Lo scontro armato di Ctesifonte[1] si svolse il 26 maggio del 363 d.C., davanti al medesimo centro abitato, fra le forze armate romane, capeggiate dall’imperatore Giuliano[2] (Costantinopoli, 6 novembre 331[3]–Maranga, 26 giugno 363 d.C.), e quelle sasanidi che proteggevano la città sede dei loro organismi legislativi ed amministrativi centrali. Il combattimento ebbe come vincitore Giuliano, che tuttavia fu costretto a sospendere le operazioni militari e allontanarsi da Ctesifonte senza essersene impadronito.
PRESUPPOSTI
Divenuto sovrano dei Sasanidi, Sapore II (309–379 d.C.) iniziò ad attaccare l’impero romano. La prima spedizione si rivelò infruttuosa, ma la seconda portò all’occupazione della fortificazione di confine di Amida[4][5], conquistata nel 359 d.C. L’imperatore Costanzo II (Sirmio, 7 agosto 317–Cilicia, 3 novembre 361 d.C.) non fu in grado di ostacolare l’azione militare sasanide[6], pure per il fatto che si era dovuto occupare della rivolta del cugino e cesare Giuliano[7]. Tuttavia il 3 novembre del 361 d.C. Costanzo cessò di vivere[8], e subentrò al suo posto proprio Giuliano. Per due anni questi si interessò di organizzare più efficientemente l’impero e in seguito stabilì di intraprendere una campagna militare[9] contro i Sasanidi[10].
Il 5 marzo del 363 d.C. Giuliano partì da Antiochia[11][12] con 65.000 soldati[13]; a Carre[14] 30.000 uomini, guidati da Procopio, si diressero in Armenia da dove, insieme ai militi del monarca armeno, avrebbero dovuto aggredire la Persia da settentrione. Giuliano penetrò nel regno sasanide con 35.000 armati nei primi giorni di aprile e, percorrendo le rive dell’Eufrate[15], sottomise numerosi fortilizi sino ad arrivare a fine maggio in prossimità di Ctesifonte, la città sede degli organismi legislativi ed amministrativi centrali dello stato sasanide.
SVOLGIMENTO DELLO SCONTRO ARMATO
Le truppe sasanidi aspettavano quelle romane nella pianura di fronte a Ctesifonte. Capeggiate dal generale Merena, avevano i cavalieri catafratti[16][17] al centro e soldati con arco su cavalli muniti di corazza ai fianchi, invece il reparto militare che seguiva l’esercito in marcia, destinato a proteggerlo da attacchi alle spalle, aveva a disposizione i pachidermi da combattimento. I comandanti di Giuliano temevano i cavalieri sasanidi, ma l’imperatore comandò di guadare il corso d’acqua.
Le milizie romane furono capaci di attraversare il Tigri[18] nonostante la resistenza sasanide e si disposero a mezzaluna per evitare di essere circondate dalle forze armate avversarie, tattica prediletta dai Sasanidi.
Le ali romane attaccarono l’avversario per sfuggire al più presto alle frecce degli arcieri, in numero rilevante, dando inizio allo scontro. Sebbene i legionari romani fossero più o meno 35.000, a differenza dei Sasanidi che potevano contare su pressappoco 100.000 uomini, conseguirono un successo strepitoso. Gore Vidal[19] (West Point, 3 ottobre 1925–Hollywood Hills, 31 luglio 2012), nel suo componimento storico-narrativo in prosa Giuliano, afferma che i Romani persero solamente 75 militi mentre i Sasanidi ben 25.000, e furono obbligati a ripiegare verso Ctesifonte. Inseguiti, sarebbero anche stati raggiunti dal loro avversario se il comandante (Vittore) del reparto militare romano avanzato, con compiti esplorativi e di difesa preventiva, non fosse stato colpito a una spalla da un dardo.
RIPIEGAMENTO E DECESSO DI GIULIANO
L’assenza di macchine da guerra, l’estensione delle linee di approvvigionamento romane, l’eventualità di essere assaliti da altre truppe sasanidi di Sapore al momento lontane, il mancato arrivo di Procopio e del sovrano armeno sono solo alcuni dei motivi che indussero Giuliano a desistere dall’assedio di Ctesifonte e a dirigersi verso settentrione[20], costeggiando il Tigri.
Trenta giorni più tardi (26 giugno), Giuliano fu ucciso[21] in un combattimento contro i cavalieri sasanidi al quale aveva preso parte senza indossare l’armatura. Le milizie romane decisero che il nuovo imperatore fosse Gioviano[22] (Singidunum, 331–Dadastana, 17 febbraio 364 d.C.), il quale iniziò dei negoziati politici con i Sasanidi, ottenendo una tregua[23] pagata da loro a caro prezzo. In questo modo potè fare ritorno senza alcun problema, insieme alle unità militari, nelle province soggette alla giurisdizione romana.
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[1] Uno dei più importanti centri urbani della Mesopotamia di un passato lontano.
[2] Si menziona l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Flavio Claudio Giuliano: l’imperatore apostata; https://www.storiedistoria.com/2014/03/flavio-claudio-giuliano-limperatore-apostata/ [3 marzo 2014].
[3] Ammiano Marcellino, Corpus Inscriptionum Latinarum. I, 1, 302.
[4] Centro urbano del sudest della Turchia, posto lungo le rive del corso d’acqua del Tigri.
[5] Sampoli, F. Costantino il grande e la sua dinastia. Roma: Newton & Compton, 1955, p. 256.
[6] Brandt, H. L’epoca tardo antica. Bologna: il Mulino, 2005, p. 41.
[7] Norwich, J. J. Bisanzio: splendore e decadenza di un impero. Milano: Mondolibri, 2001, p. 32.
[8] Pani, M.; Todisco, E. Storia romana. Roma: Carocci, 2008, p. 345.
[9] Montanelli, I. Storia di Roma. Milano: RCS Libri, 1997, p. 404.
[10] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 498.
[11] Insediamento abitativo di epoca remota della Siria (attualmente però in Turchia), sulle sponde del fiume Oronte.
[12] Lovelli, G. Rerum antiquarum et byzantiarum fragmenta. Tricase: Libellula, 2016, p. 123.
[13] Treadgold, W. Storia di Bisanzio. Bologna: il Mulino, 2005, p. 42.
[14] Centro abitato di un passato lontano della Mesopotamia settentrionale.
[15] É, con i suoi 2.760 km, il fiume più esteso dell’Asia occidentale.
[16] Provvisti di armatura che copriva totalmente i medesimi.
[17] Farrokh, K. Sassanian Elite Cavalry AD 224-642. Oxford: Osprey Publishing, 2005, p. 48.
[18] É, con i suoi 1.900 km, uno dei fiumi principali dell’Asia occidentale.
[19] Autore americano di opere letterarie, saggi, drammi, sceneggiature teatrali, cinematografiche e radiotelevisive.
[20] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 300.
[21] Aa.Vv. Atlante Storico. Milano: Rizzoli Larousse, 2004, p. 123.
[22] «Tu, Fortuna del mondo romano, sei giustamente accusata a questo proposito, poiché fra l’imperversare delle catastrofi che annientavano a raffiche lo stato, ne hai consegnato le redini, strappate di mano ad una guida esperta,Giuliano,ad un giovane immaturo,Gioviano, che noto per non essersi mai distinto nella sua vita precedente in quest’ambito, non è giusto né biasimare né lodare». Ammiano Marcellino, Rerum gestarum libri. XXV, 9, 7.
[23] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, p. 696.