La battaglia di Nauloco (36 a.C.)


Lo scontro armato navale di Nauloco si svolse il 3 settembre del 36[1] a.C. fra il complesso delle navi militari di Sesto Pompeo (67 a.C. pressappoco – Mileto, 35 a.C.), figlio di Gneo Pompeo Magno[2][3], e di Marco Vipsanio Agrippa[4] (Arpino, 63 a.C. più o meno – Campania, 12 a.C.), comandante supremo della flotta di Gaio Giulio Cesare Ottaviano (Roma, 23 settembre 63 a.C. – Nola, 19 agosto 14 d.C.), in prossimità di Nauloco[5] in Sicilia. Il pesante insuccesso di Sesto determinò la disfatta del partito pompeiano che si opponeva al Secondo triumvirato[6][7][8][9].

PRESUPPOSTI
Marco Vipsanio Agrippa
Marco Vipsanio Agrippa

In seguito alla Pace di Brindisi[10] (40 a.C.)[11] fra Ottaviano e Marco Antonio (Roma, 14 gennaio 83 a.C. – Alessandria d’Egitto, 1º agosto 30 a.C.), grazie alla quale venne prolungato il triumvirato, Ottaviano poté impegnarsi totalmente a battere una volta per tutte Sesto Pompeo, che, trovato rifugio in Spagna[12] con quanto rimaneva delle truppe del partito repubblicano, successivamente all’omicidio di Cesare[13] (Roma, 13 luglio 101 a.C. o 12 luglio 100 a.C. – Roma, 15 marzo 44 a.C.) era stato perdonato dall’assemblea costituita dagli esponenti delle più importanti famiglie aristocratiche romane, che lo aveva incaricato di dirigere il complesso delle imbarcazioni militari durante la guerra di Modena (43 a.C.). Con questa flotta Sesto si era impossessato della Sicilia[14] (42 a.C.), accogliendo ogni avversario dei triumviri[15][16]. Dopo Sesto aveva intrapreso un vero e proprio blocco navale contro Roma[17], alla quale non giunsero più sufficienti viveri e generi di prima necessità (39 a.C.). In seguito ad un accordo di breve durata (che in verità nessuno osservò completamente), fra le due fazioni ripresero le azioni di guerra. Nel 38 a.C. il figlio adottivo di Cesare venne sconfitto in mare da Sesto e molti suoi uomini furono uccisi o catturati. A quel punto Ottaviano fece tornare dalla Gallia il suo legato, Marco Vipsanio Agrippa, e domandò pure aiuto ad Antonio, che gli garantì 120 scafi ottenendo come contropartita 20.000 militi italici.

 

SVOLGIMENTO DEL COMBATTIMENTO

 

L’autore greco di trattati storici Appiano di Alessandria (Alessandria d’Egitto, 95 d.C. pressappoco – 165 d.C. più o meno) riferisce che Agrippa si impadronì del centro urbano di Tyndaris (Tindari) spostando lì i fanti, mentre Pompeo controllava ancora Mylae (Milazzo) ed ogni località da Milazzo a Nauloco e al Peloro ma, supponendo che Agrippa si dirigesse con il complesso delle sue navi militari verso di lui, si allontanò da Milazzo, che venne conquistata con l’insediamento urbano di Artemisio dall’esercito di Ottaviano. Trovato rifugio a Capo Peloro, Pompeo chiese ad Ottaviano di decidere il conflitto con uno scontro armato navale, credendo che le proprie imbarcazioni militari fossero in numero maggiore rispetto a quelle del nemico. Approntata da Agrippa in maniera scrupolosa la flotta, nel 36 a.C. Ottaviano aggredì nuovamente Sesto Pompeo. Svetonio[18] (69 d.C. pressappoco – successivamente al 122 d.C.) riporta un singolare evento, capitato ad Ottaviano, anteriore al combattimento:

«Il giorno prima dello scontro navale in Sicilia, mentre passeggiava sulla riva, un pesce saltò fuori dall’acqua e cadde ai suoi piedi».

(Svetonio, Augustus, 96)

 

La battaglia di Nauloco
La battaglia di Nauloco

Le due flotte si affrontarono fra il tratto di costa alta di Milazzo, che si protende nel mare, ed il centro abitato di Nauloco[19][20], dove erano ormeggiati gli scafi di Pompeo. Tutte e due le flotte erano costituite da 300 imbarcazioni[21]. Agrippa era a capo di quelle con un peso notevole, dotate di arpagone[22][23], una variante innovativa del corvo. Agrippa adoperò il suo nuovo dispositivo con molta accuratezza, essendo in grado di rendere impossibili gli spostamenti degli scafi più piccoli di Sesto e, in seguito ad una battaglia cruenta ed estesa nel tempo, riuscì a vincere il suo avversario. Agrippa subì la perdita di 3 imbarcazioni, mentre 28 furono gli scafi colati a picco di Sesto, 17 ebbero la capacità di scappare, le rimanenti furono distrutte con il fuoco o vennero in possesso del nemico[24]. Svetonio racconta un fatto particolare che sarebbe accaduto nel corso dello scontro armato:

«al momento di combattere, [Ottaviano] fu preso da un colpo di sonno così profondo che i suoi amici faticarono molto per svegliarlo, affinché desse il segnale d’attacco. Per questo motivo Antonio, lo credo io [Svetonio], aveva tutte le sue buone ragioni per rimproverarlo, sostenendo che egli non avesse avuto neppure il coraggio di osservare una flotta schierata a battaglia, al contrario di essere rimasto sdraiato sul dorso con gli occhi rivolti al cielo, terrorizzato, rimanendo in quella posizione, senza presentarsi ai soldati, fino a quando Agrippa non mise in fuga la flotta nemica».

(Svetonio, Augustus, 16)

 

Nave romana con corvo
Nave romana con corvo

 

RIPERCUSSIONI

 

Scappato in Oriente, Sesto venne imprigionato e poi ucciso da un militare di rango elevato di Antonio (35 a.C.). In seguito a questo successo e dopo l’espulsione di Marco Emilio Lepido (Roma, 90 a.C. più o meno – San Felice Circeo, 13 a.C.) dal triumvirato, Ottaviano diventò il dominatore assoluto della porzione occidentale dei territori romani.

 

RITROVAMENTI SUBACQUEI

 

Monea aurea di Sesto Pompeo
Monea aurea di Sesto Pompeo

Il luogo del combattimento è stato individuato per merito dei ritrovamenti subacquei avvenuti nella zona di Capo Rasocolmo (ME), dove sono stati scoperti frammenti di navi e delle monete coniate da coloro che presero parte al conflitto: Augusto, Antonio e Sesto Pompeo. Il rinvenimento di uno sperone di bronzo, che veniva inserito nella prua di una imbarcazione, nel 2008 nel mare che bagna Acqualadroni (frazione di Messina), dapprima venne messo in relazione con lo scontro armato navale di Nauloco. Successivamente gli ultimi studi al riguardo hanno consentito di datare questo sperone di bronzo al III secolo a.C.

 

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., La Grande Storia, RBA ITALIA, Milano 2016;

G. CLEMENTE, Guida alla storia romana, Arnoldo Mondadori, Milano 1985;

S.J. KOVALIOV, Storia di Roma, Pgreco, Roma 2011;

G. LOVELLI, (1° Aprile 2014). Caio Giulio Cesare: il conquistatore della Gallia. Recuperato il 23 Settembre 2019, da Storie di Storia: https://storiedistoria.com/2014/04/caio-giulio-cesare-il-conquistatore-della-gallia/;

G. LOVELLI, (2 Ottobre 2019). La Pace di Brindisi (40 a.C.). Recuperato il 27 Ottobre 2019, da Storie di Storia: https://storiedistoria.com/2019/10/la-pace-di-brindisi-40-a-c/;

G. LOVELLI, Le Grandi Battaglie dell’Antichità, Libellula, Tricase 2016;

J. MICHELET, Storia di Roma, RL Gruppo Editoriale, Santarcangelo di Romagna 2009;

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I. MONTANELLI, Storia di Roma, RCS Libri, Milano 1997;

S. PROSSOMARITI, Il secolo d’oro dell’antica Roma. Newton Compton, Roma 2019;

F. SAMPOLI, Marc’Antonio, Newton Compton, Roma 1989;

A. SPINOSA, La grande storia di Roma, Arnoldo Mondadori, Milano 1998;

A. ZIOLKOWSKI, Storia di Roma, Bruno Mondadori, Milano 2006.

1] Prossomariti, S. Il secolo d’oro dell’antica Roma. Roma: Newton Compton, 2019, p. 39.

[2] Soldato e politico romano.

[3] Firmum Picenum, 29 settembre 106 a.C. – Pelusio, 28 settembre 48 a.C.

[4] Politico e soldato romano.

[5] Centro abitato di un passato lontano della Sicilia settentrionale, posto tra Mylae (l’attuale Milazzo) e Capo Peloro.

[6] Svetonio, Augustus. 16.

[7] Clemente, G. Guida alla storia romana. Milano: Arnoldo Mondadori, 1985, p. 220.

[8] Intesa politico-militare stipulata il 26 novembre del 43 a.C. fra Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido.

[9] Lovelli, G. Le Grandi Battaglie dell’Antichità. Tricase: Libellula, 2016, p. 45.

[10] Si rammenta l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. La Pace di Brindisi (40 a.C.); https://storiedistoria.com/2019/10/la-pace-di-brindisi-40-a-c/ [2 ottobre 2019].

[11] Badel, C.; Inglebert, H. L’Impero Romano in 200 mappe. Gorizia: Leg, 2015, p. 76.

[12] Montanelli, I. Storia di Roma. Milano: RCS Libri, 1997, p. 258.

[13] Si rammenta l’articolo pubblicato sul blog Storie di Storia: LOVELLI, G. Caio Giulio Cesare: il conquistatore della Gallia; https://storiedistoria.com/2014/04/caio-giulio-cesare-il-conquistatore-della-gallia/ [1° aprile 2014].

[14] Aa.Vv. La Grande Storia. vol. XIII. Milano: RBA ITALIA, 2016, p. 23.

[15] Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido.

[16] Michelet, J. Storia di Roma. Santarcangelo di Romagna: RL Gruppo Editoriale, 2009, p. 491.

[17] Sampoli, F. Marc’Antonio. Roma: Newton Compton, 1989, p. 211.

[18] Autore romano di biografie e trattati storici.

[19] Appiano di Alessandria, De bellis civilibus. V, 116.

[20] Gaio Svetonio Tranquillo, De vita Caesarum. Augustus, 16.

[21] Appiano di Alessandria, De bellis civilibus. V, 118.

[22] Congegno utilizzato per l’arrembaggio.

[23] Spinosa, A. La grande storia di Roma. Milano: Arnoldo Mondadori, 1998, p. 298.

[24] Appiano di Alessandria, De bellis civilibus. V, 121-122.


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