La storia di Howard Carter e del sepolcro di Tutankhamon raccontata nel nuovo romanzo di Isabel Giustiniani


La vicenda di Howard Carter e della tomba di Tutankhamon è senza dubbio una di quelle che ha conservato intatto il suo fascino nonostante il trascorrere del tempo.
 
Howard Carter
Il romanzo “La tomba del canarino” di Isabel Giustiniani racconta la storia del famoso archeologo in maniera fedele ai fatti accaduti (perlomeno a quanto si conosce di essi), non tralasciando l’aspetto fiction che è altrettanto essenziale nella narrativa storica. La quasi totalità dei protagonisti che si incontrano nella lettura è infatti composta da personaggi realmente esistiti.
 
Intrecciata ai fatti, senza tuttavia snaturarli, la fantasia trova espressione tramite il personaggio di Na’im, un ipotetico figlio del caposquadra e amico di Carter Ahmed Gurgar. Egli è la voce narrante della storia e gli occhi che vedono oltre le apparenze.
 
Il romanzo sviluppa il filo degli eventi basandosi sulla congettura dell’egittologa Christine El Mahdi, secondo la quale Howard Carter sarebbe già stato a conoscenza almeno dal 1919 della presenza di una tomba nel sito dove poi effettivamente è stata rinvenuta quella di Tutankhamon.
 
Curiosi attorno al muro di contenumento
di ingresso alla tomba di Tutankhamon

Per quanto riguarda gli scavi compiuti da Carter nel 1919 di fronte alla tomba di Ramesse VI, scrive l’egittologa: “Il deposito di vasi ramessidi provava che quel luogo non era stato raggiunto da altri scavatori in tempi moderni, anzi probabilmente dai tempi dei faraoni. In secondo luogo, dimostrava che il terreno sotto le baracche degli artigiani non poteva essere stato toccato dalla ventesima dinastia […] Carter era uno scavatore di prima qualità. È difficile credere che rinunciasse a un’occasione così eccezionale di trovare qualcosa semplicemente per spostarsi altrove, a meno che non gli fosse stato ordinato: l’Organizzazione per le Antichità, però, ha sempre negato.” 

El Mahdi prosegue rilevando come dalle foto precedenti il 1922 – anno della scoperta della tomba – si potesse già vedere l’opera di costruzione del muro di contenimento che si sarebbe poi trovato proprio lungo i due lati dell’ingresso del sepolcro e della scala da cui ci si accedeva. Una coincidenza davvero troppo sorprendente.
Carter con uno dei suoi assistenti egiziani

L’egittologo britannico Harry Burton scattò un numero considerevole di foto in tutte le fasi del rinvenimento archeologico, producendo una considerevole mole di materiale fotografico di qualità eccezionale per i tempi.
La tomba del Canarino si può definire anche un “romanzo fotografico”, perché molte delle scene descritte si sviluppano proprio a partire dalle situazioni evocate dalle immagini realizzate da Burton.

Howard Carter e lord Carnarvon durante
l’apertura ufficiale del sepolcro di Tutankhamon

Alcuni degli aneddoti ripresi nel romanzo sono talmente famosi da essere entrati nell’immaginario comune (si veda il celeberrimo scambio di battute tra lord Carnarvon e Carter: “Vede qualcosa?” “Sì, cose meravigliose!”); altre scene sono ispirate invece a quelli raccontati in cronistorie come il saggio di Philipp Vandenberg “Tutankhamen, il faraone dimenticato”; altri avvenimenti ancora – come la visita notturna nella tomba da parte di Carter, lord Carnarvon e lady Evelyn Herbert – sfuggono invece alla versione ufficiale dei fatti ma non sono da tempo più un segreto per nessuno.

Testa di Tutankhamon bambino
sorgente da un fiore di loto

Altra vicenda interessante, sulla quale il libro si sofferma, è quella che vide protagonista la testa lignea di Tutankhamon che spunta da un fiore di loto (reperto JE 60723), ora esposta al museo del Cairo. Carter ha sempre sostenuto di averla trovata nel corridoio di accesso all’anticamera, sebbene non fosse risultata registrata in alcun documento. Il fatto inoltre che fosse stata trovata riposta in una cassa da vino all’interno del magazzino, ha sempre dato adito a polemiche. Il manufatto forniva quindi un ottimo spunto per creargli una storia a fianco del protagonista.

Infine, per quanto concerne i personaggi, solo i familiari di Ahmed Gurgar (o Gurigar in altri testi), qualche fellah citato e l’ispettore di polizia Amal al-Qadir sono creazioni di fantasia. Dal canarino stesso fino all’avvocato dei Carnarvon, passando per la Corelli e il povero professor La Fleur trascinato via in una cesta, sono tutti personaggi realmente esistiti ai quali è stato reso omaggio in questo collage di storie. L’intenzione era dare un’idea dell’atmosfera eccitata e unica che si respirava attorno a quella che fu definita la più grande scoperta archeologica del secolo, avvenuta in un clima di profondi cambiamenti politici quali stava attraversando l’Egitto.

 

“La tomba del canarino” costituisce il prequel della serie thriller storica e d’avventura File JE60754 ma è anche un romanzo autoconclusivo a sé stante.

 

Sinossi:

Lord Carnarvon, lady Evelyn Herbert
e Howard Carter

Nell’ottobre 1922 Howard Carter fa ritorno a Luxor dall’Inghilterra recando con sé un canarino affinché il canto della bestiola possa allietare le sue giornate. Il cuore dell’uomo, infatti, è colmo di preoccupazione: ad Highclere il suo magnate e finanziatore lord Carnarvon gli ha comunicato l’intenzione di terminare gli scavi in Egitto dopo quell’ultima stagione.
L’uccellino giallo, novità in quella terra, riscuote la meraviglia degli operai egiziani tanto da meritarsi l’appellativo di “uccello d’oro” e venire considerato foriero di grandi ricchezze. Quando, solo qualche giorno più tardi, uno scavatore si imbatte nel primo gradino che porterà al sepolcro di Tutankhamon con i suoi immensi tesori, per gli operai il ritrovamento non potrà essere altro che “la tomba del canarino”.
Ben presto la felicità per tale scoperta si trasforma in un incubo quando un serpente si insinua nella gabbia del piccolo pennuto, divorandolo. L’azione del cobra, simbolo per eccellenza dei faraoni, è per i nativi il chiaro messaggio dell’ira del defunto il cui sonno è stato turbato.
Da quel momento Carter si troverà a combattere contro la superstizione del popolo, le accuse di furto e l’ingerenza del governo egiziano che vede nella sensazionale scoperta un motivo per alimentare il nazionalismo. L’assillo dei giornalisti dopo la morte di Carnarvon – sempre alla ricerca di scoop per accrescere le dicerie sulla maledizione del faraone – le battaglie legali e il disperato amore per lady Evelyn, travolgeranno l’archeologo portandolo a ignorare le parole del suo fedele assistente Na’im. Quella ormai lontana notte di novembre in cui, assieme a Carnarvon e alla figlia, sono entrati per primi di nascosto nella tomba, il giovane egiziano ha visto qualcosa alla quale l’archeologo non crede. Oppure finge di non credere.

 
Titolo: La tomba del canarino
Autore: Isabel Giustiniani
Editore: Independently published
Pag. 236
Disponibile in formato ebook e cartaceo.

 


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