L’imbarcazione solare del sovrano egizio Cheope[1] (… – 2566 a.C.)[2][3] risulta essere una delle più antiche della Terra.
VICENDE
Questa imbarcazione venne ritrovata dagli studiosi di archeologia nel 1954 nella pianura di Giza[4], in una buca[5] scavata sul lato meridionale della Piramide di Cheope[6]. Scoperta in una stanza perfettamente sigillata, l’imbarcazione era divisa in 1224 parti[7], il cui legno si è mantenuto integro per un periodo di tempo superiore ai 4.600 anni. Per rimettere insieme i pezzi sono stati necessari 13 anni di duro lavoro. Ha più o meno 43 metri di lunghezza, cinque aste terminanti in forma di pala per lato più due nella parte posteriore, con il compito di mantenere o cambiare la rotta e, dal 1982, è stata collocata nel museo sorto proprio accanto alla piramide sopramenzionata, ideato dall’architetto italiano Franco Minissi. Successivamente venne ritrovata un ulteriore imbarcazione (45 metri di lunghezza e 6 di ampiezza) che tuttavia, essendo in pessimo stato di conservazione, non è stata spostata dalla buca in cui venne scoperta.
DOMANDE A CUI TUTTORA NON È STATA DATA UNA RISPOSTA
Gli egittologi si sono chiesti, a più riprese e fino ad ora invano[8], come venissero utilizzati questi scafi. Nelle composizioni scultoree del Paese delle Due Terre sono frequentemente rappresentate, mediante immagini, imbarcazioni analoghe. In un sepolcro di Deir el-Bersha[9] è stata rinvenuta una riproduzione in scala ridotta di imbarcazione nella quale è raffigurato un cadavere sottoposto a imbalsamazione in viaggio verso la propria tomba. Gli studiosi di egittologia ritengono che pure il faraone Cheope sia stato portato alla sua sepoltura su una barca funeraria analoga (infatti pare che l’imbarcazione sia stata utilizzata nelle traversate per mare). Rimane in ogni caso da comprendere il perché sia stata deposta nel sepolcro a così breve intervallo spaziale da un’altra imbarcazione del medesimo modello. E, infine, perché scomporla in 1224 parti anziché deporla nella tomba nella sua totalità? Pure tali domande non hanno avuto una risposta convincente, tenendo in considerazione pure che le imbarcazioni solari compaiono sin dalle prime dinastie e sono presenti pure nella IV; non vi sono, al contrario, per niente nella III (Huni[10], … – 2630 a.C.[11]) e nel primo monarca[12] della IV dinastia (Snefru, … – 2609 a.C.).
SIGNIFICATO RELIGIOSO
Nascono diversi interrogativi qualora si volesse dare un senso religioso e simbolico al seppellimento dell’imbarcazione. I Testi delle Piramidi[13][14] manifestano due visioni dell’aldilà egizio. La prima, quella di epoca più remota e formatasi durante la I dinastia, parla di una rinascita stellare del faraone e di come il suo ka[15] sarebbe divenuto un Luminoso della Duat[16], allo stesso modo di un corpo celeste luminoso della costellazione di Orione[17]. La seconda afferma, all’opposto, che la nuova religione credeva che l’aldilà fosse ad occidente, dove quotidianamente il disco solare, incarnatosi nella divinità denominata Atum[18][19], scompare oltre l’orizzonte. È palese che i Testi delle Piramidi subiscono l’influenza della teologia di Ra[20][21] e della convinzione che il monarca, tornando in vita, avrebbe seguito la traiettoria nello spazio del disco solare in processione dietro le imbarcazioni sacre delle divinità. Qualunque studioso di egittologia pensa che questo credo divenne influente specialmente con Chefren (… – 2532 a.C.[22]), quarto faraone della IV dinastia. Perde, quindi, forza la teoria dell’imbarcazione solare; difatti, se anteriormente al regno di Chefren le entità immortali dei monarchi andavano, come sostengono i Testi delle Piramidi, nella Duat, nella costellazione di Orione, per risorgere splendenti come corpi celesti dotati di luce propria, risulta arduo determinare la funzione di una imbarcazione solare. Attualmente gli egittologi, tenendo conto degli studi e degli scavi archeologici effettuati, non riescono ad azzardare ipotesi convincenti.
BIBLIOGRAFIA
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TESTA, Dei e Semidei dell’antico Egitto, Harmakis, Montevarchi 2017.
1] In egizio Khufu, in greco antico Χέοψ, Cheops.
[2] Clayton, P. Chronicle of the Pharaohs. London: Thames and Hudson, 2006, p. 42.
[3] Monarca egizio della IV dinastia.
[4] Località situata sulla sponda occidentale del Nilo, che dista pressappoco 20 km dal Cairo.
[5] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 94.
[6] CantÙ, G. I misteri delle piramidi: magia e segreti dell’Antico Egitto. Milano: Giovanni De Vecchi, 1998, p. 201.
[7] Aa.Vv. Egitto: Storia e Mistero. Novara: De Agostini, 1999, p. 67.
[8] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. I. Milano: RBA ITALIA, 2017, p. 44.
[9] Piccolo centro abitato copto del Medio Egitto. Sorge sulla sponda orientale del Nilo, a mezzogiorno di Antinopoli e pressoché di fronte al centro urbano di Mallawi.
[10] Sovrano egizio della III dinastia.
[11] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 69.
[12] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, p. 85.
[13] Raccolta di frasi rituali dell’Antico Regno (pressappoco 2680 – 2180 a.C.) e più esattamente peculiari della V e VI dinastia.
[14] Aa.Vv. Egittomania. vol. I. Novara: De Agostini, 1999, pp. 206-207.
[15] Forza vitale di ogni persona.
[16] L’oltretomba per gli antichi Egizi.
[17] Famosa costellazione a poca distanza dall’equatore celeste. Tale ubicazione la fa essere visibile da buona parte del pianeta Terra.
[18] Divinità artefice della vita nella teologia eliopolitana, creatasi da sé.
[19] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, pp. 68-69.
[20] Divinità solare di Eliopoli.
[21] Testa, P. Dei e Semidei dell’antico Egitto. Montevarchi: Harmakis, 2017, pp. 90-94.
[22] Schneider, T. Lexikon der Pharaonen. München: Artemis & Winkler Verlag, 1997.