Ciro Spataro, venuto al mondo nel 1950 a Marineo (PA) dove ancor oggi risiede, è stato insegnante di lettere. Ha dato alle stampe Garibaldi a Marineo – con il diario di Antonino Salerno, insieme ad Antonino Di Sclafani I moti dei fasci dei lavoratori ed il massacro di Marineo e con Nuccio Benanti San Ciro, da Alessandria d’Egitto a Marineo. È stato più volte Sindaco di Marineo, promuovendo nel 1984 il gemellaggio con la città francese di Sainte Sigolene. Con i giovani del Circolo Culturale Cattolico di Marineo, negli anni ’70, ha istituito il Premio di Poesia Città di Marineo, del quale ancor oggi è un membro della Giuria. Nel 1974 è stato fra i vincitori del Premio di Poesia Città di Sciacca, per la sezione in dialetto, con il componimento poetico Passamu la vita.
Di particolare importanza per una piena comprensione del testo Il caso Carmelo Clemente: storia di un partigiano siciliano accusato di essere stato un delatore dell’O.V.R.A. (pubblicato nel mese di marzo del 2018) è sia l’introduzione dell’autore che la presentazione dello stesso da parte dell’editore nella seconda di copertina. Nell’introduzione Ciro Spataro afferma che: «Avevo sempre sentito parlare, sin dal 1977, di Carmelo Clemente, di quel giovane socialista che, costretto ad andarsene da Marineo, dopo una odissea difficile e dura in terra straniera, era diventato a Milano uno dei protagonisti della liberazione nazionale, il 25 aprile 1945. L’interesse si manifestò quando il Consiglio Comunale di Marineo con un provvedimento del 9 luglio 1977, su proposta del consigliere Giuseppe Barbaccia, aveva deliberato all’unanimità di intitolargli una strada per ricordare la sua attività di protagonista della Resistenza; successivamente, con la deliberazione n. 142 del 4 novembre 1977, lo stesso organo consiliare prendeva atto di una interrogazione, a firma del consigliere Benedetto Daidone che chiedeva al civico consesso se fosse a conoscenza che “detto Clemente Carmelo era incluso in un elenco nominativo dei confidenti dell’O.V.R.A. (Opera Vigilanza Repressione Antifascista) e ciò per una completa chiarificazione dei fatti”. Dopo questi atti, sulla questione calò il silenzio ma rimase in me la voglia di approfondire la vicenda umana del Clemente e cominciai a ricercare documenti che potessero comprovare la sua partecipazione o meno alla Resistenza, spesso senza successo. Nonostante ciò interpellai l’INSMLI (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia) di Milano e finalmente mi arrivò la prima notizia certa: da un verbale del CLN si evinceva chiaramente non solo la sua attività nelle giornate milanesi ma anche la sua nomina a presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della Città di Milano.
Chiesi notizie ad alcuni cittadini del mio paese che avevano avuto contatti con i familiari di Carmelo Clemente e seppi che la sua famiglia il 14 ottobre 1976 aveva deciso di trasferire le spoglie mortali del partigiano nel civico cimitero di Marineo, per esplicito desiderio che lo stesso aveva manifestato prima della sua morte, avvenuta a Roma nel 1954. Volevo rintracciare qualcuno della sua famiglia, le figlie Nicole e Claudia Clemente o qualche altro congiunto, ma al vecchio indirizzo romano di via Carlo Alberto, non vi risiedevano più. Mi sono rivolto poi all’Archivio Centrale dello Stato di Roma, chiedendo se presso il Casellario Politico Centrale del Ministero dell’Interno esistesse un fascicolo sul partigiano Carmelo Clemente. Devo confessare che mai mi sarei aspettato una risposta nel giro di pochi giorni. Nella fattispecie non posso non ringraziare il Sovrintendente dell’archivio Agostino Attanasio e tutto lo staff della sala studio per l’invio della documentazione relativa a Carmelo Clemente che mi ha consentito di ricostruire la vicenda umana, storica e politica di questo partigiano. Sulla Resistenza esistono parecchie pubblicazioni, ma poche sul contributo dato dai siciliani per realizzare questa grande pagina della nostra storia contemporanea. Ecco perché ho focalizzato la mia attenzione su una personalità del mio paese che, attraverso una capillare attività clandestina, è stata un tassello essenziale nel mosaico della storia italiana. Clemente ha lasciato un messaggio che rimane centrale nella vita di ogni essere umano: il valore della libertà per essere protagonisti della propria vita. Nessuno però avrebbe potuto immaginare che dagli archivi dello Stato italiano, sarebbe venuto fuori il dramma di un uomo che, dopo essersi speso per la Resistenza, si trovò il 2 luglio del 1946 ad essere inserito sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana come spia dell’O.V.R.A. Da quel giorno iniziò una lotta senza frontiere da parte di Carmelo Clemente per cancellare l’onta della vergogna, con la ricerca di atti, documenti, testimonianze e soprattutto con la presentazione di un ricorso che potesse dimostrare la sua estraneità. Nasce così dal punto di vista storico il caso Carmelo Clemente, che mi ha portato ad analizzare, attraverso un’attività conoscitiva, documenti dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, dell’Archivio della Fondazione Basso e della Fondazione Nenni, dell’Archivio dell’INSMLI di Milano, dell’Archivio della famiglia Clemente, per comprendere non solo la vita di un uomo, partito giovanissimo da Marineo, ma anche per verificare gli assunti di versioni diverse, su una persona che ha sofferto il calvario dei colpi del fascismo e ha dovuto difendersi, con le unghie e con i denti, da accuse infamanti sia in Italia che all’estero».
Invece nella presentazione dell’opera da parte dell’editore il medesimo dichiara che: «Carmelo Clemente, classe 1904, fu un partigiano nato a Marineo che dedicò la propria vita alla Resistenza contro il nazifascismo. Fu emarginato, espulso, imprigionato e infine accusato di essere una spia dell’Ovra (la famigerata polizia politica organizzata da Mussolini per reprimere l’antifascismo). Il suo caso propone un importante stimolo di riflessione su un diverso e poco frequentato versante storico: quello del conflitto ideologico combattuto all’interno della Resistenza e, in particolare, all’interno della Sinistra resistenziale. Sì, perché anche all’interno delle organizzazioni partigiane ci furono scissioni, scontri e ostilità che la storia ufficiale spesso non racconta, ma che cambiarono il corso di molte vite. Quella del Clemente fu una di queste, un uomo che rinunciò agli affetti familiari, che si spostò nel nord Italia, in Francia e in Argentina, cambiando identità, vivendo di stenti, ma sempre in prima linea nel Comitato di Liberazione Nazionale. Nonostante tutto e tutti, subendo l’ingiustizia più grave che mai uomo del suo valore potesse pensare di ricevere. L’autore racconta l’odissea del partigiano Clemente con una rigorosa documentazione recuperata rovistando negli Archivi di Stato e di Fondazioni culturali, nonché setacciando una copiosa bibliografia per rappresentare il dramma ideologico vissuto da una parte di quegli uomini e quelle donne che decisero d’intraprendere il lungo viaggio verso la libertà».
Si ritiene che quanto detto sia nell’introduzione dall’autore sia nella presentazione del saggio da parte dell’editore abbia spiegato a sufficienza scopi e finalità del libro preso in esame. Di grande utilità risultano l’appendice documentaria, la postfazione di Michelangelo Ingrassia, la bibliografia e fonti. Un volume meritevole di notevole attenzione che si consiglia di leggere e/o regalare a coloro che sono interessati alla Storia contemporanea ed in particolare alla Storia del Movimento di Liberazione in Italia.
Titolo: Il caso Carmelo Clemente: storia di un partigiano siciliano accusato di essere stato un delatore dell’O.V.R.A.
Autore: Ciro Spataro
Editore: Nuova IPSIA
Pagg. 117