Centurio. Il potere di Roma – John Stack


Un romanzo d’esordio entrato subito nella classifica del «Sunday Times» e tradotto in tutta Europa.
“La flotta cartaginese cavalca le onde del mare con la forza di un uragano.
Le legioni romane sbaragliano i nemici con la violenza di un terremoto. 
I due eserciti sono pronti a sfidarsi per la supremazia sul Mediterraneo…

                                         La guerra sta per cominciare”

In ogni romanzo storico di ambientazione romana che si rispetti, c’è un centurione che la fa da padrone. Questo graduato sembra incarnare l’essenza della grandezza di Roma, ben oltre tribuni, consoli e imperatori di sorta. E la Storia sembra dargli ragione. Cosa sarebbero state le legioni senza i centurioni a guidare gli uomini in battaglia e a far rispettare la ferrea disciplina capitolina? Di sicuro meno forti e coriacee di quello che furono. La centralità del centurione nelle faccende di guerra romane è dunque cosa nota come lo è in una miriade di romanzi sia di autori italici che soprattutto anglosassoni. Questi ultimi, inoltre, dimostrano tanta di quell’ammirazione per la storia dell’Urbe da sembrare persino ingenui in alcuni passaggi, quasi animati da quell’entusiasmo infantile che di ogni cosa ti mostra i lati positivi facendoti dimenticare quelli negativi. Quando mi sono ritrovato tra le mani questo libro, ho pensato in tutta sincerità di averne già intuito i contenuti senza neppure sfogliarlo. Mi ha stupito. John Stack, irlandese, autore esordiente alla sua opera prima, grande appassionato di Storia, ha dedicato ben due anni della sua vita a questo romanzo. Il prodotto finale che ne è scaturito è stato pubblicato alla velocità della luce da una delle più famose case editrici d’oltremanica e del mondo, la HarperCollins. Siti e giornali lo hanno giudicato talmente bene che chiedersi il perché di tutto questo successo era una domanda più che legittima.

Da lettore ho azzardato qualche ipotesi. Prima di tutto, l’ambientazione; un buon novanta per cento dei romanzi storici “romani” si calano nell’epoca imperiale, (talmente lunga da offrire una miriade di spunti), “Centurio” invece se ne torna indietro nel tempo. Ci troviamo dinanzi a un affresco della Roma Repubblicana, nel periodo che segna l’inizio della sua supremazia nel Mediterraneo. Terminata con una vittoria la guerra contro Pirro, la Roma del 264 a.C. è pronta a recitare un ruolo di primo piano nello scacchiere politico-militare dell’epoca. Inevitabile lo scontro con l’altra grande potenza del periodo, la ricca e influente Cartagine. La Sicilia è il teatro dello scontro. La Prima Guerra Punica è l’evento protagonista di questo romanzo. E’ un contesto storico difficile. Scrivere di fatti, eserciti, tattiche e strategie della Roma Repubblicana, a mio avviso, richiede una preparazione molto attenta perché il pericolo di buttarci in mezzo cose posteriori e imperiali è li che ti alita sul collo come un lupo famelico. In più il nostro Stack sembra impegnarsi in particolare nelle situazioni marittime perché la guerra in questione fu combattuta quasi tutta in mare e lo scrittore non si defila dall’arduo compito. Le sue competenze in fatto di marina militare romana e cartaginese sono notevoli. Costruzione degli scafi, armamenti, equipaggi, piani di battaglia, tutto è riportato con precisione e padronanza della materia. Gli scontri in mare sono resi alla perfezione. Rivivere la battaglia delle Isole Lipari e il grande scontro di Milazzo è stato davvero interessante come pure seguire tutti gli sforzi dei romani per dotarsi di una flotta e adeguarla agli alti stardard cartaginesi, veri maestri nella navigazione e abilissimi nel governare le poliremi nelle condizioni più sfavoreli. Ricordo che proprio per colmare il gap con la marina punica, i romani si inventarono il famigerato “corvus“, un congegno che si presentava come una passerella dotata di parapetti laterali e di uncini alle estremità in grado di agganciarsi alle navi nemiche e permettere ai legionari di combattere come se fossero sulla terra ferma. 

Ma attenzione, “Centurio” non è un saggio e si comporta sempre e comunque da romanzo. L’autore non tende ad allungare il brodo con poemi nozionistici, scampando il pericolo di trasformare le pagine del suo romanzo in un duro giaciglio sul quale addormentarsi. Al contrario, il ritmo è incalzante. Dialoghi e aspetti descrittivi sono dosati in uno stile narrativo veloce, pratico e essenziale. In un singolo capitolo i cambi di prospettiva sono talmente repentini da trasmettere molto bene quel senso di inquietudine, di incertezza e di aspettativa del quale furono intrisi gli eventi storici in questione. C’è una cosa che avrei evitato ma non è un errore seppur possa generare confusione: il fatto che le guardie personali dei consoli siano definite “pretoriani”. Non vanno assolutamente confusi con la Guardia Pretoriana organizzata e costituita dagli imperatori Ottaviano Augusto e Tiberio molti secoli dopo. Possiamo fare risalire l’origine del corpo dei pretoriani al III secolo a.C.; trattasi di legionari di particolare valore che venivano scelti come scorta di consoli, pretori e alte cariche della Repubblica.  Nulla a che vedere dunque con coloro che molto spesso decisero con minacce e atti di forza i destini dell’Urbe. Spendo due parole anche sui personaggi. Il nostro scrittore sceglie di descrivere fisicamente i propri personaggi poco alla volta, eccellendo nella caratterizzazione morale e comportamentale degli stessi. Non si limita a darci un quadro completo solamente di Atticus (un capitano di marina di origine magnogrecia) e di Septimus (ecco il famoso centurione), tralasciando gli altri. Tutti sono delineati in maniera chiara, tutti hanno un compito importante all’interno del romanzo, seppur il ruolo di “filo conduttore” attraverso i vari capitoli, spetti proprio ai due di cui sopra. Amore, emozioni, sensazioni ma anche invidie, gelosie e paure segnano in maniera indelebile le coscienze dei personaggi che ci troviamo dinanzi. La guerra di potere in seno al Senato come la brama di conquista dei condottieri cartaginesi, tutto è narrato con una forte introspezione dell’animo umano. Un’analisi attenta ma mai portata ai limiti dell’ “insopportabile”. Interessante ad esempio il console Gneo Cornelio Scipione (il futuro “Asina” per via dei suoi insuccessi militari) e il suo desiderio di primeggiare, primo tra i cittadini di Roma. A tutti i costi. Valente anche il ritratto dell’ammiraglio punico, Annibale Giscone.

Per tirare le conclusioni. Un romanzo che mi ha soddisfatto. Disponibile in formato cartaceo al prezzo concorrenziale di € 9,90 e in formato per e-book (epub o pdf) a € 4,99, è distribuito in Italia dalla Casa Editrice TRE60. 
Tra i suoi pregi maggiori, una narrazione scorrevole e scattante, mai noiosa o pedante. Stack ha centrato il punto in questa opera prima. Ora mi aspetto la conferma in un nuovo capitolo delle avventure di Septimus e Atticus. Non ho riscontrato note dolenti. Forse il titolo “Centurio” trae un po’ in inganno facendoci pensare a un romanzo incentrato sulla figura del classico centurione tuttofare quando invece la narrazione contempla il punto di vista di una miriade di personaggi, nessuno dei quali potrebbe essere definito come secondario. Consigliatissimo.


«Personaggi indimenticabili e azione mozzafiato: Centurio. Il potere di Roma è un crescendo di emozioni.» Conn Iggulden


«L’accurata ricostruzione storica e le grandiose scene di battaglia danno vita a un romanzo perfetto.» Publishers Weekly

«Sentirete l’odore di salsedine e di sangue, tra le grida disperate degli uomini in battaglia. John Stack fa vivere ai lettori un’esperienza di altissimo livello.» The Tuam Herald


«Un affascinante ed evocativo affresco di un periodo storico caratterizzato da intrighi politici e guerre spietate.»  Daily Mail

 

Titolo: Centurio. Il potere di Roma

Autore: John Stack

Editore: Tre60

Pag.: 365

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2 commenti

  1. Molto interessante. La prima guerra punica è effettivamente una storia che conosco poco. Ha avuto molto più "successo" la seconda.
    Riccardo Savoldo

  2. Ciao Riccardo. Personalmente adoro quando trovo un romanzo che vada a "spulciare" nei periodi o negli avvenimenti storici meno famosi. Alla fine scopri che non c'è momento del passato che non sia degno di nota ed emozionante. :)

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