Il Papiro giuridico di Torino (o papiro legale di Torino o papiro della congiura dell’harem[1]) risulta essere un testo scritto egizio di epoca remota, custodito al Museo Egizio di Torino[2], che prende in esame le cause contro i congiurati che cercarono di assassinare Ramses III[3][4] (Tebe, pressappoco 1218/1217 a.C. – Tebe, aprile 1155 a.C.), in quella che è stata denominata la cospirazione dell’harem. Nel documento vi sono specialmente liste[5] di accuse, sentenze e pene stabilite dall’autorità giudiziaria[6]. Due ulteriori testi scritti (i papiri Rollin e Lee) si occupano dei riti magici di questa vicenda, enumerando gli incantesimi adoperati e le pene comminate (in tutte e tre le circostanze la punizione capitale).
PRESUPPOSTI
Ramses III (attorniato da schiavi e militari di origine straniera), mentre era a capo del Paese delle Due Terre, dovette combattere numerosi popoli stranieri[7] ed affrontare il declino interno, situazioni che probabilmente resero debole il suo governo. Elemento indicativo della precaria condizione[8] dell’Egitto fu la evidente mancanza di capacità della pubblica amministrazione di procurare operai a Deir el-Medina[9], il che determinò la prima astensione totale dal lavoro di cui si ha notizia nella storia dell’umanità[10], nell’anno ventinovesimo di conduzione politica ed amministrativa del monarca[11]. In questo clima di incertezza la sovrana Tiye[12] (… – 1155 a.C.?) desiderò che suo figlio Pentaur[13] (Tebe, più o meno 1173 a.C. – 1155 a.C.) diventasse faraone al posto del principe ereditario Ramesses-Hekma-Meriamun (… – Tebe, pressappoco 1149 a.C.), figlio della sposa (Iside)[14] di maggiore importanza di Ramses III, e non ebbe alcuna difficoltà ad ottenere l’appoggio di individui potenti.
LA CONGIURA
Grazie al denaro Tiye ebbe il sostegno di Pebekkamen e di molti militari influenti che vedevano continuamente il monarca. A gli stessi vennero date immagini magiche in cera con le quali si auguravano di sottrarre forza alle sentinelle reali. L’azione delittuosa contro il sovrano sarebbe dovuta accadere nell’harem, sostenuta da una sommossa all’esterno[15]. La cospirazione non fu scoperta subito e venne posta in essere nei primi giorni di aprile del 1155 a.C. Ramses III perse la vita verosimilmente ucciso con un taglio alla gola, come evidenzia l’esame accurato del suo cadavere sottoposto a imbalsamazione e della lacerazione non superficiale alla gola, ma i congiurati vennero incarcerati e sottoposti a processo[16].
LA CAUSA
L’organo giurisdizionale era formato da dodici magistrati, due persone addette alla vigilanza della Casa Bianca (il tesoro egizio) e dieci militari di bassa condizione. Nelle sue disposizioni all’organo giurisdizionale Ramses IV (… – Tebe, più o meno 1149 a.C.) comandò di infliggere le pene senza riferirsi a lui. Tutto ciò è stato inteso da diversi studiosi come un tentativo del faraone di non risultare responsabile della loro sorte. Il documento non è un racconto circonstanziato della causa, ma invece un elenco dei difensori (sovente menzionati con nomi di fantasia come Mesedsura[17], che vuol dire Ra lo odia[18]), dei reati di cui erano incolpati e del giudizio. Il resoconto dell’organo giurisdizionale venne riassunto in questo modo: «Egli fu posto davanti ai nobili della corte di giudizio; essi lo trovarono colpevole; Essi gli inflissero la punizione». (Breasted, op. cit.; §427ff.)
A motivo della rilevanza del delitto si crede che venne loro inflitta la pena capitale[19]. Non è indicata la modalità con la quale si giustiziarono gli accusati. A svariati cospiratori, fra i quali vi era il figlio di Ramses III, Pentaur, si consentì di (o vennero costretti a) togliersi la vita. Il papiro dice brevemente: «Essi (ovvero i giudici) lo lasciarono solo, egli si suicidò». (Breasted, op. cit.; §446ff.)
Nel corso della causa vi fu un accadimento imbarazzante per il monarca. Cinque magistrati fecero bisboccia[20] con sei delle donne incriminate. A uno dei magistrati venne imposto di uccidersi, tre vennero resi deformi ed uno redarguito.
RIPERCUSSIONI
Ramses III cessò di vivere precedentemente alla stesura della relazione, poiché nella medesima viene ricordato come il Grande Dio, espressione utilizzata solamente per i sovrani deceduti. A lui subentrò il figlio Ramesses-Hekma-Meriamun, conosciuto normalmente come Ramses IV. Stando a un pezzo dato alle stampe (17 dicembre 2012) sul British Medical Journal Ramses III sarebbe stato sgozzato grazie ad un’arma molto tagliente. Parrebbe pertanto che il monarca egizio sia stato assassinato mentre era in corso la congiura, probabilmente da suo figlio Pentaur, che l’articolo sopramenzionato identifica come una salma, sottoposta a imbalsamazione, di individuo ignoto, denominata Mummia E, verosimilmente morto strozzato o sospeso con un laccio al collo, il cui DNA pare tenere elementi in comune con quello di Ramses III.
BIBLIOGRAFIA
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[1] Wilkinson, T. L’antico Egitto. Torino: Einaudi, 2012, pp. 360-363.
[2] Barandoni, C. L’incredibile storia dei faraoni. Roma: Newton Compton, 2017, p. 255.
[3] Sovrano della XX dinastia.
[4] Per avere informazioni dettagliate su Ramses III è possibile consultare l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Ramses III: il faraone guerriero; https://storiedistoria.com/2014/03/ramses-iii-il-faraone-guerriero/ [14 marzo 2014].
[5] Schlogl, H. A. L’antico Egitto. Bologna: Il Mulino, 2005, p. 107.
[6] Vernus, P. Affairs and Scandals in Ancient Egypt. Ithaca: Cornell University Press, 2003, p. 108.
[7] Grimal, N. Storia dell’antico Egitto. Bari: Laterza, 2011, pp. 355-358.
[8] Jacq, C. L’Egitto dei grandi faraoni. Milano: Mondadori, 1999, p. 277.
[9] Insediamento abitativo vicino all’attuale città di Luxor (Egitto). Nello stesso vivevano i lavoratori addetti alla costruzione e conservazione dei sepolcri dei faraoni della XVIII, XIX e XX dinastia.
[10] Cimmino, F. Dizionario delle dinastie faraoniche. Milano: Bompiani, 2003, p. 295.
[11] Edwards, I. E. S. Cambridge Ancient History. Vol. II. Cambridge: Cambridge University Press, 2000, p. 246.
[12] La maggior parte degli egittologi ritiene che Tiye fosse una delle mogli di secondaria importanza di Ramses III, ma Breasted suppone che fosse la genitrice o la matrigna del medesimo Ramses III.
[13] Aa.Vv. Le grandi civiltà: Egitto. vol. I. Roma: GEDI Gruppo Editoriale, 2019, p. 142.
[14] Breasted, J. H. Ancient Records of Egypt. Vol. IV. Chicago: The University of Chicago Press, 1906, p. 416.
[15] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. II. Milano: RBA ITALIA, 2015, p. 130.
[16] Bresciani, E. L’Antico Egitto. Novara: De Agostini, 2000, p. 282.
[17] Wilson, H. I segreti dei geroglifici. Roma: Newton & Compton, 2005, p. 44.
[18] Montet, P. Everyday Life in Egypt in the Days of Ramesses the Great. Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 1981, p. 217.
[19] Watterson, B. The Egyptians. Hoboken: Blackwell Publishing, 1997, p. 122.
[20] CantÙ, G. I misteri delle piramidi: magia e segreti dell’Antico Egitto. Milano: Giovanni De Vecchi, 1998, p. 230.