: la politica sportiva del fascismo 1919-1939 – Enrico Landoni

 
Non appena mi sono imbattuto in questo testo fresco di stampa (novembre 2016), la copertina ed il titolo mi hanno subito impressionato favorevolmente e mi hanno indotto a comprarlo. Sicuramente l’argomento trattato mi interessa, ma bisogna pur dire che diversi storici italiani e stranieri, negli ultimi anni, si sono occupati dello sport italiano nel ventennio fascista con grande dispendio di energie ed avendo prodotto un numero rilevante di articoli e pubblicazioni.
Il docente universitario Enrico Landoni insegna Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi eCampus. Ha dato alle stampe alcuni volumi sulla storia politica ed amministrativa meneghina e su quella dello sport italiano, fra i quali meritano una particolare menzione: Il Comune riformista. Le Giunte di sinistra al governo di Milano 1975-1985 (2005), U.N.I.R.E. l’ippica italiana: una difficile impresa per il fascismo (2010), La ginnastica sale in cattedra. L’educazione fisica nell’ordinamento scolastico italiano dall’Unità ad oggi (2011).
Enrico Landoni
Sembra opportuno e allo stesso tempo necessario partire dall’Introduzione del libro sopramenzionato per meglio comprenderne il filo conduttore e la finalità. Il Landoni sottolinea come: «quella riservata dalla storiografia, italiana e non, nei confronti del fascismo è un’attenzione a dir poco speciale. Ne è prova, con riferimento soltanto all’ultimo ventennio, un’impressionante messe di lavori che con grande merito, …, Patrizia Dogliani ha citato e suddiviso per temi e problemi. A colpire è l’assoluto predominio di studi particolari e specifici: dal fascismo in provincia alla questione razziale, passando attraverso la cultura, la scienza, l’eugenetica, l’educazione, il turismo e, tra i tanti argomenti di recente affrontati, il ruolo svolto dai gerarchi più potenti, discussi e in vista. Oggetto di particolare interesse, in questo quadro, sono state naturalmente anche le vicende dello sport italiano durante il ventennio, che sono state analizzate e ricostruite sempre con quest’approccio per così dire iper-settoriale e ultra specialistico, abbinato in un caso alla felice soluzione della ricerca collettanea e all’esito quindi di un lavoro antologico. Di qui l’apertura di numerosi filoni di studio e il raggiungimento di un buon livello di approfondimento per i vari temi trattati, in assenza però di un tratto sintetico unificante, di un’adeguata contestualizzazione politica e di una prospettiva organica e di ampio respiro. Con l’ambizione dunque di provare a colmare tale lacuna palesatasi all’interno della crescente bibliografia inerente allo sport fascista è stato concepito questo libro che, partendo dalla riscoperta post-bellica dell’importanza del corpo e dalla condizione di sostanziale minorità ed abbandono lamentata, all’indomani della vittoria, dal movimento sportivo italiano, ricostruisce come e perché il fascismo riuscì ad insinuarsi tra le sue file fino a divenirne paladino e guida, racconta la complicata genesi di una ben strutturata e articolata politica sportiva del Pnf e ne analizza quindi le differenti fasi e i principali risultati. Tra questi, l’innovazione tecnica realizzata sul triplice fronte della formazione, della crescita e della selezione degli atleti e di tutte le figure a vario titolo coinvolte nella performance sportiva, l’efficace riassetto organizzativo attuato ai vertici della struttura olimpica e federale, e soprattutto il raggiungimento di una perfetta osmosi tra sport e politica».
Achille Starace
L’autore si sofferma in modo particolare su due eminenti personaggi, entrambi segretari nazionali del Pnf e presidenti del Coni, Augusto Turati e Achille Starace. Riguardo al secondo ha voluto correggere la valutazione negativa espressa da diversi storici, basandosi su una serie di documenti grazie ai quali ha potuto descrivere dettagliatamente l’opera svolta come presidente del Coni. Si evincono, pertanto, alcune sue peculiarità caratteriali negative come la pignoleria, il fanatismo, i discorsi caratterizzati da ricercatezza formale ma privi di validi contenuti e la mancanza di sensibilità, ma anche talune positive come essere stato un riformatore ed autore principale del processo di crescita dello sport italiano nel ventennio fascista. Conclude il professore, affermando che: «… questa interessante parabola evolutiva, che fa della politica sportiva del fascismo quell’unicum meritevole di studi e ricerche, si interruppe proprio con Starace, all’esito dell’alleanza stretta da Mussolini con Hitler e dell’entrata in vigore anche in Italia della legislazione antisemita. Di qui, alla luce degli scenari completamente nuovi, drammaticamente regressivi e assolutamente devastanti prodotti in ambito sportivo dallo scellerato disegno di grandezza nazifascista e dal conseguente coinvolgimento dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, la scelta di far coincidere con l’uscita di scena del fido segretario del Pnf e non con la definitiva caduta di Mussolini il punto d’approdo di questo lavoro di ricerca».
Olimpiadi durante il ventennio fascista
Nel saggio preso in esame il Landoni evidenzia come la politica sportiva del fascismo non sia stata altro che la fusione di tratti diversi come la concretezza, la temerarietà, la perizia e l’attualità. Alcuni degli elementi caratteristici della stessa sono stati la compenetrazione totale fra sport e politica, l’incisiva riorganizzazione delle federazioni e del Coni, il riconoscimento delle qualità e/o dei meriti, a livello professionale ed istituzionale, degli individui coinvolti in ogni attività fisica praticata secondo precise regole, la scelta scrupolosa degli atleti, il rinnovamento dal punto di vista tecnico e metodologico. La creazione di un modello nuovo e vincente, che destò l’interesse, la particolare attenzione e perfino il rispetto della maggioranza delle nazioni europee e degli Stati Uniti, influenzò profondamente l’evoluzione dello sport italiano che, nel secondo dopoguerra, avrebbe ritenuto tale modello una eredità ingombrante del fascismo per la presenza di duraturi preconcetti ideologici e culturali. Preconcetti che possono essere eliminati attraverso una indagine storica scrupolosa e meticolosa.
Starace e Mussolini
Di grande utilità è l’Indice dei Nomi, posto alla fine del testo. In ultima analisi il giudizio non può che essere assai positivo sul volume sul quale si è discettato fino a questo momento. Il linguaggio è scorrevole, comprensibile e non solo da persone ferrate sull’argomento proposto. Il rigore storico dell’autore non viene mai meno. Un libro meritevole di attenzione che si consiglia di leggere e regalare a coloro che sono interessati in primis alla politica sportiva del fascismo, oltre che più in generale alla storia italiana del Novecento e a quella contemporanea. Desidero terminare con le parole di Benito Mussolini presenti nella quarta di copertina: «voi atleti di tutta Italia avete dei particolari doveri. Dovete essere tenaci, cavallereschi, ardimentosi. Ricordatevi che quando combattete oltre i confini ai vostri muscoli e soprattutto al vostro spirito è affidato in quel momento l’onore e il prestigio sportivo della Nazione. Dovete quindi mettere tutta la vostra energia, tutta la vostra volontà per raggiungere il primato in tutti i cimenti della terra, del mare e del cielo». 
 
Titolo; Gli Atleti del Duce: la politica sportiva del fascismo 1919-1939
 
Autore: Enrico Landoni
 
Editore: Mimesis
 
Pag. 228
 

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