Una storia che va oltre l’incredibile, quella di un uomo normale capace di azioni eccezionali, di cui nessuno sa niente.
John Rabe – tedesco, iscritto al partito nazista – visse molti anni in Cina con la moglie Dora, come impiegato della Siemens, per poi diventarne direttore e trasferirsi a Nanchino, capitale della Repubblica di Cina. La sua casa si trovava in un’area in cui c’era anche la fabbrica e in cui lavoravano molti operai cinesi. Quando Hitler salì al potere in Germania, John Rabe era diventato certamente il tedesco più importante e più rispettato in Cina.
Due anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, mentre Hitler preparava i suoi piani di espansione, l’esercito imperiale giapponese aggredì Nanchino. Era il dicembre 1937.
Quello che i giapponesi fecero in quella città rappresenta uno dei peggiori episodi di crimini contro l’umanità della storia, quello che va sotto il nome di “Massacro di Nanchino” o “Stupro di Nanchino”.

In un arco di tempo di poche settimane, i soldati giapponesi uccisero oltre 200.000 abitanti della città cinese. Moltissimi erano donne e bambini, che venivano assassinati senza motivo e seppelliti nudi. Gli uomini spesso venivano evirati. Dai diari di alcuni soldati giapponesi risultò che uccidevano semplicemente perché si annoiavano, bruciando e seppellendo vivi i civili inermi. A volte facevano gare di abilità nel decapitare i cinesi con un solo colpo, conservando poi le teste come trofei. Gli stupri furono decine di migliaia. Le strade erano piene di cadaveri, di cui si cibavano i cani randagi. I corpi dei cinesi massacrati, gettati in alcuni piccoli laghi, li prosciugarono.
Poco prima che i giapponesi la conquistassero, Rabe creò con altri occidentali che abitavano a Nanchino un’organizzazione che fu chiamata il “Comitato internazionale per la sicurezza di Nanchino”. Erano in tutto solo una quindicina di persone, per lo più americani con alcuni tedeschi e britannici e un danese.
Inizialmente John e la moglie Dora si preoccuparono di tenere al sicuro gli operai cinesi della Siemens nel loro campus, attorniato da mura. Gli abitanti di Nanchino capirono che quella era una zona sicura, e premevano per entrarci. I coniugi Rabe accolsero tutti quelli che potevano per salvarli dalla furia dei giapponesi.
Il Comitato scelse John come presidente, sperando che, come iscritto al partito nazista, potesse conseguire maggiori risultati in una negoziazione. Rabe riuscì ad ottenere dal Giappone di creare a Nanchino una zona di sicurezza di 4 chilometri quadrati, in cui i soldati dell’esercito imperiale non avrebbero attaccato. Sui tetti delle costruzioni mise delle enormi bandiere naziste. La quantità di cinesi che furono protetti in quella piccola area, in condizioni estreme, fu inimmaginabile: circa 250.000 persone, la metà della popolazione di Nanchino.

Ma John Rabe fece molto di più. Voleva cercare di salvare anche i cinesi che non poteva accogliere nell’area protetta. Capì che i giapponesi temevano il nazismo e i suoi simboli. E allora cominciò a uscire tutti i giorni con la sua auto, indossando la divisa nazista con le svastiche bene in mostra, battendo le zone più critiche, per salvare altre vite. In molte occasioni si gettò letteralmente sui giapponesi che stavano violentando una donna prima di ucciderla o che stavano decapitando un civile. Rischiò la vita molte volte, ma la divisa e il suo incredibile coraggio lo salvarono sempre.
Scrisse tutto quello che accadeva in un diario, che contribuì a ricostruire gli eventi di quelle terribili settimane. Il diario di John resta uno dei documenti storici più importanti a proposito del massacro di Nanchino. Per tutti i cinesi divenne il “Buddha di Nanchino”, considerato una vera e propria divinità in terra.
Quando tornò in Germania, Rabe denunciò l’accaduto e chiese a Hitler di intervenire per fermare le atrocità dei giapponesi. Come risposta fu arrestato e messo sotto torchio dalla Gestapo. Le foto e i filmati che aveva realizzato a Nanchino furono distrutti e fu espulso dal partito. Diventato un ex-nazista, non riuscì più a trovare lavoro e cadde in miseria.

Dopo la guerra gli abitanti di Nanchino vennero a sapere che era in gravi difficoltà. Raccolsero duemila dollari, una bella somma per l’epoca, e il sindaco della città andò in Germania per consegnargliela di persona.
La sua vita di stenti non fu lunga e fino alla fine gli abitanti di Nanchino continuarono ogni mese ad inviargli del cibo con il quale John e la moglie riuscirono a sopravvivere.
Il 5 gennaio 1950 John Rabe morì per un infarto, poverissimo e sconosciuto.
La storia di John Rabe venne alla luce per caso soltanto nel 1996. Una scrittrice americana di origini taiwanesi trovò il suo diario e cominciò a cercare i riscontri. I suoi nonni erano scampati al massacro di Nanchino.
Nel 1997 una lapide che ricorda John Rabe è stata collocata in uno dei luoghi del massacro a Nanchino. Nel 2009 gli è stato dedicato un film.

John salvò dalla morte e dalle torture oltre 200.000 esseri umani. La storia occidentale lo aveva completamente dimenticato, ma i cinesi no.
Se andate a Nanchino, tra gli abitanti che hanno dai 70 ai quasi 90 anni di età, troverete moltissimi John e Dora. Un piccolo segno di riconoscenza per il “Living Buddha of Nanking” e sua moglie, che li avevano salvati.
PER SAPERNE DI PIU’:
Gli orrori del Giappone sulla Cina durante la WWII: Progetto 731 – Gli esperimenti segreti giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale