Presentazione del romanzo Janus, della collera di Nerone, il discorso sulla libertà, di Renato Carlo Miradoli, secondo capitolo della saga Chronica Pisonum, iniziata con il romanzo “Epistola a Tiberio”.
Sotto il regno di Nerone, 30 anni dopo le vicende narrate nell’Epistola a Tiberio, a pochi giorni dal rogo di Roma, un plico contenente un manoscritto viene rinvenuto casualmente nella casa patrizia della famiglia del Senatore Gaio Calpurnio Pisone.
Si tratta di una copia dell’Epistola a Tiberio che il fratello di questi aveva fatto consegnare alla propria famiglia, a Roma, tramite un piccolo uomo, di nome Zaccheo. Sarà l’inizio di una serie di vicende che coinvolgeranno Nerone, Pietro e Paolo, Seneca e i Pisoni congiurati contro Nerone, fino alla deposizione dell’imperatore stesso, ultimo rappresentante della dinastia Giulio-Claudia.
Renato Carlo Miradoli è nato a Milano nel 1967. Maturità classica, si è laureato in Lettere Classiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1997 con una tesi dal titolo “Έλευθερία e αύτονοµία (Eleutheria e Autonomia) da Alessandro Magno alla conquista romana”.
E’ stato docente di inglese e italiano per stranieri presso l’Università Bocconi di Milano, SDA, Master MIMEC, Politecnico di Milano, MIP Master del Politecnico, presso istituzioni e aziende clienti multinazionali e nazionali.
Ha tradotto “Stonehenge the Secret of the Solstice” di Terence Meaden, pubblicato dalla casa editrice Armenia con il titolo “Stonehenge, il segreto del solstizio”. È il traduttore ufficiale in Italia di Roald Hoffman, poeta americano, www.roaldhoffmann.com, per il quale ha tradotto varie poesie tra le quali “From Surfeit to Dearth”, “To the Flame, to the Flame”, Ground Truths”, pubblicate sulla rivista GOLEM www.golemindispensabile.it
Vive e lavora a Milano. A febbraio del 2015 ha esordito con il romanzo “Epistola a Tiberio”.
Sito dell’autore: www.miradoli.com
Contatti: re****@mi******.com
Sinossi
Il secondo capitolo della Chronica Pisonum, la saga dei Pisoni, prosegue la narrazione del primo spostandosi nel tempo a circa trenta anni dopo, cioè dagli ultimi giorni del regno di Tiberio, 37 d.c. a quelli dell’Imperatore Nerone, tra il 64 e il 68 d.c. , fino alla sua deposizione e morte violenta.
Questa seconda fatica dell’autore della trilogia ci porta nel vivo di vicende storiche molto conosciute, quali il rogo di Roma, la figura di Nerone e quella del filosofo Seneca, prima suo precettore e in seguito, allontanato, come congiurato insieme ai Senatori amici di Gaio Calpurnio Pisone, avversario e nemico di Cesare e protagonista della storica e famosa Congiura dei Pisoni.
E poi, ancora, la narrazione ci porta nel cuore della nascita della comunità dei Cristiani a Roma e della figura di San Paolo, ci descrive la persecuzione degli stessi per mano dell’Imperatore, la crocifissione di Pietro, fino ad arrivare al crepuscolo del potere neroniano, contro il quale il Senato, le legioni, le magistrature e persino una parte dello stesso popolo che prima lo aveva tanto osannato e sostenuto come idolo e interprete dei voleri della plebe, si rivoltano, mettendo fine in modo traumatico alla dinastia Giulio- Claudia.
Se il primo romanzo è incentrato sul concetto di speranza, questo secondo prosegue l’analisi della genesi del cristianesimo e del pensiero filosofico, affrontando il tema della libertà; si è “liberi da”, cioè liberi da vincoli, obblighi, costrizioni o, piuttosto, si è liberi quando si aderisce a un principio, a una verità, la quale poi dà un senso al vivere di tutti i giorni, all’esistenza intera e proprio a quei gravami e vincoli da cui vorremmo liberarci? A questa domanda i protagonisti, cristiani e non, filosofi e politici, storici e immaginari, di una fazione o dell’altra, cercano di dare una risposta che ancora oggi ci interessa.
La storia del romanzo avvince anche per la capacità di tessere una trama costituita di fili che uniscono fatti e documenti storici, eventi noti e meno noti, proponendo una spiegazione profonda di come possano essere andate le vicende e facendola narrare da questa famiglia, i Pisoni, che sono quasi, in questa saga, spettatori illustri, contraltare, a volte in forma di avversario, a volte solo quali comparse marginali, ma sempre narratori e ritrattisti di grandi imperatori, filosofi, attori ed eventi storici più noti.
I personaggi, come nel primo romanzo, sono immaginari e storici, personaggi ben delineati di cui ci si innamora presto, divertenti, malinconici, teneri, ironici, con le loro debolezze e virtù, personaggi di ogni età ed estrazione che ci sembrano essere viventi, reali e davvero animati; ma su tutti, l’autore ci dà una propria lettura della figura di Nerone, un Nerone di nuovo feroce e dal carattere iracondo e imprevedibile, dall’indole dispotica e cinica, suggerendo però motivazioni per le sue azioni e comportamenti spesso collerici diverse da una banale “pazzia” o “megalomania”, bensì, più complesse e drammatiche, e sicuramente degne del ruolo e delle scelte della massima magistratura e delle sue responsabilità.
Estratto
Singula de nobis anni praedantur euntes.
Hor., liber II, epistula II, line 55
La memoria delle mie gesta e di fatti tremendi e gravi mi accingo a lasciare ora, grigio il crine e gravato dagli anni, alla clemenza e alla pietà di coloro che per avventura si imbatteranno nei miei scritti.
I tempi in cui vivo e nei quali volge a termine la mia vicenda terrena sono radiosi e grande è la gloria dell’Impero e il nostro Augusto Imperatore Publio Elio Adriano può vantare i benefici della protezione degli dèi. Ma non più di sessanta primavere or sono, quale distanza dalla gloria presente, quali pericoli per la Patria e la libertà del Popolo Romano.
Ignoto a lungo resta alla mia persona, mentre lo scrivo, il beneficiario di questo testamento spirituale; ma esso è la sincera testimonianza di chi per amore della giustizia e di Roma ha sofferto e patito. Qui piaccia a chi si imbatterà nel mio testo di sapere quanto gli déi decisero di far subire all’Alma Patria, alla dinastia Giulio-Claudia che vide la sua fine e alla misteriosa vicenda di un gruppo di uomini chiamati cristiani e che si dicevano alla ricerca della verità: essi videro nel testo dell’Epistola a Tiberio, rinvenuto in quegli anni a Roma per avventura, l’ispiratore dei loro scritti sulla vita di Gesù, di quei testi che sono ora conosciuti in tutto l’impero come fondamento della loro religione. Racconterò anche di come essi furono coinvolti nella vicenda del rogo di Roma, nella congiura che vide coinvolta la mia familia, quella dei Pisoni contro Nerone e delle controverse vicende della vita di quest’ultimo.
Senescente affido a queste carte tutto me stesso nella speranza che gli uomini possano da esse trarre profitto.
Titolo: Janus, della collera di Nerone, il discorso sulla libertà
Autore: Renato Carlo Miradoli
Editore: MarcoSerraTarantola Editore
Pagg. 496