Di particolare importanza per una piena comprensione del volume Egitto e Vicino Oriente antichi: tra passato e futuro (pubblicato nel mese di maggio del 2018) risulta l’introduzione. Nella stessa Marilina Betrò[1], Stefano De Martino[2], Gianluca Miniaci[3]e Frances Pinnock[4] dichiarano che: «l’idea di organizzare questo convegno è nata a Roma l’anno scorso, in occasione della riunione che vide molti di noi incontrarsi in Sapienza il 1° luglio per la nascente Consulta per gli Studi sull’Asia e l’Africa. Fu allora sottolineata l’importanza di dare vita, parallelamente alle forme di aggregazione istituzionale, ad una serie di incontri periodici che riunissero e mettessero a confronto gli studiosi delle varie discipline che si occupano dell’Egitto e del Vicino Oriente antichi su temi di interesse comune e di attualità. Infatti, a molti dei presenti a quella riunione sembrava opportuno riprendere il dialogo scientifico tra tutti coloro che si occupano sia di Egitto che di Vicino Oriente. Il tema scelto per questo primo incontro è quello opportuno per un punto di partenza: una fotografia del presente, guardando con una riflessione critica al passato e cercando di definire ciò che pensiamo di essere e di poter essere nel nostro più immediato futuro.
Le domande di partenza – qual è il senso degli studi sull’Egitto e il Vicino Oriente antico oggi? Quale il posto che occupano nella società italiana e, in particolare, nell’Università? Quali le prospettive nel panorama contemporaneo? – sono quelle che derivano dal momento epocale che stiamo vivendo: da una parte la drammaticità di un quadro politico internazionale, in particolare legato alle aree le cui civiltà studiamo, non solo confinato al loro orizzonte geopolitico ma realtà vicinissima a tutti noi. E questo pone una serie di interrogativi urgenti di carattere etico e organizzativo, anche alle nostre attività di ricerca. Dall’altra, anche se su un piano certo meno drammatico e significativo, ma tuttavia importante per il futuro dei nostri studi, dobbiamo confrontarci con il crescente restringimento dello spazio riservato alle nostre discipline e ai nostri studi nell’Università italiana (e non solo) e con la difficoltà avvertita con sempre maggiore affanno di garantirne la ricchezza e poliedricità di un tempo, quando non la sopravvivenza. Il messaggio che questo convegno vuole dare e in cui crediamo fermamente è che tuttavia il complesso delle nostre conoscenze, lungi dall’essere desueto e dall’avere oggetti troppo lontani e remoti, è invece fondamentali oggi, nella società come nell’Università, per comprendere meglio e tentare di intervenire con maggiore efficacia sulla realtà che ci circonda: il presente è il prodotto delle tante interazioni occorse nei secoli ed è proprio del nostro ruolo di studiosi del passato di queste aree far dialogare passato e presente, saper incrociare prospettive diverse, guardare con sguardo decentrato[5]. Bisogna dunque mettere insieme i nostri sguardi diversi, le nostre esperienze e competenze e, al tempo stesso, rafforzare sempre più la nostra identità comune e la consapevolezza del nostro ruolo per essere in grado di trasmetterla all’esterno, alla nostra società, ai nostri interlocutori politici, e momenti unitari e di dialogo comune come questo sono importanti a questo fine.
Il convegno si è strutturato in due parti: una, dedicata al punto sulle nostre discipline nella fase attuale, è stata aperta dalle riflessioni d’apertura di due maestri della scuola italiana, Edda Bresciani[6] e Paolo Matthiae[7], ed è poi continuata con la presentazione per grandi aree di ricerca da parte dei maggiori studiosi italiani delle nostre discipline. La seconda sezione offre una panoramica sulle prospettive degli studi nel campo dell’Egitto e del Vicino Oriente antichi, con gli ultimi risultati delle ricerche in corso, nuove tendenze interpretative e metodologiche dall’archeologia alla filologia, alla storia. Concludiamo con il nostro ringraziamento sincero a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo convegno, all’Università degli Studi di Pisa che lo ha ospitato e a tutti i colleghi che vi hanno partecipato».
Si ritiene che quanto detto nell’introduzione dai curatori abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del testo preso in esame. Di grande utilità sono le relazioni introduttive di Edda Bresciani e Paolo Matthiae, le illustrazioni, le note a piè di pagina e la bibliografia che accompagnano l’intervento scritto di ogni studioso. Note alquanto stonate provengono dall’editing, che in alcuni passi dovrebbe essere più curato, dalle dimensioni dell’opera che si rivela poco maneggevole e dalla copertina della stessa che tende facilmente a deteriorarsi.
Un libro meritevole di notevole attenzione che si consiglia di leggere e regalare a coloro che sono interessati agli studi sull’Egitto e il Vicino Oriente antico.
Titolo: Egitto e Vicino Oriente antichi: tra passato e futuro.
Autore: Marilina Betrò, Stefano De Martino, Gianluca Miniaci, Frances Pinnock
Editore: Pisa University Press
Pagg. 480
[1] Professore ordinario di Egittologia all’Università di Pisa.
[2] Professore ordinario di Ittitologia all’Università di Torino.
[3] Ricercatore senior di Egittologia all’Università di Pisa.
[4] Professore associato di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente antico all’Università La Sapienza di Roma.
[5] Serge Gruzinski, Abbiamo ancora bisogno della storia? Il senso del passato nel mondo globalizzato, Milano, 2016.
[6] Professore emerito dell’Università di Pisa.
[7] Archeologo ed orientalista italiano.