Il crollo dell’Impero romano e l’avvento dei Regni barbarici avevano profondamente cambiato il sistema economico e politico del continente europeo. Questa radicale trasformazione aveva ovviamente intaccato e modificato anche il panorama culturale e la struttura portante della società. L’antico e potente mondo latino, caratterizzato dai grandi commerci, dallo schiavismo e dal predominio della classe senatoria, era infatti stato progressivamente sostituito da una realtà rozza e selvaggia.
In questo caotico contesto non erano più i grandi generali ed i senatori a governare la gente comune, bensì i temibili capi militari germanici ed i loro fedelissimi, che basavano appunto il loro potere sul prestigio delle armi e sulla violenza. In Gallia tuttavia, a differenza delle altre vecchie province imperiali, l’antica classe dirigente romana riuscì a sopravvivere e ad unirsi a quella franca, creando così uno stravagante ibrido culturale e politico. In Italia i longobardi piegarono invece il debole dominio bizantino (568), mentre in Spagna i visigoti lasciarono tragicamente il posto agli arabi (711), che diedero vita ad un duraturo e potente califfato. In Britannia, infine, prima i bretoni e poi i sassoni smantellarono l’ormai decrepito ordinamento romano, sostituendolo con una monarchia di stampo militare simile a quella ideata dagli altri popoli germanici.

Nel Regno franco nacque quindi una nuova civiltà che divenne ben presto, anche grazie all’ausilio ed alla mediazione della Chiesa, il nuovo paradigma culturale a cui ispirarsi in Occidente. Con Carlo Magno si ebbe un’ulteriore spinta in avanti poiché i franchi, conquistando la Catalogna, la Germania e l’Italia, esportarono con successo il loro modello economico, politico e sociale nel resto d’Europa. Queste innovazioni, come per esempio la rete amministrativa e l’azienda curtense, furono subito applicate nelle diverse regioni dell’Impero carolingio, dove si assistette ad una graduale e piacevole rinascita.
Nel frattempo attorno alla Corte imperiale si creò e si cristallizzò una variegata nebulosa di famiglie aristocratiche che basava il suo prestigio sul rapporto di alleanza personale (matrimoniale e militare) instauratosi con la dinastia regnante. Si formarono così un gran numero di casate strettamente legate alla Corona e favorevoli alla sua politica espansiva. Sostenendo le campagne militari indette dai sovrani carolingi, le famiglie franche e longobarde aumentarono infatti il loro potere, accumulando cariche pubbliche ed un’enorme quantità di ricchezze, che utilizzavano per creare reti clientelari.
Il crollo dello Stato franco, ma anche le invasioni barbariche del IX secolo ed il conseguente fenomeno dell’incastellamento, destabilizzarono improvvisamente l’equilibrio precedente e lasciarono una seconda volta l’Europa in balia della guerra e della miseria. In Germania, durante il X – XI secolo, si costituì tuttavia prima con la dinastia sassone e poi con quella salica una potente monarchia elettiva, che riportò alla ribalta la dignità imperiale e le prerogative dello Stato. Nonostante i suoi sforzi, la Corona teutonica non ottenne i risultati conseguiti da Carlo Magno e dai suoi successori. I sovrani tedeschi non riuscirono appunto né a sottomettere la Chiesa, né a prendere il controllo del Regno italico che si conquistò la sua autonomia.
La scomparsa del governo imperiale e del suo complesso sistema amministrativo diede in aggiunta la possibilità alla nobiltà franca e longobarda di prendere il controllo del potere, rendendo ereditarie le cariche pubbliche e privatizzando l’uso della violenza. L’attività bellica divenne quindi una delle caratteristiche principali del ceto dominante, che consolidò la sua posizione grazie alla complicità della Chiesa ed alla teoria dei tre ordini sociali.

Dalle rovine dell’Impero emerse dunque un mosaico geopolitico composto da una moltitudine di contee, ducati e principati che non sottostavano più a nessun potere superiore e non ne riconoscevano l’esistenza. Solamente il Regno normanno d’Inghilterra (Plantageneti) e quello di Sicilia (Altavilla) mantennero salde le redini del potere in quel periodo (XI – XII secolo): l’imperatore tedesco ed il sovrano francese erano continuamente contrastati dalle grandi casate locali. I Regni iberici (Aragona, Castiglia e Portogallo) erano invece ancora troppo deboli per far sentire la loro voce all’interno della cristianità.
Il successivo avvento dei grandi Stati comunali in Italia ed il rafforzamento delle monarchie nel resto del continente (XII – XIII secolo) posero però fine a questa caotica situazione: i governi comunali piegarono i baroni del contado con l’ausilio delle armi, mentre i sovrani d’oltralpe disciplinarono l’aristocrazia locale attraverso l’utilizzo del diritto romano e di quello feudale, che rafforzavano il rapporto vassallatico tra la corona e le diverse casate del regno. A Roma si delineò inoltre una Curia papale sempre più interessata al monopolio spirituale ed al controllo diretto dell’Italia centrale.
Parallelamente a questo fenomeno di riorganizzazione della classe dirigente, vi fu anche la formazione e la successiva evoluzione dello Stato e delle sue componenti. Innanzitutto fu creata una burocrazia centrale capace di coordinare gli organi di governo e le diverse parti della compagine statale. Poi fu attivato un sistema in grado di censire i singoli cittadini, come i loro beni immobili e mobili, e di riscuotere le tasse, che potevano essere dirette o indirette. Queste servivano ovviamente a sostenere l’amministrazione, ma anche a finanziare i lavori pubblici e le forze armate.

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