Carlo VIII, figlio di Luigi XI Valois, aveva le idee molto chiare: avrebbe invaso l’Italia, conquistato il Regno di Napoli, ottenuto la prestigiosa corona imperiale ed infine indetto una grande crociata per liberare la Terra Santa. Effettivamente nulla e nessuno avrebbero potuto impedirglielo: i suoi vasti domini erano finalmente liberi dalla minaccia inglese, il Ducato di Borgogna era stato domato con la forza, mentre la Bretagna e la Provenza si erano unite ai suoi possedimenti. Egli possedeva per di più una grande e temibile armata, che si era formata e perfezionata nel corso delle lunghe guerre contro i borgognoni, i fiamminghi e gli inglesi.
Prima di partire per il Meridione alla testa del suo esercito, che era composto da ben trentamila soldati e da un gran numero di batterie d’artiglieria, si assicurò inoltre di estromettere gli altri sovrani europei dalla sua straordinaria campagna. Ad Enrico VII di Lancaster promise una cospicua somma di denaro. A Ferdinando d’Aragona ed a Massimiliano d’Austria cedette invece una piccola parte dei suoi territori. Al primo, che aveva da poco occupato Granada (1492), diede la Cerdagna ed il Rossignone. Al secondo donò la ricca regione dell’Artois e la Franca Contea.
Liquidati i suoi possibili avversari, Carlo VIII e le sue forze, a cui si aggiunse anche un reggimento di mercenari svizzeri, oltrepassarono dunque le Alpi per poi dilagare incontrastati nella Pianura Padana ed in Toscana. La loro lenta marcia verso il Regno di Napoli, che per alcuni comportò l’arrivo della sifilide in Italia, destabilizzò ovviamente l’equilibrio politico delle diverse Corti della penisola: Ludovico il Moro eliminò suo nipote e prese il controllo di Milano. I Medici furono cacciati da Firenze ed il loro regime fu momentaneamente sostituito da un governo repubblicano ispirato dalle parole di Girolamo Savonarola, un domenicano estremista che fu ben presto impiccato e gettato tra le fiamme. Venezia occupò alcuni porti della Puglia, mentre la nobiltà napoletana si schierò dalla parte dell’invasore.
Ad ogni modo nel 1495, dopo sei mesi di viaggio, il sovrano francese entrò finalmente a Napoli in trionfo. Successivamente, senza aver mai versato del sangue, ottenne la tanto desiderata corona partenopea. Tuttavia il suo formidabile piano si rivelò ben presto un vero e proprio fallimento, poiché le sue intenzioni erano in realtà decisamente anacronistiche e fortemente ingenue. Appena il suo ridicolo progetto venne alla luce, il Ducato di Milano, la Serenissima e lo Stato pontificio formarono infatti una lega militare, sostenuta addirittura dagli Asburgo e dai Trastamara, per scacciare l’odioso straniero dal suolo italiano.