Intervista allo scrittore Francesco Grimandi

 

Per le interviste di Storie di Storia, ospitiamo oggi lo scrittore Francesco Grimandi.

 

Autore appassionato di storia e mistero, appare con alcuni racconti nelle antologie Delos. Il suo primo romanzo storico, “Affresco Veneziano“, è presente su Amazon assieme a “Il soffio della morte“, un thriller ambientato nella Bologna del ‘300, e a “L’Orizzonte di Aton“, un’antica indagine sulla morte del faraone Akhenaton, pubblicati da Delos Digital.
Non ultimo, un suo breve noir sullo sfondo della Venezia del XVI secolo, “La riva di Biasio“, è apparso nel numero 1323 de “Il Giallo Mondadori”. Inoltre è autore finalista al premio “GRAN GIALLO CITTÀ DI CATTOLICA” MYSTFEST 2017.

Sito web dell’autore: http://francescogrimandi.weebly.com

 

Andiamo ora a conoscere meglio questo autore e il suo giallo medievale “Il soffio della morte” di cui potete leggere la seguente quarta di copertina:

Quanti volti può avere il Male? Nell’anno 1325, Bologna è insanguinata da una serie di feroci delitti. Jacopo Lamberti, vicario di giustizia, dovrà districarsi in un labirinto d’ombre, se vorrà arrivare all’assassino.

Bologna, novembre 1325. Una serie di efferati omicidi, un dilemma che inchioda chi è chiamato a investigare, un mistero non facile da risolvere. In un duello a distanza contro tutto e tutti, il vicario di giustizia Jacopo Lamberti dovrà scoprire chi si cela dietro l’enigmatico assassino che colpisce di notte e infierisce sulle vittime senza motivo apparente. Jacopo tenterà a ogni costo di fermarlo, ma prima dovrà affrontare i demoni che albergano nel suo cuore.

 

 

D1. Benvenuto Francesco. Vuoi parlarci un po’ di te, non come autore ma come persona?
Certo. Sono nato a Modena e lavoro a Bologna. Ho fatto studi tecnici, sono un patito di storia, cultura orientale, nuove tecnologie e tutto ciò che riguarda il mistero mi intriga parecchio. Ho praticato karate e per un periodo anche tai-chi. Da sempre colleziono quantità di libri da cui non mi separo mai perché li considero il mio bene più prezioso. Di base ritengo di essere un tipo che guarda al mondo con occhi curiosi, un po’ introverso, ma portato a impegnarsi nei confronti del prossimo.

 

Francesco Grimandi

D2. Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per i libri nasce nelle prime fasi della vita. Ricordo che da bambino ero un lettore maniacale, divoratore di libri di qualunque genere. Non faccio la lista, perché non finirebbe più. Dico solo che alcuni li ho letti e riletti, altri li ho dimenticati. Il fascino per le storie narrate mi ha sempre accompagnato e, dopo anni di letture, si è affacciata in me una voglia potente di raccontare. Raccontare cose non banali, ma avventure coinvolgenti. Così sono partito dalle storie che più mi erano piaciute e su queste ho iniziato a creare i primi intrecci. Devo dire che è stata una lunga marcia di avvicinamento; tuttavia, la soddisfazione finale ripaga di quasi tutti i sacrifici.

 

 

D3. Oltre alla scrittura, quali sono i tuoi interessi?

Come dicevo prima, la lettura. E anche la cucina. Sono una buona forchetta e mi piace scoprire di tanto in tanto qualche nuovo piatto delle tradizioni regionali d’Italia.

 

D4. I tuoi libri e autori preferiti?

Oltre ai primi libri, i Gialli per ragazzi della Mondadori e i romanzi Urania, direi che il mio interesse è stato catturato subito da una folta pattuglia di autori inglesi e americani, autori di best-seller, e di autori europei, tedeschi e francesi per i saggi storici (Jacques Le Goff, in primis).
Non ho autori feticcio, ma se dovessi citare qualcuno direi Valerio Massimo Manfredi e Ken Follett. Inoltre, “Il nome della rosa” resta per me l’esempio di libro intramontabile. Mi entusiasmò subito. Al di là dei fiumi d’inchiostro spesi per descriverlo, trovo che Eco abbia saputo miscelare in modo incredibile l’opera colta con l’intrattenimento.
Il risultato è un libro perfetto, sotto ogni profilo.

 

D5. Come è nata l’idea per il romanzo “Il soffio della morte”?

Da tempo mi frullava in mente questo progetto. Bologna è perfetta per l’ambientazione di una storia noir, misteriosa e medievale. Non c’è città al mondo che possieda un passato paragonabile. Basti pensare che, nell’epoca in cui è ambientato questo romanzo l’università di Bologna rappresentava un’eccellenza non solo in Italia, ma in tutta Europa. Cultura, quindi progresso. E dal progresso conseguono benessere, opulenza e trasgressione. Il tessuto sociale era tra i più moderni e avanzati, tanto che ne conserva tuttora tracce evidenti. In quanto a Modena e alle dispute che hanno opposto le due città sarebbe troppo lungo parlare. Alcuni le fanno risalire alle contese per i confini, all’epoca dell’occupazione Longobarda da un parte e Bizantina dall’altra. Ma forse sono più antiche e lascio a chi ne ha le competenze la divulgazione di queste informazioni. Ciò che invece premeva a me, come narratore, era la ricerca di uno sfondo ideale per la vicenda. Senza l’antica Bologna non avrei potuto scrivere “Il soffio della morte”.

 

D6. A cosa ti sei ispirato per descrivere i tuoi personaggi? C’è qualcuno di loro che ti rispecchia più degli altri, o al quale ti senti più legato? Perché?

Innanzi tutto “Il soffio della morte” è frutto di accurate ricerche, per cui non potevo prescindere dal contesto. Fulgerio da Calboli il forlivese è il “capo” del nostro investigatore ante litteram, Jacopo Lamberti, ed è un personaggio esistito davvero. Ne parla Dante (citato nel romanzo) nel testo del Purgatorio, canto XIV, 57-66. Il vero nome è Fulceri e fu investito dell’incarico di Capitano del Popolo a Bologna per il suo piglio di parte guelfa. Quando rivestì l’incarico di podestà a Firenze nel 1303, favorì le rappresaglie della fazione dei Neri contro la parte Bianca e ghibellina. Invece, all’epoca in cui è ambientata la mia storia, Fulgerio affronterà Passerino Bonaccolsi, signore di Modena. Anche costui è realmente esistito e non ne riporto la biografia. Accenno solo al fatto che era ghibellino e nemico di papa Giovanni XXII, tanto che quest’ultimo aveva indetto contro di lui addirittura una crociata. L’ambiente in cui si muovono i personaggi è una proiezione della Bologna di quegli anni. Su questo palcoscenico si muovono anche i protagonisti, personalità meno famose e dotate di vita propria, che sono il traino della vicenda. Senza svelare nulla, posso dire di avere infuso a uno di loro un po’ di me stesso. Si tratta di Niccolò Garzoni, lo speziale. Per quanto riguarda gli altri, lascio a voi scoprire di che pasta sono fatti.

 

D7. Quale messaggio vuoi lanciare ai lettori?

Di vivere fino in fondo la propria esistenza, leggendola attraverso la lente di un libro come “Il soffio della morte”. Pur nel rispetto del contesto, si possono cogliere molti spunti ancora attuali. Le passioni e le emozioni di cui oggi ci nutriamo non sono troppo diverse da quelle di allora.
Ad maiora!

 

Titolo: Il soffio della morte

Autore: Francesco Grimandi

Editore: Delos Digital

Pagg. 118

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