Nectanebo II (…-343 a.C.), sovrano egizio della XXX dinastia, divenne faraone usurpando il trono allo zio Teos (in greco antico Τέως, in egizio Djedhor). Artefice della cospirazione fu il genitore di Nectanebo, Tjahapimu[1], che il fratello (Teos) aveva nominato reggente del Paese delle Due Terre mentre lo stesso era a capo[2] delle forze armate terrestri mandate ad occupare militarmente la Palestina.
Al complotto aderirono i collegi sacerdotali di diversi centri abitati che non avevano digerito la sottrazione di contribuzioni in denaro, immobili e terreni a beneficio dello sforzo bellico. Nectanebo, che durante l’insurrezione era con le milizie in Palestina, venne sostenuto dal monarca spartano Agesilao II (Sparta, 444 a.C.-Cirene, 360 a.C.), che guidava i soldati greci, combattenti per mestiere e dietro pagamento, punto di forza[3] delle armate egizie.
In base a una ipotesi, l’edificazione della costruzione[4] di Deir el-Shelwit, dedicata al culto di Iside, cominciò nel corso della conduzione politica ed amministrativa dell’Egitto da parte di Nectanebo e venne terminata nel periodo greco-romano. Gli anni del suo governo sono stati, effettivamente, un tormento prolungato per il Paese delle Due Terre e tutte le energie profuse ebbero come conseguenza soltanto quella di differire di poco la guerra con il primo impero persiano[5].
Dopo due spedizioni punitive, effettuate fra il 351[6] a.C. e il 344 a.C., dall’esito infausto per un destino avverso ed una carente organizzazione, il sovrano persiano Artaserse III[7] (425 a.C. più o meno-338 a.C.), ristabilita la pace nell’impero achemenide, riuscì a radunare 300.000 militi[8] che condusse in prima persona contro l’Egitto. Invece Nectanebo aveva a disposizione circa 60.000 egiziani e 40.000 mercenari libici e greci. Dopo 18 mesi di dura opposizione, Nectanebo, avendo dovuto abbandonare il Basso[9] e Medio[10] Egitto e resosi conto dell’impossibilità di proseguire il conflitto, si rifugiò a Meroë, città del Regno di Kush.
In Nubia[11] non si conosce quale sia stato il destino dell’ultimo[12] monarca[13] originario[14] del Paese delle Due Terre che sia stato a capo dello Stato egiziano[15].
[spacer]
[spacer]
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Egitto: Storia e Mistero, De Agostini, Novara 1999;
AA.VV., Egittomania, De Agostini, Novara 1999;
AA.VV., La Grande Storia, RBA ITALIA, Milano 2015;
BRESCIANI, L’Antico Egitto, De Agostini, Novara 2000;
CERINOTTI, I misteri delle piramidi, Giunti, Firenze 2005;
CIMMINO, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bompiani, Milano 2003;
GRIMAL, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Bari 2007;
JACQ, L’Egitto dei grandi faraoni, Arnoldo Mondadori, Milano 1999;
SCHLOGL, L’Antico Egitto, Il Mulino, Bologna 2005;
YARSHATER, The Cambridge History of Iran, Cambridge University Press, Cambridge 1993;
WILKINSON, L’Antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, Torino 2012.
[1] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 237.
[2] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 479.
[3] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 394.
[4] Situata sulla sponda occidentale del Nilo a Luxor, a 1 km da Malkata e pressappoco 4 km a mezzogiorno di Medinet Habu.
[5] Yarshater, E. The Cambridge History of Iran. vol. III. Cambridge: Cambridge University Press, 1993, p. 482.
[6] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 284.
[7] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 301.
[8] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. III. Milano: RBA ITALIA, 2015, p. 116.
[9] Corrisponde all’area settentrionale del Paese delle Due Terre, ovvero alla zona del delta del Nilo.
[10] Territorio a settentrione di Tebe ed a mezzogiorno del Basso Egitto.
[11] Terra coincidente attualmente con l’Egitto meridionale ed il Sudan settentrionale, all’incirca dalla prima cateratta alla quinta cateratta del Nilo.
[12] Aa.Vv. Egittomania. vol. IV. Novara: De Agostini, 1999, p. 122.
[13] Cerinotti, A. I misteri delle piramidi. Firenze: Giunti, 2005, p. 125.
[14] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 129.
[15] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 463.