Laila Ohanian ha conseguito la laurea in Lettere presso l’Università di Roma La Sapienza e la specializzazione in Archeologia Orientale alla II Scuola di Archeologia dell’Università di Roma La Sapienza. Ha pubblicato Alessandro. Studio preliminare (2005) e Alessandro e l’Egitto (2008).
Di particolare importanza per una piena comprensione del testo La finestra di apparizione nell’antico Egitto (dato alle stampe nel mese di ottobre del 2011) è sia l’introduzione dell’autrice che la presentazione dello stesso da parte dell’editore nella quarta di copertina. Nell’introduzione Laila Ohanian afferma che: «Il Nuovo Regno egiziano si apre all’insegna della conquista sotto l’egida dei vigorosi thutmosidi, che in seguito a numerose campagne belliche vedono affermare e in seguito consolidare il loro potere in Asia. L’Egitto trascende i suoi confini tradizionali affacciandosi su un mondo nuovo, quello del Tardo Bronzo. Questo importante periodo storico corrisponde ad un lungo periodo di stabilità (1550-1200 a.C.) nell’area che va dall’Egitto alla Siria e Palestina, all’Anatolia, all’Alta Mesopotamia, a Babilonia e all’Elam. È un periodo caratterizzato da una fitta rete di rapporti commerciali e politici fra le varie potenze regionali[1]. Mentre a corte circolano doni, ambasciatori, donne e divinità straniere, importanti cambiamenti interessano la società: in seguito alle numerose campagne militari una nuova classe sta emergendo e di lì a breve assumerà il potere, l’esercito. Una importante innovazione concerne anche la persona del faraone e le sue apparizioni in pubblico: solo a partire dal Nuovo Regno il sovrano si mostra pubblicamente in occasione di cerimonie che, in apparenza, esulano dal contesto religioso. Il luogo di queste apparizioni era una struttura sopraelevata (rispetto al cortile sottostante) che si apriva nella facciata di un edificio; da qui il nome finestra di apparizione. Nelle pagine seguenti si tenterà di tracciare un profilo attendibile della suddetta struttura analizzando le fonti a nostra disposizione. Dopo aver individuato il contesto di origine e la funzione della finestra di apparizione saranno analizzate le fonti archeologiche, attestate a partire da Hatshepsut (XVIII dinastia); notevoli, a tale riguardo, sono i contributi forniti da studiosi quali U. Hölscher, N. de G. Davies, e più recentemente R. Stadelmann e B.J. Kemp, che per primi si sono interessati allo studio di suddetta struttura architettonica annessa ai palazzi dei templi funerari edificati sulla riva occidentale del Nilo. Saranno poi esaminate le fonti iconografiche che, è bene ricordare, cominciano solo con l’età di Amarna, ovvero non abbiamo nessuna illustrazione della finestra di apparizione prima di Amenhotep IV – Akhenaten; è proprio dalla necropoli amarniana che proviene la maggior parte della documentazione relativa alla suddetta struttura. La sezione è completata da una serie di tavole che copre un arco di tempo di circa tre secoli, da Akhenaten (fine XVIII dinastia) fino a Ramesse IX (fine XX dinastia). La ricerca si conclude con l’analisi delle fonti scritte, composte prevalentemente da documenti di età ramesside (XIX-XX dinastia); anche in questa sezione vengono presentati numerosi campioni che spaziano da Haremhab (fine XVIII dinastia) fino a Piankhi (età Tarda). Dal punto di vista filologico la ricerca ruota intorno ai due termini sšd e tnt3.t, rappresentanti entrambi una struttura regale sopraelevata rispetto al livello del terreno. Si accenna inoltre, nelle pagine conclusive, alla presenza della finestra di apparizione fuori dal contesto egiziano, dal momento che la ritroviamo anche presso popolazioni che tradizionalmente gravitavano nell’orbita egiziana».
Invece nella presentazione dell’opera da parte dell’editore il medesimo dichiara che: «Nel presente lavoro, analizzando le fonti a nostra disposizione, si cercherà di tracciare un profilo attendibile della cosiddetta finestra di apparizione, struttura innovativa intimamente connessa con il faraone e le sue apparizioni in pubblico. Solo a partire dal Nuovo Regno il sovrano si mostra pubblicamente in occasione di cerimonie che, in apparenza, esulano dall’ambiente religioso. Dopo aver individuato il contesto di origine e la funzione della finestra di apparizione saranno analizzate le fonti archeologiche, attestate a partire da Hatshepsut (XVIII dinastia), le fonti iconografiche, che cominciano solo con l’età di Amarna, e infine, l’analisi delle fonti scritte, composte prevalentemente da documenti di età ramesside (XIX-XX dinastia). Si accenna inoltre, nelle pagine conclusive, alla presenza della finestra di apparizione fuori dal contesto egiziano, dal momento che la ritroviamo anche presso popolazioni che tradizionalmente gravitavano nell’orbita egiziana».
Si ritiene che quanto detto sia nell’introduzione dall’autrice sia nella presentazione del libro da parte dell’editore abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del testo preso in esame. Di grande utilità sono le numerose illustrazioni, le note a piè di pagina, l’elenco delle sigle e la bibliografia. Un’opera degna di notevole attenzione che si consiglia di leggere e/o regalare a coloro che sono interessati alla civiltà e alla storia dell’antico Egitto.
[1] Vedi M. Liverani, Guerra e Diplomazia nell’Antico Oriente, 1600-1100 a.C., Bari 1994.
Titolo: La finestra di apparizione nell’antico Egitto
Autore: Laila Ohanian
Editore: Aracne
Pagg. 140