San Giovanni al Sepolcro: il fascino dei Templari e quella bolla rimasta “ignorata”

Continuiamo il nostro discorso sulla chiesa di San Giovanni al Sepolcro a Brindisi. Come accennato nel precedente articolo, sempre qui su Storie di Storia, la chiesa sembra avere avuto a che fare con i principali ordini cavallereschi del Medioevo, come quelli del Santo Sepolcro di Gerusalemme e i più famosi e mitici Templari. Si precisa che il sottoscritto, da tempo immemore tenta di dimostrare, a volte con torto a volte con ragione, ma pur sempre facendo riferimento alla storia, che comunque il Tempio di San Giovanni al Sepolcro in Brindisi ha, più o meno, avuto a che fare con i Cavalieri Templari. Sappiamo bene tutti l’importanza che Brindisi ha avuto durante le crociate, e che gli ordini cavallereschi hanno avuto per questa città durante il medioevo. Passeremo ora al setaccio, come i detective, le varie ipotesi che si sostengono a proposito del suddetto tempio, senza preferirne alcuna.

Ipotesi 1: I Canonici del Santo Sepolcro.
San Giovanni al Sepolcro

L’ipotesi da sempre sostenuta da tutti, accademici e storici locali, è che il tempio non c’entri nulla con i Templari, e che sia stato eretto dai Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dopo la prima crociata, addirittura da Boemondo di Altavilla. Vi è qui da precisare che davvero non ci sono documenti in merito ma che si tratti, per quanto riguarda Boemondo, di mere ipotesi. L’unica cosa certa, questo quanto confermato dai documenti, è che i Cavalieri del Santo Sepolcro hanno come proprietà il Tempio negli anni 1128, 1139, 1146, 1182 (segnatevi questo anno), e 1220. I documenti non riportano chi e quando lo abbia costruito, ma solo la proprietà che risulta essere dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro. Ma nella storia non bastano i documenti a parlare, non perché essi non siano importanti, si badi bene dal trarre un giudizio da questa mia affermazione, ma in un’ottica interdisciplinare, bisogna guardare anche ad altro, come ad esempio i rinvenimenti archeologici. Purtroppo né per i Canonici, né per i Templari, abbiamo prove archeologiche che dimostrino l’una e l’altra ipotesi. L’unico modo, potrebbe essere quello di studiare la ceramica che giace ancora in magazzino nei depositi del Museo di Brindisi, rintracciata durante gli scavi all’interno del Tempio di San Giovanni al Sepolcro, la quale potrebbe dare numerosi informazioni circa la storia della chiesa. Ma, preziose informazioni, le ricaviamo proprio da uno dei maggiori storici e archeologi locali. Si tratta di Giovanni Tarantini il quale, in una sua lettera indirizzata a Giuseppe Nervegna , suo amico e appassionato di storia, informa che nell’archivio della chiesa del Santo Sepolcro in Barletta era conservato un documento pervenuto allo stesso Tarantini datato 1182, il quale risultò una bolla che donava il Tempio di San Giovanni al Sepolcro ai Cavalieri Templari emanata dal cistercense Papa Lucio III nel 1182 a favore del famoso ordine rossocrociato. E’ bene qui analizzare i particolari, del tutto ignorati, di questa lettera che si trova nella Biblioteca Arcivescovile di Brindisi, nel fondo proprio appartenuto a Giovanni Tarantini.

LA LETTERA DI TARANTINI E LA “SCOMODA OMBRA” DEI TEMPLARI
Giovanni Tarantini

Prima di passare all’ipotesi numero 2, un intermezzo nella vicenda Templari e San Giovanni al Sepolcro, è costituita da questa lettera di Giovanni Tarantini , che a quanto pare è ignorata da storici e accademici. Ho avuto la fortuna di imbattermi in questo documento, durante le ricerche in biblioteca arcivescovile per la mia tesi di laurea, e ciò che dice Tarantini mi ha lasciato abbastanza a bocca aperta. Ricordo che Tarantini, è stato uno dei maggiori archeologi di Brindisi, compì i suoi studi a Napoli dove si laureò in Teologia. Tornato a Brindisi, insegnò nel locale Seminario fino al 1851; dopo di che fu bibliotecario della biblioteca arcivescovile “Annibale De Leo” e si dedicò agli studi archeologici.

Fu il fondatore del locale Museo civico dove raccolse i preziosi cimeli di antichità che il territorio cominciava a restituire in seguito al rinnovamento urbanistico della città e in occasione di scavi occasionali. In qualità di Ispettore Onorario per i Monumenti e Scavi, fu strenuo difensore di monumenti che il progresso avrebbe potuto distruggere e diede alle stampe alcuni scritti di profonda erudizione archeologica. Fu in corrispondenza con i maggiori studiosi dell’epoca: in particolare trasmise al Mommsen per il suo monumentale Corpus Inscriptionum Latinarum un’ampia raccolta delle epigrafi latine da lui rinvenute in Brindisi. Ad oggi a lui è stato intitolato di recente il Museo Diocesano di Brindisi, che ha sede nella Chiesa di Santa Teresa nell’omonima Piazza del centro cittadino. In una lettera datata 29 gennaio 1885 in riferimento al Tempio di San Giovanni al Sepolcro, celebre chiesa medievale in Brindisi, il Tarantini scrivendo a Giuseppe Nervegna, suo amico e appassionato di storia, informa che nell’archivio della chiesa del Santo Sepolcro in Barletta era conservato un documento pervenuto allo stesso Tarantini datato 1182, (stiamo qui parlando del famoso documento che gli storici dichiarano tra i più attendibili), il quale risultò una bolla che donava il Tempio di San Giovanni al Sepolcro ai Cavalieri Templari emanata dal cistercense Papa Lucio III nel 1182 a favore del famoso ordine rossocrociato. Il Tarantini invia quindi copia della bolla per avere conferma di ciò al professor Giulio Plfugh noto orientalista, del quale il Tarantini è amico. Lo stesso Plfugh conferma che il documento è ignoto e quindi sollecita Tarantini a mandargliene copia per pubblicarla nell’opera “che ha tra le mani”, ovvero che stava scrivendo, gli “Acta Romanorum Pontificium”. Tarantini informa anche che la pergamena è molto rovinata ed è stata trattata in alcune parti con qualche additivo chimico in modo che la scrittura andasse perduta. Alcuni caratteri risultano rovinati proprio con mezzi chimici. Copia della bolla fu mandata a Papa Leone XIII, lo stesso Tarantini si chiede come mai un documento così importante era ignoto ai più, e che riguardava la storia del celebre ordine. Qui Tarantini usa si l’aggettivo di Santo Sepolcro per l’ordine, ma nella lettera egli pare che si riferisca proprio ai Templari, in quanto cita la soppressione dell’Ordine ormai in atto quasi nel 1306, a proposito della stessa visita del Patriarca di Gerusalemme a Barletta nel 1306 in cui lascia in dono una croce con reliquiario di fattura bizantina. Ciò potrebbe risultare un tassello importante per la paternità del tempio di San Giovanni a Brindisi, monumento dell’XI- XII secolo la cui origine è dibattuta tra storici e archeologici.

Interno San Giovanni al Sepolcro: San Giorgio che uccide il drago.

La testimonianza del Tarantini sembra essere “de factu” ignorata. In questa vicenda, anche il Papa che ha emanato la bolla, Lucio III, è cistercense, e sappiamo bene tutti quanto i cistercensi, San Bernardo di Chiaravalle su tutti, tenessero ai Templari, è arcinoto che lo stesso San Bernardo in onore a loro scrisse il De Laude Nova Militia, che lodava la nascente cavalleria rossocrociata, la quale univa i principi del monachesimo al lato militare. Sembra altrettanto chiaro e inequivocabile che qualcuno abbia voluto, nel documento visionato dal Plfugh e Tarantini del 1182, cancellare qualche informazione importante. Perché mai, se la proprietà era stata da sempre dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro, qualcuno doveva trattare la pergamena con additivi chimici? Di certo non si trattava dell’ordine dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro, questo sembra ovvio (con ciò non si vuole dire che la chiesa fosse proprietà dei Templari, si badi bene) ma sicuramento il contenuto era diverso, e il Tarantini nella lettera lo dice a chiare lettere. Mi chiedo se lo stesso Tarantini, vedendo il documento e chiedendo aiuto agli esperti, abbia anche lui, come il sottoscritto, preso un abbaglio. A tal proposito permettetemi un piccolo ringraziamento alla dottoressa e direttrice della biblioteca Arcivescovile “Annibale De Leo” di Brindisi, la dottoressa Katiuscia Di Rocco, per il prezioso aiuto che mi offre da sempre nelle mie ricerche e per accogliere ogni richiesta relativa alle stesse . E’ grazie a lei, che mi sono potuto imbattere, in un documento forse unico, che potrebbe restituire al Tempio di San Giovanni al Sepolcro, la vera paternità.

Ipotesi 2: I Templari

Come abbiamo visto dalla lettera di Tarantini, e con una certa cautela nell’ipotesi, è probabile che quella stessa facesse riferimento ai Templari e non ai Canonici del Santo Sepolcro. Ma c’è comunque altro da dire. Nelle mie ricerche su San Giovanni al Sepolcro ho sempre puntato l’attenzione con la sua vicinanza alla cosiddetta “casa dei Templari”, come amano chiamarla gli storici locali. Più che di casa trattasi di una “domus” dove appunto è stata ritrovata una finestra, che sembrerebbe riproporre una croce templare. In realtà non ci sono prove che questa fosse una domus templare, come suggerito da alcuni storici locali, anzi, proprio in questa zona alle spalle del Tempio di San Giovanni al Sepolcro sorgeva la “Domus di Marotta de Laupa che confinava con la domus del Santo Sepolcro” di XII-XIII secolo (Alaggio, 2015, p.23). Questo almeno si apprende dai documenti sulla città medievale in nostro possesso, e riportati giustamente da Rosanna Alaggio, professoressa di Storia Medievale all’Università del Molise, nel suo bellissimo libro “Brindisi Medievale”. Non abbiamo altresì attestazioni, almeno documentarie, di una domus templare alle spalle di San Giovanni al Sepolcro. Inoltre lo storico Giuseppe Roma nel libro “200 pagine di Storia Brindisina informa sul romito della chiesa di “Jaddico” e paragona l’antica chiesa rotonda di Jaddico che sorgeva fuori dalla città sulla Via Traiana, proprio a San Giovanni al Sepolcro. A pagina 63 del volume, l’autore, volendo analizzare la datazione della chiesa di Jaddico, o Gallico, dice che la chiesa anticamente aveva forma circolare cosi come quelle dei Cavalieri Templari, tra l’altro in questa chiesa di Gallico, (i cui approfondimenti storici e archeologici sono in corso), un altare dell’epoca è dedicato a S.Eligio, un santo della corte merovingica, fortemente venerato proprio dai Templari. Il Roma riprende la teoria del Morghen, il quale storico illustra nella Enciclopedia Treccani che “le chiese dei Templari conservavano sempre la pianta rotonda del Santo Sepolcro di Gerusalemme e si chiamavano dovunque “Il Tempio”. E’ questo è vero poiché sappiamo che volendo paragonare le loro chiese al Tempio di Re Salomone, i Templari erano soliti chiamare le loro chiese Tempio, e non chiesa, non perché fossero pagani o altro ma perché la loro tradizione si rifaceva semplicemente alla loro sede principale: le stalle del Tempio di Salomone a Gerusalemme. Sui luoghi Templari in Brindisi lo stesso effettua una precisazione, cioè che entrambi gli ordini in Brindisi (Templari e Santo Sepolcro) dipendevano dalla casa di Barletta e avevano le seguenti proprietà a Brindisi: chiesa di San Giovanni al Sepolcro, chiesa di San Giorgio del Tempio, chiesa di San Giovanni dei Greci “propus litus maris”, i cui resti sono stati ritrovati durante gli scavi condotti nella odierna palazzina medievale che ospita la Casa del Turista.

Casa del Turista – Brindisi

Qui c’è da precisare che la chiesa di San Giovanni dei Greci fu costruita dai cavalieri Ospedalieri nel XIV secolo, e che non c’entra con i Templari, la struttura della Casa del Turista oggi era però l’antico arsenale dei Cavalieri Templari, da qui forse l’accostamento della chiesa di San Giovanni “prope litus maris” ai Templari. Sappiamo, inoltre, che la chiesa di San Giorgio del Tempio era sede della domus dei Templari, e si trovava vicino l’odierna stazione ferroviaria. Ci troviamo di fronte qui a documenti di sconcertante importanza per la storia di San Giovanni al Sepolcro e della Brindisi templare. Di sicuro c’è un fortissimo legame, anche dottrinale, tra i Cavalieri del Santo Sepolcro e i Templari, ed entrambi ricordiamo come regola, seguivano fin dall’inizio quella di S.Agostino. Inoltre proprio sulla chiesa del Gallico e su San Giovanni al Sepolcro, si hanno pochissime notizie, guarda caso a partire dal XVI secolo, ovvero il 1500, data fatidica dell’inizio del Concilio di Trento. Lo stesso Roma nel volume a pagina 123, del volume sopra citato su Jaddico, dice che da sempre San Giovanni al Sepolcro è chiamata “Tempio” e non chiesa, e che annesso vi sorgeva proprio l’ospedale dei Cavalieri Templari. Da qui l’ipotesi che San Giovanni al Sepolcro, fu una “domus” templare, la seconda quindi. In soccorso a questo proposito ci viene un documento del Moricino, storico locale tra i più importanti, la cui opera fu “travista” dallo storiografo ecclesiastico “Della Monaca” ripreso nell’opera “Brindisi Ignorata” di Nicola Vacca il quale ebbe a dire

“…in questi stessi tempi (parlando delle crociate, il corsivo qui tra parentesi è mio), o nel mille cento dieci e sette come vogliono altri (1118 quindi, il corsivo è mio); ebbe in principio in Gerusalemme l’Ordine dei Cavalieri Templari o del Santo Sepolcro, secondo il Platino e il Sabellico, crebbero per tutta l’Europa in grandissimo numero, è molto più in ricchezze ebbero sul principio della loro Religione in Brindisi, un hospizio o pur hospitale per commodità dei lor cavalieri nel passaggio che frequentavano dall’Italia all’Asia, e di là in Italia. Fu in nome della Religione chiamato Santo Sepolcro, di fabbrica magnifica e specialmente il campanile, che d’artificiosi lavori di pietre fu edificato (parlando di San Giovanni al Sepolcro in Brindisi, il corsivo è mio) Fu dotato d’entrate più che mediocri che ai tempi nostri, e posseduto in commenda dai Cavalieri di Malta dopo la loro soppressione” (dei Templari, il corsivo è sempre mio).

Croce templare sull’arco ad ogiva della “Casa del Turista”

Qui si può notare come il Moricino confonda i Templari, con l’Ordine del Santo Sepolcro. Egli però afferma che questo ordine fu creato nel 1117, o meglio 1118, data di fondazione dei Templari. Sembra impossibile che il Moricino non sappia che i Cavalieri del Santo Sepolcro furono fondati nel 1099, all’indomani della prima crociata!! La data che egli da, è precisa. Non solo: egli afferma che, al suo tempo, quindi nel XVI-XVII secolo la chiesa è proprietà dei Cavalieri di Malta. Sappiamo bene che dopo la soppressione dell’Ordine Templare, i beni passarono ai Cavalieri di Malta o a quel tempo, Ospedalieri.

Anche il Moricino quindi conferma l’ipotesi di due “domus” Templari e la loro prima chiesa, quella di San Giorgio, vicino la stazione ferroviaria. Quindi come si può ben vedere, tutte le fonti combaciano alla perfezione, mai nessuno in passato ha negato, degli storici, l’appartenenza della chiesa, meglio del Tempio del Santo Sepolcro in Brindisi, proprio ai Templari.

CONSIDERAZIONI FINALI

In conclusione si può quindi dire che un rapporto della chiesa o Tempio di San Giovanni al Sepolcro con i Templari è innegabile. Più che le ipotesi fatte finora, il documento del Tarantini di eccezionale importanza, dovrebbe essere rivalutato attentamente da chi si occupa di storia in città, soprattutto da accademici e storici locali. Non ha più senso cercare di affossare l’ipotesi di San Giovanni al Sepolcro come chiesa templare, perché qui, come in altri monumenti la presenza di questo ordine in città è più che scontata. Tra l’altro uno dei nomi dati al tempio negli anni, per fantasia o per realtà, è stato anche quello di San Giovanni dei Cavalieri Templari. Qui non stiamo parlando di misteri, ma stiamo parlando di Storia, che ancora una volta, grazie ai simboli, alla pietra e all’archeologia, e forse finalmente anche alla rivalutazione dei vecchi storici brindisini, a documenti persi negli archivi, riesce a regalare sorprese ed emozioni, che qualche volta, sono molto più sensazionali dei normali misteri che siamo abituati a sentire.

Con questo articolo, non si vuole assolutamente avere la pretesa di dimostrare nulla, ma si è capito che l’ipotesi che la chiesa, o meglio il Tempio di San Giovanni al Sepolcro, sia stato proprietà dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro, scricchiola davanti ad evidenze come quella del Tarantini e del Moricino, il quale ebbe a scrivere una delle opere storiche più famose di Brindisi, plagiata poi dal padre Carmelitano, Andrea della Monaca: Dell’antiquità e vicissitudini della città di Brindisi e della di lei origine sino al 1604”, pubblicata poi dal Della Monaca con il nome di “Memoria Historica della città di Brindisi”. Proprio sul plagio del Della Monaca, oggi si basa la stragrande maggioranza degli storici e della moderna storiografia brindisina: un errore che forse è costato caro a tante pagine di storia brindisina.

BIBLIOGRAFIA
Rosanna Alaggio, Brindisi Medievale, Editoriale Scientifica, 2009
Pavalon: Atti primo Convegno Nazionle Studi Templari, 17-18 ottobre 1998, La Torcia di Demetra, 1999
Pavalon” : Atti secondo Convegno Nazionale Templari “, Terra d’Otranto Sulla Rotte del Sole Editore, 2002
Pavalon: Atti terzo Convegno Nazionale “Materiali inediti per una storia dei Templari nel Regno di Sicilia, Sulla Rotta del Sole, Giordano Editore, 2002
Fernando Ascoli, La Storia di Brindisi, Arnaldo Forni Editore, 1886
P. A. Primaldo Coco, I Cavalieri Teutonici nel Salento, (Appunti e Documenti), Taranto, Stab. Tipografico Pappacena, 1925
Nicola Vacca, Brindisi Ignorata, Vecchi & C. Editori, Trani, 1954
Studi di Storia Pugliese (in onore di Giuseppe Chiarelli), Mario Congedo Editore, 1972
R. Jurlaro, Storia e Cultura dei Monumenti di Brindisi, Edizioni Amici della “De Leo” Brindisi, Aprile 1976

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