La vicenda di Arduino, ultimo sovrano del Regno Italico, ha inizio nella seconda metà del X secolo, chiamato anche “secolo di ferro”. Non è un’esagerazione, anzi sarebbe più esatto definirlo “secolo di fuoco e sangue”. L’Europa è devastata dalle incursioni di Vichinghi, Ungari e Saraceni. Piombano su villaggi e città, saccheggiano, bruciano, uccidono: i superstiti sono ridotti in schiavitù o se si tratta di personaggi di alto rango, usati come ostaggi per chiedere un riscatto.
Mentre Vichinghi e Ungari sono popolazioni ben definite, venute dalla Scandinavia o dalle pianure dell’est, “Saraceni” invece, che vuol dire? Il termine deriva da “Saraka”, una località nel Sinai: ma nel Regno Italico e durante l’alto Medioevo, gli invasori arrivano da luoghi molto più vicini.
Fraxinetum Saracenorum
Nell’887 una nave proveniente dall’emirato arabo di al-Andalus, in Spagna, approda alle coste della Provenza. Gli uomini dell’equipaggio, una ventina, occupano l’altura chiamata fin dall’epoca romana “Fraxinetum” a causa della fitta foresta di frassini che la circonda: una roccaforte accessibile solo per un sentiero di montagna, mentre sull’altro lato il mare offre un facile approdo per i rinforzi che nel corso degli anni arrivano dall’Andalusia. Oggi il luogo, che si trova nelle vicinanze di St.Tropez, si chiama La Garde-Freinet.
Ogni vicenda storica è una medaglia a due facce, dipende da dove la si guarda. Mentre per gli atterriti Provenzali questi stranieri sono semplici pirati, i geografi musulmani li considerano soldati della guerra santa, che si spingono nelle terre degli infedeli per conquistarle alla “pax islamica”. Al-Istakhri, che visita la regione nel X secolo, nota che in precedenza essa era abbandonata, mentre l’arrivo dei Saraceni vi ha portato prosperità: questo è probabile, in effetti. Nello stesso periodo, le più avanzate tecniche agricole degli invasori fanno della “Siqillya” (Sicilia) un paradiso.
Oltre che una fortezza e il centro di attività agricole, il ribat, vale a dire l’accampamento fortificato, è un avamposto commerciale. Nelle fonti musulmane è chiamato Jabal al-Qilal che vuol dire “monte del legno”. Uno degli scopi dell’insediamento è reperire materiali usati per la costruzione delle navi: legname d’alto fusto, sughero, resina di pino.
L’espansione
Nel volgere di pochi decenni il numero dei Saraceni è cresciuto al punto che essi controllano quasi tutta la Provenza, grazie al vuoto di potere seguito al crollo dell’impero carolingio. Nel 939 hanno varcato le Alpi (tutte le cronache parlano della loro abilità di montanari), attaccato l’abbazia della Novalesa in Piemonte e il monastero di San Gallo in Svizzera, condotto raid nel Regno Italico.
Sorgono nuovi ribat, che nelle cronache latine del periodo sono chiamati tutti “Fraxinetum” anche quando di frassini non c’è neppure l’ombra. Il toponimo si trova in molte località del Piemonte, come Frassinetto sopra Pont Canavese, Frassineto Po presso Casale Monferrato e altri.
I Saraceni costruiscono una rete di fortezze sulle catene alpine, di cui controllano i passi. Uccidono mercanti e pellegrini diretti a Roma. S’impadroniscono della città di Aqui, raccolgono tributi, commerciano apertamente il bestiame razziato e gli schiavi: diventano insomma una potenza anche nella parte occidentale del Regno Italico.
I “Radhaniti”: invenzione o realtà?
Uno tra i personaggi più intriganti del romanzo storico “Arduhinus” è Alaxia, confidente e amica della protagonista femminile. Si tratta di una guaritrice, o meglio una strega, che vive in un villaggio di montagna sopra Pontes (Pont Canavese).
Alaxia sostiene di appartenere alla gente dei Radhaniti, abitanti della valle del fiume Radhan (Rodano). La vicenda è storicamente fondata. Il termine “Radhaniti” indica una popolazione di mercanti, di origine siriaca oppure ebraica, stanziati nella valle del Rodano durante l’alto Medioevo.
Notizie su di essi sono fornite dal “Libro delle strade e dei reami” di Ibn Kordadbeh, (855). “Questi mercanti parlano arabo, persiano, greco, franco. Trasportano da occidente gli eunuchi, donne e giovani ridotti in schiavitù, seta, pellicce, spade… Prendono il mare in Firanja (Francia) fino in Siria, da lì si muovono con le carovane fino nel Sind, nell’India e in Cina… Sulla via del ritorno portano con sé muschio, aloe, canfora, cannella e altri prodotti. Alcuni vanno a Costantinopoli per vendere le loro mercanzie ai Bizantini, altri si recano al palazzo del re di Francia.”
Il traffico di merce umana, alimentato dai raid dei Saraceni, conosce un forte impulso nel X secolo. La città di Verdun, uno dei centri commerciali radhaniti, è un grande mercato di schiavi e il luogo di castrazione dei tanti giovani destinati a diventare eunuchi: nella sola Cordova, in quel periodo, ce ne sono più di diecimila. Ma questi traffici stanno per subire un duro colpo.
La Crociata
Nel 941 Ugo di Provenza, allarmato dalla crescente attività predatoria, chiede all’imperatore bizantino di mandare una flotta per attaccare il ribat. Quando esso sta per cadere sotto il duplice attacco, dal mare e dalla terra, Ugo all’improvviso cambia idea: ferma l’offensiva, licenzia la flotta e stringe un’alleanza con i Saraceni. Gli è giunta notizia che il suo rivale per la corona del Regno Italico, Berengario, sta per attraversare le Alpi con un esercito. Deve fermarlo, e ogni mezzo va bene per raggiungere il suo scopo.
Dopo questa vicenda Fraxinetum raggiunge l’apice del suo potere. Ormai è quasi un piccolo stato, di fatto indipendente da al-Andalus. Diventati troppo fiduciosi, i Saraceni commettono un errore fatale: quello di spingersi a nord, nell’alta valle del Reno, dove si scontrano con gli Ungari che a loro volta la stanno saccheggiando. Finisce in un macello, dove i superstiti di ambo le parti sono sterminati da Corrado di Borgogna (954).
Altro, e più grave errore commesso dai Saraceni è quello di catturare un ostaggio troppo importante: Maiolo, abate di Cluny, considerato un santo vivente da tutti i conti, duchi e re dell’epoca. Il potente monastero di Cluny, che ha filiazioni e grange in tutta Europa, paga senza difficoltà il riscatto di mille libbre d’argento. Ma una volta libero, Maiolo indice una Crociata cui aderiscono praticamente tutti i nobili di Provenza e del Regno Italico. Grazie all’unione delle forze (o secondo la Cronaca di Novalesa, grazie alle indicazioni di un traditore) il ribat è conquistato e distrutto.
Arduino, nato nel 955, a quell’epoca ha una ventina d’anni ed è del tutto verosimile che abbia partecipato alla Crociata, al seguito del suo omonimo Arduino il Glabro.
Finisce davvero nel 972?
Secondo alcune fonti, la distruzione del ribat va postdatata al 990: in ogni caso non è probabile che in pochi anni, la Crociata indetta da Maiolo sia davvero riuscita a smantellare tutta la rete di fortificazioni che i Saraceni avevano costruito sulle Alpi occidentali durante tutto un secolo. Piccoli insediamenti di Saraceni e Radhaniti possono essere sopravvissuti per un certo periodo, come avamposti commerciali e punto di partenza per raid a corto raggio.
Quando Arduino diventa margravio di Iporegia (Ivrea) nel 989, è assai probabile che per riprendere controllo sul territorio da lui governato debba snidare gli ultimi Saraceni superstiti e liberare i prigionieri. Piccole guerre locali, che non sono citate nelle Cronache e che solo la fantasia può far rivivere nella loro crudezza d’inseguimenti, agguati, battaglie senza gloria. Per questo esiste il romanzo storico.
BIBLIOGRAFIA:
– Claudio Martinotti Doria: Incursioni dei Saraceni nell’Alto Medioevo in Piemonte (Italia Medievale)
– Mohammad Ballan: Fraxinetum, an islamic frontier state in tenth century Provence (Academia.edu)
– Rinaldo Panetta: I Saraceni in Italia (Mursia)
. Guaitoli, Giolitto, Frassinetto, la sua storia, la sua gente (Ed. Baima)
– Maurice Lombard: Splendore e apogeo dell’Islam (Rizzoli)
– Andenna, Tuniz: Storie dell’anno Mille (Jaca Book)
– Rodolfo il Glabro: Cronache dell’anno Mille (Mondadori Valla)
– A. Barbero: Storia del Piemonte (Einaudi)
– M. Milani: Arduino e il Regno Italico (De Agostini)
Titolo: Arduinus
Autore: Grazia Maria Francese
Editore: Edizioni Esordienti E-book
Pagg. 285
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