Un giovane paracadutista americano, Matthew, si ritrova catapultato dalla sua comoda vita, pur pesantemente segnata dalla perdita di entrambi i genitori, nell’Italia del ’43: lì cerca di dare il proprio contributo alla Liberazione, anche se non sembra proprio il tipo più adatto a fare il soldato. Forse non sarà audace come dovrebbe, ma è un ragazzo intelligente e che si impegna a fondo in quello che fa; viene quindi selezionato per una missione delicata: paracadutarsi con addosso una radio, preziosa e molto delicata, destinata a un gruppo di partigiani.
La guerra è orribile, i partigiani sono forse quelli che corrono più rischi tra i combattenti, ma Matthew è ancora più sfortunato perché quelli che incontra sono i peggiori sciacalli che bazzicano per l’Italia approfittando della guerra: i vampiri. Avendo questi riconosciuto in lui la capacità di leggere nella mente, decidono di trasformarlo in un loro simile al fine di sfruttare a loro vantaggio questa dote eccezionale. E così, in quella che a me è sembrata fin da subito una grande metafora, il nuovo Matthew si ritrova a combattere non più per la propria vita, dal momento che in qualità di vampiro è divenuto immortale, ma per la propria umanità, come temo accada a molti in ogni guerra e in ogni epoca.
In questo romanzo non si trovano i vampiri di stampo classico, alla Nosferatu, ma figure più aderenti alla tipologia che si è evoluta negli ultimi anni. Incontriamo affascinanti creature molto simili gli uomini: individui dotati di coscienza e altri che ne sono privi, chi pensa solo a se stesso e chi si preoccupa per il bene di tutti. Il nostro Matthew era un bravo ragazzo durante la sua vita umana e, da vampiro, continua ad esserlo, combattendo per la liberazione dell’Italia. Lo fa cercando di tenere a bada i suoi istinti di cacciatore, prima con grande sforzo e poi man mano sempre più agevolmente. Si preoccupa inoltre della donna che ama, una giovane ebrea conosciuta poco prima della trasformazione, la quale costituisce il suo maggiore cruccio: interrogandosi sulla sua nuova natura, si chiede se la ritroverà, se potrà ancora amarla, se lei potrà ancora accettarlo. Mille se.
Lo stile del romanzo è asciutto, forse troppo, ma del resto è una storia dolente e fredda come la pelle dei vampiri, dove la speranza è un’ombra lontana.
L’ambientazione storica è molto interessante, non mancano i dettagli sul momento cruciale in cui si muove il protagonista, immerso completamente negli anni bui della liberazione del Nord Italia durante la Seconda Guerra Mondiale (che l’autrice conosce bene anche grazie alla sua storia familiare), e devoto alla causa. Per espiare la colpa di essere diventato un “non morto”, infatti, decide di aiutare i partigiani raccogliendo informazioni grazie alle capacità telepatiche ma anche alla forza fisica e alla di fatto invulnerabilità. Il tutto sempre in segreto, senza clamori. Tuttavia quando si rende conto che nemmeno uccidendo soltanto tedeschi può sperare di non commettere ingiustizie, fa una scelta definitiva. L’estrema integrità di Matthew gli dà una grande forza, il suo amore attento e rispettoso verso Claudia lo rende un compagno e un amante ideale che la ragazza infatti non vuole perdere. Purtroppo il prezzo da pagare per mantenere sempre il controllo, per non lasciarsi andare mai, è molto alto.
È una storia molto particolare, difficile da inquadrare in un genere preciso: certo è un fantasy storico, ma c’è così tanta umanità, un tale tormento interiore nei protagonisti che la definizione gli va un po’ stretta, a mio parere. Lo consiglio a tutte le persone curiose dell’animo umano e dei suoi misteri.
Titolo: Io sono niente
Autore: Laura Radiconcini
Editore: Oakmond Publishing
Pagg. 221