Storie di Storia ospita oggi la scrittrice Ornella Albanese che ci parla del suo ultimo romanzo: Il sigillo degli Acquaviva.

Sinossi:

Anno 1165, cattedrale di Otranto. Durante la cerimonia per il completamento del magnifico mosaico di Pantaleone da Casole, secondo la tradizione spetta all’operaio più giovane inserire l’ultima tessera, ma quel mosaicista è in realtà una donna: Sara dei Sassi, nascosta sotto abiti maschili per poter lavorare a quell’opera prodigiosa. Un saraceno dal passato oscuro, Yusuf Hanifa, uomo di scienza e temibile guerriero, aspetta che lei ponga l’ultima tessera e, finalmente, torni a essere donna per lui. Il destino, però, è in agguato e separa le loro strade. Yusuf viene caricato su una nave diretta a San Giovanni d’Acri, affinché torni nella sua terra, dove il padre è depositario di un incredibile segreto. Sara, invece, fa ritorno alla rocca della sua famiglia, in una valle ricca di feudi e dominata dal Gran Sasso. Qui, nel castello degli Acquaviva, ambizione e spregiudicatezza tessono trame ingannevoli e la verità è sempre difficile da rintracciare sotto le apparenze, ma l’arrivo di Yusuf Hanifa romperà tutti gli equilibri faticosamente raggiunti. Grazie al suo valore e alla sua acutezza, il moro giunto dal mare svelerà ogni cospirazione, ricomponendo un oscuro mosaico che mostrerà l’intera trama.

D1. Ciao Ornella, benvenuta su Storie di Storia. Raccontaci qualcosa di te.

Ciao Isabel e grazie per l’ospitalità! Di me posso raccontarti che sono una donna felice perché faccio quello che mi piace di più, scrivo storie. Sono molto attratta dalla vita in tutte le sue manifestazioni, mi piace la sua imprevedibilità e gli strani giochi del destino, tutta materia prima nobilissima che poi trasformo in romanzi. Oltre a scrivere, mi piace molto viaggiare, leggere bei libri e vedere bei film. E adoro il mare che è un po’ la colonna sonora della mia vita e dei miei romanzi.

D2. Quando è nata la tua passione per la scrittura e come mai prediligi il genere storico?

Se non sembrasse eccessivo, potrei dire che questa passione è nata con me. Perché le cronache familiari raccontano che prima di imparare a scrivere, già dettavo brevi racconti a mia madre.
Mi piace spaziare in più generi, ma prediligo quello storico perché vedo la storia come un grande specchio che ci riflette: l’uomo è sempre uguale nei secoli, con le sue ambizioni, le sue inquietudini, le sue passioni, è solo il filtro della civiltà che ha maglie sempre più strette con il passare del tempo. Il genere storico permette di seguire l’uomo nelle diverse fasi del suo percorso.

D3. Quanta parte dedichi alla ricerca storica in ogni tuo progetto?

La ricerca storica è continua, mi accompagna per tutta la stesura del romanzo. Una corposa ricostruzione è importante per dare credibilità a una vicenda inventata. Quindi edifici e paesaggi devono essere ricreati come erano nel periodo in cui si svolge la storia, perché il tempo li ha sicuramente modificati. È intrigante provare a ricreare anche i rumori, i profumi, l’atmosfera. E poi mi piace inserire personaggi storici colti in situazioni che li rappresentino. Possono interagire in modo significativo con i protagonisti oppure costituire solo brevi cammei.
Il lavoro di ricerca coinvolge anche ogni aspetto della vita quotidiana e naturalmente il modo di parlare dei personaggi. Semplici frasi come “vino profumato dell’isola di Lemno” oppure “ubriacava come l’oppio dei Traci” sono il risultato di una ricerca.

D4. Hai scritto molti romanzi ambientati nel passato. Dove trovi la tua ispirazione?

L’ispirazione è qualcosa di imprevedibile, davvero decisiva nella creazione di una storia. Ma lo è anche in ogni aspetto di un romanzo, nella descrizione delle singole scene con la scelta di un angolo di visuale suggestivo, nella stesura dei dialoghi, affinché non siano mai banali, nelle descrizioni dei paesaggi, per affascinare senza annoiare. Solo l’ispirazione regala alle pagine quell’adrenalina che poi si trasmette a chi legge e senza la quale, la stesura rischia di trasformarsi in un compitino. L’ispirazione si nasconde in una musica, in una frase, in una immagine e arriva sempre. Basta saperla aspettare.

D5. Quali sono, a tuo avviso, gli elementi che rendono una storia accattivante e che non devono mancare in un buon romanzo?

Uno stile narrativo che abbia tutte le sfumature, dalla più cruda e feroce alla più lirica. E principalmente la capacità di sorprendere il lettore. Ci deve essere un momento in cui tutte le certezze vengono meno e la struttura narrativa si capovolge. A me piace molto far perdere e poi far ritrovare il lettore nel corso della narrazione. Che poi sono le stesse sensazioni che ho provato io mentre scrivevo.

D6. Tra quelli che hai scritto, c’è un romanzo al quale ti senti particolarmente legata?

D’istinto dico sempre l’ultimo, in questo caso “Il sigillo degli Acquaviva”, perché quando si scrive un romanzo si crea un legame talmente forte che dura nel tempo. Però riflettendoci sceglierei La cacciatrice di storie, edito nella collana I Romanzi Mondadori, perché ho fatto un esperimento davvero divertente. Ho calato nell’Ottocento una protagonista che poteva benissimo appartenere al genere contemporaneo brillante. Miranda è una ragazza maldestra e impulsiva che vuole diventare scrittrice, quindi va letteralmente a caccia di storie e alla fine resta intrappolata lei stessa in una storia d’amore davvero particolare. Senza contare che il romanzo è ricco di consigli di scrittura creativa!

D7. Veniamo a “Il sigillo degli Acquaviva”. All’inizio della vicenda si parla di un mosaico molto particolare: è un omaggio all’altra tua opera “L’oscuro mosaico” che rivela una tua passione?

Nell’ultima parte de “L’oscuro mosaico”, diventa protagonista proprio il misterioso mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto perché le sue immagini sono importanti per risolvere il mistero di due delitti. Ho sempre subito il fascino di questa arte e ho voluto approfondirla in un romanzo. Poi, come spesso accade anche nelle storie autoconclusive, un personaggio che appariva proprio nelle ultimissime pagine ha colpito in modo particolare la mia fantasia ed è diventato protagonista de “Il Sigillo degli Acquaviva”. Si tratta della mosaicista Sara dei Sassi. Così il nuovo romanzo parte dalla cattedrale di Otranto e poi prosegue il suo cammino per altri sentieri.

D8. “Il sigillo degli Acquaviva” è scritto con una prosa molto elegante, a tratti poetica, come ad esempio nelle descrizioni del mare e dei suoi colori. Come nasce la tua formazione di scrittrice?

Sicuramente i miei studi classici sono stati determinanti. E poi un gusto istintivo per la parola, per il suo suono e per il suo potere evocativo, ma anche per il ritmo delle frasi che mi piace diventino leggermente musicali. Io mi occupo in modo davvero attento della revisione e dell’editing per evitare la cosa che odio di più, le rime involontarie, che in una prosa musicale vanno assolutamente evitate. E poi anche la passione per la pittura credo che sia stata importante, mi ha portato a descrizioni “visive”, a immagini colte da particolari punti di vista.

D9. In un’ambientazione tipica e caratteristica del Medioevo italiano, hai inserito un protagonista maschile proveniente da una terra lontana. Hai trovato difficoltà a contestualizzare il guerriero musulmano Yusuf Hanifa nelle dispute feudali dell’epoca?

La contestualizzazione non è stata difficile perché i re normanni a Palermo avevano nel loro esercito un reparto di guerrieri Saraceni crudeli e ben addestrati. Io sono partita da lì e, poiché Yusuf Hanifa è un uomo solitario, un uomo che risponde solo agli impulsi del suo animo nomade e che si strappa dal cuore ogni radice e ogni legame, allora ho fatto in modo che lui si staccasse da quel reparto di Saraceni e vivesse la sua vita, incontrando anche l’unica donna in grado di scalfirne la corazza. Per scavare nel suo passato, mi sono spinta in quello che lui chiama il deserto dei Padri, in Terrasanta, un mondo di dune sabbiose e di bivacchi, di donne velate e di padri inflessibili. Lì scopriamo che quest’uomo che non conosce sconfitte, una dura sconfitta invece l’ha subita.

D10. I personaggi femminili del romanzo differiscono caratterialmente in modo sostanziale eppure, a modo loro, sono tutte donne determinate nei loro obiettivi. Ritieni che la donna medievale si discosti dall’immagine remissiva e di secondo piano che le è stata attribuita nei secoli?

Forse non si discosta, ma a me piace credere che ci provi. E poi una protagonista non è tale per caso, deve essere una donna speciale, a maggior ragione se corre il rischio di essere oscurata dall’innegabile carisma di Yusuf Hanifa. In ogni epoca ci sono state donne ribelli, quelle un po’ più avanti rispetto alle loro contemporanee e che hanno provato ad aprire nuove strade. Sara dei Sassi è come loro, e fa della ribellione la sua forza. Lo stesso vale per i personaggi femminili secondari perché in realtà non li considero secondari. Ogni personaggio de Il Sigillo degli Acquaviva diventa protagonista nel momento in cui mi occupo di lui.

D11. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Tanti, ma così tanti che non so se riuscirò a portarli a termine tutti. Di solito alterno i generi, quindi direi che in questo momento sono più attratta da una storia contemporanea. Vedremo. E poi vorrei rendere presto disponibile in digitale un romanzo storico che è stato molto amato, già edito nel 2011 da Leggereditore: L’anello di ferro.

Titolo: Il sigillo degli Acquaviva

Autore: Ornella Albanese

Editore: Leone Editore

Pagg. 466

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