Giusto Traina, autore di trattati storici sui secoli precedenti il Medioevo, è docente di Storia romana presso l’Università di Paris-Sorbonne. Si è occupato della sezione l’Ecumene romana della Storia d’Europa e del Mediterraneo guidata da Alessandro Barbero per conto della casa editrice Salerno. Ha dato alle stampe con la Laterza: La tecnica in Grecia e a Roma (2000), Marco Antonio (2003), 428 dopo Cristo. Storia di un anno (2007, tradotto in spagnolo, francese ed inglese). L’opera sopramenzionata ha ottenuto il Premio Cherasco Storia 2011.
Di particolare importanza per una piena comprensione del volume La resa di Roma: 9 giugno 53 a.C.,battaglia a Carre (pubblicato nel mese di ottobre del 2011) risulta il prologo. Nella stesso Giusto Traina dichiara che: «… la battaglia che si svolse sulla piana di Carre, il 9 giugno del 53 a.C., segnò una battuta d’arresto per Roma: la sua avanzata verso la conquista del mondo, ritenuta fino ad allora irresistibile, fu bloccata da un’armata di cui si erano sottovalutate la perizia militare, la forza d’urto, e soprattutto la capacità di resistere al temibile dispositivo della legione. I parti arrestarono e sbaragliarono il potente esercito romano, inviato a sottomettere la Mesopotamia col pretesto di risolvere una crisi dinastica. Il comandante della spedizione era il potente e ambizioso Marco Licinio Crasso, l’uomo che diciotto anni prima aveva sconfitto Spartaco e fatto crocifiggere sulla via Appia seimila tra schiavi e gladiatori ribelli. Egli morì poco dopo la sconfitta, travolto dal disonore e dall’orrenda visione della testa del proprio figlio, Publio Crasso, mozzata e posta in cima a una picca nemica. I pochi soldati superstiti furono deportati, mentre il nemico poteva ostentare al mondo il possesso delle insegne legionarie prese sul campo, simbolo della disfatta di Roma. Plutarco, fonte principale dell’evento, scriveva queste pagine a più di un secolo e mezzo dalla catastrofe. La sua Vita di Crasso offre uno dei resoconti più dettagliati mai scritti su una campagna militare dell’antichità: oltre la metà della biografia si concentra sugli ultimi due anni di vita del comandante. Descrivendone le operazioni militari, la battaglia e la fine ingloriosa, Plutarco narra la cronaca della morte annunciata di un personaggio negativo e funesto, spinto alla rovina dalla sua dissennata avidità.
Un tale interesse per la sfortunata campagna del 54-53 a.C. non si doveva solo all’importanza intrinseca dello scontro o all’interesse per un personaggio come Crasso, ma era dettato soprattutto dall’attualità del tema. All’epoca, Roma stava preparando una nuova spedizione, questa volta vittoriosa: tra il 114 e il 117 d.C., l’imperatore Traiano invase la Mesopotamia e, al termine di una lunga campagna, occupò il territorio, conquistò la residenza partica di Ctesifonte (circa 35 km a sud dell’attuale Baghdad) e quindi riuscì dove Crasso aveva fallito. Il messaggio di Plutarco era chiaro: l’optimus princeps Traiano avrebbe lavato per sempre il disonore, mentre lo sconfitto di Carre sarebbe passato alla storia come un esempio negativo, monito per le future generazioni. Crasso fu dipinto come un comandante dozzinale, un uomo d’affari che, per brama d’oro e potere, aveva coinvolto la patria in un disastro epocale. Il cliché ebbe una lunga fortuna, e lo ritroviamo ancor oggi nella letteratura militare destinata al grosso pubblico. … Questa visione, ricostruita dai moderni in base alla vulgata antica, non è certo infondata: il comandante aveva senz’altro le sue colpe. … Al tempo stesso, occorre fare un ulteriore sforzo di ricostruzione di una campagna ben più complessa di quanto non appaia dalle fonti. Certo, Plutarco è un autore di grande sensibilità storica e un attento ricercatore di fonti rare e insolite: le Vite parallele restano una testimonianza importante , nel nostro caso addirittura essenziale. Ma il biografo non intendeva narrare lo sviluppo delle vicende storiche, dal momento che il suo obiettivo era quello di delineare le vite dei grandi uomini greci e romani. … Il risultato finale fu la banalizzazione di una realtà storica ben più articolata, dove la responsabilità della disfatta fu imputata al solo Crasso, mentre in realtà era coinvolta buona parte dell’aristocrazia romana, con la connivenza di vari interessi. L’ideologia creava l’illusione storica, distraendo i cittadini romani dalla tragedia collettiva. Come è stato osservato, nell’interpretazione della battaglia di Carre, il pensiero moralistico è più importante di quello strategico. … Del resto, Plutarco non è la sola fonte da decodificare. L’insieme della documentazione sulla battaglia non consente di capire cosa sia realmente accaduto sul campo. Dalla lettura delle fonti, discordanti in molti punti, si ricostruisce un quadro della battaglia limitato allo scontro fra parti e romani, trascurando ad esempio l’apporto delle forze ausiliarie. Nonostante questa oggettiva difficoltà, molti hanno cercato di delinearne almeno le fasi principali, ma, in definitiva, la documentazione non permette di ricostruire del tutto la tattica di Crasso, né tantomeno quella dei parti. … Della battaglia restano soprattutto impressioni, suoni, immagini, tanto da restarne confusi e disorientati. …
Di fatto, le fonti su Carre narrano soprattutto gli aspetti tradizionali del combattimento, dove il punto di vista è quello del comandante o al massimo degli ufficiali: il volto della battaglia, secondo la celebre definizione di John Keegan, qui non appare né potrebbe farlo. Al tempo stesso, la plateale sconfitta di Crasso ha concentrato l’attenzione quasi esclusivamente sui suoi errori, distraendoci da un’analisi più lucida della strategia da lui messa in atto. Del resto, a differenza di altre battaglie dell’antichità, qui è più difficile assumere la prospettiva dell’occhio di chi comanda. I testi classici sono il nostro unico riferimento, ma d’altro canto ci privano di quella visione d’insieme che solo la controparte orientale potrebbe fornirci. … Iniziato in un anno bisestile, questo libro è stato scritto in un periodo di transizione, e pertanto elaborato in varie tappe, e via via migliorato grazie agli stimoli e ai contributi da parte di amici e colleghi. Ho discusso alcune tesi di questo lavoro a Berlino, al convegno Krieg in Wörter (aprile 2008) organizzato da Marco Formisano, che ringrazio per le osservazioni critiche. … Successivamente, ho ripreso la discussione a Palermo, in occasione del colloquio Truppe e comandanti nel mondo antico (novembre 2009), dove ho utilmente dialogato con Rosalia Marino, Antonino Pinzone e Giuseppe Zecchini».
Si ritiene che quanto detto nel prologo dal Prof. Giusto Traina abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del libro preso in esame. Di grande utilità sono le cartine, le immagini, la corposa bibliografia, le referenze iconografiche e l’indice dei nomi e delle cose notevoli. Un’opera meritevole di notevole attenzione che si consiglia di leggere a coloro che sono interessati alla storia romana ed in particolare a quella militare.
Titolo: La resa di Roma: 9 giugno 53 a.C., battaglia a Carre
Autore: Giusto Traina
Editore: Laterza
Pagg. 212