Ha un cappello a punta, vola a cavallo di una scopa e mescola strani intrugli in un calderone… se ci aggiungiamo anche la compagnia di un gatto nero (o di altro animale del medesimo colore) appare ancor più ovvio che stiamo parlando di una strega, dipinta nel modo più comune all’immaginario occidentale.
Ricordo che da bambino, andando in vacanza in Liguria, in uno specifico periodo estivo i paesi si riempivano di manifesti e luci dedicati alla “festa delle streghe”.
Assai più nota come “festa delle streghe” è la celebrazione, alla maniera anglosassone, di Halloween, termine che richiama la festività cristiana di Ognissanti.
Chiedendo alla gente quale sia la memoria storica della strega, si scopre che tale figura è ancora fortemente legata a quella del rogo.
Se dovessimo dare a bruciapelo una definizione di “strega” potremmo dire che si tratta di una figura folkloristica, di sesso femminile, presunta autrice di magie o sortilegi.
A questo punto la memoria corre fino a quel “Medioevo buio” descritto da Voltaire come “illuminato dai fuochi dei roghi”.
SAMHAIN E HALLOWEEN
Finora abbiamo parlato delle streghe in maniera estremamente banale.
Il nostro tentativo di dare un “volto alle streghe” e di ricostruire i particolari legati alla loro caccia, potrebbe essere preso per questo motivo sottogamba.
In realtà la storia della caccia alle streghe si interseca con tantissime altre tematiche di rilievo storico antropologico e culturale.
Ho deciso di eleggere a punto di partenza la “festa delle streghe”, non quella che si celebra in Liguria, ma quella assai più nota che viene, a torto o a ragione, associata con Halloween.
Halloween è una parola anglosassone che deriva dall’espressione “all hallows’ eve”, ossia vigilia di Ognissanti. Detta espressione indica senza dubbio una festività cristiana.
Ciò che è stato suggerito da alcuni è che alcuni simboli e ricorrenze, spogliati dal loro retaggio cristiano, siano stati adottati dal cristianesimo: da qui il sospetto che alcune festività siano state intenzionalmente collocate a ridosso di celebrazioni più antiche; poteva trattarsi di una maniera utile per non costringere le popolazioni a rinunciare alle proprie tradizioni.
Che sia accaduto lo stesso con Halloween?
Non ne siamo certi, in realtà.
Ciò che è sicuro è che i Celti celebravano una ricorrenza chiamata Samhain, il cui significato è probabilmente “fine dell’estate”, e che viene in genere collocata tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.
Il problema si pone a partire da una considerazione: i Celti sono un popolo di cui va di moda parlare tanto, ma di cui non sappiamo quasi nulla!
Le popolazioni celtiche purtroppo non ci lasciarono cronache scritte: quel poco che sappiamo sul loro conto ci è stato tramandato dai romani.
Gli storici hanno ipotizzato che Samhain fosse una festività legata al raccolto e ai cicli della natura: in particolare segnava il passaggio da un periodo caldo e favorevole dell’anno ad uno freddo e rigido.
Trovandosi esattamente in mezzo a questi due momenti forse i Celti ritenevano possibile trovare un varco tra due mondi: il “mondo di qua” e il “mondo di là”, il mondo della natura e ciò che va oltre la natura, il soprannaturale in pratica… da qui, per estensione, l’idea che in questi giorni fosse possibile un incontro tra i viventi e gli spiriti dei defunti, o comunque con altre entità ultraterrene.
Ulteriori ipotesi è che le popolazioni, intimorite dall’eventualità che spiriti malvagi assaltassero le loro case, intagliassero delle rape in forma di facce mostruose: da qui la più famosa tradizione delle zucche intagliate.
Noi non sappiamo con esattezza in quale giorno avesse luogo il “passaggio”. Ancor più importante: nessuna fonte, scritta o archeologica, ci indica che le streghe fossero in qualche modo coinvolte.
Possiamo solo ipotizzare che, in tempi relativamente recenti, il richiamo alle festività celtiche e al “varco” tra il mondo dei vivi e quello dei morti abbiano portato ad annoverare le streghe nel numero di quegli “spiriti” che, in quella singola nottata, avrebbero camminato per le strade.
IL PAGANESIMO ROMANO E LE “STREGHE ANTICHE”
Al discorso che abbiamo formulato nel precedente paragrafo si aggiunge un’ulteriore complicazione: i luoghi in cui il cristianesimo si diffuse e, successivamente, si impose come religione ufficiale corrispondono grossomodo ai territori occupati dall’Impero Romano.
I territori di lingua e cultura celtica coincidevano, con buona approssimazione, ai territori della Gallia, odierna Francia, e della Britannia, che oggi è l’Inghilterra.
I Romani festeggiavano anch’essi le loro “feste dei morti”: esse cadevano però a febbraio (“Feralia”) e a maggio (“Lemuria”).
In questo ultimo frangente era ritenuto possibile, secondo la tradizione folkloristica, fare incontri, anche spiacevoli, con le anime dei defunti, che era possibile placare gettando dietro di sé delle fave: si ritiene che questa possa essere l’origine della tradizione delle “fave dei morti”.
Tuttavia, anche qui di streghe nemmeno l’ombra.
Ad ogni modo, quanto detto lascia spazio ad un ragionevole dubbio: perché la Chiesa avrebbe dovuto copiare una tra le tante festività celtiche, e non rifarsi invece alle tradizioni proprie del paganesimo romano, con cui aveva più familiarità?
Soltanto nell’835 d.C. infatti l’1 novembre viene scelto come ricorrenza di “tutti i Santi”, e solo oltre un secolo dopo, nel 998, viene introdotta la festività in onore dei defunti.
Proseguiamo però nella nostra “ricerca delle streghe”… Nelle mie indagini sull’argomento, mi sono spesso imbattuto in siti neopagani che avanzavano la seguente ipotesi: le streghe non sarebbero altro che sacerdotesse che nel Medioevo mantennero segretamente in vita le antiche tradizioni pagane. Si tratta di una teoria suggestiva, ma invero del tutto infondata.
È possibile che, a livello popolare, determinati elementi magici o simbolici associati alle streghe affondino le proprie radici nelle tradizioni pagane.
Ad ogni modo, è fatto certo e assodato che i pagani dell’antica Roma ben sapessero cosa fossero le streghe, e che non ne avessero affatto un’immagine positiva.
I Romani utilizzavano di rado il termine “strega”, preferendo indicare lo stesso soggetto con altri termini.
La derivazione etimologica risale al termine “strix”, che ha un’affinità con l’odierno verbo “stridere”: lo strix era un uccello notturno, che si cibava della carne dei morti e del sangue dei bambini.
In alcune storie si parla di donne capaci, tramite stregoneria, di trasformarsi in questi mostruosi esseri.
Nella mitologia classica latina abbondano diverse altre creature femminili, quali le “lamiae” e le “empusae”, tutte equamente malvagie, le prime quali divoratrici di bambini e, in seguito, anche demoni notturni, le seconde come sorta di vampire ante litteram.
Da non dimenticare poi le donne in carne ed ossa condannate per i crimini di “maleficium” o “veneficium”, ossia sortilegio (di solito mortale) o avvelenamento.
Siamo abituati a pensare si Romani come un popolo colto e razionale: in realtà erano molto superstiziosi, e credevano nei presagi, nella cattiva sorte, negli amuleti e negli incantesimi.
La magia era normalmente tollerata, purché fosse praticata per il bene: le maledizioni invece erano severamente proibite sin dagli albori della civiltà romana.
Non abbiamo delle stime indicative, però possiamo sospettare che gli anzidetti casi non fossero rari, e che molti soggetti, soprattutto donne, siano stati condannati per essi: addirittura alcuni autori latini ci lasciano intravedere la possibilità che vi siano state anzitempo delle “cacce alle streghe”.
LA FINE DEL PAGANESIMO E L’INQUISIZIONE
Come sappiamo, il paganesimo nel tardo Impero Romano subisce un brusco declino.
Innanzitutto le forme di religiosità più tradizionali vengono messe in crisi dalla diffusione di nuovi culti, provenienti per lo più da oriente, primo fra i quali il cristianesimo.
Con l’Editto di Tessalonica del 380 il Cristianesimo diviene la religione ufficiale ed esclusiva dell’impero.
Pure sul versante politico si ha un importante mutamento: a partire dal secondo secolo si assiste al declino, nonché alla scomparsa come entità istituzionale nel 476 d.C., dell’impero d’Occidente, e al conseguente affermarsi di nuove sovranità.
I nuovi dominatori, i “barbari”, come si suole definirli, erano al momento della scomparsa dell’autorità imperiale in Occidente in larga parte già convertiti al cristianesimo.
L ’affermarsi del cristianesimo e la calata dei barbari in quello che è la fine dell’Età Antica e il primo Medioevo non sembrano comportare però un mutamento sostanziale nel modo di concepire “la strega”.
Le gerarchie ecclesiastiche e politiche di questo lungo periodo che è l’Alto Medioevo dimostrano al contrario di non credere nelle voci che corrono sulle “streghe”.
A conferma di ciò, si consideri che nell’ VIII secolo Carlo Magno, re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero, emanò una legge appositamente per il popolo dei Sassoni, da poco sottomesso, e ancora profondamente legato alle tradizioni del paganesimo germanico: con questa legge si proibiva al popolo sassone di mettere a morte donne con l’accusa di stregoneria.
Questo scorcio legislativo ci permette di ritenere anche che, fra le popolazioni germaniche in cui sopravvivevano tradizioni pagane, la figura della strega fosse ancora non solo presente, ma ampiamente temuta.
Le varie prove ordaliche per scovare le streghe (la prova dell’acqua, la prova del fuoco, etc), debbono con ogni probabilità essere ricollegate alla reminiscenza di siffatte tradizioni: infatti i cronisti cristiani ricordano che gli stessi missionari inviati allo scopo di evangelizzare le popolazioni barbare furono talvolta sottoposti a tali crudeli pratiche.
Il “Canon Episcopi”, testo ecclesiastico scritto intorno al secolo X, è forse il primo testo dell’Alto Medioevo ad occuparsi in particolare della stregoneria: in esso si fa cenno di donne che credevano, a torto, di aver stretto un patto con il Diavolo.
Da questo testo emerge una posizione teologica estremamente interessante: infedele non è la strega, ma chi crede nella sua esistenza.
Il testo citato non contiene menzione a sanzioni o metodi che devono essere utilizzati contro queste streghe: non è ancora giunto il periodo dell’inquisizione.
L’Inquisizione è una realtà, o meglio, un insieme di realtà giuridiche e istituzionali, che si affermano a partire dalla fine del secolo XI. I tribunali inquisitori nascono con il fine di contrastare determinati movimenti ereticali che si diffondono in Europa, in particolare in Francia, a partire da questo periodo.
Gli storici hanno, di recente, riesaminato il materiale storico relativo all’nquisizione cercando di fornire un giudizio obiettivo su di esso, e ridimensionando notevolmente sia gli aspetti più scabrosi di cui si è a lungo parlato, quali il numero di vittime e l’uso effettivo della tortura.
A scanso di equivoci, gli storici ancora oggi ritengono che i tribunali dell’inquisizione abbiano una connotazione negativa, dovuta al fatto che tramite esso si cercasse di creare un rigido conformismo ai dettami della fede; tuttavia l’immagine che ne risulta è assai lontana dall’immagine della “belva” assetata di sangue cui tutti siamo abituati.
L’utilizzo della tortura come prassi giudiziaria nel Medioevo affonda le proprie radici nell’esperienza giuridica romana, e rimase tale per secoli anche oltre la fine del Medioevo.
“Noi abbiamo un’immagine del tribunale dell’Inquisizione che è stata prodotta dai polemisti protestanti a partire dal Cinquecento; un’immagine pornografica, diciamo così, di inquisitori che godono nel torturare donne nude…. L’inquisizione è un tribunale che, rispetto ai tribunali civili, è estremamente moderato” (Alessandro Barbero, storico e accademico)
Ciò che rileva da questa dissertazione dello storico Barbero, ai fini del nostro discorso, è che l’inquisizione non nasce con lo scopo di bruciare le streghe. Per tutta la loro storia, peraltro lunghissima (oltre cinque secoli), i tribunali inquisitoriali avranno come acerrimo nemico gli eretici, ossia coloro che propugnavano interpretazioni in materia di fede difformi da quelle fornite dalla Chiesa.
Giovanna d’Arco, condottiera degli eserciti di Francia, poi santificata dalla Chiesa cattolica, fu messa al rogo come eretica, su pretesto dei governanti inglesi.
Un discorso a parte merita il fatto che, in seguito, i processi inquisitori per eresia arriveranno a giudicare anche i casi di stregoneria.
IL FOLKLORE MEDIEVALE E LA PAURA DELLA STREGONERIA NEL PRIMO ‘500
A livello popolare, durante il Medioevo, la magia era piuttosto diffusa: il rimedio magico per allontanare la cattiva sorte, la formula magica recitata in una particolare ora del giorno per favorire i raccolti o per propiziare i parti… erano tutte cose a cui i popolani credevano.
La Chiesa per contro cercava di dissuadere i fedeli dal credere a certe pratiche.
Immaginiamo però dei contadini nel Medioevo impegnati a discutere di certe faccende: “la levatrice ha mormorato una formula magica, ma il parto non è andato bene… non è che magari invece che fare un incantesimo per propiziare il parto ha invece lanciato un maleficio?”
Da lì le voci circolavano fino a diventare, nella mente delle persone, dei fatti acclarati.
All’alba dell’Età Moderna, pare che un certo timore nei confronti della stregoneria si diffuse anche nel clero cattolico: è in questo contesto che viene redatto il Malleus Maleficarum, per opera dei domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprenger; tale testo, nonostante l’enorme diffusione, non divenne però mai una guida ufficiale nella caccia alle streghe, in quanto non ebbe mai un esplicito riconoscimento papale.
Senza dubbio vi fu, già alla fine del Medioevo, e via crescendo all’inizio del secolo XVI, una relativa impennata del numero di donne processate e condannate dall’Inquisizione per stregoneria. Ad ogni modo, il tribunale ecclesiastico che da Inquisizione procedeva nella sua trasformazione nel Santo Uffizio, non rinunciò mai, né tanto meno sminuì il suo intento originario di lotta all’eresia.
Non accadde lo stesso nel mondo protestante, in cui il concetto stesso di Inquisizione mancava: la lotta alla stregoneria finì per affiancare il tentativo di condanna e soppressione delle confessioni rivali: se da un lato il numero di streghe mandate al rogo dalla Chiesa Cattolica risulti abbastanza esiguo, nel mondo protestante, in particolare nei paesi di lingua tedesca aumentò in maniera esponenziale.
Il valore assoluto delle esecuzioni per tale imputazione, seppur emblema di una triste parentesi storica, non può comunque essere paragonato a quello dei genocidi cui abbiamo assistito nel secolo scorso: le stime più rigorose, da valutarsi con le dovute cautele, parlano di cinquanta-sessantamila vittime; da considerarsi del tutto irrealistiche le considerazioni dei moderni illuministi che parlano di milioni di streghe bruciate.
Nella Russia ortodossa invece il fenomeno prese una piega peculiare: furono per lo più “stregoni” maschi a finire sul rogo.
“VERE” STREGHE NEL MEDIOEVO?
Possibile che almeno una parte delle accuse mosse nei confronti delle persone, uomini e donne, condannate per stregoneria sia in qualche modo vera?
Possiamo a questo punto distinguere tre filoni principali d’accusa:
- l’aver praticato rituali notturni nel bosco in compagnia di altre persone,
- l’aver pronunciato malefici o spergiuri,
- l’aver compiuto atti materiali volti a nuocere alle persone.
Il primo capo d’imputazione risulta, paradossalmente, il più difficile da dimostrare o da confutare: renderebbe d’obbligo accertare la presenza di vere e proprie congreghe di streghe o stregoni. Tuttavia, risulta difficile pensare a streghe che se ne vanno in piena notte nel bosco, con il freddo e le belve, oltre al fatto che un focolare isolato può essere notato anche a grande distanza: la tentazione più forte, in mancanza di elementi contrari, è di bollare tutto come superstizione.
Nel secondo punto può aver giocato un ruolo qualche patologia psichica, o altra forma di auto-suggestione, che può aver indotto i soggetti a ritenersi in combutta con le potenze infernali, oltre che in possesso di capacità preternaturali.
Il terzo punto gioca sull’effettiva possibilità che detti streghe e stregoni, con o senza la convinzione di agire in nome del Maligno, possano effettivamente aver posto in essere azioni malvagie.
Come abbiamo accennato a proposito della magia e stregoneria nell’antica Roma, la figura della strega era spesso associata anche al veneficium, ossia all’avvelenamento.
Suscita notevole interesse sul punto il caso di madame La Voisin: costei fu processata non dall’Inquisizione, ma dalle autorità secolari francesi; senza essere mai sottoposta a tortura ella confessò il crimine di stregoneria, dichiarando di aver officiato a messe nere, ma soprattutto di aver ordito l’avvelenamento di individui d’alto rango. La Voisin fu arsa viva nel febbraio del 1680.
Altra ipotesi che risulta sottovalutata nell’alveo della terza imputazione è quella dell’omicidio seriale; tale fenomeno, sebbene sia ricollegato nell’immaginario collettivo all’età contemporanea, è ben lungi da essere un’”invenzione” degli ultimi secoli: i casi del conte francese Gilles de Rais, pedofilo giustiziato nel 1440, e della contessa ungherese Erzsébet Báthory, condannata ad essere murata viva fino alla sua morte naturale nel 1614, mostrano come la pulsione omicida potesse essere scambiata per un influsso demoniaco, o propensione alla stregoneria. Doverosa, comunque, la precisazione che su quest’ultima ci sono numerosi dubbi che le motivazioni che hanno portato alla sua condanna, e conseguente “eliminazione”, fossero di natura economica, volte a impossessarsi del suo cospicuo patrimonio. Ma si sa, le leggende, come le streghe, una volta nate, vivono di vita propria.
PER APPROFONDIRE:
“Fasti”, opera di Ovidio, libro VI;
“Breve storia dell’Inquisizione”, articolo di Luca Varinelli, disponibile su “Septemliterary”;
“Una caccia alle streghe… nella Roma antica” articolo di Luca Varinelli, disponibile su “Septemliterary”;
“La lunga storia dell’inquisizione. Luci e ombre della «leggenda nera»” saggio di Franco Cardini e Marina Montesano;
“False Testimonianze” saggio di Rodney Stark;
“Il seme dell’intolleranza. Ebrei, eretici, selvaggi” saggio di Adriano Prosperi;
“Storia dell’Inquisizione in Italia” saggio di Christopher Black;
“Il giudice e l’eretico: studi sull’Inquisizione romana” saggio di John Tedeschi;
Poche le «streghe» bruciate dall’Inquisizione, intervista allo storico Agostino Borromeo, articolo de “La Repubblica”, del 15 giugno 2004;
“Le ragioni del torto: il barbaro e il moderno” conferenza, relatore prof. Alessandro Barbero;
“Eccellentissima strega”, documentario di Rai-Storia, presentatore prof. Alessandro Barbero;
“Il mito dell’Inquisizione spagnola”, documentario prodotto ed edito da BBC.