I Colossi di Memnone (denominati in arabo el-Colossat o es-Salamat) sono due statue lapidee gigantesche del sovrano egizio Amenofi III[1] (Tebe[2], 1400/1390 a.C. pressappoco – Malkata, 1350 a.C. all’incirca[3]). Innalzati più di 3400 anni fa nella necropoli di Tebe, sulla sponda del Nilo che sta di fronte all’odierno centro abitato di Luxor[4], gli stessi sono uno degli elementi del complesso funerario costruito da Amenofi III. Le statue, dopo la morte di Amenofi III, diventarono celebri sin dai secoli precedenti il Medioevo, quando, a causa del loro graduale deterioramento, da una delle due provenivano dei rumori, che nell’antichità furono ritenuti come un omaggio di Memnone[5] alla sua genitrice.

 

I COLOSSI

 

I Colossi di Memnone – particolare

 

Queste opere rappresentano[6] Amenofi III seduto, con le mani poste sulle ginocchia, che guarda verso oriente e quindi verso il corso d’acqua e il disco solare che sorge. Due donne di altezza meno elevata sono incise con uno scalpello nella zona anteriore del trono, accanto agli arti inferiori del faraone: la consorte Tiy (Panopoli, pressappoco 1398 a.C. – Akhetaton[7], all’incirca 1339/1338 a.C.?) e la genitrice Mutemuia[8] (… – prima del 1388/1386 a.C.?[9]). I pannelli laterali raffigurano la divinità del Nilo Hapy. Le statue sono composte da blocchi di roccia molto dura costituita in prevalenza di quarzo[10], provenienti verosimilmente da Giza[11] o da Gebel el-Silsileh, 600 km a settentrione di Assuan[12]. Arrivano ad una ragguardevole altezza (18 metri), inclusi i basamenti lapidei sui quali sono erette.

 

 

Amenofi III e Sobek

 

 

Il compito originario dei Colossi consisteva nel sorvegliare[13] l’ingresso del Tempio di Milioni di Anni[14] di Amenofi III: un luogo di venerazione di ampie dimensioni edificato quando il sovrano egizio non aveva ancora cessato di vivere[15], dove fu reputato la reincarnazione terrena della divinità, tanto anteriormente quanto successivamente alla sua dipartita. Quando era in vita, questo edificio, dedicato al culto della divinità, era il più imponente e ricco del Paese delle Due Terre. Potendo contare su una superficie di 35 ettari, pure gli antagonisti successivi come il Ramesseum[16] di Ramesse II (1303 a.C. – Pi-Ramses[17], luglio/agosto 1213 o 1212 a.C.[18]) o il Medinet Habu[19] di Ramesse III[20] (Tebe, pressappoco 1218/1217 a.C. – Tebe, aprile 1155 a.C.) erano di dimensioni inferiori, così come il tempio di Karnak[21] quando regnava Amenofi III.

 

 

Litografia del 1840 di David Roberts

 

Comunque, escluso i Colossi[22], ben poco[23] rimane[24] attualmente del Tempio di Milioni di Anni. Essendo eretto sul margine della piana del Nilo, formatasi con i detriti depositati dal corso d’acqua appena menzionato, i numerosi straripamenti annuali ne hanno deteriorato le fondamenta con il trascorrere del tempo, come evidenzia pure una nota litografia del 1840 di David Roberts[25] (Stockbridge, 24 ottobre 1796 – 25 novembre 1864).

 

NASCITA DEL NOME

 

L’appellativo, con le quali sono ancora oggi conosciute queste due opere di scultura, venne creato dagli autori greci[26] di trattati storici, che le collegarono al personaggio mitologico di Memnone. Da una delle due uscivano, allo spuntare dell’alba, dei suoni particolari dovuti all’aumento di temperatura della roccia, che dagli uomini delle epoche remote erano ritenuti come un omaggio di Memnone alla genitrice Eos, divinità dell’aurora. In questo modo ne parla Filostrato[27] (Lemno, 172 d.C. pressappoco – Atene, 247 d.C. all’incirca) nella sua Vita di Apollonio di Tiana: «La statua, rivolta verso il sole nascente, rappresenta un giovane ancora imberbe, ed è di pietra nera. I suoi piedi sono riuniti come nella statuaria dei tempi di Dedalo, e le braccia si appoggiano ritte al seggio, come se fosse in atto di levarsi da seduto. Essi [Apollonio e i suoi discepoli] decantano quest’atteggiamento e l’espressione degli occhi, e la fattura della bocca in atto di parlare; e dicono di non averlo tanto ammirato per tutto il tempo in cui questi effetti non riescono appieno evidenti, quanto nel momento in cui il raggio del sole cade sulla statua. Ciò avviene al suo sorgere, e allora non seppero frenare la loro ammirazione: poiché non appena il raggio tocca la sua bocca, la statua emette una voce, e gli occhi sembrano levarsi splendenti verso la luce, come fanno gli uomini che amano affissarsi nel sole. Dicono di avere allora compreso che sembra alzarsi in onore del sole, come fanno quanti venerano la potenza divina stando eretti»[28].

 

I colossi di Memnone in una stampa di Albert August Zimmermann

 

Questa singolare statua, che emetteva suoni, divenne la meta di viaggiatori, famosi e non, che la coprirono di scritte, edite dai Bernard[29]. Fra le stesse, di una qualche rilevanza sono i brevi componimenti in versi di carattere satirico che Giulia Balbilla[30] (Roma, 72 d.C. – …) vi scolpì nel corso del suo viaggio nel Paese delle Due Terre insieme all’imperatore Adriano (Italica, 24 gennaio 76 d.C. – Baia, 10 luglio 138 d.C.) e alla sua sposa Vibia Sabina. In seguito ad un intervento di ripristino e di risistemazione, che riportò in uno stato di buona conservazione l’opera di scultura parlante, voluto dall’imperatore Settimio Severo[31] (Leptis Magna, 11 aprile 146 d.C. – Eboracum, 4 febbraio 211 d.C.), a partire dal 199 d.C. i rumori non vennero più percepiti.   

   

BIBLIOGRAFIA

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[1] Per avere informazioni dettagliate su Amenhotep III è possibile consultare l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Amenofi III: il faraone costruttore; https://www.storiedistoria.com/2014/12/amenofi-iii-il-faraone-costruttore/ [1° dicembre 2014].

[2] Si menziona l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Tebe: la città dalle cento porte; https://www.storiedistoria.com/2015/06/tebe-la-citta-dalle-cento-porte/ [3 giugno 2015].

[3] Von Beckerath, J. Chronologie des Pharaonischen Ägypten. Mainz: Philipp von Zabern, 1997, p. 190.

[4] È situato in Alto Egitto, a mezzogiorno del Cairo e a settentrione di Assuan, sulla sponda destra del Nilo.

[5] Sovrano (di Persia e di Etiopia) della mitologia greca, si alleò con i Troiani nel decimo anno della guerra di Troia e venne ucciso da Achille.

[6] Aa.Vv. Antiche Civiltà. vol. I. Milano: RCS, 2005, p. 75.

[7] Si rammenta l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Akhetaton: “lo splendore di Aton”; https://www.storiedistoria.com/2014/05/akhetaton-lo-splendore-di-aton/ [13 maggio 2014].

[8] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, p. 263.

[9] El Mahdy, C. Tutankhamon. Milano: Sperling & Kupfer, 2000, p. 115.

[10] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 214.

[11] Sulla sponda occidentale del Nilo, è posta più o meno 20 km a sud-ovest del Cairo.

[12] Sorge sulla sponda orientale del Nilo alla prima cateratta.

[13] Bramini, A. Akhenaton: il faraone maledetto. Reggio Calabria: Falzea, 2006, p. 48.

[14] Edificio eretto dai monarchi del Nuovo Regno. Iniziando da Thutmose I è dedicato al culto della potestà reale.

[15] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 284.

[16] Edificio funerario di Ramses II.

[17] Per avere informazioni dettagliate su Pi-Ramses è possibile consultare l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Pi-Ramses: la città di Ramses; https://www.storiedistoria.com/2015/08/pi-ramses-la-citta-di-ramses/ [18 agosto 2015].

[18] Clauss, M. Ramesse il Grande. Roma: Salerno Editrice, 2011, p. 26.

[19] Località che si trova sulla sponda occidentale del Nilo, in prossimità di Tebe. Accoglie un insieme di edifici, dell’antico Egitto, dedicati al culto delle divinità.

[20] Si rammenta l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Ramses III: il faraone guerriero; https://www.storiedistoria.com/2014/03/ramses-iii-il-faraone-guerriero/ [14 marzo 2014].

[21] Minuscolo centro urbano situato sulle rive del Nilo, pressappoco 2,5 km a settentrione di Luxor. Il luogo è quello della Tebe dell’antico Egitto.

[22] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 260.

[23] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 103.

[24] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. II. Milano: RBA ITALIA, 2015, p. 57.

[25] Scozzese, si dedicò alla pittura.

[26] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 78.

[27] Autore greco di opere letterarie.

[28] Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, a cura di D. Del Corno, Milano: Adelphi, 1978, pp. 261-262.

[29] Bernard, A. & E. Les Inscriptions grecques et latines du colosse de Memnon. Parigi: Bibliothèque d’étude de l’Institut français d’archéologie orientale, 1969.

[30] Autrice greca di componimenti poetici.

[31] Lovelli, G. El faraón Akhenatón entre la historia y la imaginación, entre la ciencia y la fantasía. La huella digital. Tricase: Libellula, 2018, p. 26.


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