Chi erano i pirati dei Caraibi: La vera storia dei corsari del Nuovo Mondo


Quando pensiamo ai pirati, la nostra mente spesso si riempie di immagini di avventurieri vestiti in modo appariscente, armati di sciabole e pistole, che solcano i mari dei Caraibi con il Jolly Roger issato sull’albero maestro. Queste rappresentazioni, ampiamente diffuse dai media moderni, hanno contribuito a creare un’immagine romantica e fantasiosa dei pirati, ma la realtà storica dietro le loro gesta è molto più complessa e affascinante. In questo articolo, ispirato dal lavoro del canale “This Is History”, esploreremo chi erano realmente i pirati dei Caraibi , analizzando le origini, le motivazioni, le loro attività e l’eredità che hanno lasciato nel corso dei secoli.

Riproduzione di veliero

Le origini della pirateria nei Caraibi

La storia dei pirati nei Caraibi è strettamente legata alle grandi esplorazioni europee e alla colonizzazione del Nuovo Mondo. Dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo alla fine del XV secolo, la Spagna si impose come la potenza dominante nel continente americano, stabilendo colonie ricche di risorse preziose come oro, argento, zucchero e tabacco. Questi beni venivano trasportati attraverso l’oceano Atlantico verso l’Europa, creando rotte commerciali vulnerabili alle incursioni.

Nel XVI secolo, l’Europa era un mosaico di conflitti politici e religiosi. La Spagna, con il suo impero in espansione, era vista con invidia e ostilità da altre nazioni come Francia, Inghilterra e Paesi Bassi. Questi stati, desiderosi di ottenere ricchezze e territori, preferirono evitare le costose guerre terrestri e si concentrarono invece su attacchi alle colonie spagnole e alle loro navi mercantili.

Fu così che nacquero i primi pirati e corsari dei Caraibi. I corsari erano pirati legalmente autorizzati dai loro governi tramite lettere di corsa (letter of marque), che permettevano loro di attaccare le navi nemiche e condividere con lo Stato parte del bottino. Il confine tra pirateria e corsarismo era quindi sottile e spesso sfumato, ma la differenza principale risiedeva nella legittimità conferita dallo Stato.

I primi attori di questa pirateria “ufficiale” furono i corsari francesi, come Jean Fleury e Jacques Dessaut, seguiti dagli inglesi quali Sir Francis Drake e Sir Walter Raleigh. Questi uomini colpirono duramente i tesori spagnoli, ma senza basi permanenti nei Caraibi, erano costretti a tornare in Europa, limitando così l’impatto a lungo termine delle loro incursioni.

Jean Fleury

I Buccaneers e la nascita della pirateria organizzata

All’inizio del XVII secolo, la situazione nei Caraibi cambiò radicalmente. Sebbene la Spagna mantenesse il controllo della maggior parte dei territori, altre potenze europee iniziarono a stabilirsi su isole meno presidiate. Tra queste, un gruppo particolare di francesi si insediò sulla costa nord-occidentale di Hispaniola intorno al 1625. Questi coloni vivevano principalmente di caccia e di un metodo di conservazione della carne chiamato boucanage, da cui derivò il nome buccaneers.

Questi cacciatori, inizialmente non pirati, furono costretti a spostarsi sull’isola di Tortuga a causa delle ripetute incursioni spagnole. Proprio a Tortuga, intorno al 1630, i buccaneers si trasformarono in pirati veri e propri, attaccando le navi spagnole cariche di tesori dirette verso l’Europa. La scarsità di risorse naturali e il desiderio di vendetta contro la Spagna spinsero sempre più coloni francesi, inglesi e olandesi a unirsi a questa nuova forma di pirateria organizzata.

La Spagna tentò di eliminare i buccaneers da Tortuga, ma senza successo duraturo. Nel 1640, il fortificatore francese Jean Lavasseur costruì il Fort de Rocher, che divenne un rifugio sicuro per i pirati, i quali accettavano di versare una parte del loro bottino in cambio di protezione. Da qui nacque la prima vera e propria base pirata nei Caraibi, e i buccaneers si autodefinirono Brethren of the Coast, una coalizione informale di pirati contro la Spagna.

Questi pirati erano organizzati in modo sorprendentemente democratico per l’epoca. Prima di ogni incursione, eleggevano un capitano e stabilivano un codice di condotta, chiamato articles, che regolava la divisione del bottino, le punizioni per i trasgressori e la possibilità di sfidare il comandante se ritenuto incapace. Il capitano riceveva la fetta più grande del bottino, seguito dai membri con ruoli speciali come il chirurgo o il carpentiere, mentre il resto dell’equipaggio condivideva equamente il resto.

Pianta di Tortuga del XVII sec.

Port Royal: il porto dei pirati

Il declino temporaneo dei buccaneers a Tortuga portò a un cambiamento demografico e strategico. Nel 1655, gli inglesi conquistarono la Giamaica, e Port Royal divenne il nuovo centro nevralgico delle attività pirata. Il governatore inglese invitò i pirati della Brethren of the Coast a usare Port Royal come base per attaccare gli spagnoli, rafforzando così la posizione inglese nei Caraibi.

Tra i più famosi pirati di questo periodo spiccano nomi come Henry Morgan, che iniziò la sua carriera saccheggiando navi spagnole e accumulando fortune. Nonostante una lettera di corsa che gli proibiva di attaccare insediamenti, Morgan ignorò le regole e guidò attacchi audaci su città come Portobello, Maracaibo e persino Panama, guadagnandosi una ricchezza immensa e la nomina a cavaliere da parte di Carlo II d’Inghilterra.

Altri pirati famosi di questa epoca includono John Coxon, Bartholomew Sharp e John Sorkins, protagonisti della cosiddetta Pacific Adventure, una delle più grandi incursioni pirata di sempre. Partiti dal Golfo di Darién, attraversarono la giungla del Darién Gap, allearono tribù indigene e attaccarono forti spagnoli prima di tornare attraverso Capo Horn fino ai Caraibi, dimostrando la portata e l’audacia delle spedizioni pirata.

Port Royal divenne così una città prospera e vivace, con una popolazione di circa 6.500 abitanti nel 1692. Oltre ai pirati, la città attirava mercanti, artigiani, prostitute e gestori di taverne desiderosi di approfittare della ricchezza che transitava. Tuttavia, questa prosperità fu interrotta bruscamente da un devastante terremoto nel giugno del 1692, che sommerse gran parte della città sotto le acque, segnando l’inizio del declino di Port Royal come roccaforte pirata.

Sir Henry Morgan

Il declino dei Buccaneers e il passaggio alla pirateria del XVIII secolo

Il declino dell’epoca dei buccaneers è da attribuire a diversi fattori. Innanzitutto, la pace con la Spagna ridusse drasticamente il numero di lettere di corsa emesse, limitando così gli obiettivi legittimi per i pirati. In secondo luogo, le divisioni interne tra pirati inglesi, francesi e olandesi portarono a una frammentazione che indebolì la loro coesione.

Inoltre, la natura instabile e irregolare dei guadagni pirata spinse molti a cercare una vita più stabile e sicura, spesso tornando in Europa o diventando coloni e imprenditori nelle Americhe. Infine, le potenze europee iniziarono a reclutare gli esperti marinai pirati nelle proprie marine militari per combattere la pirateria e proteggere il commercio mercantile.

Con la riduzione delle basi sicure e l’aumento della pressione navale, molti pirati dei Caraibi rivolsero la loro attenzione verso l’Oceano Indiano, dove le rotte commerciali erano altrettanto ricche e vulnerabili. Questo percorso, noto come il pirate’ round, prevedeva la navigazione intorno al Capo di Buona Speranza per attaccare le navi delle Compagnie delle Indie e dei mercanti locali.

La Repubblica dei Pirati di Nassau

Un momento cruciale nella storia della pirateria caraibica fu l’arrivo di Henry Every nel 1696, che ancorò nel porto di Nassau nelle Bahamas, un territorio inglese scarsamente popolato e vulnerabile. Il governatore locale, nel tentativo di rafforzare la difesa dell’isola, permise a Every e ai suoi uomini di stabilirsi a Nassau in cambio di tangenti, creando così un rifugio sicuro per i pirati.

Con l’inizio della Guerra di Successione Spagnola nel 1701, molti coloni fuggirono da Nassau a causa delle continue incursioni francesi e spagnole, mentre un numero crescente di corsari inglesi prese possesso dell’isola. Terminata la guerra nel 1714, questi corsari, privi di impieghi legittimi, si trasformarono in pirati a tutti gli effetti, dando vita alla cosiddetta Repubblica dei Pirati.

Questa repubblica era una confederazione informale di capitani, equipaggi e navi, governata da codici di condotta simili a quelli dei buccaneers del secolo precedente. Tra i pirati più famosi che operarono da Nassau si trovavano membri della Flying Gang, come Benjamin Hornigold, Charles Vane, Calico Jack, Stede Bonnet, Sam Bellamy, Mary Read, Anne Bonny e il leggendario Blackbeard.

Anne Bonny e Mary Read

La Repubblica dei Pirati era nota per il suo spirito democratico e per l’equa distribuzione del bottino, qualità che attraevano marinai di diverse provenienze, compresi schiavi fuggitivi e uomini di colore. Si stima che, tra il 1715 e il 1725, circa un terzo dei pirati attivi nei Caraibi fosse di origine africana, sottolineando così l’aspetto multiculturale e inclusivo di questa comunità.

“Nel servizio onesto, vi è poca comunione, bassi salari e duro lavoro. Qui, invece, abbondano il cibo e la sazietà, il piacere e la facilità, la libertà e il potere. Chi non sceglierebbe questa vita, anche se il rischio più grande è solo qualche sguardo torvo o qualche soffocamento? No, una vita allegra e breve sarà il mio motto.” – Bartholomew Roberts

La repressione e la fine dell’età d’oro della pirateria

Il crescente numero di pirati e la minaccia che rappresentavano per il commercio, in particolare quello degli schiavi, non passarono inosservati ai governi coloniali e alle monarchie europee. Nel 1717, re Giorgio I d’Inghilterra emanò una proclamazione che offriva clemenza ai pirati disposti a deporre le armi e rinunciare alla pirateria, conosciuta come il King’s Pardon. Nonostante un iniziale scarso successo, la proclamazione fu rinnovata nel 1718, accompagnata dalla nomina di Woodes Rogers come governatore delle Bahamas, con il compito di riportare l’ordine a Nassau.

Rogers giunse a Nassau nel luglio del 1718 e riuscì a bloccare il porto, intrappolando il famigerato Charles Vane. Sebbene Vane riuscì a fuggire e minacciò di riconquistare l’isola insieme a Blackbeard, la maggior parte dei pirati accettò il perdono reale e Rogers iniziò la ricostruzione delle fortificazioni per impedire futuri attacchi.

Per sopperire alla riluttanza degli abitanti di Nassau a collaborare, Rogers assoldò cacciatori di pirati, spesso ex pirati pentiti, tra cui lo stesso Benjamin Hornigold. Questi uomini si dedicarono alla cattura e all’esecuzione dei pirati rimasti, segnando la fine della Repubblica dei Pirati.

Tra i pirati catturati e giustiziati vi furono Stede Bonnet, impiccato a Charleston nel 1718, Calico Jack, giustiziato nel 1720 a Port Royal, e Charles Vane, impiccato nel 1721. I loro corpi furono esposti in catene come monito per chiunque avesse pensato di seguire le loro orme. Blackbeard, invece, preferì combattere fino alla morte, cadendo in battaglia contro un cacciatore di pirati nel 1718.

Tra il 1716 e il 1726, si stima che circa 500 pirati furono giustiziati nei Caraibi, un duro colpo che, insieme ai cambiamenti socioeconomici e all’espansione delle marine reali, pose fine all’età d’oro della pirateria nella regione.

Woodes Rogers

L’eredità dei pirati dei Caraibi

La storia dei pirati dei Caraibi è stata ampiamente mitizzata, ma è importante distinguere tra realtà storica e fantasia. Non ci sono prove storiche che i pirati parlassero con un accento particolare o imponessero la pratica di far camminare qualcuno sulla tavola, come spesso rappresentato nei film.

I pirati furono certamente spietati e violenti nella loro ricerca di ricchezze, ma questo era in linea con gli standard dell’epoca. Ciò che invece merita di essere ricordato è la loro organizzazione interna, basata su codici di condotta democratici e una divisione equa del bottino, indipendentemente dall’origine sociale dei membri dell’equipaggio.

In conclusione, chi erano i pirati dei Caraibi? Erano molto più che figure romantiche o banditi senza legge: erano uomini e donne che, in un’epoca di grandi disuguaglianze e conflitti, crearono comunità alternative basate su codici di condotta, democrazia e solidarietà. La loro storia, ricca di avventure, tradimenti, battaglie e alleanze, continua a ispirare e affascinare, offrendo uno sguardo profondo su una delle epoche più tumultuose e intriganti della storia marittima.

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