La ghost town di Bodie, in California


 

Nel 1859 un cercatore, un certo William Bodey, scoprì un filone d’oro sulle colline desertiche che si trovano al confine tra la California e il Nevada, nel luogo che oggi è noto come Bodie Bluff.

Per ironia della sorte lo scopritore del filone morì in una bufera di neve il novembre seguente mentre era in viaggio per rifornirsi di viveri a Monoville (l’attuale Mono City, il più prossimo centro abitato, a circa 35 chilometri di distanza), e non poté mai godere né di alcuna ricchezza né della celebrità della scoperta. Va ricordato che la zona è a oltre 2500 metri di quota e le nevicate precoci, con venti che possono spazzare la valle a 100 miglia all’ora, non perdonano.

 

 

Fin dai primi lavori di scavo si vide che il filone prometteva bene, e venne montato un piccolo mulino per frantumare il minerale ed estrarre l’oro, e la città iniziò a crescere. All’inizio c’erano solo una ventina di minatori, ma già nel 1879 la cittadina aveva una popolazione di 5-6.000 persone e circa 2.000 edifici. La vena nel tempo si dimostrò perfino più ricca di quanto si era sperato, e nel 1880 il villaggio crebbe fino ad arrivare a circa 10.000 persone!

La città si riempì rapidamente di minatori, ladri, commercianti di whisky e generi alimentari, pistoleri, prostitute e personaggi spesso equivoci provenienti da ogni luogo del mondo. In pochi anni aprirono i battenti ben 65 saloon, numerosi bordelli e “case di cattiva fama”, sale da gioco e fumerie d’oppio.

 

 

Quando i minatori uscivano esausti dalle miniere i saloon e il quartiere a luci rosse li attendevano per alleggerirli dei loro guadagni, e il cocktail di denaro, oro e alcool si rivelò fatale per molti di quegli uomini.

I giornali riferiscono che al mattino la gente si chiedeva per strada: “È stato ucciso qualcuno stanotte? “. Omicidi, sparatorie, risse da bar, e rapine alle diligenze sono citati nei giornali come eventi comuni nella vita del posto.

Con la ricchezza la città ebbe anche un suo giornale: lo Standard Pioneer Journal, la cui prima copia usci il 10 ottobre 1877; dapprima il giornale fu settimanale, poi uscì con cadenza di due-tre giorni. L’oro della miniera permise anche la costruzione di una linea telegrafica che collegava Bodie con Bridgeport e Genoa, in Nevada.

 

 

La vivace circolazione dell’oro e di denaro rese necessaria una banca, e la famosa Wells Fargo si incaricò di portarvi una sua filiale, mentre a causa del rischio di incendi dovuto all’uso massiccio della legna come combustibile nelle abitazioni (costruite a loro volta in infiammabile legno) vennero fondate quattro compagnie di vigili del fuoco volontari. Al culmine del benessere venne perfino organizzata una banda cittadina di ottoni, e contemporaneamente fu fondato il sindacato dei minatori e lavoratori alle macchine a vapore della miniera.

In pochi anni si affiancarono allo Standard Pioneer Journal diversi altri quotidiani, e per le incombenze della giustizia fu costruito un carcere.

La costruzione di un obitorio, l’unico edificio in mattoni della città, costruito con muro a tre strati e ancora esistente, si rese necessaria per poter conservare i cadaveri del periodo invernale fino al disgelo del terreno del vicino cimitero che accoglieva coloro che erano morti secondo le regole del ‘viver civile’, mentre i delinquenti e i morti anonimi venivano sepolti nella Boot Hill.

Non dovevano comunque mancare funerali in pompa magna a giudicare dalla presenza di due lussuose nere carrozze funebri a cavalli dotate di finestre vetrate ancora visibili in uno dei locali della città.

 

 

Nella Boot Hill ha trovato riposo, secondo la scarsa documentazione dell’epoca, anche Rosa May, una prostituta che con spirito umanitario si prestò a dare volontariamente aiuto agli uomini privi di mezzi o di parenti o amici durante una grave epidemia che colpì la città al culmine del suo boom. Le è stato attribuito il merito di essersi prodigata senza limiti, cosa che non le è stata comunque sufficiente ad aprirle le porte del cimitero ‘civile’. Ogni ricerca della sua tomba è stata vana.

Oltre a storie di prostituzione e di capitali distrutti ai banchi da gioco si ricordano anche le vicende legate al quartiere cinese: molti immigrati da quel lontano paese avevano ottenuto di poter svolgere lavori di fatica poco appetiti dai locali, e nella Chinatown la cui strada principale confluiva nella Main Street vivevano molte centinaia di cinesi che vi avevano eretto il loro tempio taoista e gestivano le fumerie d’oppio.

 

IL DECLINO

I primi segni di declino della città si ebbero già a partire dal 1880, quando le nuove scoperte minerarie a Butte, nel Montana, e a Tombstone, in Arizona, e nello Utah, attirarono in quelle località molti dei minatori alla ricerca della grande occasione personale. Ma la miniera di Bodie era ancora al massimo del rendimento, e infatti nel 1881 fu costruita una ferrovia a scartamento ridotto, la Bodie Railway & Lumber Company, che trasportava legname per la miniera ed altri materiali dal distretto minerario di Mono Mills a sud del Mono Lake.

 

 

Partiti alcuni dei soggetti più turbolenti la città visse un periodo di relativa tranquillità: si formarono delle famiglie stabili, e sulla Main Street venne costruita la Sala dei Minatori, punto d’incontro dei sindacati e centro di aggregazione che ospitava balli, concerti, rappresentazioni teatrali e recital scolastici (ora recuperata a piccolo museo locale).

Nel 1892, pur essendo in diminuzione la popolazione, la Standard Company costruì una piccola centrale idroelettrica circa 13 miglia di distanza nella località chiamata Dynamo Pond, per dare energia elettrica agli impianti minerari ed alla città con un impianto da circa 100 kW.

Con l’avvento delle automobili venne realizzata una stazione di rifornimento: accanto alle vecchie pompe di benzina si notano ancora sui vecchi cartelli della Shell numerosi fori di proiettili.

Nel 1910 la popolazione era scesa a 698 persone, prevalentemente famiglie rimaste sul posto che non avevano seguito l’onda delle scoperte minerarie nel Nevada.

 

 

Nel 1920, la popolazione era di sole 120 persone, e dopo un grave incendio sviluppatosi nel 1932 rimasero solo alcuni residenti, finché da ultimo nel 1942 chiuse anche l’ufficio postale, in coincidenza con il decreto L-208 che imponeva la chiusura di tutte le miniere d’oro non indispensabili negli Stati Uniti a causa della seconda guerra mondiale.

Dopo il ’43 la famiglia Cain, che aveva acquistato da coloro che se ne andavano la maggior parte del territorio e degli edifici, assunse dei custodi per proteggere e mantenere le strutture della città, e nel 1961 la zona fu messa sotto la tutela dal California State Parks per preservare ciò che resta dell’unica città conservatasi dai tempi della corsa all’oro.


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