Storia del canto eucaristico “Inni e canti”


Inni e canti sciogliamo, o fedeli, / al Divino Eucaristico Re; / Egli, ascoso nei mistici veli, / cibo all’alma fedele si diè (…)”:  è la prima strofa  di un canto eucaristico. Ancor oggi è possibile ascoltarla nelle celebrazioni con ostensione del Santissimo Sacramento. Per alcune voci del nostro tempo, tale laude resta solo una composizione per bande musicali chiamate a suonare in processioni. Tale versione, però, è inesatta sul piano storico e su quello dell’esperienza pastorale. Non considera infatti più elementi indicati in questo saggio.

 

 

Il tipo di canto, il titolo, la pubblicazione

Vito da Bondo[1], nell’opera Coralino di “Cantica Sion”[2],  ha definito “Inni e canti” un inno-laude. Tale indicazione è corretta perché nelle intenzioni degli autori si voleva proprio esprimere una lode corale a Gesù Presente nell’Ostia consacrata. Unitamente a ciò, lo stesso titolo della composizione trova origine in un brano della Lettera di san Paolo ai Colossesi: “(…) La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori” (Col 3,16). Il canto venne pubblicato per la prima volta nel 1926 a Torino dall’Editore Leandro Chenna.[3] L’anno precedente, Pio XI[4] aveva celebrato un Anno Santo Ordinario, aveva firmato l’Enciclica Quas Primas sulla Regalità di Cristo. Inoltre, sempre nel 1925, erano stati canonizzati dal Papa: Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, Pietro Canisio, Maddalena Sofia Barat, Maria Maddalena Postel, Giovanni Maria Vianney (il santo curato d’Ars), Giovanni Eudes. ‘Inni e canti’ fu in seguito ripubblicato nel 1938 dalla Casa Musicale Edizioni Carrara (Bergamo) sia singolarmente che in successive antologie, tra queste “Cantica Sion” (‘Canti di Sion’; 1957).

Gli autori: Francesco Tavoni

Il canto cit., composto tra la prima e la seconda guerra mondiale, esprime il lavoro congiunto di due autori: Tavoni (musica) e don Scavizzi (testo). Si tratta di due figure significative nella storia della Chiesa italiana. Francesco Tavoni nacque a Torino il 10 gennaio del 1864. Si laureò in Giurisprudenza. Unitamente a ciò, approfondì studi musicali di pianoforte, armonia e contrappunto. Fu autore di musica sacra.

 

Francesco Tavoni, “Melodia pastorale”, Edizioni Musicali Carrara, 1942

 

 

Nel 1938 compose la parte musicale di Inni e Canti come lauda al Santissimo Sacramento per coro di popolo  Nel suo repertorio edito sono inserite anche scenette musicali e piccoli canti ricreativi. Morì a Roma il 10 giugno del 1948.[5]

 

Alcune opere significative di Francesco Tavoni

Con rif. al repertorio di Francesco Tavoni si possono ricordare, a titolo di esempio, alcune opere: “Ave Maria” (per tenore o soprano; 1890-1925); “Ecce Panis Angelorum” (1891-1910); “Litanie della B.ta Vergine (a tre voci miste; 1899-1913); “Messa 1a in Sib a 3 Voci; 1900-1925); “Tantum Ergo II a 3 v dispari” (1923);  “Canto degli angeli” (pastorale per organo od ammonio; 1936); “Regina delle rose” (melodia religiosa per tenore o soprano; 1927); “Magnificat” (a tre voci dispari;  1928); … et al..

 

Gli autori: don Pirro Scavizzi

Don Pirro Scavizzi (Venerabile) nacque a Gubbio il 31 marzo del 1884. La sua famiglia si trasferì poi a Perugia e in seguito a Roma. Studiò da liceale al ‘Tasso’. Pur senza l’approvazione del padre, si preparò al sacerdozio nel Collegio Capranica, frequentando la Pontificia Università Gregoriana. In questo periodo, con alcuni seminaristi, fece il voto di “rinuncia agli onori” per la sua futura vita sacerdotale.  Venne ordinato presbitero nel 1907. Fu vicario parrocchiale presso la chiesa di San Vitale (1907-1915). Divenne poi parroco (1919-1932) a Sant’Eustachio al Pantheon. Noto confessore e direttore spirituale (seguì anche don Umberto Terenzi, poi rettore del Divino Amore).

Durante la prima e la seconda guerra mondiale don Pirro fu cappellano militare. . Dal 1940 (luglio) operò nei treni ospedale del Corpo Militare dell’Associazione Italiana del Sovrano Ordine di Malta. Durante tale servizio si recò sei volte nell’Europa orientale (e riferì poi a Pio XII[6] sui drammi in corso). Nel 1903 don Pirro partecipò al primo pellegrinaggio a Lourdes con l’UNITALSI[7] (Associazione appena fondata).  Da quel momento in poi seguirà questo organismo caritativo fino alla morte. Aiutò gli Ebrei perseguitati (1943-1944). Con mons. Ermenegildo Florit[8] (futuro arcivescovo di Firenze) ed Eugenio Zolli[9] fondò l’associazione “Nostra Signora di Sion” per sostenere l’amicizia ebraico-cristiana. Si impegnò, inoltre, per far cancellare dalla liturgia l’espressione “perfidi giudei”.

Nel suo cammino ecclesiale don Pirro fu autore anche di testi musicali (tra questi: “Inni e canti”).  Aderì inoltre all’Istituto ‘Imperiali Borromeo Antonelli’ che si occupava delle “Missioni al Popolo”. Ciò gli consentì, nel ruolo di “missionario”, di raggiungere molteplici località del Paese (anche il penitenziario di Procida), e di rinvigorire la vita di fede delle Comunità locali. Fu confessore di san Giovanni XXIII.[10] Nel 1960, in occasione dell’Avvento, predicò gli esercizi spirituali a Papa Roncalli e alla Curia.[11] Amministrò l’unzione degli infermi anche al suo amico il maestro mons. Lorenzo Perosi (12 ottobre 1956).[12]  Morì a Roma il 9 settembre del 1964. per un tumore all’intestino.

 

Don Pirro Scavizzi tra alcuni fedeli

 

 

Alcune opere significative di don Pirro Scavizzi

Tra gli scritti di don Pirro Scavizzi si trovano diversi lavori. Ne ricordiamo alcuni: “Ab hora sexta usque ad horam nonam: l’agonia di Gesù” (1932); “Dal Moria al Golgota: Via Crucis” (1936); “Elena Guerra apostola dello Spirito Santo” (1939); “Fede e cuore: letture per giovani” (1942); “Le Donne del Vangelo: meditazioni per i giovani” (1950); “Mese del Sacro Cuore di Maria” (1950);  “Meditazioni eucaristiche e liturgia della s. Messa” (1950); “Maria virgo silens mater Dei” (1953).

Tra le composizioni musicali si possono ricordare i seguenti canti: “Maria che dolce nome”; “Al Cuore Immacolato di Maria”; “Inno al Sacro Cuore”; “Inno allo Spirito Santo”; “La nenia dell’amore” (pastorale natalizia).

 

Il testo di “Inni e canti”

È utile, a questo punto, presentare il testo di “Inni e canti” per poter comprendere l’insegnamento che contiene. Ancora oggi, nella mente di più generazioni è viva la seconda strofa (Sotto i veli che il grano compose…), e la seconda riga del ritornello (“per i miseri implora perdono…).

1] Inni e canti sciogliamo, fedeli / al divino eucaristico Re, /

Egli ascoso nei mistici veli, / cibo all’alma fedele si diè. /

RIT. Dei tuoi figli lo stuolo qui prono, / o Signor dei potenti, Te adora, /

per i miseri implora perdono, / per i deboli implora pietà. /

2] Sotto i veli che il grano compose, / su quel trono raggiante di luce, /

il Signor dei signori si ascose, / per avere l’impero dei cuor. /

RIT. (…)

3] O Signor che dall’ostia radiosa, / sol di pace ne parli e d’amor, /

in te l’alma smarrita riposa, / in te spera chi lotta e chi muor.

RIT. (…)

 

Don Pirro Scavizzi cappellano militare

 

Lo spartito musicale di “Inni e canti”

Anche la conoscenza dello spartito musicale di “Inni e canti” rimane significativa perché aiuta a comprendere come la musica può facilitare nei fedeli una coralità di partecipazione. In particolare, l’impostazione generale non è di tipo trionfale (mera esaltazione) ma rimane piuttosto un grido dell’anima.

 

 

Lo spartito musicale di ‘Inni e canti sciogliamo fedeli’

 

Don Pirro Scavizzi a Lourdes nel 1958, Anno Mariano. Archivio Famiglia Guiducci

 

 

I contenuti teologico-pastorali del canto

Lo sviluppo teologico-pastorale di “Inni e canti” è molto vivace. Si inizia infatti con una esortazione: lodare Dio attraverso un canto che esprime un unico moto ecclesiale. Si passa poi a contemplare il dono dell’Istituzione dell’Eucaristia. Nella seconda strofa è evidente l’intento catechetico. L’idea centrale, espressa in modo poetico, è quella della Presenza. Il Signore Gesù è sempre presente nella Sua Chiesa. Può essere adorato davanti a quel trono di luce che è il tabernacolo. Nella terza strofa gli autori si rivolgono direttamente al Figlio di Dio. È Lui la fonte di vera pace e di autentico amore, il riferimento chiave per gli smarriti, per chi lotta nella vita spirituale, per chi è prossimo alla morte.  Questo testo è poi intercalato da un ritornello che conserva un’attualità sorprendente. Da una parte si confida a Gesù che tutta l’assemblea Lo riconosce come il proprio Salvatore (lo stuolo qui prono), e che lo adora come unico Dio (Te adora), rigettando gli idoli di questo mondo. Dall’altra, l’intimità divina diventa ancor più intensa perché si affidano alla Misericordia divina i miseri e i deboli.

 

L’uso del canto nelle assemblee liturgiche

Secondo alcune voci del nostro tempo l’esecuzione di ‘Inni e canti’ è oggi compito esclusivo di qualche banda musicale. Tale affermazione non è corretta. Si pensi, ad esempio, alla giornaliera processione eucaristica di Lourdes. Sono tutti i fedeli che cantano e che lodano Colui che ha inviato nel mondo l’Immacolata per la salvezza delle anime. Medesima situazione, e stessa assenza di bande, si trova anche nelle processioni papali. La memoria ricorda facilmente la processione del Corpus Domini a Roma ove il Pontefice e i fedeli raggiungevano Santa Maria Maggiore partendo da San Giovanni in Laterano. Si possono poi indicare le solenni esposizioni eucaristiche, le “Quarantore”, le benezioni solenni in occasione di Feste liturgiche et al.. L’uso della banda musicale venne inserito in epoca moderna per poter ampliare il suono dei canti religiosi. La voce dei fedeli, infatti, non era in grado di arrivare a forti tonalità. Attualmente, per rafforzare il canto assembleare, specie nelle processioni, vengono usati degli altoparlanti portatili.

In tale contesto, diversi testimoni (tra i quali nostra madre) hanno più volte fatto riferimento alla diffusione di ‘Inni e canti’ attraverso l’apostolato di don Pirro Scavizzi (cit.). Questo sacerdote, infatti, a Lourdes ma anche sui treni ospedale e nelle stesse ‘Missioni popolari’, era solito evidenziare la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa mettendosi in ginocchio davanti a tutti e intonando con le braccia aperte il canto eucaristico più volte ricordato. In tal modo insegnava ad adorare, a lodare, a pregare, a offrire, ad affidarsi alla Misericordia divina.

 

Alcune considerazioni di sintesi

Inni e canti” è una composizione che venne preparata in occasione di diversi appuntamenti della Chiesa italiana. Sul piano storico, tale iniziativa si colloca in una serie continua di proposte musicali per rendere gloria a Gesù presente sotto le specie eucaristiche. In quest’ottica, lo studioso viene attratto anche da due composizioni che esprimono storie significative.

  1. Il primo canto è: “T’adoriam Ostia Divina”. Quello che molti non conoscono, è che questo inno venne preparato a Malta. Il testo è del sacerdote e poeta p. Dun Karm[13], mentre la musica fu composta da un connazionale, il presbitero p. Joseph Caruana.[14] Tale impegno congiunto fu motivato dalla vicina celebrazione del XXIV Congresso Eucaristico Internazionale. L’assise si tenne a Malta, nel periodo 23-27 aprile 1913. L’inno fu poi tradotto anche in italiano.
  2. Un secondo canto eucaristico trae origine da una composizione di George Kirbye.[15] Questi lo preparò in Inghilterra. In seguito, nel 1982, il gesuita p. Eugenio Costa[16] inserì un proprio testo all’inno cit. e lo diffuse in Italia con il titolo: “Sei tu Signore il pane”.

 

P. Dun Karm

 

P. Joseph Caruana, un umile sacerdote vicino ai malati e ai poveri

 

Il gesuita p. Eugenio Costa

 

I canti eucaristici ricordati nel presente saggio esprimono il respiro della Chiesa. Spingono il fedele a lodare Dio, a ringraziarLo, a riconoscerlo come Assoluto.  Tale insegnamento è da ricordare anche nell’ora presente. La creatività di un compositore è importante, ma non deve scavalcare un orientamento pastorale. Ogni assemblea liturgica deve comprendere il canto religioso. E deve essere in grado di partecipare in modo corale all’esecuzione dell’inno.

 

 

Processione eucaristica a Lourdes

 

 

Qualche esecuzione del canto

https://www.youtube.com/watch?v=yASTE8LMYic.

https://www.youtube.com/watch?v=YR7HG6RrVTg.

 

 

Ringraziamenti

Dott. Antonio Addamiano, Responsabile Biblioteca, Pontificio Istituto di Musica Sacra (Roma). Direzione Edizioni Carrara (Bergamo).

 

 

[1] Vito da Bondo (Bergamo 30-VIII-1885; Nervi 15-XI-1966) è lo pseudonimo con il quale l’Editore Vittorio Carrara si presentava nelle vesti di compositore. Era desunto dal paesino di provenienza (Bondo Petello) situato in Val Seriana. Carrara ebbe le prime lezioni di pianoforte da don Pio Ceroni nel paese cit.,. Proseguì  poi lo studio della musica e della composizione a Bergamo con Mascheroni, Rossi e Pietro Andrea Dentella.

[2] V. Da Bondo, Coralino di “Cantica Sion”, manuale di Canto Sacro per i Fedeli, Casa Musicale Edizioni Carrara, Bergamo 1957, p. 176. Coralino è un termine spagnolo. In italiano: corallo. Il titolo ‘Coralino di Cantica Sion” può essere tradotto in modo non letterale con: “Più espressioni vive di Canti di Sion”.

[3]Inno eucaristico: Inni e canti. Canto con accompagnamento di pianoforte od harmonium”. Torino: L. Chenna, [1926]. [Partitura].

[4] Pio XI (nato Ambrogio Damiano Achille Ratti; 1857-1939). Il suo pontificato durò dal 1922 alla morte.

[5] Cf anche: TAVONI Francesco – Casa Musicale EDIZIONI CARRARA.

[6] Pio XII (nato Eugenio Pacelli; 1876-1958; Venerabile). Il suo pontificato durò dal 1939 alla morte.

[7] UNITALSI: Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Italiani (oggi: “e Santuari Internazionali”).

[8] Mons. Ermenegildo Florit (1901-1985). Cardinale. Arcivescovo di Firenze.

[9] Eugenio Pio Zolli (nato Israel Anton Zoller; (1881- 1956), fu rabbino capo di Roma. Si convertì in seguito al  cattolicesimo.

[10]  Giovanni XXIII (nato Angelo Giuseppe Roncalli; 1881-1963; Santo). Il suo pontificato durò dal 1958 alla morte.

[11] AA.VV., Il servo di Dio don Pirro Scavizzi. Nel primo centenario della nascita, AVE, Roma 1987. M. Manzo, Don Pirro Scavizzi. Prete romano, Piemme, Casale Monferrato 1997. G.L. Masetti Zannini, Don Pirro Scavizzi. Un sacerdote per il nostro tempo, Àncora, Milano 1970. D. Mondrone, Don Pirro Scavizzi, in: Id., ‘I santi ci sono ancora’, Edizioni Pro Sanctitate, Roma 1982. G. Papàsogli, Don Pirro Scavizzi. Un prete predicatore e testimone dei nostri tempi, Piemme, Casale Monferrato 1994.

[12]  Mons. Lorenzo Perosi (1872-1956). Presbitero. Famoso compositore e direttore di coro.

[13] Mons. Carmelo Psaila, noto ai maltesi come Dun Karm Psaila, o Dun Karm (1871-1961), fu un presbitero, uno scrittore e un poeta.

[14] Maestro Joseph Caruana (1880-1931). Presbitero. Assistente ecclesiastico di associazioni cattoliche. Impegnato in attività parrocchiali. Molto vicino ai malati. Sempre pronto a sostenere iniziative di carità. Confessore.

[15]  George Kirbye (1565ca-1634). Compositore inglese del tardo periodo Tudor e della prima epoca giacobita.  Membro della English Madrigal School, compose solo musica sacra.

[16]  P. Eugenio Costa SI (1934-2021). Liturgista. Compositore. Fu protagonista autorevole della riforma liturgica nella Chiesa cattolica.


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