La Spagna odierna è un paese moderno e democratico, uscito da ormai diversi decenni dall’ombra della dittatura di Francisco Franco. Un periodo chiuso solo nel 1975 con la morte del Generalissimo e la promessa di un paese libero e aperto all’Europa. Come nella consuetudine, però, le ferite del passato sono di guarigione lenta e, sin troppo spesso, con conseguenze dolorose ancora nel presente.
Recentemente è venuta alla luce una vicenda dal sapore squallido, portata avanti proprio con la connivenza del governo franchista. Dai primi anni 40 fino alla fine del regime, ha luogo un turpe commercio di neonati, sottratti alle madri e venduti a coppie senza figli. A rendersi colpevoli del crimine, personalità influenti del mondo medico, insieme ad appartenenti a quello ecclesiastico. Le donne prescelte sono dapprima dissidenti politiche, i cui neonati vengono sottratti per timore che possano essere corrotti dal pericolose idee politiche. Quando poi ci si rende conto che il business può essere vantaggioso, si irretiscono donne e ragazze senza famiglia e mezzi, convinte a partorire in cliniche private.
Per quanto, però, i nomi dei colpevoli siano stati resi noti (uno tra tutti, il dottor Eduardo Vela), non sono stati presi reali provvedimenti al riguardo, lasciando tutto nelle mani di associazioni private che gestiscono le richieste di genitori e figli che cercano disperatamente di ritrovarsi a vicenda.
In questo scottante tessuto storico, Leonardo Dragoni muove il suo romanzo I figli dell’oblio.
La storia è ambientata a Roma, tra il 1943 e il 1968. Una città e due date, due mondi diversi.. L’altra è una città nuova, viva.
Nel 1943 si snoda la vicenda di Giulia, che cerca disperatamente di scoprire cosa sia successo alla sorella Eugenia, donna forse di facili costumi e apparente madre di una bambina nata morta. Giulia è la madre/moglie/sorella alla ricerca della verità, anche a costo di derogare dai propri principi e avventurarsi in un mondo sconosciuto. La Roma qui rappresentata è una città in balia degli eventi, la capitale abbandonata dove regna l’anarchia di una dittatura che non si rende conto di essere al capolinea.
La Roma del 1968 è quella di Virginio, pugile senza famiglia e diviso tra la voglia di farsi valere nello sport e quella di una vita normale, in una città che proprio in quei giorni vive le contestazioni del 1968.
Le due vicende, apparentemente slegate, si riuniscono in un unico luogo, nella risoluzione di un mistero e in un finale che chiude finalmente il cerchio.
L’autore presenta al lettore un’opera di grande spessore, dove l’ambientazione storica è ottimamente ricostruita, sicuramente con un lavoro accurato sulle fonti. I personaggi si muovono ognuno nella sua epoca, colti ognuno nella propria esistenza e nei propri disagi, invischiati loro malgrado in una storia che, pur avendo sommerso già molti innocenti, li vedrà uscirne a testa alta.
I figli dell’oblio è una lettura obbligata, sopratutto per chi apprezza la storia contemporanea e non disdegni di avventurarsi anche in periodi più controversi, come quelli delle dittature. Epoche difficili da trattare, se non con destrezza.
Titolo: I figli dell’oblio
Autore: Leonardo Dragoni
Editore: Clown Bianco Edizioni
Pagg. 182