Giuseppe Valditara, venuto alla luce a Milano nel 1961, insegna Diritto Privato Romano all’Università degli Studi di Torino. Nel 1992 ha ottenuto il premio internazionale istituito dalla Corte Costituzionale per il miglior volume di storia del diritto con l’opera Studi sul magister populi: dagli ausiliari militari del rex ai primi magistrati repubblicani (1989). Ha pubblicato svariati testi di storia del diritto sia pubblico che privato. Tra questi meritano una particolare menzione: Studi di diritto pubblico romano (1999), Saggi sulla libertà dei romani, dei cristiani e dei moderni (2007), Lo stato nell’antica Roma (2008), Diritto pubblico romano (2013). Ha editato anche molteplici libri sul danno extracontrattuale in diritto romano e nella sua trasformazione graduale. Sta per dare alle stampe un suo studio intitolato Riflessioni sulla pena nella Roma repubblicana. È stato invitato come relatore a parecchi convegni ed incontri promossi da università italiane e straniere.
Di particolare importanza per una piena comprensione del testo L’immigrazione nell’antica Roma: una questione attuale (pubblicato nel mese di aprile del 2015) risulta essere la presentazione dello stesso da parte dell’editore nella quarta di copertina. Questi afferma che: «Roma antica è alle origini dell’Occidente, ma che cosa spiega il successo di una civiltà millenaria? Innanzitutto la consapevolezza di essere una civiltà. Roma era in primo luogo un’idea. Fondamentale era l’orgoglio di condividere quell’idea, di far parte di quella comunità. Roma nasce dalla fusione di popoli diversi. L’unità nella diversità è il sintagma che riassume al meglio questa condizione. Roma integra tutti e non conosce discriminazioni di razza né, almeno fino all’impero, di religione. Non era possibile tuttavia la doppia cittadinanza: o si stava da una parte o dall’altra. L’identità romana è molto chiara e molto forte. Le espulsioni, a partire dal III secolo a.C., frequenti. I migranti se non sono utili alle necessità dell’impero o se rischiano di turbare equilibri sociali o economici vengono respinti o cacciati. La cittadinanza si revoca a chi non la merita. L’interesse della res publica è il principio cardine della politica romana in tema di immigrazione e di cittadinanza. Dice bene Elio Aristide: i romani sono l’unico fra i popoli antichi ad avere una concezione aperta di cittadinanza, ma la cittadinanza è stata concessa solo a chi se la è meritata. Aurelio Vittore, africano, ma orgogliosamente romano, conclude: la crisi di Roma è colpa di quegli imperatori che hanno lasciato entrare chiunque, persone per bene e delinquenti, civilizzati e barbari, favorendo la decadenza e consentendo ai barbari di governarci».
Si ritiene che quanto detto nella presentazione dell’opera da parte dell’editore abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del volume preso in esame. Un saggio meritevole di notevole attenzione che si consiglia di leggere e regalare a coloro che sono interessati alla civiltà romana.
Titolo: L’immigrazione nell’antica Roma: una questione attuale
Autore: Giuseppe Valditara
Editore: Rubettino
Pagg. 65