Storie di Storia ospita oggi in veste di autore Emanuele Rizzardi, nostro collaboratore appassionato di storia bizantina.
D1. Per prima cosa, raccontaci qualcosa in più di te e delle tue opere.
Un caloroso saluto e un nuovo ringraziamento per avermi ospitato sul sito. Spendendo poche parole su di me, posso dire che ho 30 anni, vivo in Lombardia e ho una laurea in lingue. Oltre alla scrittura, collaboro con varie associazioni e testate di genere, fra le quali “Storie di Storia”, per l’appunto. Il mio contatto principale è la pagina Facebook nella quale parlo delle mie attività, ma anche di storia bizantina in generale, dei saggi maggiormente importanti nonché di eventi correlati alla materia. Ho anche un canale Youtube, dove condivido le interviste che mi sono state fatte, video di storia bizantina e qualche curiosità, ma non sono molto costante. Ultimamente ho caricato anche i video dell’Associazione culturale Byzantion, per fare in modo che avessero una maggiore visibilità rispetto ad un canale nuovo. Ho anche un account Instagram che non ho quasi mai usato e un sito personale in costruzione che vorrei usare in futuro come backup di tutto il materiale.
D2. Come è nato l’amore per la storia, la scrittura e, soprattutto, per il Medioevo bizantino? Perché il Mondo bizantino e non quello Franco-Occidentale?
Credo che il medioevo vada riscoperto e spero di dare il mio piccolo contributo con ciò che scrivo. La storia e il Medioevo bizantino sono naturalmente collegate e quest’ultimo mi suscita un interesse particolare perché è un periodo molto bistrattato nel mondo Occidentale, specialmente in Italia. A scuola la fine dell’Impero Romano è di solito studiata in maniera superficiale, facendo passare l’idea che la civiltà grecoromana sia sparita in un istante a causa delle spinte dei Germani. la storia, naturalmente, è molto più complessa. La società bizantina è cambiata nel tempo, l’impero si è evoluto, mutato attraverso dinamiche le cui conseguenze arrivano fino ad oggi. Diffondere la cultura bizantina in Italia e fare luce su un periodo per troppo tempo ignorato è la cosa che mi preme maggiormente. Per sintetizzare la domanda, il Medioevo bizantino merita maggiore attenzione rispetto a quello occidentale perché la sua storia è stata particolarmente svilita, quasi ignorata, e abbiamo ancora moltissimi altarini da abbattere, seppure negli ultimi anni c’è stato un rinnovato interesse sul tema. Riguardo alla scrittura, suppongo che, banalmente, la mia passione per essa nasca dal conseguente desiderio di raccontare una storia, di voler trasmettere qualcosa di mio a un pubblico universale tramite il mezzo migliore del mondo: il libro. La prima stesura de L’ultimo Paleologo risale addirittura al 2011.
D3. Parliamo di questo romanzo, L’ultimo Paleologo, ormai in via della terza ristampa. Cosa puoi dirci a riguardo?
Si tratta di un romanzo storico importante ma scorrevole, ambientato durante il grande assedio di Costantinopoli del 1453 e nel regno caucasico di Georgia. Con molta semplicità di linguaggio e scorrevolezza, trasporta il lettore in un mondo medioevale crudo e realistico durante un’epoca di grandi cambiamenti. Assistiamo alla caduta dell’ultimo lembo dell’impero bizantino, alla nascita della potenza ottomana, alle ultime fasi della guerra civile georgiana, alla diffusione delle armi da fuoco contro i cavalieri in armature metalliche.
Su questo romanzo, l’Assobyz ha realizzato un ottimo booktrailer.
D4. Chi sono le figure principali protagoniste di questo romanzo? C’è in loro qualcosa di te?
I protagonisti assoluti sono Alessio, esule bizantino, e il giovane duca Bagrat. Ho cercato di rendere i due personaggi l’uno l’antitesi dell’altro, due soggetti costretti a convivere nonostante le loro grandi differenze, che poi saranno comunque portati dalle vicende a stringere un’amicizia e una parentela. Ciascuno dei due ha un carattere modellato sulle esperienze del proprio vissuto personale e nel romanzo viene descritto come gli eventi negativi siano stati per entrambi preponderanti rispetto a quelli positivi. Bagrat e Alessio sono due protagonisti che hanno le caratteristiche tipiche dell’anti-eroe e che sradicano il concetto del Medioevo epico e cavalleresco fatto di onori e armature scintillanti. Se ho messo qualcosa di me, devo averlo fatto involontariamente, infatti cerco sempre di mantenere un coerente distacco per far si che i personaggi possano camminare con le proprie gambe e la propria coerenza.
D5. Il tuo secondo romanzo, L’usurpatore, è stato pubblicato da poco, oltretutto in piena pandemia. Cosa ci puoi raccontare di questo nuovo lavoro?
L’usurpatore è molto diverso dal precedente. È scritto in prima persona ed è molto intimo e riflessivo, basato sui pensieri e sui tormenti interiori di Alessio Filantropeno, giovanissimo generale che viene mandato a combattere una guerra brutale con un esercito inadeguato, immobilizzato dalla burocrazia imperiale e dal cieco fanatismo. La narrazione è molto attuale, con grandi riferimenti ai fatti odierni ed è sicuramente gradevole a tutto tondo. Ci sono parti molto cupe, con grandi battaglie sanguinose e città in rovina, ma anche altre dedicate all’amore fra Alessio e sua moglie, una ragazzina sconosciuta scelta dal padre; altre parti sono dedicate all’avventura e all’esplorazione di terre che ormai sono contese e desolate, popolate da mercenari, bande di razziatori e signori della guerra senza scrupoli.
In merito a questa nuova storia, voglio condividere le parole di Guido Borghi, dell’Associazione Culturale Byzantion, che ha letto il libro e curato la sua messa in opera: “Le gesta del generale bizantino Alessio Filantropeno (ca. 1270-dopo il 1340) in Anatolia Occidentale negli anni 1293-1295 vengono qui ricostruite nella pregevole forma artistica di romanzo storico fondato sull’analisi scrupolosa e al tempo stesso critica delle fonti primarie coeve. La vicenda, pienamente rappresentativa delle dinamiche geopolitiche dell’epoca, si configura altresì come un paradigma storico generale e ha rilevanza a livello di Filosofia della Storia”.
Ne approfitto per segnalare che anche di questo romanzo è stato realizzato un bellissimo trailer.
D6. Hai mai pensato di far tradurre i tuoi libri per arrivare a un pubblico più vasto?
Si! L’ultimo Paleologo è in corso di traduzione in greco e spero che sia pronto per la fine dell’anno. È al 60%, al momento, e il lavoro non è certo semplice vista la mole delle pagine. L’usurpatore verrà invece tradotto in inglese, e qui siamo circa all’80% della prima revisione. Se siamo fortunati potrebbe uscire già ad agosto.
D7. Nomini spesso l’Associazione Culturale Byzantion. Di cosa si occupa questa associazione?
L’Associazione è una realtà molto giovane composta da una quindicina di persone divise fra Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino e Veneto Si occupa di diffondere la cultura e l’eredità bizantina in Italia e lo fa tramite libri a tema, interviste ad esperti, distribuzioni di volumi gratuiti e l’organizzazione di eventi. Pietro, uno dei soci, ha realizzato i miei due booktrailer, ma ogni membro fa quello che vuole nel rispetto delle regole associative. I miei due libri sono stati pubblicati tramite l’Associazione, la quale attualmente pubblica pochi libri l’anno, anche se c’è un calendario ipotetico di ristampe per vari libri di settore (alcuni di linguistica). Ho scelto questa alternativa di pubblicazione perché mi sembrava la più logica visto l’ambito storico dei miei libri e anche perché, in fase di revisione, ho potuto avvalermi del prezioso parere di persone interessate alla materia e interessate al fatto che la storia fosse corretta e piacevole. Avevo tentato un nuovo giro di valzer con i vari editori, ma nessun contratto a me sottoposto è stato ritenuto soddisfacente.
D.8 Quanta importanza ha, per te, l’attinenza alle fonti in un romanzo storico? Quanto studio ci vuole prima di mettersi a scrivere?
Un buon romanzo storico deve avere il giusto equilibrio fra realtà e finzione. Deve fare in modo che i fatti siano estremamente attinenti, ma non può permettersi di soffocare le vicende personali dei vari personaggi, spesso inventati; inoltre un’eccessiva realtà storica potrebbe portare a un numero eccessivo di date e nomi, confondendo il lettore. Personalmente ho semplificato svariate volte degli argomenti che sarebbero risultati troppo tecnici, altrimenti avrebbero portato a introdurre centinaia di personaggi secondari di scarsa rilevanza. Riguardo allo studio, non è mai troppo e più libri si leggono, meglio è!
D9. Che cosa ha influenzato la tua passione per la scrittura e su quali autori ti basi?
È difficile dire che cosa influenzi una passione. Credo che sia una cosa innata, un interesse che viene da un qualcosa al quale si è da sempre predisposti. Riguardo i miei autori, sono bene o male gli stessi da sempre: Tolkien, Vidal, Guilt, Lovecraft e Asimov.
Grazie Emanuele per essere stato con noi e per averci parlato delle tue interessanti opere.
È stato un piacere! Porgo i miei auguri e spero di poter tornare presto come ospite e scrittore a Storie di Storia.